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Il vento fa il suo giro

di Mo

E così dovremmo fare noi. Il nostro giro. Tranquilli, imperturbabili, sereni, anche violenti se necessario…
Scrivo ancora, forse più per dare una forma a tutto questo che per altro, ma, tant’è.
Ho scritto tempo fa raccontandovi di un fantomatico amore impossibile, con un ragazzo afflitto dal male di vivere che spesso ha incontrato-e sembra gli sia rimasto appiccicato addosso- che comunque diceva di amarmi eccetra eccetra.
In un mare di sofferenza cosa si deve fare? In un mare di lacrime e con gli occhi perennemente rossi e gonfi?
La consapevolezza, dicono, è il primo passo verso un cambiamento. Accettare certe cose non è facile, ma piano piano si scalano montagne, dunque noi non possiamo farcela!? Sì. Ovviamente sì. Ed io ho preso gran parte della forza immagazzinata gelosamente nel corso degli anni e ZAC. “Non mi sei mai venuto incontro, mai”. Punto. Fine. Almeno così sembrava… Certo… Se c’è una cosa che mi riesce bene, giuro, sono le chiusure. A tenuta stagna. Ermetiche. Così dopo 15 lunghi giorni di silenzio totale, (in cui a dirvi la verità credevo di essere sulla via della guarigione, tanto ero stanca e sconvolta dal dolore che la sua non presenza mi provocava prima, e durante i quali ho dato via libera ad un ragazzo stupendo che mi faceva il filo da un po’, andando incontro ad un ovvio naufragio nel porto di partenza) al mio ritorno a lavoro, ironia della sorte, turno insieme la sera tardi, mi aspetta al varco e mi chiede di parlare.
Allora io adesso non lo farò, perché ho pietà di voi, ma se dovessi mettermi a descrivere quello che ho provato nel momento in cui l’ho rivisto dopo tutto quel tempo, credo che ne uscirebbe fuori un libro. Perché… per parlare di cosa si possono spendere più parole che per parlare d’amore? Davvero non so dirvi…
Così, e qui gli occhi di tante spettatrici, se fosse un film, dovrebbero iniziare a brillare, accetto di parlare, finendo in lacrime alle sue dichiarazioni smodate. Finendo anche, come sempre, tra le sue braccia, in una passione travolgente che scalpita pressante ogni volta.
Sono passati 20 giorni tranquilli, speravo davvero che avesse capito, che mi volesse accanto nonostante tutto… e invece di nuovo eccomi qui, a scrivervi, con questo rombo nelle orecchie, sintomo di un imminente tracollo.
Di nuovo a parlare delle premesse sbagliate, delle sue incapacità momentanee nel rapporto d’amore con me, della priorità di altre cose nella sua vita. Di nuovo a non rispondere, a non interessarsi di me, per poi chiamarmi spaventato se gli dico che non sto bene. Eh grazie. “Stacci tu in questa situazione”gli direi. Ma è lui che ci tiene entrambi così. E non so se posso perdonarglielo. Perché fa male anche a se stesso. E io vorrei solo che stesse bene. Forse stavolta me ne andrò… senza far tanto rumore. Con la speranza che sia sereno e che incontri qualcuno di più adatto a stargli accanto, perché è chiaro che io non lo sono.
Amarezza, ancora, tanta.

Buonanotte… scusatemi; prima o poi diventerò più coincisa e meno prolissa.
Ma non oggi, e nemmeno domani…

M.

Lettera pubblicata il 6 Giugno 2010. L'autore ha condiviso 4 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore .
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Categorie: - Amore e relazioni - Me stesso

La lettera ha ricevuto finora 5 commenti

  1. 1
    psiche86 -

    Sono nella tua stessa situazione, identica! Le persone non cambiano, lo sto provando sulla mia pelle. Non immagini quanto sto male, come mi ha fatta diventare. Sono diventata una pazza a stare dietro la sua personalità malata. Eppure lui non vede i problemi, dice che va tutto bene!!
    Spero riuscirai almeno tu a prendere una decisione.
    Un abbraccio.

  2. 2
    Insensatamente -

    “Gli uomini sono come elastici. Quando li si tende, riescono ad allungarsi solo fino a un certo punto prima di scattare all’indietro. L’elastico offe una metafora perfetta per capire il ciclo dell’intimità maschile, un ciclo che comprende manovre di avvicinamento , di allontanamento e di avvicinamento.
    In una certa misura, un uomo perde se stesso nel sintonizzarsi con la compagna. Nel percepire i bisogni , i problemi di lei, i desideri e le emozioni di lei, corre il rischio di perdere contatto con se stesso. I periodi di allontanamento gli permettono di ristabilire i suoi limiti personali e di soddisfare il bisogno di autonomia”.
    Sono anch’io una stupida donna che fino a poco tempo fa aveva la presunzione di poter capire gli uomini o di lavarsene le mani quando poteva. MI ha illuminata la lettura di un libro che utilizzo quasi come un manuale d’amore, e forse anche di vita.
    “Gli uomini vengono da Marte e le donne da Venere”.
    Davvero illuminante. Te ne conosglio vivamente la lettura.
    A presto.

  3. 3
    psiche86 -

    Comprerò il libro!!
    Magari mi aiuterà nella mia situazione!

  4. 4
    ini uini -

    Risparmia i soldi. Chi compra questi libri che van di moda non ha mai capito un beato tubo.

    Vivi, piuttosto. Soffri e impara, e sii Donna come le contadine di una volta.

    Senza inutili pippe mentali di Venere e di Marte. Puah.

  5. 5
    glosstar -

    Cara Mo, ti ho lasciato qualche mese fa e ti ritrovo al punto di partenza…o forse e’ stato il
    vento a completare il suo giro.

    Come gia’ ti dissi allora, si puo’ salvare soltanto chi ha voglia di essere salvato, chi vuole
    vivere, chi stende le braccia e incomincia a nuotare da solo. Viceversa, rischi di annegare
    anche tu, perche’ un peso morto irrimediabilimente ti porta sotto.

    Le sue incapacita’ al rapporto non sono momentanee, sono esistenziali. E non ci sara’
    nessun altra a cui lo puoi lasciare in grado di guarirlo. Nessuno puo’ farlo, tranne lui. Il
    male di vivere e’ una malattia perniciosa e contagiosa. Se le lasci prendere il sopravvento
    su te stesso, rovina la tua vita e contagia anche quella di chi ti ama.

    Questo e’ gia’ accaduto anche a te. Amalo ma a distanza. Soltanto cosi non potra’ ferirti.

    G.

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