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Lettera pubblicata il 19 Febbraio 2008. L'autore ha condiviso 6 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore mik69.
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In questo mondo che viviamo non si esce da questo male chiamato depressione ne con medicine ne con la solidarietà di altri che peraltro è assai rara da trovare.Non si esce con medicine varie che hanno una funzione temporanea.Bisogna secondo la mia esperienza personale di chi il fondo lo ha toccato in più di un occasione,individuare la causa e affrontare il problema anche a costo di sembrare degli idioti agli occhi di chi non sa..Poi bisogna darsi degli obiettivi veri e concreti anche assurdi se volete,ma che siano per se stessi,esclusivamente per se stessi.Non sarà per nulla facile e richiederà una forte forza di volontà,ma se non si esce da soli dal tunnel si va poco lontano.Parlo per esperienza personale.
Cara Silvana, posso permettermi di esortarti ad essere più prudente nel “consigliare” percorsi terapeutici che si potrebbero rivelare inopportuni se non dannasi? Mi sembra che qui, su questo sito, alle volte si parli di farmaci, di psicofarmaci, con una tale leggerezza e con un tale semplicismo che lasciano davvero perplessi e sgomenti, ancor più chi, come me, essendo del mestiere, ha ben presente la quasi totale inefficacia ( e su quel residuo di “efficacia” si potrebbe aprire un discorso ad hoc…) di queste sostanze, ad azione sintomatica, ma che certo nulla possono sulle vere ragioni di ogni star male. Concordo poi con Claudio nel fare le ancor più giuste e opportune distinzioni: ormai si parla con troppa facilità di depressione, che è una condizione di malessere profondo e invalidante, e chi ne soffre non ne ha consapevolezza, e quindi non viene a dichiararsi tale su un sito internet!
C’è da dire poi, che nelle forme depressive di origine prettamente psicologica, ad esempio la tristezza che nasce dalla perdita di una persona cara o dall’esistenza di conflitti di ogni genere, i farmaci antidepressivi non servono, e sono anzi dannosi, per ragioni che potremmo anche aprofondire se lo volete. Oggi si tende a immergere in un calderone unico depressioni di ogni genere; si parla di un 18-20% della popolazione che almeno una volta nella vita attraversa esperienze di questo tipo, ma nella loro stragrande maggioranza le depressioni non hanno fondamenti biologici: quelle che hanno cause fisiche non superano lo 0,3-0,4% di una popolazione. Gli antidepressivi modificano un nucleo estremamente circoscritto di patologie, e non possiamo estendere il discorso, è davvero molto pericoloso farlo!
Non c’è fine alla tentazione di estendere gli antidepressivi a ogni forma di vita che non sia quella della gaiezza e dell’euforia, le sole emozioni che sono ormai tollerate nella vita di ogni giorno.
Nella mia pure breve e iniziale esperienza di psichiatra, sto constatando, che c’è un enorme bisogno di dialogo e di ascolto, e non di medicine inutili e dannose…! E questo vale per le psicosi come per le nevrosi depressive! Della larga diffusione e del sempre più marcato consumo di psicofarmaci (e spesso la degenza in Spdc è l’esordio di queste assunzioni…) quelli che davvero ne guadagnano, e ne ricavano utilità, sono gli squali rappresentanti delle più agguerrite e avide case farmaceutiche!
Case farmaceutiche che nemmeno si curano di rendere noti gli effetti collaterali di alcuni principi attivi di queste sostanze psicoattive a carico di tutto il resto dell’organismo umano. C’è un farmaco ad esempio (di cui non faccio il nome, ovvio…), un neurolettico, cioè un antipsicotico oggi molto usato nei reparti di psichiatria come pure nei centri territoriali, per la “terapia” delle sindromi psicotiche non solo schizofreniche, ma anche del bipolare come pure del disturbo borderline di personalità (che non è psicosi), che è stato dimostrato, da studi scientifici, essere causa di diabete indotto, alterando i cicli metabolici degli zuccheri e la funzionalità pancreatica. Quindi, davvero, facciamo attenzione a parlare con tale leggerezza, anche per le difficoltà prettamente psicologiche, evitando altresì di far passare il messaggio, magari in modo inconsapevole tra l’altro, che certe difficoltà del vivere, o certi comportamenti dissonanti dal comune modo di essere al mondo (vedasi le psicosi) ad altro non possano essere riconducibili e riducibili che ad alterazioni di meri processi biochimici encefalici. Sarebbe un messaggio sbagliato e dannoso innanzitutto, e oltremodo si riduce l’uomo e la sua sofferenza a un mero ammasso di cellule che non si relazionano bene ( e dico questo senza voler fare della filosofia d’accatto…sono un medico e uno psichiatra, non sono un filosofo, e proprio perchè ho consapevolezza del mio ruolo e del mio compito, parlo e esprimo questi concetti…). Oggi si specula molto su questi aspetti arrivando a sostenere che il pensiero nasce dall’attivarsi dei neuroni, compiendo un salto molto problematico, perché tra il piano biologico e quello psichico esiste un abisso. I concetti che oggi le neuroscienze propongono sono gli stessi che venivano sbandierati già dalla psichiatria ottocentesca di matrice positivista. Basandosi sull’osservazione del fatto che una lesione cerebrale si può accompagnare a deficit della memoria oppure a disturbi della coscienza, essa iniziò a identificare malattie psichiche e malattie cerebrali, cose ben diverse l’una dall’altra!
Quindi davvero, la mia è un’umile esortazione, ma molto sentita!
Senza polemica,
Alessandro
Se non muoio prima Il mese prossimo avrò 68 anni. Tante esperienze piacevoli e non … ma si deve continuare a vivere ed il supporto dei soli medicinali a lungo andare finisce solo per danneggiarci. Sto seguendo un ciclo di 4 conferenze: Cibo e Salute, Psicologia del benessere, Vincere la solitudine, Memoria: conoscerla per non dimenticare … per un totale di sedici incontri. Siamo quasi alla fine e quello che io sintetizzerei è in pratica questo: raggiungere il Benessere.
La parola “Benessere” non è solo benessere finanziario, ma benessere psicologico e benessere fisico.
Dobbiamo conoscere ciò che mangiamo perché il nostro corpo è un laboratorio chimico eccezionale e dobbiamo renderci conto di quelle che sono le ripercussioni delle nostre abitudini alimentari. Una giusta alimentazione, nelle giuste quantità, nei giusti tempi, completata da un’adeguata motricità per tenere in forma i nostri muscoli ed i nostri organi, significa benessere fisico. Vado in piscina quattro mattine la settimana , due volte a perfezionamento di nuovo e due volte ad acquagym … è un impegno non indifferente alla mia età ma mi sento molto meglio perché il mio fisico si sente meglio.
Dobbiamo nutrire i nostri muscoli? Il cervello è un muscolo! Va nutrito con il cibo ma anche tenendolo in allenamento perché è proprio lui il computer che gestisce le nostre emozioni, di tutti i tipi.
Dobbiamo riuscire a pensare positivo, cercando di valorizzare quello che abbiamo e non dando per scontato tutto quello che abbiamo già raggiunto. Noi scegliamo come sarà la nostra giornata! Se io mi sveglio la mattina e penso che da 20 anni mi occupo di mio marito che ha la sclerosi multipla, che non si muove, che necessita di catetere, di svuotamento intestinale, di morfina per i dolori del trigemino e che sono solo io che dovrò occuparmene per sempre; se si aggiungano i problemi legati ai figli ed ai nipoti; se ho qualche acciacco dovuto ai vent’anni che non ci sono più e devo ugualmente adempiere a tutta una serie di cose, beh! non avrei molto da rallegrarmi! Ma cosa mi alzo a fare? … invece quando mi sveglio devo AZZERARE tutto. Cominciare a elencare tutto quello che ho, tutto quello che funziona, rivalutando al massimo la situazione, nel senso che mi dico: mio marito è ammalato ma è ancora qui, posso parlare con lui, posso farlo sentire amato … ed ecco che la sua malattia diventa una situazione “positiva”.
… continua
… seguito
E devo continuare nell’elenco delle mie positività: ho due figli … quante persone farebbero carte false per averli, ho una casa … quante persone sono sfrattate e non sanno come pagare l’affitto … e così via, cercando anche le cose più piccole in modo da avere tante cose per cui sentirmi serena. Penso a quante cose nella mia vita avrebbero potuto essere peggiori di quello che sono! Ecco il benessere psicologico.
Ovviamente se vedo come scopo della mia vita situazioni che non si possono adattare a me … la gioventù, viaggiare con mio marito, poter decidere del mio tempo etc. … sarò una eterna infelice
Cerco invece di mangiare le cose giuste, cerco di fare un po di movimento, mi sforzo di pensare positivo e di sentirmi utile e non frustrata … anche questo è un modo di fare qualcosa per se stessi.
E allora chi me lo dice come uscire dal tunnel,Ha ragione vento libero nell’affermare che le medicine aiutano solo in una minima percentuale.La depressione viene da te:per me prima non esisteva.Adesso fatico ad alzarmi a trovare un senso alla vita.Ad avvicinarmi agli altri.non mi riconosco.mi sembra un riposo morire cosi’non devo piu’ pensare.Ho una casa.non piu’ un compagno.fratelli e sorelle che sento lontani cosi’ come pure gli amici.Che fare?non ditemi di fare palestra o latino americano.Avevo tutt’altri interessi.Ditemi innanzi tutto che cosa bere che mi rafforzi il fisico,che mi aiuti a non pensare alla morte,che mi riporti alla vita.lo sò che sono egoista che c’è gente che non ha nulla ma si sente bene.farei subito cambio.Allora se qualcuno lo sà,l’ha provato mi dica come togliermi da questo fango.grazie.Sono alla frutta ma come leggo le pillole della felicità non esistono.concordo con claudio con i gruppi di auto aiuto.Allora come hai fatto?Anche con Frank che dice se ne debba uscire da soli.Ma quando tutto è noia e privo di significato come dargli un senso.Ad entrambi chiedo come abbiano potuto fare.Nuccia che è una grande ci è riuscita.
Bianca tu sei abbastanza fortunata che hai un compagno e dei familiari aiutati appoggiandoti a loro, se hai chi ti ama è una delle migliori medicine, poi se vuoi un aiuto naturale cerca in erboristeria la griffonia in opercoli, ti aiuterà a me è servita e servirebbe ma essendo in difficoltà economiche ho dovuto tirare la cinta, per i gruppi di auto aiuto non so dirti anche lì non ho potuto provare penchè pensavo fossero gratuiti ed invece sono a pagamento e per le ragioni di cui sopra ho dovuto rinunciare, che altro dirti attenzione agli psicofarmaci ho avuto una bruttissima esperienza con il Prozac come l’ho sospeso ho avuto una tremenda emoragia intestinale che credevo di morire!!! Comunque ripeto l’amore di chi ti è vicino sarà la migliore delle medicine…io non sono così fortunato…un abbraccio
Quando sento dire: “poverino è morto!” non posso fare a meno di pensare: “ha risolto i suoi problemi, ha finito di tribolare!” … vivere è difficile, molto difficile … e non ci sono corsi o scuole che ci possano insegnare a vivere … anche perché ogni persona è meravigliosamente diversa dalle altre.
La vita NON dovrebbe essere considerata come un percorso da fare nel modo più gioioso e meno faticoso possibile ma come … un’opportunità. Ad ognuno di noi si prospettano un certo numero si porte tra le quali scegliere … e non mi riferisco al successo, alla bellezza, alla salute, al benessere materiale … queste sono tutte cose che vanno e vengono indipendentemente da noi e sulle quali non si può fare troppo conto.
Ogni minuto della nostra vita è prezioso, preziosissimo, quindi dobbiamo averne molta cura perché quando sarà passato non tornerà più … hai scritto: “che mi aiuti a non pensare alla morte” … credo che sia successo a molti, in particolari situazioni, di pensare alla morte come soluzione ai propri problemi … quando qualcuno diceva “che coraggio ha avuto ad uccidersi” io pensavo invece che è a vivere che ci vuole coraggio, non a morire! Togliersi la vita è un attimo, come un lampo nel cielo sereno ma è la vita ci chiede sacrificio, è la vita che ogni giorno ci mette davanti a qualche problema, è la vita che ci fa soffrire … ed è sempre la vita che ci da la possibilità di amare, di odiare, di sperare.
“C’è gente che non ha nulla ma si sente bene. farei subito cambio” … facendo il cambio si deve però cambiare anche il proprio modo di proporsi alla vita perché quelle persone che “si sentono bene” hanno sicuramente un modo diverso di affrontare, ACCETTARE, la vita e tutto quello che comporta.
Una persona a me molto vicina, è rimasta vedova a 41 anni con tre bambini di 8, 9, 12 anni. Molto credente, non si lasciato abbattere dal dolore ma si è rimboccato le maniche perché doveva farlo per i suoi figli … ora sono grandi tutti e tre, laureati ed indipendenti … ed lui è “solo” perché giustamente loro hanno una vita da percorrere. Si è così creato tutta una serie di interessi come collaborare con le Missioni, con l’Oratorio, con le associazioni dei pensionati, viaggiando, ristrutturando la casa di sua madre … NON HA TEMPO per sentirsi solo ed abbattuto! Sicuramente qualche volta, magari quando la salute tentenna un po, gli succederà di sentirsi solo e magari anche un po depresso ma deve riprendersi in fretta perché non ha tempo da dedicare alla tristezza ed a
… tristezza ed alla noia.
Tenersi occupati in attività NON banali, aiutare chi ha bisogno così da sentirsi utili e scacciare la noia che ci impedisce di pensare … rivolgere i nostri pensieri altrove, così da non essere più passivi ma diventare attivi, costruttivi per gli altri … sarà una grande gratificazione!
“Ma quando tutto è noia e privo di significato come dargli un senso” … noia, NOIA, NOIA, NOIA!!!
Forse la soluzione l’hai trovata da sola … scaccia la noia, occupandoti di cose UTILI per altri che stanno sicuramente peggio di te, renditi utile per gli altri e riuscirai a fare del bene anche a te stessa e non penserai più al “dolce riposo” quando ci saranno persone che contano su di te.
“Avevo tutt’altri interessi” … penso sia ora di cambiare questi interessi che a quanto pare non ti hanno portata molto lontano.
Sono d’accordo con quanto affermato da Claudio, il male della nostra società è quello che si riempie la bocca del termine “valori”, solidarietà, ma poi se non hai possibilità economiche nessuno Ti considera, parenti per primi.
Ovvio se la solitudine si trasforma in ansia o depressione allora occorre ricorrere al Medico, ma penso che una Società piu’ concreta aiuterebbe molto, anche perchè, tolto casi “patologici” anche una cura farmacologica non puo’ cambiare il mondo che Ti circonda.