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Lettera pubblicata il 23 Giugno 2016. L'autore ha condiviso 2 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore Sonomestesso.
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Flo, le mie parole per il autore della lettera, sono semplicemente una spinta per farlo ragionare , che la vita ha un prezzo enorme.
Alinai:Fidati che non l’hai aiutato per niente.
Quale sarebbe questo prezzo?
Dopo la mia pausa…ora che son tornata mi mancavano i suicidi !
Ciao ragazzo….salutaci le anime nere che ti verranno in contro una volta che sarai in quella dimensione! Be..
Sfracellarti da un palazzo altissimo….ti spaccherai tutto. He. La tua prossima vita dovrai subire gravi conseguenze…e sarai si con gravi probblemi fisici…
Va be contento te…contenti tutti no….
Aaaaddddiooooo!!
La paura di suicidarsi è una specie di salvavita animico, i bambini hanno molta paura della morte e del buio, la cosa non è casuale ma il ricordo ancestrale del “nulla”, un luogo che per la verità ho visitato una sola volta durante un’autoipnosi, ve lo descrivo:
Appena avvenuto il distacco dai gangli sensoriali sono precipitato in vuoto di un nero mai visto, con un senso di caduta libera verso il centro della Terra, sensazione di per sè già terrificante a cui si è aggiunta una sconcertante solitudine, ciò mancando qualsiasi riferimento spazio-temporale nonchè mnemonico, ovvero i pensieri non esistevano più, solo uno spaventoso baratro. Così, sull’impulso schock derivatone tornai a questa realtà.
Forse la morte violenta porta in quel baratro?
D-Ego interessante la tua esperienza. Ne prendo spunto per dire che e` proprio quel vuoto che bisogna riuscire ad affrontare e da cui si puo` trarre la nostra forza piu` grande. Non bisognerebbe avere cosí paura della morte, ma nemmeno cercarla, semplicemente perché e` contro natura.
Chi arriva ad avere questo desiderio ha appreso delle modalita` disfunzionali di affrontare le difficolta` della vita, per una ragione o per l’altra. La buona notizia e` che questo si puo` cambiare, ma ci vogliono molta buona volonta`, pazienza, un aiuto esterno e un minimo di speranza.
Certe sensazioni brutte non se ne andranno mai completamente dalla nostra vita, ma si puo` imparare a conviverci e ad affrontarle al meglio, trasformandole in una spinta verso qualcosa di positivo.
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Michelle – 26 giugno 2016 15:10
Ottima precisazione, a cui se mi permetti aggiungerei che il suicidio è un imput indotto dall’esterno ed i soggetti colpiti sono spesso abbandonati a sè stessi in un mondo che sembra volerli divorare vivi, la loro unica via d’uscita sarebbe il non dare peso all’esteriore, tenendo presente che è solo una proiezione della coscienza distorta collettiva, altrimenti come potrebbero adeguarsi al “senso circolatorio vigente” senza diventare zombie? L’uomo che vive contro natura è un morto che cammina.
La positività è qualcosa che esula da questo mondo assoggettato al male, la si può ritrovare dentro sè stessi come in natura, un percorso semplice quando non si vive in città o tra gente ossessivamente compenetrata nel circuito sociale, spesso i diretti responsabili dell’imput autodistruttivo.
Bateman, guarda: proviamo a chiedere il autore che fine ha fatto e se , si è suicidato davvero. Te lo dico io. Starà a farsi la colazione a qualche bar ( salva poi se non ha paura che lo guardino i passanti, il cameriere, le sedie, i cornetti, il cesso , il caffè, il giornale). In una lettera precedente, lui scrive che ha la fobia che lo guardano tutti e tutto, che non esce più di casa per questo, che è solo , che non ha amici. Come duce spesso Gaudente, se si troverebbe na fi.. con cui trombare, un amico da farsi un paio di chiacchiere davanti a una biretta, si sentirebbe meno solo, e il pensiero del SUICIDIO li scomparirebbe. Il suo problema è la solitudine.
“la si può ritrovare dentro sè stessi come in natura,un percorso semplice quando non si vive in città o tra gente ossessivamente compenetrata nel circuito sociale”
Esatto D-Ego, paradossalmente se si mollasse tutto per un po’ e si rimanesse soli con se stessi circondati solo dalla natura, si ritroverebbe molta piu` forza e positivita` di quanto crediamo di averne.
Quello che butta giu`, invece, e` proprio il senso di essere diversi ed esclusi dal resto della societa`, a cui di solito soprattutto nel periodo di crescita cerchiamo di adattarci per raggiungere un senso di appartenenza.
Come ho detto anche nel commento all’altra lettera, una volta che si smette di cercare di assomigliare alla massa e ci si concentra, invece, a sviluppare la nostra vera essenza, si iniziano a vedere le cose sotto un’altra luce..
Comunque a chi si sente escluso e “diverso”, basterebbe leggere un po’ di lettere su questo sito per scoprire che di persone che si sentono cosí ce ne sono a volonta`.. Il problema e` che di solito queste persone tendono a cammuffare questa diversita` e senso di isolamento e a chiudersi in se` stesse. Secondo me sarebbe utile guardarsi un po` piu` intorno con attenzione e riconoscere chi e` in una situazione simile. Spesso basta anche solo uno sguardo…
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michelle – 27 giugno 2016 10:24
Si, di aspiranti suicidi ce ne sono molti, accade spesso perchè il fallito desiderio di appartenenza sociale o la pressione famigliare in tal senso creano nella vittima un complesso di inferiorità fittizio, oppure al contrario l’assoluta volontà di non appartenenza alla boglia umana crea una pulsione di fuga estrema, altri sono casi dovuti a traumi personali violenti, ma sono tutte facce del medesimo problema:
la bolgia terrestre.
La debolezza mentale o patologia dei soggetti è un’errata interpretazione psichiatrica, ciò perchè la psichiatria è il sesto potere vigente e rinnega l’anima umana, limitando l’essere umano al suo cervello fisico.
Un’altra perver-sione satanica.
Di “escluvo” c’è solo il ritorno di alcuni alla propria Id-Entità, che seppure unica per tutti è da molti dimenticata per entrare come infinitesimali tasselli nella coscienza collettiva secolare, già dal principio degenerata, tasselli apparentemente equilibrati e stabili nel tessuto sociale, ma realmente fragilissimi e spersonalizzati. Veri bersagli mobili.
D-Ego, incredibile come l’evoluzione della specie umana abbia portato a certe complicazioni a livello mentale, che fisicamente parlando sarebbero del tutto superflue. E` come se fossimo finiti con sfasare completamente gli istinti piu` naturali, per privilegiare funzioni adattative appunto a livello mentale, che se per molti versi agevolano l’esistenza e la rendono piu` “sicura”, lontana dai pericoli fisici, dall’altro creano una serie di modalita` disfunzionali e confusionarie.
Peccato non poterci essere, un giorno, per vedere in che direzione ci stia portando effettivamente tutto cio` (o forse e` meglio).