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Veltroni

di rossa

Salve a tutti e salve a Lei, Walter Veltroni.
Domenica sera (11 ottobre 2009), dopo qualche tempo, l’ho finalmente rivista in televisione…rai3, naturalmente.
Dove era finito?! Eppure non sbaglio, non era un ologramma!
La mia domanda non vuole essere polemica né politica. Anzi. Le chiedo dove fosse finito proprio perché ne sentivo la mancanza. È vero, molti di noi sono delusi, -io per prima-, sentendosi orfani di una sinistra democratica che tarda ad alzare la voce (non il tono, per favore, ché già si grida abbastanza).
Ma stasera l’ho sentita parlare come avrei voluto parlasse mio padre, come ogni padre dovrebbe educare i propri figli. Come mai su quegli scranni dorati di Roma siedono poche (voglio essere ottimista) persone che hanno il cuore di pensarla in quel modo? Intendo quel modo che potrebbe cambiare l’Italia. Questo paese bellissimo ma inutile, dove per tirare avanti gli anziani fanno la fila alla mensa del povero, dove gli studenti universitari (alcuni, cioè i non figli di papà) sudano nei call center per pagarsi la birra del sabato sera; questo paese dove due ragazzi per bene non riescono a sposarsi a causa delle spese, a meno che non vincano un pacco su rai 1; questo paese dove per diventare qualcuno (?) bisogna ripetere l’esame da avvocato 7 volte, perché qualche volta ti bocciano senza nemmeno leggere l’elaborato, o dove l’esame da notaio lo fai solo se sei figlio di notaio, o dove per trovare lavoro ti convincono a spendere 7. 000 euro di master; questo paese dove la gente manganella i gay, violenta le mogli, non dice “ah” se muore un rumeno o se un africano viene massacrato nei cpt; questo paese maledetto dove ancora si pronuncia la parola ‘terrone” e dove se vai a puttane sei onorato e rispettato; questo paese dove ormai la speranza è la speranza degli ultimi, quella di chi trema di fronte ai numeri dell’enalotto sperando di svoltare.
Questo è un paese dove nessuno è felice di ciò che fa, e chi lo è, è un miracolato, dove per comprare una casa devi fare i salti mortali o sperare che i tuoi genitori, dopo anni di sacrifici, riescano a darti una mano. Dove la gente diventa ricca perché non dichiara gli affitti in nero o non dichiara le ripetizioni in nero (che a volte arrivano a 60 euro l’ora). Era un’altra Italia quella dove si poteva chiedere il sale al vicino di casa, dove i bimbi imparavano a giocare a bocce con i nonni, dove chi studiava, pardon, si impegnava sinceramente, aveva la possibilità di realizzare un sogno? Era un’altra Italia quella dei ragazzi del ’68, di Berlinguer, di Impastato, di Moro, di Borsellino e Falcone, di De Andrè? È un’altra Italia quella di tutti coloro che scrivono in questo sito?!
Sono banale, lo so. Ma forse sono banale perché queste cose le si sono ascoltate mille e mille volte. E allora, in un paese che permette di ripetere certe cose mille e mille volte, Lei, dove è? Non si può fare a meno di una mentalità come la sua, se davvero è sincera, come credo.
Io sono stanca. Condivido ogni parola che pronuncia, ogni sua speranza, ogni sogno. Ma sono stanca di sbattermi per cercare uno spiraglio di civiltà in un paese che trasuda odio e disgusto per la cultura, intesa come umanità. Allora rimbocchiamoci le maniche e iniziamo a cambiare perché vergognarsi così non è più possibile. Lei sa e può farlo meglio di me.

Lettera pubblicata il 14 Ottobre 2009. L'autore, , ha condiviso solo questo testo sul nostro sito.
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Categorie: - Politica

La lettera ha ricevuto finora 2 commenti

  1. 1
    toroseduto -

    Sono un ragazzo del 68″ profondamente deluso dalle ultime generazioni.
    Sono anch’io un estimatore di Veltroni da lunga data, e son rimasto malissimo quando ha perso le elezioni.
    Ma voglio riallacciarmi a certe cose che hai citato, per continuare nel discorso. Paradossalmente i guai per l’Italia sono cominciati con l’avvento di Craxi quando fu eletto segretario. Per prima cosa, prese le distanze bollando i comunisti come troppo vicini alla Russia. Ma era una menzogna! Berlinguer,il mio tanto amato Berlinguer, aveva nel congresso detto a chiare lettere che il PCI non avrebbe mai spostato
    il suo appoggio a Mosca, prese le distanze in modo chiaro e inequivocabile, parlando di una “via italiana” e alla coesistenza come
    fu fatto nella resistenza al nazifascismo, di forze democristiane e comuniste. Per i molti giovani, voglio ricordare che in quegli anni i due partiti avevano la DC il 34-35% il PCI il 33-34%, quindi potevano benissimo fare un governo di maggioranza e portare alla crescita il paese. Tutto questo non si è realizzato perchè con il caso Moro, artefice di quest’accordo col PCI venne rapito dalle brigate rosse e gli americani che hanno avuto un ruolo di primo piano cooptarono le br
    ad ammazzare Moro. Hanno parlato quasi tutti i dirigenti dei servizi segreti USA! Chiusa questa faccenda, Craxi con il 10 % dei voti e tanta sete di potere, innesca il declino di valori e delle conquiste
    operaie, per prima cosa abolì l’indennità di contingenza, fece le leggi ad hoc al suo amico silvio berlusconi e da quel momento sono svaniti i sogni di partecipazione democratica di noi giovani del 68″.
    Tutto quello che stà succedendo oggi, nel 68-70 era impensabile. I giovani di oggi per la maggior parte sono abulici alla politica, è vero che c’è uno scenario deprimente, ma il disinteresse per la politica è un rinunciare a costruire un qualcosa, noi abbiamo preso e dato manganellate, cortei,centri sociali, il potere aveva la vita dura
    oggi? Tutta discesa!

  2. 2
    rossa -

    Hai ragione…la storia la conosciamo.Mi rincuora sapere che non siamo soli a pensarla in un certo modo.
    Io ho 26 anni, ma non so che dirti. Da sempre mi interesso di politica, quella vera, cioè quella fuori dei palazzi, quella della gente. Ultimamente, tuttavia, non riesco ad appassionarmi (e questo sarebbe in un certo senso accettabile, se non fosse che lo ritengo qualcosa di dis-umano).Non ricordo quando ho visto l’ultimo dibattito politico fatto con il cuore…forse è un pò colpa anche di qualche sessantottino che, per mettersi la cravatta ha scordato l’Unità…in bagno.
    Non capisco cosa accada ai nuovi giovani, ma lo interpreto come il ricaduto -prevedibile e previsto- di quella gestione politica di cui hai parlato.Qualcuno è alienato, qualcuno, come me, è stanco, qualcuno combatte con forza, a quando lo vedo uso lo sguardo compassionevole di chi sa come andrà a finire. Giuro che a soli 26 anni ne ho viste talmente tante che mi pare di aver acquisito il disincanto di un sessantenne.
    Spero solo, lo dico spesso scherzando ma non troppo, che si arrivi ad un punto così basso che la gente si risvegli e cominci a scendere per strada, spegnendo rete4 e comprendendo come vanno davvero le cose.La crisi avrebbe potuto essere un buon input.
    Ma per ora, a quanto pare…Non resta che sperare!

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