Salve, anch’io desidero morire. Vivere è solo un tormento. Ho bisogno di aiuto, ma non so più cosa fare. Vorrei che
mi permettessero di morire con una iniezione di qualche sostanza che ti fa morire senza soffrire. Ma non è possibile, però nessuno ti aiuta nè a vivere, nè a morire. Non è ridicolo?
Lettera pubblicata il 24 Febbraio 2011. L'autore, giovanna888, ha condiviso solo questo testo sul nostro sito.
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Categorie: - Me stesso
Ciao Giovanna, se hai bisogno d’aiuto sei capitata nel posto giusto. Ci siamo ritrovati tutti qua in cerca di sostegno, ed in 3 mesi credimi ne vedo ogni giorno fare progressi e stare meglio grazie all’aiuto delle splendide persone che ci sono qui. Però ti chiderei per poterti dare consigli più mirati, di dirci qualcosa in più su di te, e se te la senti di raccontarci cosa ti turba e quali sono i tuoi problemi. Attendo con ansia tue news
Un abbraccio
David
Giovanna,
ha ragione David: dovresti, se vuoi, sfogarti un po’ di più, di modo che si possa capire se ci sono problemi di fondo o se si tratta di difficoltà esistenziali pure e semplici.
concordo con te: vivere può essere a volte più difficile che morire. non sei la sola a provare tutto questo e a percepire l’esistenza come una condanna. tieni presente, però, che ci sono momenti più duri di altri e che tutte le notti, per lunghe e fredde che siano, sono destinate prima o poi a finire…
Ciao, David, grazie per avermi risposto. Mi sento completamente inadeguata in
questo mondo. Ho tentato due volte il suicidio. Ma purtroppo sono ancora qui. Mi
è stato detto che ho un tipo di personalità borderline mi hanno dato una cura
farmacologica e diverse volte ho fatto anche la psicoterapia. Ma peggioro ogni
giorno. Ho lasciato il lavoro perchè non riesco a fare niente. Sono paralizzata e
ripeto solo che voglio morire dentro di me. Mia madre è anziana, le mie sorelle
hanno i loro problemi, e mi ritrovo da sola. Perchè nessuno è in grado di
aiutarmi. Per fortuna mia madre mi permette di stare a casa con lei, e per fortuna
lei sta abbastanza bene è autonoma, altrimenti non sarei capace di aiutarla. Passo
le mie giornate a letto di solito, un pò sul computer e un pò guardo la televisione,
non ho cura di me stessa, tutto mi appare inutile e assurdo.Non so cos’altro
scrivere. Grazie.
Buongiorno Cara Giovanna,
non so se ci ho azzeccato, ma forse si tratta di solitudine?? E tu non ne puoi più di questa situazione, non hai stimoli, divertimenti, niente che ti faccia pensare positivo. Ho afferrato?
Lo spero tanto perchè se è così ci sono passato anch’io quando sono stato lasciato, proprio come te stavo perdendo il lavoro perchè non riuscivo a fare niente, tutti i week end a casa, a letto, in divano o al pc, e zero voglia di vivere. Però un bel giorno mi sono svegliato, sono uscito in giardino, vedere l’erba, gli alberi, il sole che scalda, i fiori che nascono, tutto cio mi ha fatto capire che la vita è bella perchè và vissuta. Da li in poi, non che sia stato facile, ma è cominciata la risalita. Avevo zero amici, e l’unica persona della mia vita mi aveva lasciato per un altro. Mi sono sforzato di uscire a sforzo con 1 o 2 amici che mi erano restati, da lì in giro ritrovi vecchie conoscenze, ne fai di nuove….Poi sono passato alla palestra e da un mesetto al corso di ballo latino americano, e ti giuro Giovanna, mi è cambiata la vita. Adesso non vedo l’ora di svegliarmi la mattina, per poter vivere un nuovo giorno, vivere nuove emozioni e divertirmi. Tutto questo per dirti che PUOI,c’è sempre una via d’uscita, anche quando tutto dice di no, ti assicuro che c’è.
Posso permettermi di chiederti quanti anni hai e di dove sei?
Ciao Giovanna,
rileggo le tue parole molte volte, mi ci ritrovo. Ci ritroviamo in tanti, per cui… benvenuta nel club.
Ti capiamo in tanti, e in tanti, ci vogliamo bene. Purtroppo di questo rimane solo una traccia informatica che conta poco, una volta alzato lo sguardo dallo schermo.
Però è un inizio, se vuoi, puoi partire da qui.
Potresti anche raccontarci qualcosa di più di te. Che lavoro facevi, che cosa ti piaceva e che cosa no, quanti anni hai, i tuoi perchè.
Di qui passiamo in molti, facci innamorare di te. E se un giorno, all’alba, guarderai il sole e respirerai aria nuova, quaggiù sarà un applauso continuo per te.
Attendiamo news.
Grazie, per l’aiuto. Ho 42 anni vivo a Pompei. Sono supplente di scuola elementare,
odio questo lavoro, non lo so fare e con i bambini mi sento a disagio, non so
comunicare con loro. Sono costretta a fare il cane da guardia, altrimenti fanno solo
confusione e poi sono molto aggressivi e pieni di rabbia i bambini di oggi, certo non
è colpa loro, ma io non ce la faccio a gridare. Voglio solo la pace perciò la morte è
l’unica soluzione. Non è solitudine, ma disagio in tutte le situazioni. Sono malata.
Non capisco nulla tutto è assurdo. Rifiuto completamente la realtà. Voglio morire.
Cara Giovanna, vorrei poterti regalare anche un semplice sorriso e ridare un po’ di luce a quei tuoi occhi ora così tanto tristi e spenti!
Ti lascio il mio contatto di MSN/E-mail: Cantautore68@hotmail.it
Valido per tutti.
Un abnbaccio caloroso.
Ciao Giovanna 🙂
anch’io vorrei sapere qualcosa di più su di te, conoscerti meglio, e ti ringrazio per il fatto che ti stai aprendo con noi.
All’inizio ci hai detto che vuoi morire e che stai male, via via ci hai raccontato altre cose di te. Anche se in questo momento non puoi (lo comprendo bene) che identificarti con il tuo male (perché lo senti fortissimo) tu non sei solo il tuo male, e quindi mi fa piacere conoscere chi è Giovanna, insieme al male ma anche a parte il male.
Riguardo quello che dici sulla scuola:
non so se tu abbia scelto la strada dell’insegnamento, se in qualche modo ti sei un po’ trovata su quella strada, se stai male perché non ti sei mai trovata in sintonia con quella scelta o se non ti senti adesso in sintonia… una cosa è sicura: un lavoro come quello è difficile, lo so perché l’ho provato, richiede tantissime energie sempre, ma figuriamoci quando si sta male. in questo senso le tue considerazioni mi sembrano sane, anche se partono, secondo te, da una persona che sta male. Mi sembra ovvio, insomma, che se ti senti così stanca eccetera tu non ce la faccia a fare l’insegnante. E anche che, non riuscendo in questo momento a trovare la giusta empatia con te stessa (cosa che fa parte del momento che stai vivendo) tu non riesca a metterti in empatia con una marea di ragazzini.
Ti chiedo anche se quella è la strada che hai scelto tu, o se in qualche modo ne avresti voluta un’altra, perché a volte a farci stare male è il fatto di alzarci ogni mattina per fare un mestiere che non sentiamo nostro, che non ci esprime o nel quale non ci riconosciamo. Allo stesso tempo possiamo, anche in una strada che abbiamo scelto, scoprirci in crisi, o sentirci inadeguati. Succede a tutti, non solo a chi in quel momento una diagnosi bordeline.
Peraltro, forse, da questo punto di vista… io sono sempre stata un po’ borderline… nel senso che mi è capitato di lavorare 15 ore ed essere felice, e di stare malissimo lavorandone 3 in qualcosa che non mi somigliava. Ora, certo che razionalmente il lavoro è lavoro, ecc ecc. Ma al di là della razionalità esiste quel che sentiamo. E il mondo è pieno di persone che non ce l’avrebbero proprio fatta a fare il lavoro che è il loro, e il mondo è pieno di persone che possono resistere ma soffrire di fare un lavoro in cui non si ritrovano o che non amano. E il mondo è pieno di persone che vivono una fortissima frustrazione perché perdono il lavoro o perché hanno delusioni sul lavoro. E in questo senso, intendo,
certi discorsi razionali lasciano il tempo che trovano, perché possiamo essere razionali quanto ci pare rispetto al fatto che lavoro è lavoro, ma se stiamo male stiamo male lo stesso. E così ci sono persone che, consapevoli del fatto che il loro lavoro non è quello che avrebbero desiderato, seppure se lo tengono, compensano dandosi delle soddisfazioni facendo cose che somigliano loro di più. Insomma, si concedono anche di sentirsi inadeguati o di odiare quello che fanno, ma si concedono anche di amare altre cose, e di cercare di esprimersi in altro modo. Perdonami Giovanna se ho scritto così in lungo. Non conosco la tua storia, e capisco che in questo momento il male è il centro di tutto, per te, perché ti senti impedita a fare qualsiasi cosa.
Però, ecco, volevo dirti che io ho cominciato a dare ripetizioni che ero ancora ragazzina, e quando mi è capitato di fare supplenze (le supplenze hanno anche il problema della continuità che non c’è… appena conosci una classe o instauri un rapporto, un progetto, delle regole a modo tuo, te ne vai, e ricominci tutto daccapo) è venuto fuori un mio lato positivo rispetto alla cosa, ne ho un bel ricordo, ma alla fine io ho smesso. Cosa che per la mia famiglia è stato uno scandalo. Mia madre è insegnante da una vita e per lei è naturale stare nel sistema scolastico. Bene, per me non lo era. eppure non erano state brutte esperienze, anzi. Ma avevano funzionato per il mio lato “l’attimo fuggente” non per un lato convenzionale. ho avuto la fortuna di incontrare anche genitori ben felici che io insegnassi in un certo modo, attraverso il teatro per esempio. Ma io, in un sistema scolastico convenzionale per tutta la vita, sarei morta. E, soprattuto, come insegnante sarei stata una schifezza.
Io, insomma, ho ereditato da mia madre delle cose che riguardano l’insegnamento, ma non sarei mai stata e non sarò mai un’insegnante come lei. Come insegnante convenzionale mi sono sentita inadeguata, a disagio, e ho capito, proprio per il disagio che sentivo nel sistema tradizionale, che la mia strada semmai era un’altra, che avevo guardato anche quella esperienza con gli occhi del mio modo di essere. Io ho molto rispetto per il fatto che tu dica: non riesco a tenerli. C’è un sacco di gente che non ci riesce, ma non lo ammette.
Ci hai detto chi non è Giovanna, da questo punto di vista. Ed è importante anche sapere cosa non siamo. Ma chi è Giovanna ancora non ce lo hai detto. Se ti va di raccontarlo ti ascolto volentieri.
Ciao, Luna e a tutti. Siete davvero delle persone gentili e belle. No, non avrei mai
e poi mai voluto fare la maestra, ma avendo superato un concorso nel 1995,
perchè ho il diploma magistrale (scelta obbligata da mio padre anche lui
insegnante) era ed è l’unica possibilità di lavoro. In realtà non so neppure io chi
sono e che cosa voglio. E’ come se in me ci fossero tante persone e la mia mente
è affollata da voci di ogni tipo. Per fortuna i farmaci che prendo attenuano un po’
questa sofferenza. Infatti vorrei solo dormire per non pensare. Non ho avuto un
percorso di crescita sano ed equilibrato. Ho sempre manifestato disagio e
malessere psicologico, ma la mia famiglia non era in grado di potermi aiutare a
superare e risolvere questi disagi enormi. Sono cresciuta nella paura e nella
sfiducia, insicurezza, instabilità, non sono mai riuscita a portare a termine nulla di
quello che iniziavo. E mi sono sempre chiusa nella solitudine perchè la diversità
dagli altri mi impediva di relazionarmi in modo sereno e costruttivo. Perchè non ci
incontriamo tutti noi, che abbiamo la possibilità di comprenderci e magari
insieme, volendoci bene, potremo realizzare qualcosa di bello e di utile, anche da
un punto di vista lavorativo? Io non so proprio più cosa fare, sono tornata da mia
madre, perchè ho lasciato la supplenza e quindi non posso provvedere
economicamente ai miei bisogni. Vi prego incontriamoci e aiutiamoci.