Provo tanta amarezza e vergogna per le fake news che circolano in questi drammatici tempi di coronavirus
Gentile direttore,
Si sa , “l’erba cattiva non muore mai”:anzi in tempi di crisi prospera .In questi giorni dolorosi e drammatici, che il mondo intero sta vivendo con il fiato sospeso per la triste e nota vicenda del Coronavirus, circolano sempre più insistentemente in Rete, sui social network o sui media nazionali le fake news(notizie false): articoli con informazioni inventate, ingannevoli o distorte, resi pubblici con il deliberato intento di disinformare o di creare scandalo attraverso i mezzi di informazione. Le fake news sono pericolose perché, in modo strumentale, cambiano la percezione della realtà e influenzano le opinioni delle persone. Sono degli autentici e imperdonabili atti di vigliaccheria, specialmente ora che l’intero globo sta lottando alacremente contro un nemico invisibile e subdolo che sta mietendo un numero impressionante di vittime e recando dolori atroci nei cuori di tanti inermi cittadini. La gente, mai come in questo frangente, ha bisogno di notizie veritiere per meglio orientarsi e gestirsi con cautela, dignità e responsabilità. Ricordiamoci che la salute è un bene primario a cui nessuno vuole e deve rinunciare. Faccio un vivo appello a tutti i divulgatori di notizie false perchè facciano prevalere la coscienza intellettuale, la ragione, la rettitudine morale e il buon senso. Ne va la deontologia professionale. No quindi a notizie fasulle e irrazionali che generano solo stupidi allarmismi e fanno male all’anima e al corpo. Concludo parafrasando un detto latino:”Quod non vetat lex, hoc vetat fieri pudor” (Ciò che non riesce a proibire la legge, lo proibisca la vergogna).
Ringrazio vivamente della cortese accoglienza e porgo molti cari saluti.
Franco Petraglia – Cervinara (Avellino)
Hai ragione Petraglia, cito a rinforzo anche io il latino: “Quod philosofari non ragliant erit sicut domini virtute ubiquit iam sine etiam mors, vitaque fit, Marce! Cotidie!” (ex “Vita Sanct.mi Eusebii in imo pozzo dejecto et propter hac res in confusionale istato”, edito per i tipi di Sperlonga e Cufferlo in Venetia nel 1668, MDCLXVII, 45 ab.I. Ch.).