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Un grande classico: gli uomini preferiscono le stronze?

di roxanna
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Lettera pubblicata il 28 Marzo 2014. L'autore ha condiviso 15 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore .
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La lettera ha ricevuto finora 195 commenti

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  1. 191
    rossana -

    Golem,
    Fuerbach così descrive (prima di Freud) l’Io e il Non-Io: “L’uomo sta con il suo Io o coscienza sull’orlo di un insondabile abisso che tuttavia non è altro che la sua propria essenza inconscia che viene a lui come un’essenza estranea”.

    l’autore di una tesi su suoi scritti a carattere religioso, così sintetizza il tema degli istinti: “La dimensione del bisogno, dell’istinto di sopravvivenza, è certamente inclusa nel concetto che tuttavia Feuerbach estende anche alle componenti tipiche della vita psichica e radicate nel carattere dell’individuo che si danno nei talenti e nelle predisposizioni. Feuerbach utilizza esemplificativamente il caso dell’impulso a poetare, in cui l’io avverte l’impulso al poetare che volontariamente soddisfa, sebbene l’impulso stesso e la capacità di soddisfare l’impulso, cioè il talento, risiedano nell’inconscio, nel non-Io”.

    so che questo tema è di nostro comune interesse ma ti ho riportato quanto sopra soprattutto per precisarti che, in definitiva, la penso come te, con la sola variante che tu sembri dare maggior importanza a impulsi vitali di riproduzione mentre io tendo ad includere (forse per esperienza diretta) impulsi, talvolta compulsivi, che possono riguardare con altrettanta forza dirompente bisogni psichici.

    da notare, in ultimo, che per Fuerbach la parola “bisogno” contenteva una valenza di “necessità”.

    spero di aver portato un nuovo tassello alla tua ricerca, che ammiro.

  2. 192
    Golem -

    Vedi Rossana, la faccenda degli istinti, a mio modesto parere, è sottovalutata, un pò com’è successo per lo studio del Medioevo da parte degli storici, che ce lo hanno riportato come un periodo buio e oscuro, quando invece è stato il momento nel quale è nato “l’uomo nuovo”, che ci ha condotti a vivere il Rinascimento così come lo conosciamo.
    Per quel poco che ho intuito, gli studiosi si sono concentrati più sulle manifestazioni che mostrava la “coscienza” che non quanto questa fosse influenzata dal quel motore che sono appunto gli istinti.
    La cosa è spiegabile nel momento in cui la società industrializzata, e la rivoluzione sociale che questa portava con sè, ha fatto emergere la necessità di analizzare la nevrosi che nasceva dalle elementari esigenze di benessere e sopravvivenza (anche della specie) che tutti perseguiamo, nel momento in cui si interrelavano con la nuova morale e i costumi che si andavano delineando. Costumi e morale completamente differenti dalle dinamiche limitate che la società agraria aveva tracciato in migliaia di anni, sottoposte queste alle regole della religione che però cominciava a secolarizzarsi, anche attraverso i metodi di produzione del cibo non più dipendenti dai capricci della natura, ma dall’organizzazione industriale decisa dalla mente dell’uomo.

    Tuttavia, se guardiamo la storia dell’evoluzione dell’uomo, non possiamo non notare che questo ha appoggiato la propria sopravvivenza soprattutto sugli istinti, ai quali ha aggiunto quell’accidente evolutivo che si chiama intelligenza, per migliorarne l’efficacia nel raggiungimento del soddisfacimento dei bisogni che questi richiedevano. Ma non dobbiamo trascurare il fatto che l’intelligenza che ha prodotto la società organizzata nella quale viviamo, ha solo cercato di incanalare la forza bruta degli istinti, al fine di limitarne gli eccessi “antisociali” (quindi dannosi per il “gruppo”) che questi possono produrre. Che questi eccessi spaziassero dall’omicidio sino alla promiscuità sessuale, tutto ciò che poteva alterare l’equilibrio della società economicamente organizzata veniva “moralizzato” col metodo “premio/punizione”, che sappiamo essere efficace in ogni comportamento etologico per indirizzare i risultati comportamentali. Le religioni in questo senso hanno avuto un ruolo che non è il caso di discutere tanto è chiaro lo scopo.
    Dobbiamo immaginare il nostro Io come la punta di un iceberg e gli istinti come la parte immersa. Ma quando ci “guardiamo” vediamo solo quella punta.

  3. 193
    rossana -

    Golem,
    concordo su tutto quanto espresso nel tuo post 192, e, come già sai, in particolare sul fatto che “l’intelligenza che ha prodotto la società organizzata nella quale viviamo, ha solo cercato di incanalare la forza bruta degli istinti, al fine di limitarne gli eccessi “antisociali” (quindi dannosi per il “gruppo”) che questi possono produrre.”

    buon pomeriggio!

  4. 194
    rossana -

    … niente fa aggiungere!

  5. 195
    Denise -

    Ho recitato entrambi i ruoli spesso anche con lo stesso uomo in modo alternato per capire fino a che punto questa cosa fosse vera, e cioè, che gli uomini preferiscono le stronze. A volte ho iniziato una relazione facendo la brava ragazza, ma sono stata costretta a correre al riparo fin da subito, sfoderando la stronza per non perderlo. Più delle volte ho iniziato recitando il ruolo della stronza, dovendo cambiare ruolo in seguito solo perché non sapevo come scaricarlo dopo che non mi piaceva più… In fondo anche le stronze hanno un cuore e lo usano a l’occorrenza con chi se lo merita. Alla fine in base ai miei ripetuti esperimenti di laboratorio, la conclusione a cui sono giunta è che: Gli uomini preferiscono le stronze. Mi fanno ridere quelli che s’incazzano quando leggono opinioni simili. La mia è basata su fatti reali.
    NON SONO MAI STATA MOLLATA FINCHÉ HO RECITATO IL RUOLO DA STRONZA, MAI! E L’HO FATTO DIVERSE VOLTE, CON LA FREDDEZZA DI UN SERIAL KILLER, solo per la curiosità di sapere se davvero gli uomini preferiscono questa categoria di donna.

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