Buongiorno a tutti, ho vent’anni e me ne sento cinquanta. Probabilmente la storia è troppo lunga per essere letta, ma attualmente ho bisogno semplicemente di scrivere, come ho fatto ogni volta che ho toccato il fondo. Cercherò di rendere la storia il più scorrevole possibile. So bene che alla mia giovane età tutte passano almeno una volta nella vita questo tipo di momenti, e anche peggiori, e mi sento molto arrogante in questo: c’è chi affronta lutti, perdite, divorzi, mentre io sono semplicemente una ragazzina alle prese con una separazione che però sembra rappresentare il punto più straziante della mia vita. Forse ho bisogno proprio di questo, di donne e uomini più grandi con esperienze ben più pesanti alle spalle che sappiano dirmi “ho superato questo, tu puoi superare ben di meglio”. Quindi eccomi qui.
Due anni fa circa iniziò la relazione più bella della mia vita, con un mio coetaneo. Difficile sin da subito: avevo una relazione con un ragazzo che non mi piaceva minimamente, con una famiglia che premeva per un rapporto praticamente coniugale con lui. Avevo sedic’anni quando iniziai a frequentarmi con questo primo ragazzo, chiamiamolo N, ma nell’ingenuità della mia adolescenza avevo scambiato una cotta per un qualcosa di più profondo. Così per tre anni, mentre lo tradivo mentalmente con il mio migliore amico omosessuale, che credo di aver amato per circa un anno mentre la relazione con N era consolidata. Poi, l’arrivo della persona che più amo al mondo, G: lui mi ha presa, ha saputo capirmi davvero, e io capivo davvero lui. Lascio N per lui, e inizia una storia meravigliosa. Avevamo un quaderno in cui scrivevamo tutto quello che ci passava per la testa, la mia prima volta vera e propria è stata con lui, mi sono aperta sessualmente, mentalmente, emotivamente, come non ho mai fatto. Prima di lui, infatti, ero un pezzo di ghiaccio, capace solo di rinnegare i miei sentimenti per il mio migliore amico, pensavo solo alla scuola e alla mia carriera. G c’è sempre stato, c’era ad ogni mio attacco di panico, alla mia maturità, ai test di medicina che ho superato grazie al suo supporto.
G non è mai stata una persona semplice. Aveva problemi di somatizzazione a livello di stomaco, con la sua famiglia, era in terapia da una psicologa specializzata in disturbi alimentari. È un ragazzo viziato, chiuso, sospetto anche fortemente narcisista, anche se non lo ammetterà mai. È un individuo problematico, ma nella sua problematicità cercava sempre di soffocare il suo brutto carattere per amor mio e per quello dei suoi amici. È un solitario. Frequenta filosofia e sogna di fare il musicista, è un bravissimo pianista al conservatorio. Una persona estremamente sensibile, perspicace, intelligentissima. Esattamente come me, anche se io mi ritengo più pragmatica, più posata, meno volubile. Già il tipo di carriere universitarie che abbiamo scelto, abbastanza divergenti, è un fattore indicativo della nostra diversità, fonte di complementarietà ma soprattutto di scontro, purtroppo. Forse non è nemmeno bello fisicamente, stressato dai dimagrimenti improvvisi. Ma quel sorriso non lo scorderò mai.
Stiamo un anno e un mese insieme. Ci trasferiamo nella stessa città universitaria, e da lì i problemi: monotonia, lui sempre più chiuso in sé stesso. Aveva rotto con la sua comitiva di amici, il rapporto con la nostra (sì, perché purtroppo è in comune) migliore amica era diventato insincero per una serie di circostanze e si era avvicinato alle compagnie dell’università. Riversava la sua solitudine su di me. Lui lo percepiva, e si allontanava da me, ferendomi. Io resistevo, ero paziente. A gennaio, mi lascia. Lo strazio. Vado avanti, ho gli esami a cui pensare. Non so come, rendo anche bene per tutta la sessione invernale. Adrenalina, non so. Ci rivediamo a febbraio per volontà mia e ci baciamo.
Quel bacio fu la nostra condanna: finimmo a letto, eravamo diventati dei “trombamici” per due settimane. Messaggi spinti, prestazioni sessuali spinte: tutto pur di annullare la tenerezza che ci contraddistingueva e che, probabilmente, ci avrebbe riavvicinati. Riproviamo a tornare insieme, mi lascia di nuovo: ci comportavamo da migliori amici e nulla più.
Nei dieci giorni a seguire ci provo con un altro, o meglio, assecondo le avances di un altro, pur di dimenticarlo: ovviamente un disastro. G fece la stessa cosa con un’altra ragazza prima del nostro riavvicinamento. Disastro pure per lui.
Ritorna a marzo: mi ama, sono l’amore della sua vita. Tre settimane insieme, e da “amore della sua vita” divento “motivo d’ansia”, fugge da me, non mi saluta nemmeno quando va via dalla stazione dopo il viaggio in treno insieme, fa finta di dimenticarsi gli appuntamenti con me pur di non vedermi. Sparisco per tre giorni, dopodiché ci vediamo per chiarire: ci lasciamo di comune accordo. Perdo la stima in lui: come ho fatto ad amare un … del genere?
Continuo a spiarlo su Facebook. È diventata un’abitudine, un rituale necessario come la doccia la mattina. Condivide post con evidenti riferimenti a noi. Io ero morta dentro, e come una deficiente gli scrivo prendendo spunto da una delle sue condivisioni sui social. Mi confessa di una certa S, una ragazza bellissima e intelligentissima del suo corso. Lui ne è stracotto, ma è frenato dai sentimenti per me. Vogliamo vederci, facciamo l’amore per quattro giorni. Finisce male, molto male. Non vuole più vedermi, mi ferisce, per poi ricomparire ogni tanto per chiedermi informazioni e mandarmi annunci che potessero interessarmi. Erano annunci di persone che cercavano giornalisti pubblicisti per piccole riviste. E io amo scrivere.
Passa un mese. Festa in comune. Un diciottesimo. Mi faccio bella. Facendomi bella, ovviamente pensavo a lui, alla sua reazione. Ma questo non lo dissi mai a nessuno. Ci vediamo, tutto a posto: ridiamo e scherziamo come amici. Tutto sommato mi sono divertita.
Due giorni dopo, G torna. Dice che sono bellissima, che mi chiede scusa per l’umiliazione che mi ha inflitto in questi mesi. Dopo la mia risposta, continuiamo a parlare. Gli piaccio ancora. Sesso d’addio, che lui insisteva nel chiamare amore. Finita lì, andrò avanti, mi dicevo.
Ci sentiamo per necessità, finiamo per parlare di noi, nuovamente. Faccio finta di non amarlo. Mi parla di S: con lei è tutto bello, ma non si sente libero. Non stanno insieme, è come bloccato da chissà che cosa. Ci confidiamo come due vecchi amici. Tre giorni, e lui sostiene che ci sono le basi per ritornare insieme, ma che sappiamo che nessuno dei due ne ha voglia. Mantengo la mia dignità, dico che è così. E dopo il suo ennesimo messaggio “che casino che siamo io e te”, lo congedo. Sono stanca.
Ieri, inaspettatamente, è uscito con la nostra vecchia comitiva. Aveva chiarito le insincerità con la nostra amica, e ci ha fatto una sorpresa. Rimaniamo a casa della nostra amica a parlare, a confidarci come un tempo. Lui parla di S. Io parlo del ragazzo con cui ho provato a dimenticarlo. Mi accompagna a casa. Non ho potuto baciarlo nel salutarlo, ed ero morta dentro.
Oggi mi sottopongo all’umiliazione più grande: gli chiedo se il rivederci avesse chiarito le sue idee e i suoi sentimenti.
“Ho capito che è finita definitavamente, e francamente ne sono sollevato”, esordisce.
“Va bene così. Da cosa l’hai capito?”, gli rispondo con un lago di tristezza nel cuore.
“Da quello che provo, credo”.
“Va bene così. Del resto, tu hai S, e ne sei molto più interessato tu rispetto a quanto io lo sia di questo ragazzo di cui ti parlai”.
“Su questo non c’è ombra di dubbio”.
“Sono sollevata anch’io” (ennesima bugia) “allora amala e rispettala.”
“Vedremo”
“Stammi bene e scusa il disturbo”
“Non ti preoccupare, stammi bene anche tu”.
Devastata. Sono solo devastata. Ho perso la persona con cui avevo più confidenza in vita mia. Il mio sole, ma soprattutto il buio in cui potevo confidarmi. E solo perché è uno … problematico, che si è chiuso in sé stesso fino a farsi detestare. Mi sono ridotta a chiedere consiglio in consultorio, su forum di psicologia vari, ho letto discussioni anche qui, di ragazze lasciate che poi sono tornate insieme felici con il proprio partner, esattamente con gli stessi trascorsi. Tutto per alimentare la mia patetica speranza. Non lo vedrò più, e fa male. E il pensiero di essere stata sostituita è anche una grossa botta alla mia autostima. Molti miei amici rimangono anni legati ad una persona amata nonostante la sofferenza procurata, Non voglio fare questa fine. Voglio liberarmi per sempre di lui, o rimanere per sempre con lui. D’altro canto, ho quasi paura che ritorni, perché potrei perderlo di nuovo, perché cambia sempre idea, il giorno prima vuole chiudere con la nostra amica e il giorno dopo ci chiarisce e ci esce insieme a sorpresa con tutti noi. Lo odio.
Non è vero, lo amo. E chissà per quanto ancora lo amerò.
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Categorie: - Amore e relazioni - Me stesso
Ciao,
penso che con il tempo potrebbe arrivare un altro amore.
Avere un debole per qualcuno, nella vita in generale, significa propendere verso una persona nella piena coscienza che si agisce spinti da un’emozione che ha una sua logica, ma che sostanzialmente parte da una spinta irrazionale e che ci chiama ad essere sobri nel giudizio. In queste “migrazioni” c’e’ sempre una parte di te che si alimenta e nasce a nuova vita. Bisogna avere fiducia in quello che si sente con il cuore per capire quando arriva il tempo di fermarsi per mettere radici in una debolezza che sentiamo essere la nostra vera forza. Un caro saluto!
Quello non é amore e neriti di meglio.
Io ho 28 anni, e quello che stai passando mi è successo 3 anni fa. Non proprio come la tua storia, ma capisco bene cosa provi. Proprio io che ammonivo chi si struggeva per amore, quando i problemi reali sono altri. Ė vero, col tempo (e con un po’ di impegno, alla fine passa. Però ti resta dentro il ricordo di quel dolore straziante. Non ti fa più male, ma resta dentro e ti cambia in qualche modo, se poi sia in meglio o in peggio non so dirlo. In passato, poi, anch’io ho avuto una ragazza molto volubile quindi so di che parli. Proprio perché ci sono passato ti dico di lasciar perdere (anche se secondo me già lo hai capito ) perché le persone non cambiano. Lui non cambierà con tempo e tu continuerai a soffrire. La cosa buona ė che scrivi di aver paura che ritorni. In qualche modo tu sai che quella relazione ė sbagliata e non vuoi ricascarci perché sei conscia che ora come ora non sapresti dirgli di no. Ti dico cosi perché ė capitato anche a me (proprio con la ragazza volubile di cui ho scritto sopra) e , se ti può consolare, è stata lei poi a tornare e io a dire no (ci prova tutt’ora).Concentrati su te stessa, sicuramente hai accantonato determinate cose per concentrarti sulla relazione. Ora hai più tempo per te stessa e puoi fare quelle cose. Vedrai che col tempo ti riprenderai e ti chiederai come hai fatto a perdere tempo con uno cosi. Nessuno merita certi trattamenti. Ti auguro di uscire presto della spirale di dolore.
Mah, le esperienze servono pure per farci crescere. Prendila così, come una storia che ti ha molto insegnato. Di più non potevi fare, lui è così.
Le persone problematiche hanno troppi tarli dentro. Difficile che un giorno arrivino ad uscirne del tutto.
Cara ragazza…tu fai parte della categoria delle deboli…mezze zerbine senza dignità.. Totalmente soggiogate dai pagliacci di uomini….e il tuo credimi. .è un pagliaccio alla grande..!
La vostra storia non è solo una minestra stra. Stra riscaldata da far venire il vomito..ma fa parte proprio della categoria…storie marcie e malate! ( io ho passato l’inferno con gli uomini…credimi so quel che dico)
Noi donne quando siamo innamorate diventiamo stupide e zerbine..anche io lo sono stata tranquilla! Accettiamo lo schifo dell’altra persona solo perché non vogliamo perderla…facciamo finta di non vedere errori a cui invece non dovremmo passarci sopra…è cosi’!
Mi spiace ma te te la sei anche molto cercata! Stai con uno non a posto di testa…per di più pagliaccio che ti prende per il culo..ti ama non ti ama..ti lascia.. Ti tratta come un burattino…e te sempre pronta a scodinzolare da lui!
E a starci a letto!
Devi svegliarti ragazza e non cascarci più!
Sputagli addosso quando lo vedi. E chiudi definitivamente con lui!
Ma, musicista mia, a vent’anni di che pene stai a parlà?