Caro Direttore, come nel tempo la lingua si trasforma , così il significato di alcune frasi sembrano assumere nuove connotazioni come “Vietato calpestare le aiuole”, in passato usata per rispettare il poco verde rimasto in città dopo il boom edilizio. Ora non si incontra quasi più questa frase, ma viene rievocata e ricordata spontaneamente non più come divieto ma come consapevolezza. Non mi riferisco allo straordinario autocontrollo dei cittadini, ma bensì al memorizzato rischio di calpestare qualcosa lasciata nascosta tra il verde delle aiuole, dei bordi dei camminamenti e dei prati pubblici e degli argini . Parlo del risultato della “distrazione “ dei proprietari o accompagnatori degli animali, quelli dei cani in particolare, che non li accudiscono raccogliendo le loro deiezioni ma abbandonandole al suolo; forse perché pensano che siano invisibili e utili per concimare il verde e così risparmiano di raccoglierle e gettarle nel cestino dei rifiuti (se lo trovano). Fosse solo un accompagnatore con il cane ad avere questo pensiero sarebbe irrilevante, ma accompagnatori di cani presenti in città e in periferia sono diverse decine di migliaia e vediamo il risultato di questo “pensiero” sempre più diffuso, nonostante la legge obblighi la raccolta delle deiezioni. Tecnicamente si chiama fecalizzazione del suolo pubblico, che tra l’altro costituisce un pericolo di tipo igienico-sanitario, e chiunque può osservarla ( o se è proprio sfortunato toccarla con “mano” o scarpa) oltre a capire che è in costante aumento. Ci sono vie che hanno aiuole letteralmente seminate di queste deiezioni che permettono, addirittura, di riconoscere tutte le taglie degli animali che le frequentano. Le autorità competenti non avrebbero né il tempo né l’efficacia per far rispettare la raccolta poiché dispongono di limitate risorse dedicate e spesso viste anche con ostilità. Tutte queste distrazioni, inoltre, potrebbero trasformare la tolleranza nelle persone che non amano i cani in rifiuto e dispiacerebbe ancora di più. Cosa si potrebbe fare per riportare all’originale significato il “vietato calpestare le aiuole”? Un’idea ci potrebbe essere e sarebbe quella di rivolgere alle varie associazioni animaliste l’appello di intervenire attivamente con i loro volontari ben riconoscibili per raccoglierle, per diffondere il modo corretto di accudire gli animali con l’esempio e restituire così il decoro al verde pubblico che in qualche caso manterrà il divieto di calpestare le aiuole come ai vecchi tempi .
Cosa ne pensa?
Maurizio Crema
(non il giornalista)
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Categorie: - Riflessioni
Mai visti volontari andare a raccogliere deiezioni. Forse sarebbe utile mandarci quelli che prendono il reddito di cittadinanza, almeno son pagati per qualcosa di utile.