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Lettera pubblicata il 10 Settembre 2012. L'autore, Rory, ha condiviso solo questo testo sul nostro sito.
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Ciao. La tua lettera mi ha molto colpito. Qualche anno fa ho avuto una storia simile alla tua, grazie a Dio finita molto prima. Il tuo compagno ti sta sottoponendo ad un’ovvia e banale VIOLENZA PSICOLOGICA. I segni ci sono tutti, e siete in una fase anche avanzata. Il mio compagno faceva le stesse cose, ma una parte di me è sempre rimasta cosciente. Questo mi ha spinto a rivolgermi ad una psicologa, che in un anno mi ha liberato di quell’impiastro. Ti ripeto qualche dinamica: le cose non miglioreranno, ma andranno oltre, è matematico. Lui fa così perchè in realtà vive del tuo disagio, che lo rafforza. Non lo rassicurerai mai, perchè ti crea ansie proprio perchè avere il dominio di te è quello che fa sentire forte lui. Se continui così le cose non cambieranno: solo se cambi qualcosa tu allora cambierà la dinamica. Esempio: ti attacca il telefono in faccia? Non richiamare ASSOLUTAMENTE. Si sentirà spiazzato, non se lo aspetta, ti cercherà lui. Matematico. Ancora: questo ti sembra un atteggiamento amorevole? E’ chiaramente un’aggressione. Allora devi chiederti: che succede se perdo la sua approvazione? Te lo dico io: niente. Sopravvivi benissimo. Una bambina non può sopravvivere senza la mamma, una donna vive nel mondo, esce, sta tra le gente. Vive benissimo senza l’approvazione di UNA SOLA persona. Lui dice che lo tradisci? Anche il mio lui diceva così. Non era vero, ovviamente. Tu digli con calma che non è vero, e che se ci crede, bene, altrimenti sono problemi suoi. In ogni caso, cara amica di cui non so il nome, tu devi allontanarti da quest’uomo. Mi sembra strano che non ti abbia chiesto di fare un figlio. Il mio cercava volontariamente di mettermi incinta. Ho dovuto prendere la pillola di nascosto. Ripeto. La sua disapprovazione non ti uccide. Se ti allontani starai male per un po’, ma dopo ti sentirai libera. Inoltre credimi, in questi rapporti c’è solo un rapporto vittima-carnefice, non amore. Tu devi smettere di fare la vittima, e il carnefice si troverà spiazzato. Vedrai che se vi lasciate lui non soffrirà, ma cercherà subito un’altra con cui ricreare la stessa dinamica. Sono certa che anche con le sue ex attuava lo stesso meccanismo. 6 anni sono troppi. Se non ce la fai da sola fatti aiutare. Ma sei vittima di violenza psicologica. E’ una situazione seria, non la sottovalutare. Se vuoi, come l’altra lettrice posso raccontarti nel dettaglio la mia storia. Ti prego di considerare seriamente l’ipotesi di chiedere aiuto ad un esperto/a. Per prima cosa chiedi aiuto ai tuoi genitori. Ti sono vicina. Francesca
Cara Francesca, grazie per il tuo intervento. L’ho apprezzato tantissimo, sopratutto perchè sei una delle poche ad aver centrato in pieno il problema. Se non ti dispiacerebbe mi farebbe piacere se raccontassi nel dettaglio la tua esperienza, più che altro perchè credo possa essermi utile in questo momento in cui mi sento un velo negli occhi che mi impedisce di vedere le cose con chiarezza.
Ringrazio anche Roberta, Gaia e Luna… scusate se vi rispondo tardi, ma vi ho lette tutte ed è stato molto utile conoscere le vostre storie! Grazie 🙂
Cara Rory, se vuoi possiamo scambiarci un indirizzo mail, così ti spiego meglio in privato. Vorrei però evitare di scrivere qui il mio. Come facciamo?
FRANCESCA, ovviamente fai quello che ti senti!!! Ma se hai voglia e non ti crea disagio raccontare di piu’ qui “in chiaro” penso possa essere molto molto utile. Vero e’ che purtroppo non tutte le persone coinvolte in queste dinamiche digitano su google “violenza psicologica” ma spesso ancora “amore tormentato” et similia. Il dubbio che sia violenza psicologica (anche se disorienta o persino spaventa) e’ gia’ un passo importante per uscire da una rete. Non sempre chi agisce queste dinamiche, cmq, qdo viene lasciato si rivolge altrove. Cosa quella che ferisce e disorienta ma al contempo apre anche gli occhi. A volte non ci sta, torna alla carica in un mix di vittimismo/controllo, colpevolizzazione/promesse mirabolanti. Se chi agisce queste dinamiche non si cura pero’ e realmente non cambiera’ mai. E quasi mai chi le agisce si cura perche’ il suo narcisismo proietta ogni lacuna e responsabilita’ all’esterno e perche’ ha bisogno di quelle dinamiche di controllo. E’ vero poi purtroppo che si nutre dell’ansia che genera e che si tramuta in dipendenza. Anche laddove vi fosse amore, ma una persona vessata; vilipesa, squalificata di continuo inizia a dubitare di se anche perche le sue energie si abbassano sempre piu’. E perche” messaggi discordanti incasinano la testa. Inoltre il narcisista perverso detesta le tue qualita’ e i tuoi “successi”, sociali ecc che siano. E’ incapace di provare stima mentre dice che non la meriti. Si sente derubato e messo alla berlina e in pericolo da cio” che ti riesce o ti fa star bene. Non sa condividere realmente. Dev’essere il tuo solo !nutrimento” ma con un lucchetto sulla… Dispensa e di cui lui solo ha le chiavi. Non sara’ mai contento di una tua qualsivoglia indipendenza
Beh, se volete posso raccontare anche qui, ma in realtà non è una storia molto originale. Lui era bello e gentile (all’inizio), e il primo mese è stato tutto molto piacevole. Fin da subito ha cominciato a fare regali: fiori, cene, etc. Lui era un professionista stimato nel suo ambiente, ma a 40 anni viveva ancora con la famiglia, e aveva l’abitudine di frequentare donne più giovani e di un livello culturale e sociale abbastanza limitato. Con me è stato diverso, perchè io faccio ricerca, e all’epoca stavo facendo un dottorato. Gradualmente ha cominciato a manifestare una gelosia morbosa, alla quale io non ho fatto caso, perchè il mio ex ancora a volte mi chiamava, cosa che io non gli ho mai nascosto. Era comprensibile che gli desse fastidio, ma comunque la cosa era sporadica, e vi ho messo fine quando il nostro rapporto è diventato più serio. Non era colpa mia se la storia precedente era stata densa, e nemmeno che l’altro non accettasse il distacco, ma lui ha montato su questo un caso che ha portato avanti per 2 anni e mezzo. A brandelli e spezzoni mi sono resa pian piano conto che le sue storie precedenti erano tutte finite per questa malsana gelosia, per l’incubo di essere tradito (lui che aveva schiere di donne adoranti ai suoi piedi). In realtà era la persona più insicura che abbia mai conosciuto. Quando eravamo insieme davvero era fastidioso: lo guardavano tutte, ed è capitato più volte che ci provassero anche mentre ero distratta. Lui ci godeva da matti, e non faceva altro che sottolineare che non stava con me per la bellezza, che passa, ma perchè ero intelligente (ergo: sei un cesso, ma ti amo lo stesso, e devi sentirti fortunata per questo). Premetto che non sono affatto brutta, anzi, e che non ho mai avuto problemi con l’altro sesso. Sono sempre stata sicura di me nelle relazioni e sul lavoro, e forse questo mi ha salvato. Perchè se ho cominciato a dubitare del mio aspetto fisico, del mio valore professionale MAI. Questo lo faceva impazzire. Cominciò a dire che mi vestivo come una puttana (lavoro in cantiere, sono la persona più sportiva del mondo, porto solo jeans, non mi trucco quasi mai…). Bastava una camicia col primo bottone aperto per farlo sbroccare. Mi mortificava continuamente dicendo che io credevo di essere così geniale, ma in realtà come me ce n’erano mille, ha fatto di tutto per trovarmi un altro lavoro che non mettesse in evidenza le mie capacità, ha cominciato a monopolizzare gradualmente le mie amicizie (del tutto innocue), le mie telefonate, etc. Mi faceva scenate terribili, mi piantava per strada, mi attaccava il telefono in faccia, poi io lo pregavo di tornare, lui si faceva pregare, tornava, e dopo una settimana eravamo punto e a capo. Ero arrivata a non dire più quello che pensavo, a non prendere più impegni di lavoro fuori città (assurdo per quello che faccio, ma c’era il veto assoluto di dormire fuori). Una volta mi lasciò perchè ero andata a lavoro in macchina con il mio direttore di cantiere, uomo assolutamente
garbatissimo, e anziano. Insomma, un incubo. Ho perso 10 kg, avevo un costante peso sul petto, non rendevo più e la mia carriera in quel periodo si è fermata, non ho chiamato al telefono il mio migliore amico per 6 mesi. Come ho detto, cercava di mettermi incinta volutamente. Non voleva che usassi anticoncezionali, si fissò che dovevo andare dalla ginecologa della sorella, che io non conoscevo, solo perchè era donna. Devo dire che io ho sempre fatto, pur stando malissimo, una sorda resistenza passiva. Gli ho detto che non avrei cambiato lavoro (unico guizzo di carattere), sono andata dal mio ginecologo, e ho cominciato a prendere la pillola di nascosto. Pensate che ero così terrorizzata da una gravidanza che mi avrebbe legato per sempre, che non ho neanche seguito il periodo di sospensione prescritto, cosa che mi ha causato in seguito emicranie paurose e macchie alla pelle che ho mandato via con grande difficoltà. Quando organizzavamo le vacanze (lui non voleva mai fare niente, non aveva mai viaggiato e non voleva spostarsi, concepiva solo la casa al mare dei genitori, con papà, mamma, sorelle e cani, che va benissimo, ma non facevamo mai nulla da soli) era capace di dirmi il giorno della partenza che non aveva rinnovato il passaporto, o che l’impianto di irrigazione sul balcone andava riparato (il 15 agosto…), e non poteva muoversi. Dopo il primo mese non siamo usciti più. Lui non aveva amici. Si stava sempre a casa (dei suoi genitori). Insomma, era un problema anche avere un po’ di intimità, perchè non ci si spostava mai. Mi ha impedito di andare in piscina perchè era uno sport “scandaloso”. Si era fissato che dovevamo andare a vivere insieme, fissava appuntamenti per vedere case ai quali andavo da sola. Lo so che sorge spontanea una domanda: perchè non l’hai lasciato? Beh, se fosse così facile non sarebbe violenza psicologica, non si creerebbero relazioni vittima/carnefice, e il suo precedente rapporto non sarebbe durato 13 anni! Poi ho cominciato ad avere crisi di pianto incontrollato, che forse col senno di poi erano crisi di panico. Una volta avevo appuntamento con lui per strada, sono arrivata 15 min prima, e ho cominciato a singhiozzare senza motivo, ma veramente forte, tanto che la gente si è spaventata, mi hanno fatto bere, sedere, etc. Allora ho capito che avevo bisogno di un aiuto esterno. Ho chiesto aiuto alla mia famiglia. Abbiamo trovato una psicologa molto brava, che ovviamente lui non voleva io vedessi. Io ci sono andata lo stesso. Ci è voluto un anno. Alla fine ho capito che nel mio caso lui aveva innescato una dinamica che io ho vissuto da piccola, e che non ero in grado di gestire da adulta. Mi comportavo insomma come una bambina maltrattata dalla madre, che non può staccarsi da lei perchè ne ha bisogno per vivere (come è appunto per i bambini). Ovviamente mia madre non era consapevole di agire in maniera sbagliata. Erano cose piccole, che però in me avevano creato delle insicurezze e delle voragini che solo quest’uomo ha
evidenziato. Si sono incastrate come due ruote dentate le mie insicurezze e la sua sensazione di inadeguatezza: per stare bene lui aveva bisogno che stessi male io. La terapia è stata molto difficile, perchè in realtà io non stavo male per lui, ma per il rapporto con mia madre. Lui era una scusa. Quindi ho dovuto affrontare quello. Ho cominciato piano piano a staccarmi, a cercare di vederlo meno. Alla fine ho ridotto a una sola volta a settimana. E devo dire che ero arrivata al punto di odiarlo. Però non riuscivo a liberarmene. Ho accettato un lavoro fuori, gliel’ho detto, e ho visto la crisi di pianto più assurda che si possa immaginare. Strillava, piangeva, si buttava a terra pregandomi di non lasciarlo. Ho dovuto chiamare la madre perchè lo portasse a casa dallo studio. Sono partita, ma non ce l’ho fatta, e sono tornata dopo una settimana. Altro fallimento, altra pecca da rimproverarmi, le cose sono peggiorate. Dovevo farmi perdonare anche questo. Alla fine lui mi ha fatto l’ennesima scenata assurda. Io sono andata da lui come al solito a pregarlo, e lui non ha voluto vedermi. Lo stesso il giorno dopo. Io ho aspettato fuori al suo studio in piedi per due ore, per strada. Lui lo sapeva che ero lì. Ad un certo punto ho visualizzato, come mi diceva di fare la dottoressa, la scena di me adulta che prendevo per mano me bambina che piangeva, aspettando una consolazione e un conforto che non arrivavano. Mi sono mentalmente abbracciata alla me piccola per consolarmi, ho girato le spalle e me ne sono andata. Non l’ho più chiamato. Ha telefonato lui dopo 4 giorni (cosa mai accaduta!!!!!!) con la coda tra le gambe. Con calma gli ho detto che se non aveva funzionato in 2 anni e mezzo, se non ero riuscita a farlo fidare di me in questo tempo, non ci sarei mai riuscita. Quindi non volevo continuare. E’ finita così. Io sono libera. Lui ancora con i suoi mostri interiori. Lui ancora a casa con mammina a 47 anni, a uscire con le ragazzine e a regalare peluches. Devo comunque dire che la terapia non è risolutiva. Aiuta a visualizzare il problema. Ora io sto molto più attenta, ma mi rendo conto che a volte tendo a ricadere negli stessi meccanismi. Però so quali sono, mi so difendere meglio, e soprattutto con la testa resto sempre un po’ fuori dalla coppia, legata al mio benessere, perchè mai più deve succedere una cosa simile. Nessuno ha il diritto di toccare la nostra autostima. I rapporti devono aiutare a stare meglio, non peggio.
Le dinamiche che si erano create era quelle che ho detto nella prima lettera. Ripeto, l’amore non c’entra niente, è solo un equilibrio di potere. Questi uomini non amano, devono farsi aiutare, ma questo lede la loro già scarsa sicurezza. Vanno seminati al più presto, perchè ripeto, la situazione non migliora. Se uno dei due (la donna) si cura, allora ne esce e si salva. Scordatevi di risolvere voi la situazione, non è possibile.
Poi ho scoperto che il mio caso era molto comune. Lui era stato ridicolizzato da bambino dal padre, che lo metteva a disagio davanti a tutti dicendo che era un buono a nulla, etc. Era tutto un copione: farmi sentire brutta (quindi dipendente dalle sue generose attenzioni), farmi sentire stupida (quindi non migliore di lui), isolarmi (per tenermi sotto controllo), disperarsi quando mi stava perdendo per farmi restare. In realtà lui davvero aveva paura che lo lasciassi, e stava male, ma non perchè mi amava. Perchè aveva bisogno di me che ero il suo equilibratore. Ma ripeto, alla donna psicologicamente maltrattata non deve importare perchè l’altra persona la maltratta, ma solo che lo fa, e basta. Come ho detto, quando un rapporto finisce questi uomini trovano presto altre donne con cui ricostruiscono il gioco. In realtà sono da compatire, perchè hanno scarse probabilità di arrivare alla consapevolezza che hanno bisogno di aiuto. Pensate che il mio lui cercò di fare una seduta di terapia dopo mia forte insistenza. Venne da me, e mi disse che la psicologa gli aveva detto che i suoi comportamenti erano normali, che non capiva qual era il MIO problema, e pare che si fosse addirittura lanciata in un acchiappo lì nella saletta della seduta! All’epoca la cosa mi turbò molto. Ora la trovo solo tristemente divertente… Scusate se mi sono dilungata, per questo non volevo occupare spazio sulla vostra pagina. Rory, fatti aiutare. Non sprecare altro tempo, l’amore è un’altra cosa, e comunque, non si sta meglio da soli che così male? La sensazione di mancanza lacerante di lui la conosco molto bene. Non ti manca lui, ti manca la dinamica che avete creato. Rompi la dinamica, cerca di capire da cosa deriva questa necessità di metterla in piedi, e non ti mancherà neanche più lui. Un abbraccio
Ciao Fancesca, vorrei scriverti due righe anche io, se posso.
Ovviamente di testimonianze come la tua ne ho lette parecchie, ma mi chiedo: perchè con tanti bravi ragazzi, gentili e divertenti che ci sono in giro, andate spesso ad imbarcavi in queste relazioni malsane?
Magari non saranno bellissimi, nè ricchissimi, però penso ci possa essere anche altro nella vita.
Possibile che basti essere bello o con un’ottima posizione sociale per avere schiere di donne (come tu stessa le hai definite) ai piedi?
Mi sembra un grosso limite. Per carità, anche noi uomini perdiamo la testa dietro alla bellona, però da uomo è un pò avvilente sentire tutta questa banalità da parte femminile.
Poi scrivi: “Quando eravamo insieme davvero era fastidioso: lo guardavano tutte, ed è capitato più volte che ci provassero anche mentre ero distratta” O mamma mia, ma può essere mai? Io sono una persona normale, ma ho amici davvero belli, scolpiti, e non vengono violentanti passando per la strada. Tu la metti come se magari trovandovi in un bar, tu andassi in bagno un attimo e lui venisse subito rimorchiato..mi sembra un pò eccessivo.
Possibile che tu l’abbia un pò idealizzato?
Francesca, utile testimonianza. Non ti sei dilungata. Vero: la cosa primaria e’ capire che fa male, prima del perche’. Cio’ che hai scritto su di lui molto corteggiato mi pareva piu’ per dire che in teoria non sarebbe dovuto essere cosi insicuro di se’ almeno da certi punti di vista, non fosse altro per i suoi riscontri “sociali” che avrebbe potuto leggere come una conferma ma, al di la’ dei luoghi comuni (i narcisisti perversi ecc non sono necessariamente belli o brutti, ricchi o poveri, avvocati o manovali, piu’ o meno colti, non necessariamente si presentano