Voglio raccontarvi la mia storia, un po’ per sfogarmi, un po’ perché spero che qualcuno capisca senza avere pregiudizi. Spero anche di poter esorcizzare questa sofferenza, cercando di andare avanti.
La mia storia all’origine…
Sono stata venti anni con lui, venti lunghi anni… tre quarti della mia vita…
Sono cresciuta con lui, siamo cresciuti assieme.
Il mio primo amore, il mio primo uomo. Avevo quindici anni quando lo conobbi, e la prima volta che lo vidi pensai : ” Questo è il mio principe azzurro “.
Nove anni dopo decidemmo di sposarci. Un bell’inizio…. un matrimonio da favola, un viaggio di nozze ai caraibi. Dopo un anno la lieta notizia : l’attesa di un bimbo.
Nove mesi più tardi la nascita di un bel maschietto, con i grandi occhi azzurri, come quelli del papà… il nostro Alessandro. La gioia di questa nuova vita era immensa.
Una famiglia felice, come quelle che si vedono nelle pubblicità dei biscotti del mulino bianco
( a detta di tutti), sempre sorridenti, sereni, un papà una mamma un bimbo…..
Insomma una vita normale..
Dopo sette anni di matrimonio, collaudati dai nostri caratteri contrastanti, tra coccole e litigi altalenanti, seguiti da bei momenti più tranquilli, ci successe una disgrazia.
Il padre di mio marito, una mattina sparì e non tornò più… cadde ( o si buttò… ) da una scarpata di trenta metri… lo trovarono morto. Rabbia , dolore, molta sofferenza….. iniziò la discesa. Mauro non riuscì ad accettare questa morte improvvisa, non si dava pace per il modo… si chiedeva il perché di tutto questo. Un giorno mi disse : ” se è vero che si è suicidato, non posso perdonarlo… non farò mai a mio figlio ciò che mio padre ha fatto a me.. “. Io gli risposi : ” se è vero che l’ha fatto devi riuscire a perdonarlo, se ha fatto un gesto del genere era una persona molto sofferente, stava male, e magari in quel momento non era nemmeno lucido… ti voleva bene e te ne vorrà sempre “.
Cercai di stargli vicino, era preoccupato per la madre che rimase sola, soffriva molto per il lutto, e iniziò a usare l’alcol come antidepressivo… la mattina trovavo i bicchierini di liquore sopra il lavandino del bagno… gli chiedevo spiegazioni e non voleva ammettere che stava lentamente scivolando verso un baratro… la sera rientrava dal lavoro e gli sentivo l’alito pesante di una persona che aveva appena bevuto… gli chiedevo il perché sentiva l’esigenza di bere, ma lui negava di farlo. Alcune notti si addormentava nel divano e non riuscivo a svegliarlo per portarlo a letto talmente era sbronzo. Gli supplicavo di andare da un psicologo, di farsi aiutare, ma non mi ascoltava. Dopo qualche tempo un operaio del cimitero mi disse che mio marito andava a tutte le ore a trovare il padre e se trovava il cancello chiuso lo scavalcava… gli fece talmente pena che gli lasciò il cancelletto piccolo aperto per permettergli di entrare….
Alla fine riuscì a riprendersi… una volta superato il triste periodo, mi confessò che andò per tre volte nel luogo dove trovarono il padre… voleva buttarsi anche lui. Poi mi disse : ” non ho trovato il coraggio di farlo nonostante lo desiderassi… ma nel momento ho pensato a te e ad alessio… e mi sono fermato. Lo abbracciai forte… andammo avanti, continuammo il nostro cammino insieme.
Passarono altri due anni, e si ammalò la madre. Le diagnosticarono un tumore al colon…. al quarto stadio.
Subì un intervento, e dopo il post operatorio la ospitammo a casa nostra per la degenza. Un mese dopo Mauro scoprì tramite degli esami di avere un carcinoma renale…
Per evitare di far preoccupare la madre, vista la situazione, decise di non dirle niente, ma vivendo con noi… era difficile… non potevamo nemmeno piangere.
Facevo la spola tra ospedale, suocera, marito, bimbo e casa. La madre si riprese, giancarlo venne operato gli asportarono il rene sinistro, stetti con lui tutto il tempo non lo lasciai un attimo. L’intervento riuscì e lui si salvò. Ringraziai Dio per avermi ascoltata. Decidemmo di prenderci una vacanza con il nostro bambino, ne avevamo bisogno dopo quella odissea….
Passò ancora del tempo, e iniziai a lavorare volevo contribuire al budget familiare, in passato prima del matrimonio avevo sempre lavorato e il ruolo di mamma e casalinga a tempo pieno non mi soddisfaceva. Feci dei corsi di estetica e con molta pratica, intrapresi il lavoro.
Dovetti dividermi tra il bimbo e la casa e iniziarono i problemi… si lamentava spesso per i miei orari e iniziò a diventare ossessivo, per motivi futili. A volte rimaneva ore a brontolare per qualche briciola nel tappeto… era molto pignolo per la pulizia, erano rimproveri lunghi battibecchi. Diventava livido se per sbaglio si rovesciava acqua o qualche bibita per terra…. era la fine del mondo…
Tanto stress accumulato, non lo ascoltavo più… avevo solo voglia di scappare.
Avevo bisogno di aiuto, da sola non ce la facevo così ci dividemmo i compiti. chiamai qualcuno per le pulizie di casa e lui badava al bambino quando era libero dal lavoro, e se finivo tardi a volte preparava la cena.
Capitava che si mettesse a spolverare in salone e nel tappeto che era il suo chiodo fisso. Sembrava non avesse pace…. quest’ansia continua di dover accudire a fare tutto, dalla casa alle commissioni. Aveva sempre il pensiero di quello che gli altri potevano dire entrando in casa nostra trovando disordine. Io gli dicevo sempre : ” prima veniamo noi della casa, se è in disordine pazienza. ” ma non riusciva a non pensarci. Faceva tutto con frenesia, senza che fosse necessario. La sua paura era quella di non poter accudire a tutto quello che si era programmato di fare durante la giornata. Andava tutti i giorni dalla madre, e aiutava anche lei, si sentiva tutto il peso delle responsabilità addosso. Continuavo a dirgli che non stava bene che aveva scatti d’ira immotivati per stupidaggini, che aveva molto stress accumulato e che aveva bisogno di uno psicologo. rifiutava categoricamente di andarci. Era continuamente in tensione, non riuscivo più a comunicare.
Aveva sempre avuto un carattere irascibile, sempre stato molto preciso quando si impegnava per qualcosa, pignolo fino all’eccesso, e quando le cose non andavano come voleva lui entrava in crisi…
Io al contrario, ho sempre pensato che la perfezione non esiste, eravamo agli antipodi io e lui.
Riprese a bere… me ne accorsi subito. Eravamo in disaccordo per l’educazione di nostro figlio, che è sempre stato molto vivace, la pensavamo allo stesso modo ma con metodi diversi, e sopratutto in questo frangente che c’era molta incomprensione fra di noi… tutt’ora il pensiero mi fa molto male…
Ora credo che né l’uno né l’altro in quel periodo sia stato in grado di capire quanto era importante la compattezza fra genitori agli occhi di un figlio.
Continuavo a dirgli che aveva bisogno di uno psicologo, alla fine continuamente sotto torchio, ci finii io.
Un altro periodo nero… le cose non migliorarono, mi sentivo soffocare, era tutto molto pesante da sostenere… difficile. Andavamo avanti… all’esterno sempre una famiglia felice.
Continuammo così per due anni, tra alti e bassi. Spiegai al mio psicologo, cosa succedeva nel nostro nucleo familiare, mi disse : ” anche suo marito ha bisogno di aiuto “. Ma non potevo costringerlo ad andare…
In quel periodo mio fratello non stava bene, cosi fece dei controlli… gli diagnosticarono un cancro allo stomaco. Dopo un calvario durato dieci mesi, muore sotto i nostri occhi impotenti. Eravamo sempre insieme amico e fratello, compagni di avventure divertenti, per mio marito viene a mancare più di un fratello…. ancora dolore… dolore e solo dolore.
Ero io che per l’ennesima volta a casa dovevo sostenerlo, e in quel momento avrei tanto voluto io un sostegno…
Dovetti farmi ancora forza… avrei voluto essere lontano mille miglia da tutto, volevo un’altra vita… troppa sofferenza, volevo evadere. ” non ce la faccio ” mi diceva mio marito – ” questa non è vita… meglio morto”. Lo ripeteva in continuazione. Le cose continuavano a peggiorare. Un giorno mi disse : ” io sapevo che sarebbe finita così… ho parlato con un medico gli ho fatto vedere la cartella clinica di tuo fratello… non ti ho detto niente perché volevo che quando andavi da lui ti comportavi normalmente… anche per lui” – “ho sperato sino all’ultimo.. scoppiai in lacrime”.
Ricominciai a trovare i bicchierini di liquore sopra il lavandino del bagno… ne parlai con mia sorella e mia cognata. non mi credettero… mi dissero che a loro non sembrava che bevesse così tanto, che io esageravo.
Intanto era sempre più ossessivo sentivo il suo fiato nel collo e più io mi allontanavo più lui era ossessivo, sempre più frenetico, pretendeva troppo da se stesso, si rendeva perfettamente conto che mi stava perdendo e aveva paura, diceva che ero tutta la sua vita che senza di me non poteva vivere. Mi svegliava nel cuore della notte chiedendomi se lo amavo, si stringeva forte a me come un bambino spaurito. In quei momenti mi faceva un’infinita tenerezza ci stringevamo forte, eravamo disperati. Poi durante il giorno litigate furiose…
Uscii con delle amiche qualche volta, e quando rientravo a casa mi diceva : ” loro ti fanno sorridere… io non più”.
Non sapevo cosa dirgli.. ma sapevo che era vero.
Dopo cinque mesi dalla morte di mio fratello non ce la feci più… chiesi la separazione, non si poteva più vivere così. IL rapporto era ormai deteriorato, al limite…
Iniziò a bere per stordirsi, non voleva soffrire, vederlo ridursi cosi era veramente terribile. Chiamai aiuto e venne mia sorella con il marito e mia cognata per cercare di calmare gli animi. Per puro caso arrivò il fratello, e lui nemmeno si accorse della presenza. Parlava, straparlava di tutto dei nostri problemi, situazioni che solo io e lui dovevamo sapere, spiattellate così davanti ai presenti… l’alcol gli dava libero sfogo alla rabbia che aveva dentro. Lo lasciai dire, sentivo che era giusto ognuno aveva la sua parte di colpa da espiare, ognuno con il suo fardello. Mi sentivo stanca, tanto stanca, continuava a ripetere le stesse frasi per ore… ero distrutta nella mente e nel corpo, i tre giorni più lunghi della mia vita.
Passò una settimana, ci mettemmo d’accordo, mia cognata lo convinse ad andare da una psicologa e presi appuntamento. La sera sembrò tranquillo, gli dissi che per il bene del bambino dovevamo trovare una soluzione, annuì.
Due giorni dopo il crollo totale… quella sera mio figlio mi chiese di accompagnarlo in edicola per comprare delle carte, così uscimmo e mio marito rimase a casa. Dopo l’edicola feci tappa da mia sorella, e mi invitò a cena… mi trattenni.
Quella sera rientrando aprendo la porta di casa… ebbi una strana sensazione… tutte le luci accese, la tv accesa… la porta del bagno semispalancata… iniziai a cercarlo… entrai in bagno… mi raggelai. kikkàù
In quel momento non ricordo se erano le mie urla o quelle di mio figlio che sentivo… l’immagine che mi si parò davanti…. era disumana.
Appeso alla cinghia della tapparella semiseduto con il viso ormai viola. Era orribile ero lì e non credevo stesse capitando… la prima cosa che feci tentai di sollevarlo era troppo pesante ormai inerme. Allora andai in cucina presi delle forbici e tagliai la cinghia.. stramazzò al suolo, feci in tempo a mettergli la mia mano dietro la nuca per evitare di sbattere la testa. Lo chiamai più volte, gli diedi schiaffi provai la respirazione e i massaggi cardiaci. Dovevo chiamare il 118, ma prima dovevo toglierlo da lì…. dovevo toglierlo… cristo santo ! urlavo : ” che c.... hai combinato svegliati!!!!!!!!!!” ale era con me… aveva visto tutto sentivo le sue urla con le mie, le manine che premevano nel petto del padre. Non so per quanto tempo rimanemmo lì, forse qualche minuto. Mi alzai correndo presi mio figlio uscii fuori andai a bussare dal vicino, che sentendo le urla accorse. Dopo minuti interminabili arrivò l’ambulanza e una marea di gente… non ricordo molto dopo. I medici per calmarmi mi diedero qualcosa… mi sentivo come se stessi camminando sulle uova. “il mio bambino ha visto tutto… ripetevo mio figlio era lì… un medico mi disse che ormai non c’era più niente da fare..
Era morto… morto… morto… perché… perché l’ha fatto non è giusto, non è giusto!!!non poteva essere!!! non a me… non al mio bambino!!!Dio mio perché! quanto dolore c’era già nella mia vita, non era forse abbastanza!!
Cosa dovevo pagare… quale prezzo!!
Un incubo… voglio svegliarmi… non può essere successo davvero.
Credo di essere rimasta così per tanto tempo… tutt’ora non riesco a credere a questa cruda realtà.
Per giustificare questo gesto estremo, la famiglia di mio marito accusa me di essere la causa, di non essere stata una buona moglie, una donna di casa una buona madre, e mi accusano di averlo tradito. Dopo questa tragedia e tanta sofferenza quasi da impazzire, scoppia una vera e propria mattanza nei miei confronti. Nella cittadina in cui abito si vocifera, si giudica la mia vita è diventata un inferno. Dopo il danno anche la beffa.
E dopo tutto questo non si pensa minimamente che c’è un bambino che aveva bisogno del padre e che sta soffrendo per la sua perdita.
Qualcuno dice : ” Nella vita bisogna andare avanti”.
Qualcun’altro mi dice : ” Devi riprenderti! Devi darti da fare! Ti devi organizzare! Devi svegliarti!
Da cosa?
Hai forse tagliato la corda a una persona che si è impiccata?hai cercato di rianimarla invano? Non hai trovato un uomo impiccato nel tuo bagno, l’ho trovato io! Era mio marito! Mio figlio era presente… era lì… mio figlio di 10 anni ha visto…
Da cosa mi devo svegliare??? da questo incubo???
Lo vorrei tanto… la mattina quando apro gli occhi, la prima immagine che ho in mente è dentro quel maledetto bagno. La notte quando cerco di addormentarmi è l’ultima immagine che vedo… portata via da un sonno tormentato.
Devi reagire… devi reagire, la vita continua. queste parole che mi riecheggiano nella testa, oppure pensa a tuo figlio, lo stai lasciando a se.
Lavoro… lavoro… per poter pagare le rate quotidiane, per poter sostenere le spese della psicologa di Ale, per potergli dare ciò di cui ha bisogno… la gente non ha nessun diritto, la gente non sa tutto questo.
La realtà non è quella che si vede… dice Montale in una sua poesia.
Sono un anno che combatto ogni giorno per vivere una vita normale, per far vivere nella normalità mio figlio. La gente non sa quanto mi costa la mattina, a pensare che deve passare un altro giorno…
E quando credi di farcela, nel momento in cui hai superato un giorno e un altro ancora…
Una persona che vuole bene a te e al tuo bambino entra a far parte della tua vita…
Nella vita bisogna andare avanti… mi dicono… ma nel momento in cui cerchi di continuare a a vivere, di andare avanti… la gente ti accusa, e le parole diventano frasi fatte.
Una donna senza valori, senza principi, senza rispetto. Le persone apparentemente amiche si allontanano, tutto quello che eri e che era non c’è più. Da un giorno all’altro ti ritrovi a vagare senza meta, vivendo alla giornata, senza niente, con un pugno di mosche in mano, con una tragedia alle spalle. E nel momento in cui intravedi un po’ di luce, vedi uno spiraglio… e senti che forse ce la fai..
Vai avanti con una lettera scarlatta cucita addosso…
Vai avanti con la tua tragedia e la tua lettera scarlatta.
Altre lettere che potrebbero interessarti
Categorie: - Me stesso
non ho parole ma ti giuro lacrime per te
sicuramente andrai in paradiso perche’ l’inferno l’hai gia’ vissuto qua’ giu’
Conosco molte persone,veramente tante,e potrei scriverti benissimo di qualche tragedia anche superiore alla tua…questo per dirti,anche se lo sai già,che la vita è molto difficile,anche per quelli che và tutto liscio come l’olio prima o poi pagano il conto…nessuno di noi stà veramente bene su questa terra,la cosa più difficile da conquistare è la serenità, ce n’è per tutti,credimi…adesso ti sei sfogata e hai fatto bene e DEVI andare avanti,la vita và vissuta comunque,alcuni non ce la fanno e non sono da biasimare e tu non sei marchiata…per niente….la gente ha paura delle disgrazie e si defila,molti sono deboli e non vogliono ammetterlo e così o accusano o spariscono…gli amici,tanti,ci sono quando c’è da divertirsi,ne rimangono un paio oppure uno solo quando sei in difficoltà,è sempre stato e sempre sarà così….fai setaccio e vai avanti,si trova sempre chi ci capisce e chi ci accompagna nel viaggio di vivere…
Cara mili73, dicono che la sfortuna non esiste… eppure il destino può essere davvero crudele. Cosa dire? Hai avuto solo la colpa di aver incontrato una persona debole, incapace di reagire in maniera corretta ad un evento che per quanto tragico non incideva direttamente nella sua vita. Avrebbe dovuto metabolizzare la morte del padre, farsene una ragione ed andare avanti. Invece no, ha reso la sua vita e quella di chi gli stava accanto un inferno. Anche nel tuo caso non deve essere così: non è tua la colpa di quello che ha fatto. E’ facile mollare tutto quando ci sono delle difficoltà. Per dirla tutta è stato un vigliacco. Ma i peggior vigliacchi sono i vivi, quelli rimasti che invece di starti vicino ti ostacolano, come se ce ne fosse bisogno. Non è stata tua la colpa, non devi fartene carico. Perché se ti sei comportata in un certo modo, la colpa non è di certo tua. Perché non potevi certo immaginare quello che avrebbe fatto. Perché non si costringe una persona a fare quello che si vuole minacciando di farla finita, e per giunta di farlo per davvero. Perché allora il problema non era tuo. Dovresti spostarti, cambiare quartiere, città. E ricominciare. Magari non una nuova vita. Solo una diversa, che non ti ricordi continuamente il tuo passato. Perché il futuro è li che sta crescendo accanto a te, e cambiare anche a lui non può che fargli bene. Un abbraccio forte.
by psYco
ciao, vorrei che trovassi qualcuno che ti sostenga e ti ascoltasse ti aiuterebbe sui drammi che ti anno segnato per sempre sai: io ho perso massimo mio unico figlio di 36 anni avuto a 18 anni io 17 mia moglie era sposato e vivevano con me ora la moglie stà con un suo amico è nato massimo a 7 mesi io la considero una figlia e sono stato il padrino di battesimo adoro il bambino e lei sà cosa è per noi .ecco con questo spero si capisca cosa significhi nei drammi capire e voler bene .non sentirti se riesci in colpa ama il tuo ragazzo che è il bene più prezioso credimi ,nonostante le situazioni vissute non condivido chi usa la parola vigliacco per chi fà dei gesti estremi chi siamo per giudicare se nessuno nemmeno la scienza sà il perchè di questo.il cervello sottoposto a dolori di ogni situazione nessuno lo controlla.ti dico solo :sii anche ora una grande Mamma .Enrico.
Per gli antichi romani esisteva solo la fortuna che poteva essere sia benevola che malevola….
Il fato, la fortuna, il destino… sono solo giochi per il popolino.
Tu hai la tua vita, e per qunato tu possa cercare di fare il meglio per te stessa, ci sarà sempre qualcuno che influirà negativamente.
Hai subito un brutto episodio, ma cercare di continuare è un tentativo che puoi fare.
Roberta ha sintetizzato molto bene il pensiero credo di tutti.
Tanta dovizia di particolari, tanta lucidità nel raccontarli, un perfetto italiano, teatrale quasi… ribadisco il concetto espresso in un altro post: se volete fare sceneggiature andate in televisione, se veramente vi accade quello che dite, cercate di elaborare il dolore nel silenzio.
Grazie a tutti voi…
il mio messaggio è proprio questo , quello di andare avanti per me per mio figlio e la persona che ci sta accanto .
Sicuramente mio marito era una persona molto sofferente ,e il gesto che ha fatto sul momento , perchè non trovava via d’uscita . Non posso giudicarlo , ma penso che il suicidio sia un atto fine a se stesso .Mette fine a tutto…
Vorrei perdonarlo , spero con il tempo di riuscirci , era è e sarà sempre una parte di me.Penso che ora si sia pentito… ma non può tornare indietro ,spero solo che ora stia bene… ci penso spesso e prego perchè stia bene .
ho scritto una poesia , mi auguro che qualcuno che soffre come me la possa leggere e capisca quello che voglio dire :-)questa poesia l’ho incisa nella sua tomba ,e mio figlio ne ha voluto scrivere un altra per il suo papà , le scrivo affinchè le leggete …..
Un giorno,
tanti sacchi di dolore,
piovettero sopra di noi,e nessuno
potè portarli via…al contrario…
ci fu chi aggiunse dolore al dolore.
Passò del tempo,
ma il dolore era lì,che accompagnava il tramonto,
svegliandosi con l’alba del mattino.
Passò altro tempo,
e il dolore diventò la sofferenza quotidiana di ogni giorno.
Un dì,scese una colomba dal cielo,
lanciò un prato di margherite e lo stese per noi.
Ebbe un gesto d’amore e di speranza in mezzo a un arido deserto…
Mio figlio dopo che ha letto questa poesia ha voluto scriverne un altra:
Caro papà,
io lo so che ti sei trasformato in colomba,
e so anche che di nascosto,
quando io e mamma non siamo a casa , tu vieni a farci visita.
E così penso, che quando rientriamo tu va via,
perchè non puoi farti vedere da noi.
però io l’ho scoperto lo stesso,
perchè ho trovato le margherite..
ti voglio tanto bene papà
il tuo Ale.
Grazie di nuovo a tutti… un abbraccio
Quello che dici caro enrico è molto bello ,la moglie di tuo figlio con il suo bambino è molto fortunata ad avere persone come voi accanto.
questo significa che nonostante la sofferenza per vostro figlio avete tanto amore da dare senza limiti . Tutto questo vi rende migliori …
un caro abbraccio
a Criss :
Spero vivamente non ti accada mai niente di così terribile nella tua vita .
Non puoi permetterti di giudicare chi decide di non tenersi tutto dentro.perdonami per il mio italiano , ma quello è e quello rimane 🙂
sicuramente non ti devo niente , e non puoi arrogarti il diritto nè a me nè a nessuno di dire ciò che bisogna o non bisogna fare.
Poi se vuoi guardarti un film leggere un libro o andare a teatro probabilmente dovresti farlo fuori da qui .
Poi se vuoi inveire in modo gratutito….
allora accomodati , solo che devi fare la fila quindi stai all’ultimo posto… 🙂
Che posso dire? Per me sei una donna straordinaria, con un bimbo straordinario, che con la sua poesia – inconsapevolmente – dà una lezione a tutti, di che cosa sia elaborare un dolore, un lutto, di trasformare qualcosa che è morto, in qualcosa che vive e vivrà sempre, nel ricordo di qualcosa di bello (la colomba; le margherite). Egli ricorda di quando il suo papà era felice, e rendeva lui felice: non è poco, ma tantissimo. Eppure sa, nella sua giovanissima vita, che cosa sia la morte: lo ha visto coi suoi occhi e non lo nega. Il realismo di alcuni suoi versi (“e so anche che di nascosto,/quando io e mamma non siamo a casa, tu vieni a farci visita./ E così penso, che quando rientriamo tu va via,/perchè non puoi farti vedere da noi.”) mi dice che ha capito tutto, e che avrà gli strumenti per affrontare la vita, grazie anche sicuramente a sua madre.
Se puoi, metti questa bellissima lettera nella stanza che sai.
Ti metto un brano che oggi ho messo anche nella stanza che sai.
Siamo tutti nati per risplendere, come fanno i bambini. E quando permettiamo alla nostra luce di illuminare, diamo agli altri la possibilità di fare lo stesso. E quando ci liberiamo dalle nostre paure, la nostra presenza libera gli altri.
Nelson Mandela