Buongiorno Signor Direttore e buongiorno a tutti i lettori.
Chi scrive è un padre di famiglia che a 60 anni,dopo aver fatto tanti sacrifici, si ritrova un fallito, grazie ad un destino a lui avverso. Dico fallito perché non ho più nulla, solo gli occhi per piangere. Molta gente alla mia età è già realizzata e magari è in pensione o prossima alla pensione. Io invece ho lavorato per 20 anni nel settore tessile (tintostamperia) fino al 2005 data in cui l’azienda per la quale lavorato ( Gruppo Benetton) in bel momento ha cessato l’attività lasciando 150 persone in mezzo alla strada. Da lì in poi tutto è finito mi è crollato il mondo addosso, mi sono ritrovato di punto in bianco a 43 anni senza un lavoro, con una famiglia da mantenere e con un mutuo trentennale stipulato nel 2003. Nel 2007 ho trovato lavoro nel settore gomma plastica ma sfortunatamente nel 2010 a causa di un problema di salute l’ho perso. La cosa è talmente peggiorata tanto che non avendo più un lavoro abbiamo fatto fuori i risparmi di una vita e venduto tutto l’oro che avevamo, tutti i ricordi più cari e alla fine anche le fedi nuziali. Non potendo più pagare il mutuo e le spese condominiali, nel 2016 la nostra casa è stata venduta all’asta per una misera somma. Ne abbiamo passate tante e tante sono state le lacrime versate, in poche parole ci siamo ridotti all’ elemosina. Oltre alla casa abbiamo perso anche tutti i nostri mobili, acquistati a rate quando ci siamo sposati. Grazie all’ intervento dei giornali e della TV il comune di Busto Arsizio (VA) ha trovato una soluzione per la mia famiglia, altrimenti venivamo separati in una comunità, io e mio figlio in un posto e mia moglie e mia figlia in un altro posto. Per un hanno siamo stati ospiti di una housing sociale della parrocchia di San Giovanni gestita dal comune di Busto Arsizio. Quella è stata in un certo senso la salvezza dalla strada, in quel momento non ci importava dove ci mettevano, importante che eravamo tutti assieme. Dopo un anno ci hanno assegnato una casa popolare, siamo andati lì nel 2017 senza neanche un mobile, solo reti e materassi che ci hanno regalati una tavola da giardino e 4 sedie. In certo senso eravamo felici perché avevamo un tetto e senza più vincoli e regole da seguire. Poi piano grazie a dei benefattori, piano piano l’abbiamo arredata. Non nego che abbiamo ricevuto tanta solidarietà da persone estranee, dalla parrocchia di San Michele e dalla San Vincenzo e dall’associazione la Luna. Solo che nonostante gli aiuti ormai era troppo tardi, c’erano e ci sono tutt’ora tanti debiti che non potevano pagare e che tutt’oggi ci perseguitano.la cosa che adesso mi fa più male che ancora oggi le cose non sono cambiate perché poveri eravamo e poveri siamo rimasti, i problemi non sono finiti perché dal 2010 ho avuto pochi e brevi contratti di lavoro e poi nulla più. Poi dal 2014 al 2020 ho lavorato in nero in un autonoleggio per 5 euro all’ora e senza nessun diritto. No mi potevo permettere di ammalarmi altrimenti non venivo pagato, purtroppo non potevo neanche lamentarmi perché dovevo pagare, anche se allora era poco, la casa con le relative spese, per mangiare ci si arrangiava. A causa della pandemia ho perso pure questo lavoro, anche se mi sentivo sfruttato, però portavo qualcosa a casa. In quel periodo mi aiutava mio figlio che lavorava a progetto e intanto ho fatto la domanda per il reddito di cittadinanza che ci ha permesso di poter sopravvivere. Poi figlio è andato a convivere e siamo rimasti io mia moglie e mia figlia che ancora studiava. Abbiamo vissuto sempre di stenti non ci potevamo permettere nulla, vivevamo sempre e tutt’ora viviamo nella povertà perché siamo ancora arretrati con l’affitto e con le spese condominiali. Prima mi aiutavo con il reddito di cittadinanza ma da gennaio 2014 non abbiamo neanche più quello. Abbiamo fatto la domanda per il reddito di inclusione ma ci è stata respinta perché mia figlia adesso lavora come apprendista a part time e supera i 6000 euro. Ho 60 anni mia moglie 62 con problemi di salute come si fa ad andare avanti senza nessun reddito. Mi vergogno a dirlo ma chi ci mantiene a tutti gli effetti è mia figlia di 26 anni che a causa nostra non può neanche farsi un futuro. Non è giusto che una ragazza deve farsi carico di tutto, anche lei ha i suoi debiti e le sue esigenze. Io e mia moglie piangiamo di nascosto a mia figlia perché abbiamo paura che va di nuovo in depressione, perché dal 2016, a causa dei nostri problemi soffre di stati d’ansia e depressione e ancora adesso e’ in cura al CPS di Busto Arsizio.
Abbiamo paura di perdere ancora la nostra casa e di finire in mezzo alla strada, non vogliamo rivivere quell’incubo, adesso non ho più la forze per lottare, sono stanco mi sono arreso. Si dice che bisogna toccare il fondo per risalire ma per noi non è stato così, siamo incatenati al quel fondo maledetto. La vita è stata ingiusta con noi, non immaginavo di fare questa fine, a 60 anni come si dice in Sicilia, sono povero e pazzo.
Mi sono rivolto al centro per l’impiego ma mi hanno proposto di fare un corso di formazione, ma a 60 anni che corso devo fare, in questo momento servono i soldi per sopravvivere. Anche i servizi sociali mi hanno detto di fare un tirocinio di 180 euro per attivare un micro prestito di tre Mila euro per pagare i debiti della casa e delle spese condominiali, cioè debiti su debiti e poi come si fa ad andare avanti con le spese correnti? Maaaaaaa. Come gli ho detto spero in un lavoro con uno stipendio, ma alla mia età è difficile, non ho soldi neanche per prendere un autobus e da anni non ho neanche un’auto demolita nel 2013 perché non me la potevo più permettere. Qui a Busto Arsizio ci sono tante aziende alle quali ho mandato il mio CV spero che qualcuno mi chiami almeno per un colloquio.
In questi anni ho sempre cercato un lavoro ma non sono stato considerato,un po’ per l’età un po’ perché non possiedo un mezzo, tutto ciò è ingiusto, alla fine una persona si demoralizza e perde la speranza.
Perdonatemi se sono stato così lungo o se vi annoiato, ma questa è la triste storia e la realtà di chi perde il lavoro in un età avanzata.
F.G. di Busto Arsizio
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Categorie: - Me stesso
Sono storie come questa che fanno capire quanto sia necessario il reddito di cittadinanza. Il salario minimo. Più lavoro per tutti. Non è possibile che un uomo o donna in salute si metta ad elemosinare un lavoro. Stop all’immigrazione. Provo tanta rabbia a vivere in un paese così.
Sarebbe opportuno anche mettere qualche contenuto piuttosto che fare frasi-slogan, che non vogliono dire niente. Quando si pensa all’immigrazione si pensa sempre a quella di cui si sente tanto parlare, di persone, che scappano dal Nord-Africa, oppure che entrano attraverso i Balcani, e si pensa che siano solo quelli gli immigrati, e che debbano essere limitati nelle entrate nei vari Paesi in Europa, in primis, Italia, Spagna e Grecia, che hanno il dovere di prima accoglienza. Tuttavia si dovrebbe parlare anche dell’immigrazione domestica, dal Sud Italia al Nord Italia evidenti massa di persone si spostano per cercare condizioni di vita migliori, rispetto al Sud, che arranca sempre più, quindi risorse nel Mezzogiorno prima di tutto, risolvere la questione fortemente debitoria Italiana, perchè è inutile una qualsiasi pianificazione a lungo termine, se poi vi è un Debito Pubblico lievitato a 2855 miliardi, ed anche alzare gli stipendi più bassi.
Alla questione della lettera, c’è una terza via: Lei ha figli giovani, che si danno da fare, volenterosi, ed evidentemente con una storia di vita “da adulti precoci”, se hanno dei progetti, potreste riunirvi e decidere se aprire una vostra attività una volta per tutte, di modo di evitare di mettersi nelle mani di terzi, perchè altrimenti si soffrirà sempre questa angoscia perenne e perdurante. Essere indigenti non significa non avere talenti da non mettere a frutto, ci sono tanti modi per poterlo fare, Micro credito o agevolazioni per giovani imprenditrici, come vostra figlia, aiutatela a costruirsi un attività in proprio, così sarà più facile anche per voi, aiutarvi.
Mamma mia… Difficile non avere il magone dopo questo racconto.
Caro amico, innanzitutto ti faccio un abbraccio virtuale e ti faccio i miei migliori auguri affinchè tu possa uscire da questa situazione, poi vorrei comunque dirti una cosa, anzi, darti proprio un consiglio: rileggi bene la tua lettera. Rileggila. È piena di dolore, è vero, ma contengono l’animo di una persona che comunque non si vuole arrendere, che vuole farcela e che può dirsi orgogliosa di avere due figli in gamba, pronti a lottare e sacrificarsi per la famiglia. Dimmi, in quante famiglie, in quante realtà accade questo oggi giorno?
Tu pensa che vivi nel sud del varesotto, quella che un tempo era una delle zone più industrializzate d’Italia, ma che imprenditori corrotti e politici disonesti hanno devastato.
La politica, con le sue promesse, parole, proclami, sempre opposte ai fatti che produce e ai suoi reali interessi. Se facessero un decimo di quello che dicono, realtà come questa non ci sarebbero…
Il reddito di cittadinanza doveva servire proprio a evitare scenari come questo, a creare una migliore qualità del tessuto lavorativo, ma siamo in Italia, suvvia… Quei soldi sono finiti a gente che lo percepiva lavorando in nero, agli “amici degli amici”, a tutti tranne a quelli che a cui serviva. Lo hanno tolto perchè era un disincentivo al lavoro, la realtà è che da noi non ha senso a causa della nostra disonestà di fondo, anche se lo scopo per cui è stato pensato era dei più nobili.
La cosa che più mi fa male è che ci sono persone che davanti a storie come queste direbbero che bisognerebbe impegnarsi di più, magari a fronte dei loro redditi di dubbia moralità o grazie ai soldi del babbo.
È dura. Viviamo in un mondo terribilmente ingiusto, un mondo dove il merito non conta più niente.
Vivissimi auguri, davvero, di cuore.
Magirama,
vero “che ci sono persone che davanti a storie come queste direbbero che bisognerebbe impegnarsi di più, magari a fronte dei loro redditi di dubbia moralità o grazie ai soldi del babbo.” Oppure evadendo le tasse con società registrate all’estero, tasse che forse consentirebbero di dare maggior sostegno a chi ne ha bisogno.
Conosco una donna che, perso il lavoro, ha perso la casa, non potendo più pagare il mutuo. A 54 anni si è trovata a dover spendere i suoi pochi risparmi per un appartamentino in affitto e per pagare il trasloco.
Pur avendo parecchie diverse esperienze di lavoro in ambito commerciale, in 10 anni ha spedito più di 400 curriculum e ha trovato, pochi anni fa, un solo lavoro, part-time, in nero.
Non ha più potuto aver cura di molteplici seri problemi di salute ed è passata dal caffelatte del mattino al thè, meno costoso.
Ci sono aspetti di vita e del carattere su cui si può influire ma ce ne sono altri, indipendenti da noi, che si è purtroppo costretti a subire.
Rossana, hai ragione, realtà come queste in Italia stanno diventando una triste consuetudine, un gioco al ribasso sulla qualità del lavoro, della vita, della salute, di tutto. Molti italiani sono quasi ridotti alla fame, mentre la classe politica sta a discutere dove tagliare ancora per spartirsi la “torta”. Qualcuno sui social ci ironizza su, dice che siamo complici. Sarà… Io penso che se non si crea lavoro, non si crea benessere. Siamo governati da gente che oggi mangia il riso che ha. Se invece lo seminassimo, oggi non mangeremmo, ma potremmo farlo domani, il giorno dopo e il giorno dopo ancora…
Si sta creando un circolo vizioso molto pericoloso, più che altro la mia preoccupazione è che periodi di forte carestia e crisi, hanno spesso dato adito a periodi di oscurantismo governati da personaggi che nella storia non sono ricordati proprio con gioia.
Spero vivamente di sbagliarmi…
Ti conviene affittare un posto letto per studentesse a tua figlia e prendere il reddito di inclusione di 780 euro incluso contributo affitto oppure rivolgerti all’eures per trovare lavoro in Germania o Francia dove ci sono migliaia di posti vacanti . Auguri.