Premessa: ho frequentato l’Università verso la metà degli anni 90 del millennio scorso, prendendo una laurea considerata dai più (non so quanto a ragione) poco impegnativa in un grande ateneo di una metropoli.
Personalmente ho un ottimo ricordo degli anni universitari (al contrario ce l’ho pessimo di quelli delle scuole superiori). Ricordo che era facile stringere conoscenze (non dico amicizie, anche se c’erano anche quelle) grazie agli studi; se con qualcuno capitava di non trovarsi bene, era facile evitarlo senza troppi problemi, senza che questo influisse sugli studi.
Mi è capitato però di confrontarmi su Internet sull’argomento con persone che la stanno frequentando ora o l’hanno frequentata di recente e hanno parlato di un clima davvero spiacevole, con situazioni di fazioni e di sistematica emarginazione dei compagni tipiche ai miei tempi degli anni del liceo (complici in tal senso anche i vari gruppi sui social network) o di persone che vanno a parlare con i docenti di altri colleghi di corso, mettendoli in cattiva luce a loro affinché possano emergere (insomma, un “mors tua, vita mea”) o, nella migliore delle ipotesi, di grande e generalizzata indifferenza.
Che dite al riguardo, in particolare coloro che l’avete frequentata più di recente o lo state facendo adesso? E’ davvero così o sono solo visioni pessimiste di qualcuno un po’ paranoico e/o asociale? O forse certe situazioni c’erano anche ai miei tempi, ma non me ne rendevo conto?
Ovviamente sono benvenuti anche pareri su altre questioni riguardo ai cambiamenti della vita universitaria.
Altre lettere che potrebbero interessarti
Categorie: - Riflessioni - Scuola
Capisco. Invece io penso che le superiori, sotto certi punti di vista, siano molto più interessanti. Negli anni ci si perde di vista, ma quando ci si ritrova è sempre un successo. A pelle percepisci che chi ti ascolta sta bene, anche se non lo dà a vedere, e la cosa è reciproca. Magari dall’altra parte potrebbe sembrare il contrario perché si ritiene che a distanza di anni, quando i caratteri si sono definiti e ciascuno ha preso la propria strada, l’altra persona potrebbe risentirsi… invece questa distanza fa parte dell’ordine naturale delle cose. Il pudore che si crea tra due persone che si vogliono bene andrebbe accettato per quello che è. Poi negli anni si forma la personalità e si vive l’onestà del pensiero come la strada per conservare il dominio di sé. Invece a liceo l’anima tende ad essere ancora molto camaleontica, impressionabile e, oserei dire, istrionica… questo significa che la sincerità autentica ti sembra un paradosso e quindi sei più predisposto a ripiegare sul pensiero degli altri o ad essere molto freddo e insicuro. Le amicizie del liceo riempiono i libri di storia perché a distanza di anni hanno il potere di mettere a confronto persone uguali, ma diverse.
Per quanto concerne la mia esperienza, non ho mai assistito a nulla del genere. Ho frequentato due facoltà differenti in due grandi città site in regioni diverse, e l’ambiente era sicuramente molto diverso, o forse la mia percezione è cambiata anche in base alla mia età durante la frequentazione. Durante il primo corso di laurea ho incontrato molti studenti appassionati, che si trovavano lì,come me, solo per il piacere di crescere culturalmente. Alcuni docenti universitari mi hanno dato grandi insegnamenti di vita, oltre a rendere piacevolissime le ore trascorse ad ascoltarli. Durante il secondo percorso di studi invece ho riscontrato un preoccupante impoverimento culturale; gli studenti frequentanti quasi per niente motivati e i docenti arresi di fronte ad una “decadenza del sapere”. Sono riuscita e sostenere e superare esami senza nemmeno aprire un libro; ciò non dovuto sicuramente a mie doti particolari, bensì alla pochezza di nozioni e approfondimenti richiesta. In ogni caso, non ho mai assistito a dinamiche come quelle da Lei descritte, ciò più essere anche dovuto al fatto che mi sto riferendo a due facoltà umanistiche, non saprei dire quale sia il clima che si respira in ambienti più competitivi.
Ragazza scusami he..ma credo che ci siano ben pochi qui che gli importa del tempo in cui tu andavi all’Università…di com’era …di com’è adesso!
Adesso tutto è uno schifo! Si sa’!
Da quanto vedo io la vita universitaria ė la solita: quelli di ingegneria non battono chiodo e si fanno il mazzo, quelli di medicina strombano alla grande e si fanno pure il mazzo, quelli di lettere e materie romanistiche cazzeggiano in attesa che Grillo conceda il salario di cittadinanza. È così da secoli, solo che adesso si beve meno birra e più sprizza. I docenti invece possono permettersi di sbombarsi di narda, che ė meglio.
Mi scusi Signora Sofia, ma lei che università ha frequentato? Di solito parlo solo di ciò che conosco; si da il caso che abbia sostenuto l’ultimo esame a giugno del 2016. Possiamo considerarlo sufficientemente recente?
Lei Signor Yog a che categoria appartiene? All’università del Cinismo Disilluso? Temo ci siano troppi iscritti, forse è meglio se si dedica a tempo pieno alle gioie dell’alcol.
Susanna dammi pure del tu !
Non so chi ha dato l’ultimo esame nel giugno e di chi stai
Parlando! Io è da un po che ho finito!
Qui lo san persino le pietre cosa ho fatto… Ma te sei nuova ok…
5 anni di liceo psicosociopedagogico più tre anni di universita’e specializzazzione!
Ma la vera scuola…tremenda….e oscena me l’ha insegnata la vita bastarda!!nulla ti insegna come lei tranquilla!
Ti saluto susanna! Stammi bene! Se non ti piaccciono i miei commenti puoi girarti benissimo dall’altra parte! A me non interessa nulla di ciò che pensano gli altri…ma solo delle persone di cui ho stima..ma non rientri tu..tranquilla.
Ringrazio Rossella (anche se come capita spesso ha un po’ divagato 😉 ..) e soprattutto Suzanne, che ha dato davvero un ottimo contributo. Che ci vuoi fare, qui sembra che si scriva soprattutto per sfogare le proprie frustrazioni e non per dare contributi costruttivi, peccato :-/ …
Speriamo in altri contributi. A proposito, che significa “sbombarsi di narda” 😮 ?
Cmq la questione della decadenza del sapere non mi è nuova. Parlando con persone che conosco che insegnano al liceo (e non ad istituti professionali) dicono che ormai gli alunni prima fanno sport, musica, danza, teatro o affini, perché sperano di sfondare in quegli ambiti, e considerano lo studio come il ripiego se non si riesce nelle cose citate, mentre decenni indietro era il contrario :-/ …
Si immagini Signora Sofia, la Sua testimonianza ci permette di comprendere lo stato drammatico in cui versano alcune università italiane.
@susanna: io mi dedico già a tempo pieno alla mia materia di elezione (lo spirito).
@arm: “sbombarsi di narda” significa concedersi la delizia di eccedere nell’assunzione della preziosa essenza, faccenda alquanto impegnativa economicamente (difficile che uno studente se lo possa permettere in modo sistematico, come in effetti andrebbe fatto).
A_Rm che facoltà ha frequentato, se mi è lecito chiedere? In effetti temo che la percezione oggi del percorso universitario sia in perfetta linea con la società in cui viviamo… molta apparenza e superficialità dilagante! Posso comprendere che ragazzi alle superiori non abbiano come pensiero principale lo studio ( anch’io in quegli anni avevo altre preoccupazioni), ma giunti all’età della “ragione” si presuppone che si facciano scelte consapevoli e non dettate solo dal bisogno di vendersi in società come dei laureati, visto del resto che questo titolo non serve nemmeno più per migliorare la propria condizione lavorativa.