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Lettera pubblicata il 14 Marzo 2010. L'autore, gattonero, ha condiviso solo questo testo sul nostro sito.
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Ho un fratello che sta esattamente nella stessa situazione, non lo sopporto per questo. Abitando in un piccolo paesino tutti mi riconoscono come ” la sorella dello sfigato!”. Cerco sempre di cambiare discorso quando capita tra amici di parlare di fratelli e sorelle. Mi vergogno, cosa devo fare? Non si preoccupa minimamente e ha 23 anni!
Cosa devo fare?! Io ho 20 anni e sono nella stessa situazione di tuo fratello…ma secondo te uno sceglie di essere “così”?? Se una persone arriva a scegliere di isolarsi e di starsene sulle sue, molto spesso è perché è portato a questo dalla vita, da come gli altri “”normali”” lo hanno trattato quando a provato ad entrare in rapporto con loro!! E se tu, che sei parte della sua famiglia, ti vergogni di lui beh questo non può certo aiutarlo!
Perché pensi forse che anche noi non desideremmo a volte essere come tutti voi che uscite, vi divertite e così via? Il fatto che sembri “non preoccuparsene minimamente ” come dici tu, può essere vero…ma può essere anche una difesa, una specie di corrazza che uno innalza!
Una sorta di “superbia”, un nascondere un “non posso, non sono capace” dietro ad un “non voglio, non ne ho bisogno”!
Chissene importa se il paesetto parla! E’ vero che vivo in una città abbastanza grande e non conosco la realtà di un piccolo paese, però penso che non si debba farsi troppo influenzare da cosa dicono gli altri. Anch’io ho un fratello che è il mio opposto: esce, ha gli amici, si diverte…io no, tuo fratello no! E allora? Chi l’ha detto che tutti devono essere uguali? Fai la tua vita, non farti condizionare da ciò che pensano gli altri! Quanto a tuo fratello, non saprei cosa dirti: essendo nella stessa situazione, mi piacerebbe pensare che presto o tardi qualcosa cambi ma uno deve voler cambiare e in ogni caso, penso che da soli sia difficile farlo!
Non sentirti offesa, la mia lettera voleva solo farti vedere la stessa cosa da un altro punto di vista!
Margherita ha perfettamente ragione. Sisterdisperate, ovvero “sorella disperata”, dovresti metterti nei panni di tuo fratello e mostrargli un po’ di solidarietà invece di curarti della tua reputazione. Secondo te perchè tuo fratello è in queste condizioni? E’ messo così proprio perchè là fuori è pieno di gente che ragiona esattamente come te, basta che uno sia solo un pelo timido, un pelo sensibile e che abbia qualche difficoltà ad esprimersi e la frittata è fatta. Se poi le persone che dovrebbero obiettivamente aiutarlo (o quantomeno, capirlo) gli si ritorcono ancor più contro, cosa deve fare una persona in difficoltà? Spararsi?!?
Inoltre non capisco questi contrasti tra fratelli, insomma, io sono dell’idea che avere dei fratelli o delle sorelle sia un’opportunità in più, dovrebbe esserci affetto sincero e solidarietà. Io sono figlio unico e capisco ancora di più cosa significhi essere soli, ma sono dell’idea che se avessi avuto un fratello o una sorella più piccoli, li avrei coinvolti tantissimo e avrei tentato di condividere molte cose.
La solitudine è feroce e spietata, è un brutto male di questa società e non ci sono medicine o vademecum che possano curarla. Effettivamente nessuno si sceglie da solo di stare così, questa circostanza spiacevole si crea quando si è timidi, riservati, quando si teme di essere feriti o magari si vorrebbe evitare di esserlo di nuovo. Ci si isola perchè si ha delle difficoltà a crearsi dei punti di incontro, si trova difficile fidarsi delle persone o creare delle occasioni per socializzare. Inutile da parte degli altri sentirsi dire cose del tipo “massì, prendi, vai, esci, conosci… è facile!”, no, non è facile per niente, è facile per chi ci riesce. E’ un po’ come guidare la macchina, c’è chi è bravo e chi no, ci sono gli imbranati, ci sono quelli bravi e ci sono i piloti di Formula1, tutti abbiamo la patente però non siamo tutti abili allo stesso modo.
Bisogna anche dire poi che tutto dipende dalla zona in cui si abita, dalle opportunità che ci sono, dal fatto di poterle sfruttare o meno, tuttavia poco importa che uno viva in un paesino sperduto di montagna o una grande città, uno può comunque sentirsi solo e avere delle difficoltà. Non sta scritto da nessuna parte che uno debba per forza uscire, divertirsi come un matto ed essere pieno di amici, anche perchè gli amici del bar sono i primi a voltarti le spalle quando hai dei problemi, le amicizie che contano sono quelle vere e si contano sulle dita di una mano. Spesso e volentieri una persona sola, abbandonata, che non caghi nemmeno di striscio ti aiuta molto più volentieri e con maggiore iniziativa di tutti quegli “amiconi” che tanto ti fanno divertire e ridere.
Nemmeno io sono messo molto bene in campo sociale, però l’unica cosa che non mi rimprovero è che in passato ho sempre cercato di essere un buon amico, concreto e vicino alle persone in difficoltà. Non è colpa mia se il mondo è pieno di ingrati superficiali.
Ho 20 e sto per fare il secondo di università. A causa di vari motivi mi sono progressivamente allontanato dalle mie amicizie d’infanzia. Ho avuto solo compagni di scuola e niente di più. Pensavo che con l’università le cose cambiassero. Invece anche qua mi ritrovo solo con compagni di corso. Mi trovo nella stessa situazione, e il fatto che più mi demoralizza è che questa solitudine mi sta rovinando gli anni più belli dell’esistenza. Ormai nel giro della mia cittadina (quasi paese) non posso più rientrarci, i gruppi che si sono formati sono ormai stabili e mi sento uno sconosciuto. Basti pensare che già oggi penso al giorno della mia laurea: chi avrò attorno? Chi mi farà il cartellone? Cosa scriveranno della mia vita dai 15 ai 23 anni? Non pervenuto?….
Non penso neanche che cambiare vita cambiando città serva a qualcosa.
Comunque l’importante è non perdere la speranza e vincere sta dannata timidezza, mi ripeto a me stesso. Speriamo di recuperare in tempo.
Credo di capire il tuo stato d’animo poichè anch’io vivo nella stessa
situazione. Ho 19 anni, amici pochissimi che la maggior parte delle
volte non ci sono, non ho un ragazzo e ho finito adesso il liceo. Da
tempo volevo andarmene dalla piccola provincia in cui vivo, studiare,
fare l’università, ma a parte l’indecisione di una facoltà
convincente, non posso permettermi di andare a vivere fuori per motivi
economici. Dunque resterò, troverò un lavoro e mi piacerebbe dedicarmi
ad una delle mie passioni, ovvero la fotografia. Rispondo perchè
semplicemente ho paura, ho una paura tremenda del futuro, e di non
poter essere mai felice, di non poter condividere davvero i miei
pensieri, i miei sentimenti, le mie intuizioni con una persona da
amare. A dire il vero non so quanto amo neanche me stessa, mi sento
insicura, debole, scoperta, priva della necessaria autostima, ed il
più delle volte mi ritrovo a fingere, a mascherarmi anche se è una
cosa che odio. Mi scoccia quando incontro qualcuno che mi chiede come
stai dover rispondere bene bene tutto a posto, perchè no, non è tutto
a posto, non lo è affatto. Dunque se mi capita di essere, cosa
alquanto rara, in gruppo, tendo naturalmente ad isolarmi, a chiudermi
nei miei pensieri, nella mia testa, perchè è l’unico luogo in cui le
mie fantasie ed i sogni prendono vita, poi purtroppo però s’infrangono
contro una realtà che vedo quasi continuamente grigia, scura,
negativa, come una sorta di tunnel…per fortuna esistono la musica,
i libri, l’arte, il cinema (questi sono alcuni dei miei interessi) ma
sempre più spesso ho difficoltà a trovare qualcuno con cui condividere
i miei gusti, ed esiste la semplicità delle piccole cose, che ho
imparato a non odiare mai ma ad apprezzare. E’ difficile fare
amicizia( ed anche mantenerne una ) ed incontrare le persone giuste,
capaci di comprendere e non di criticare. Avrei tanto da raccontare e
da sfogarmi anch’io, perchè in due commenti su un blog non si possono
racchiudere storie ed episodi, emozioni e sensazioni, ma se vuoi
parlare con qualcuno, allora eccomi. Ciao
Ciao a tutti. Leggendo gli ultimi post mi sono reso conto di quanto problemi di questo tipo inizino presto e siano soprattutto legati ad ambienti molto comuni ai giovani, come la scuola.
La famiglia secondo me ha una responsabilità relativa, in fondo dovrebbe essere un ambiente che ci accetta e che ci vuole bene, troppe volte è assente ed è in questi casi che sorgono problemi coi ragazzi più scapestrati od incompresi, tuttavia per i soggetti più timidi e chiusi dubito che sia una fonte di solitudine e malessere.
La scuola, così come i luoghi di ritrovo, i luoghi di comune frequentazione, spesso tendono più a isolare e creare disagi al posto di incentivare l’incontro e il dialogo. Sembra paradossale, ma è così. Nella scuola un soggetto dovrebbe istruirsi e formarsi come individuo, ma non solo, dovrebbe avere delle opportunità di socializzare, farsi degli amici, questo però non è sempre scontato e in effetti ecco perchè ci sono già ragazzi che tra i 15 e i 20 soffrono già di solitudine, incomprensione, difficoltà a far parte di un gruppo oltre che a sentirsi accettati.
Ti capisco, caro Fab, per certi versi sembra che tu stia parlando di me quando scrivi. Fuori dalla scuola avevo pochi amici che crescendo si sono guadualmente allontanati, durante le superiori non ho avuto molti momenti di allegria perchè gli altri mi coinvolgevano poco ed io ero abbastanza timido, chiuso, poi all’Università si studia, ci si sbatte e anche qui bisogna diffidare da chi mantiene un rapporto con te per puro interesse. Non perderti d’animo, gli anni migliori sono quelli che arrivano quando sei davvero felice, pensa che io dopo 4 anni di studio mi sono beccato subito 3 anni di lavoro in trasferta, solitudine su solitudine, adesso ho 29 anni e sebbene non abbia avuto uno straccio di soddisfazione non perdo le speranze.
Cara Travelair, a te invece dico di non perderti d’animo e di coltivare a fondo le tue passioni, la fotografia è una cosa bellissima così come le altre cose che ti piacciono, musica, lettura, arte… Guarda che di persone così profonde e colte non ce ne sono molte e secondo me sei sola perchè sono gli altri a non capirti, sono gli altri a non apprezzarti, magari ce ne fossero di ragazze della tua età che hanno dei gusti del genere. Sei giovane e hai tutto il tempo per trovare delle persone con cui condividere tutto ciò, credimi, molto meglio fare quello che fai tu piuttosto che starsene fuori da un bar a fare i cretini.
Le persone come noi sono sole perchè ormai lo standard della società è bassissimo, privo di contenuti, privo di cultura, è ovvio che poi le persone più sensibili, colte e tranquille siano tagliate fuori. Però, cari ragazzi, pensiamoci un po’: vogliamo essere anche noi così?? Vogliamo veramente far parte di quella “massa” di pecoroni che si diverte uscendo, facendo casino, stando insieme come tanti idioti e che non ha un briciolo di cultura?? Io credo di no. Meglio soli a volte anche se è triste, meglio essere sè stessi, piuttosto che piacere a tutti i costi a quella marmaglia, anche perchè stare in mezzo a quei gruppi significa sentirsi ancora di più a disagio, ancora più soli. Inutile, la felicità non ha un format, la verità è che sono loro i diversi e sono loro la maggioranza, ma questo fa di noi, di voi, persone più rare e piacevoli.
Travelair, mi rivolgo ancora a te, so cosa si prova quando qualcuno ti chiede come stai e tu devi liquidare la cosa con un “Tutto bene dai” fatto di plastica, ti capisco, in quel momento vorresti mandare al diavolo chi ti fa quella domanda e urlargli “Sto male! Mannaggia! Non lo capisci che sono solo e senza nessuno da amare o con cui condividere qualcosa?? Tu come staresti al posto mio?!”, oppure vorresti scomparire, nasconderti, essere in qualunque altro luogo. Porta pazienza, non può piovere per sempre.
Ragazzi, ho speso diverse altre lettere in questo forum cercando di analizzare i mali della società e della nostra cultura, purtroppo la crisi in corso non è soltanto economica, è una crisi generica, di identità, purtroppo il mondo mediatico e dello showbiz, unito a tutto il resto, si sta divorando tutto e ci sta facendo diventare tante formichine tutte uguali e tutte atte a soddisfare piccoli bisogni futili e superficiali. Il nostro stato d’animo non è altro che il risultato di questo processo di autodistruzione, perchè in questo torpore culturale, o sei nella massa e ti sbatti come uno scemo, oppure ne sei fuori e sei solo, isolato, non importa quanto vali, purtroppo non lo puoi dimostrare perchè nessuno ti nota, nessuno ti dà un’opportunità. Cultura o passione verso qualcosa che non è “cool”, unito alla timidezza, ti penalizza, ti rende un soggetto appetibile a parole ma scartato nei fatti. Per me un fatto reale conta più di mille parole.
Ho 29 anni e sono più o meno nella vostra situazione, non so se sarò mai felice o se ne avrò la possibilità, l’unica cosa che vi dico è: NON MOLLATE MAI!!!
Un abbraccio.
Ciao Magirama, sono pienamente d’accordo con te per quanto riguarda il
tuo giudizio sulla scuola, più che un luogo di condivisione ed
integrazione, per molti si rivela essere esclusivamente un luogo di
diversità da cui restare escluso. La diversità è positiva ma quando
gli altri, muniti di pregiudizio e consenso dei “loro simili”, tendono
ad escludere, è difficile poi per l’escluso cercare di socializzare e
fare amicizie, in particolar modo se già di per suo possiede un’indole
timida ed introversa. Per me la scuola è sempre stata una sorta di
ostacolo, e sono state poche (e quasi mai buone) le persone e le
situazioni con cui ed in cui mi sono trovata pienamente a mio agio,
contenta e soddisfatta. Le scuole medie per me sono state un vero
incubo, che qualche volta ho sognato di notte in questi anni. E’ stato
un periodo in cui invece che crescere regredivo, temevo il confronto e
non riuscivo a fare amicizie, ad identificarmi, avevo paura dei
giudizi dei coetanei e ad un certo punto sono arrivata a non andare
più a scuola e a stare male anche fisicamente, non riuscivo più ad
uscire di casa se non per vedere la mia amica, che non capiva cosa
avessi perchè non parlavo, anche se mi è stata molto vicina. Anche i
miei genitori infine hanno capito e mi hanno aiutata, ed anche la
psicologa è stato un grande aiuto..poi la scuola è finita e sono
cambiata, ero come rinata, chi mi vedeva non mi riconosceva ed io mi
sentivo più forte, contro tutti, ribelle. Le superiori, appena finite,
sono invece passate tra periodi di cambiamenti, periodi in cui mi
sentivo forte e ribelle, e periodi in cui invece mi sentivo debole,
fragile come una foglia sbattuta dal vento, triste, senza fiducia e
senza speranza nel destino, e soprattutto la cosa più brutta è non
avere fiducia in se stessi, credere di non potercela fare ed essere
demotivati. E’ qualcosa di distruttivo e corrosivo, come un acido. Ora
sto passando un periodo del genere e mi pesa, mi pesa tantissimo,
perchè c’è il sole e vorrei uscire, stare nella natura con chi come me
l’ama, respirare e ridere, fare tardi la notte a parlare, ridere,
scherzare, riflettere, amare, ma vorrei farlo con qualcun altro perchè
da sola a volte mi sembra di farcela, di essere come un titano
coraggioso e pieno di sfida, altre volte mi sembra di cedere e di
soffocare, di ingoiare un macigno grossissimo, quello della
solitudine, che è bella e preziosa quanto forte e devastante. Quando
sto con gli altri mi sento sempre allertata, non riesco a stare
tranquilla, mi sento giudicata in continuazione…non ce la faccio più,
quindi preferisco starmene per conto mio. Io credo che il problema di tutto questo mucchio di gente simile a me che scrive da queste parti non sia il voler entrare a far parte della cosidetta “massa” ( che più che per trovarsi è un luogo in cui perdersi e perdere la propria unicità) ma sia l’impossibilità di ricevere la comprensione, ed interagire con qualcun altro per poter capire meglio se stessi, perchè ad esempio io, unicamente da sola, non ce la sto facendo.