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Lettera pubblicata il 14 Marzo 2010. L'autore, gattonero, ha condiviso solo questo testo sul nostro sito.
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Un saluto a tutti.
Io mi chiamo Luca, ho 35 anni, abito in un piccolo paese nella provincia di Varese.
Ho sempre vissuto, seppure a fasi alterne, ed attualmente vivo, una condizione molto simile a quella che vivono molti di coloro che hanno pubblicato commenti a questo articolo.
Prima di dire qualcosa sulla mia situazione vorrei dire che penso che tutti voi (che avete pubblicato commenti) siate persone speciali, sopra le righe e da ammirare per la forza e il coraggio che manifestate ogni giorno, fronteggiando una situazione la cui durezza può essere compresa solo da chi l’ha vissuta.
Vi assicuro, anche per esperienza diretta, che nessuna delle persone che hanno un mare di “amici”, occasioni di socializzazione, aspetto e vestiti adeguati alla situazione, che nei locali alla moda (dove si passa il tempo a fumare sigarette fuori dalla porta del locale con un drink in mano e sfoggiando pettinature tanto alla moda quanto, a mio avviso, imbarazzanti) sopravviverebbe (nel senso letterale della parola) se dovesse affrontare la solitudine anche per un solo giorno.
Questo per dire che le persone “escluse” come me e molti di coloro che hanno scritto, sono persone speciali, che nulla hanno da invidiare alle persone “normali”.
Detto questo, descrivo, in breve la mia situazione.
Ho dedicato, in passato, durante l’adolescenza principalmente, molti pensieri al suicidio, proprio a causa del fatto di non avere amici e/o persone con cui condividere i momenti della vita.
Ho, poi, vissuto un periodo “intermedio” abbastanza sereno, durante il quale avevo una ragazza.
Questa ragazza è poi diventata la mia convivente, mia moglie e, infine, la mia ex moglie; per essere precisi ed onesti, è lei che mi ha lasciato (dopo che si era trovata un altro uomo ovviamente) alla fine di un lungo periodo durante il quale ho manifestato “turbe comportamentali” provocate dalla profonda infelicità interiore che provavo a causa della solitudine e di delusioni vissute durante questo periodo.
Questo periodo intermedio è finito quando mi sono separato dalla mia ex moglie; questo è successo quando avevo 32 anni: mi sono ritrovato senza amici, senza donna e, soprattutto, sono stato costretto ad affrontare nuovamente il problema della solitudine.
Attualmente, dopo 2 anni dalla separazione, pur essendo sostanzialmente solo (non ho amici, conosco diverse persone, che però non frequento, ma, per fortuna, ho una ragazza che mi sta accanto, mi vuole bene e mi rispetta, con la quale passo tutto il mio tempo libero e le vacanze), ho superato le mie insicurezze, abbandonato propositi suicidi, non nutro rancore verso nessuno e accetto la vita che vivo (anche se, a volte, lo ammetto, è dura convivere con la solitudine, con il passato e, soprattutto, con se stessi).
Mi rendo conto che la mia esperienza potrebbe non essere di aiuto a coloro i quali soffrono a causa della solitudine.
Tuttavia, vorrei dare un contributo positivo.
Innanzi tutto, consiglio di evitare di abbandonarsi allo sconforto, all’autocommiserazione e di perdere sicurezza in se stessi; così facendo si rischia di perdere ciò che si ha (io per questo ho perso un grande amore e la felicità che avevo trovato ma non vedevo appieno).
Concludo ciò che ho scritto nei miei precedenti commenti (non ho potuto concludere perché si possono pubblicare solamente 2 commenti di fila).
Vorrei poi consigliare di acquisire sicurezza in se stessi, consapevolezza del fatto di essere persone uniche, speciali e sopra le righe; nessuno di noi ha nulla di meno delle persone “normali” (è vero, semmai, il contrario). Consiglio anche di impiegare crescente impegno nel cercare di essere persone rispettose, misericordiose e caritatevoli, perché questi sono i sentimenti che connotano e distinguono in senso positivo le persone come noi rispetto alle persone “normali”. Infine, propongo di organizzare delle serate insieme (per fare conoscenza, divertirsi e stringere amicizia). Se volete contattarmi, la mia e-mail è lucaxxx1980@gmail.com. Saluti a tutti.
Caro Luca, è molto bello quello scrivi. Purtroppo, però, le situazioni di ciascuno di noi sono completamente diverse, è difficile seguire consigli identici dati a persone che portano con sé vissuti diversi. Sicuramente è importante essere caritatevoli e misericordiosi, ma è altrettanto importante e giusto esserlo con le persone GIUSTE. Non si può di certo essere magnanimi con coloro da cui siamo stati feriti o siamo stati trattati ingiustamente. A quel punto, occorre fare una selezione e allontanarsi da quelli che ci fanno male, per esempio. Io personalmente ho un’emotività devastata, tanto che gli psicologi, con tutte le mie riserve che ho per le etichette diagnostiche che rifilano alle persone per “incasellarle”, mi hanno chiamato “borderline”. Vivo in un costante inferno ogni giorno, spesso sul punto d’impazzire, a causa di una famiglia che mi ha rovinato emotivamente (tralascio i dettagli perché occorrerebbe troppo spazio per questi) e ad avermi fatto male sono anche le esperienze con il mondo esterno. Adesso sono in un momento di “stand-by”, in cui sto riflettendo su alcune cose prima di compiere il prossimo passo, che sarebbe quello di andarmene e chiudere con le persone che hanno fatto parte di un mio passato INFELICE. Ci tengo inoltre a sottolineare la mia profonda convinzione che i momenti di sconforto, disperazione e depressione SERVONO. Sì, servono a qualcosa – si tende sempre a categorizzare la depressione come qualcosa che non ci DOVREBBE essere, di negativo e scomodo. Certo che è scomoda! A tutti piacerebbe stare bene. Ma se ci capitiamo dentro, diventa una spia di un problema che c’è e che va risolto o comunque su cui dobbiamo lavorare. Il mio, per esempio, è la bassissima autostima, come pure il narcisismo o la forte timidezza. In ogni caso, io ti ringrazio per aver confermato che le persone considerate “escluse” sono persone speciali. Scritto da Simone (31 anni, provincia di Pisa). Mi farà piacere contattarti privatamente, ciao, buona…
Ciao Simone. Mi farebbe molto piacere sentirti in privato. Hai ragione sul fatto che è impossibile dare consigli universali; le situazioni che ci interessano, seppur simili, sono profondamente differenti.
Quello che volevo consigliare e di non mollare e di non reagire alle avversità con l’odio; si ritorcerebbe contro di noi (come è accaduto a me).
ciao a tutti mi chiamo angy è la prima volta che scrivo qui ma sono nella vostra stessa situazione e non so come reagire o come uscirne
ciao a tutti mi chiamo francesco sono di torino anche io sono nella vostra stessa situazione! se vi fa piacere lascio il mio contatto telefonico per fare due chiacchiere: 3885837579. ciao a tutti e a risentirci
Buongiorno, ho scritto il mio ultimo messaggio poco più di due mesi fa. Da allora purtroppo nulla è cambiato. Ho provato a uscire anche da solo come suggerito da Alexx23… sono andato qualche sera in bar diversi e ho preso birra e fetta di torta al bancone ma il mio vero problema non è farmi vedere dalla gente ma bensì relazionarmi con la gente.
Sono stato umiliato troppe volte e ormai non riesco a fidarmi più di nessuno
Salve a tutti, volevo parlarvi della mia attuale situazione.
Ho 21 anni, sono al secondo anno di università, frequento Matematica.
Partendo da principio, alle medie ero considerato uno dei più sociali in classe, piacevo a parecchie ragazze e tutto andava bene.
Capitolo liceo: i primi anni ho proseguito quasi sull’onda delle medie, sono stati soddisfacenti, se non fosse per l’ultimo, in parte rovinato da conflitti interni al gruppo con cui ero solito uscire. Ma non mi lamento in generale, sono soddisfatto del percorso fatto fino alla maturità, se non per qualche occasione sprecata di cui però ormai mi sono fatto una ragione.
Università: è tosta, è qui che ho cominciato a studiare veramente, al liceo come penso sappiate, la situazione è ben diversa. Di conseguenza il tempo libero è diminuito. Riesco comunque a praticare calcio, gioco da anni. E qui il primo problema: all’interno dello spogliatoio ho come subito un’involuzione, non riesco più ad essere spontaneo, sto finendo in disparte, nonostante i tentativi di aggiustare le cose, qualcosa sembra cambiato. E questo cambiamento penso sia assimilabile ad una maturità: sì perchè, nel passaggio dal liceo all’uni mi sono accorto di essere cambiato molto a livello mentale, quasi come se da un cervello di un comune 18enne fossi passato a quello di un 25enne. Tendo ad essere più responsabile, penso più allo studio e al mio futuro e sempre meno a ciò a cui dovrebbe pensare un 21enne spensierato, ritengo stupidi molti degli attengiamenti dei miei coetanei, finendo con il venire bollato come noioso e sfigato. Altra situazione scomoda è quella nel gruppo storico di amici del liceo: qui ormai sono l’unico che propone qualcosa, ma i membri del gruppo sembrano essersi allontanati e io sono stanco di fare da collante. Il problema è che il 90% delle uscite e viaggi degli ultimi anni li ho fatti con loro, e ora mi ritrovo spiazzato. Spesso il sabato sera devo inventarmi in extremis qualcosa e sempre più spesso non ci…