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Lettera pubblicata il 6 Dicembre 2010. L'autore ha condiviso 2 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore uqbardeva.
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Solo un appunto prima di andare a dormire, dopo la scorpacciata di calcio. L’amore non ricambiato appare più grande di quello che è solo a causa della tensione che da’ l’incertezza continua. È un moto di emozioni non di sentimenti. È questo il grande inganno che lascia nella memoria. E spesso proprio a causa di quelle emozioni non sono rare le ricadute. Dal punto di vista della “crescita” è del tutto inutile, perché con l’amore che fa crescere non ha nessun punto di collegamento, se non l’illusione. E’ adrenalina, una droga. Buona notte.
In ogni caso ogni discorso ed analisi sono riduttivi , perché si sta discutendo del paradosso della vittima e del carnefice come se esistessero sempre ed in ogni rapporto un “buono” ed un “cattivo” . Io credo nell’onestà di fondo della maggior parte delle persone , ma conoscendosi nel corso di una relazione si scoprono maggiormente le affinità o i punti di rottura . Spesso , si va avanti, bilanciando “pro” e “contro” finché dura , spinti dal sentimento . Ma questi equilibri possono cambiare e gli esiti possono essere molteplici . Non saprei se davvero sia giusto individuare il responsabile di una rottura , piuttosto che ammettere che una storia abbia dato tutto quello che poteva dare . Sarebbe come giocare con i “se”! Credo che sia fondamentale guardare sempre avanti ma tenere un metro di paragone con sé stessi , con quanto si è imparato e con ciò che si vorrebbe o non vorrebbe ripetere . Direi che in finale sia questione di fortuna nel fare l’incontro casuale con la persona più adatta al modo di essere di ciascuno , ma poi è l’esperienza e gli obiettivi comuni che permettono ad entrambi di remare nella stessa direzione . Anche in questo caso , comunque sarà impossibile prevedere quanto sarà lungo il viaggio , perché l’aspetto individuale dei protagonisti rimane sempre vivo . Non serve granché dare colpe , oppure riportare tutto alle categorie psicologiche della vittima e del carnefice , che alla fine sono libere interpretazioni di due ruoli che ricoprono soltanto una parte della verità , nonché tra loro eventualmente intercambiabili . Credo che il salto di qualità , nel vivere anche un “fallimento” non più come un lutto ma come un evento, facente parte dei possibili esiti , lo si faccia solo quando con onestà si ammetta che una relazione , ad un certo punto , non aveva più niente da dare . Perché remando in due direzioni opposte si rimane fermi e alla mercé delle maree . Ma questo capita . Semmai si potrebbe discutere non già sul perché , cioè le ragioni supposte, evitando così di perdersi tra i “se” , spesso soggettivi , ed avere più cura del “come”, evitando di scadere nelle parole e negli atteggiamenti con l’intento di ferire , uscendo vincitori a tutti i costi. Questo lo trovo evitabile in tutti i sensi , per non dire poco edificante!
Kid,
concordo: “si sta discutendo del paradosso della vittima e del carnefice come se esistessero sempre ed in ogni rapporto un “buono” ed un “cattivo”.” – e aggiungo, per paradosso: come se l’amore coinvolgesse di solito un’ochetta e un drago. casi da manuale.
secondo me, può essere così ma NON sempre lo è. a volte, anzi, le apparenze ingannano, e di brutto. non è per niente infrequente che, a livello psichico, chi si immagina stia dando all’altro persino l’anima in realtà stia invece assorbendo da lui una linfa per sè più che vitale. non ci si infila in strade chiuse o accidentate per il piacere di farlo! spesso sono passaggi obbligati. i casi di nevrosi acuta portano poi a ripetere le stesse scelte negative; la normale evoluzione emotiva, e un pizzico di fortuna, invece, portano a lidi più fecondi. l’importante resta mettersi in gioco, vivere per vivere…
è come se, visto che l’intreccio PERFETTO ed ETERNO è rarissimo, tutti gli altri sforzi e tentativi d’amare diventassero un nulla su cui sputare. per me non è così: ogni sentimento, sia che porti positività che negatività, va, se non apprezzato, almeno rispettato nella sua umana essenza. l’amore è miele e fiele. a pochissimi è concesso di avere soltanto il primo, e spesso nemmeno per loro merito.
è anche come se, non avendo avuto il miracolo dell’incontro-estasi, che ha poi confermato tutti i migliori presupposti per una felicissima vita a due, tutti gli altri tipi d’amore, più o meno realizzati, fossero da buttare o da classificare come negativi e/o insignificanti. sono e restano moti del sentire, legittime aspirazioni alla condivisione di sè, tentativi e sforzi vitali.
lo scrivo per me a ragion veduta: con l’amante ho avuto l’immenso dono dell’amore a prima vista, che mi ha resa felice. ammetto che sia stato travolgente, tanto da indurmi a seguirlo a ogni costo. non per questo però non considero amore tutto quello che ho provato e fatto per anni e anni per l’uomo che avevo prima sposato. poco importa che questi non abbia saputo, potuto o voluto, ricambiare come mi ero aspettata che potesse fare, non tanto come persona ma come padre: per me è stato amore e passione ugualmente. forte e importante, tanto da non finire mai del tutto, nemmeno dopo il divorzio.
concordo anche su: “ogni discorso ed analisi sono riduttivi” – in quanto ognuno è un essere a sè, dà quello che ha, o anche soltanto quello che può, e fa quello che le circostanze interne ed esterne gli consentono di fare. opinione soggettiva!
“evitando di scadere nelle parole e negli atteggiamenti con l’intento di ferire , uscendo vincitori a tutti i costi.”
Non c’è dubbio Kid, la sfida “su chi la vince” sottintende sempre un bisogno di dimostrare a sè stessi una forza che si ritiene di non avere, quindi un’indiretta debolezza.
Nello scambio di opinioni la “vittoria” sta nel saper approfittare dei nuovi aspetti che emergono dal dialogo, e che possono arricchire e “aggiustare” il proprio punto di vista, il resto è inutile spreco di energie.
Questo atteggiamento vale sempre, anche nelle relazioni sentimentali, dove, come sostieni correttamente, il finale non è mai scontato.
Ma come vedi, anche tu convieni sul fatto che si potrà discutere all’infinito di amore, di relazioni, ma arriveremo sempre a concludere che manca sempre “tanto così” per capire il segreto di quel mistero che come diceva Dante “move il sole e l’altre stelle”.
E’ il caso o la fortuna quell’ingrediente segreto? Credo di sì, come in tutte le cose importanti della vita, dal nostro concepimento dovuto all’incontro casuale di un anonimo spermatozoo tra milioni e quell’ovulo, sino all’ultimo respiro.
La vita è quel paradosso per cui ci sentiamo “protagonisti” di uno spettacolo del quale siamo in realtà solo “spettatori”.
Caro Giampaolo,
scusa se rispondo prendendola “alla larga”: so fare solo così, nell’intento di “chiarirmi” il più possibile e di essere anche il più chiara possibile. Da decenni esamino e approfondisco tutti gli intrecci amorosi minimamente significativi di cui vengo a conoscenza (da quello più che trasgressivo della Regina egiziana Hatscepsut con l’arch. Semenut – 1500 circa a.C. – a quello più che tradizionale e recentissimo di Raimondo e Sandra Vianello). Pochissimi sono stati gli amori equilibrati, rimasti pressochè inalterati fino alla morte di uno dei due partner, che pure avveniva in modo più precoce di quanto non accada ora.
Banale ma vero: il rapporto d’amore adulto è la MASSIMA espressione di un essere umano, che ne coinvolge tutti gli aspetti (corpo, mente e cuore) nel modo più totalizzante, con tutti i pregi e i difetti connotati nell’insieme del suo temperamento e della sua formazione. E’ di conseguenza anche il più arduo da realizzare in modo gratificante.
S’impara ad amare nel modo giusto soltanto se così si è stati amati. Paradossalmente, chi ha PIU’ BISOGNO d’amore, maggiormente si sforza d’amare, più per ricevere che per dare. Una persona può avere un ottimo equilibrio nel lavoro, nello studio, nella vita sociale, ed essere carente nella maturità emotiva, oppure più o meno “disturbata” a livello di capacità di relazioni profonde. Ci sono soggetti emotivamente più maturi e caratteri più stabili; altri, invece, sono più fragili e più mutevoli, sia in senso evolutivo che involutivo. Le differenze sono tali e tante da scoraggiare qualsiasi tipo di classificazione.
Ogni amore, anche il più riuscito e il più sincero, è destinato ad affievolirsi nella sua espressione fisica, a diventare puro e semplice affetto, oppure a svanire del tutto. Nell’imperfezione e nella debolezza dell’essere umano sta l’incertezza e la temporaneità del sentimento amoroso. Se fosse vero soltanto quello che è perfetto e immutabile, cosa mai lo sarebbe su questa terra? Rinnegare quello che, con tutti i suoi limiti è stato, sarebbe come rinnegare se stessi. Può succedere che con il tempo si cambi più della media, e che quello che è stato non sia più, con l’alternativa di non prendere atto a parole del cambiamento, oppure di esasperarlo, nella speranza, spesso vana, di una nuova rivivificante relazione. In linea di massima l’esistenza degli esseri umani è piena e completa quasi soltanto quando si ama. E siamo noi a scegliere…
… La struttura mentale maschile è più stabile e più concreta (l’uomo può tradire fisicamente ma sente in modo più pregnante il senso di responsabilità per la donna, che la Bibbia definiva “della sua gioventù”). Per la femmina, anche per il tipo d’espressione d’amore fisico proprio del suo sesso, può diventare difficile continuare a “darsi” se non ama più. In tal caso il suo peggior difetto, alimentato da forme educative tendenti a renderla insicura, è quello di rinnegare l’amore provato, sia per poter chiudere definitivamente con il passato che per alleviare il senso di colpa derivante dalla sua incapacità di essere costante nel tempo quanto il maschio, almeno nelle forme.
Ogni storia d’amore ha ragioni diverse per nascere, per morire o mutare. Troppo spesso se ne scordano persino le iniziali emozioni. Tuttavia, rinnegare un amore, ricambiato o respinto, grande o piccolo, profondo o superficiale, altruistico o egoistico, sano o malato, proficuo o nefasto, per me è come rinnegare nella notte che ieri sia esistita la luce, fioca o accecante, a seconda dei casi. Un voler annullare un vissuto soltanto perché non si è concretizzato o non è durato all’infinito. Era l’espressione migliore e più completa di uno o più semplici esseri umani, impregnati di forza ma anche di debolezza, soggetti a cambiamenti il più delle volte indipendenti dalla loro volontà. Poi, dipende da ogni singolo individuo definirne la verità e l’essenza, per sè e per l’altro, nell’intento di conservarne il ricordo, se ritiene che ne valga la pena. Forse l’importante è stato pur sempre il vivere un tale sentimento, anche soltanto in se stessi, e aver così avuto modo di esistere intensamente, almeno per un certo lasso di tempo.
L’amore eterno, quello che negli esseri umani fa “girare” il mondo, in opposizione al potere, muore e rinasce a ogni istante su tutto il pianeta in uomini e donne diversi, in tutti i suoi aspetti e in tutte le sue sfumature, superando a volte la morte, ma MOLTO di rado e non per “colpa” di chi lo prova, nel bene e nel male. Non ha nemmeno la consistenza della carne, pur destinata al disfacimento, essendo un impulso del sentire.
Una delusione si può superare soltanto dopo averla analizzata ed elaborata, come per un lutto. Non sempre si è come si vorrebbe essere: ognuno può fare soltanto il meglio di cui è capace. In molti casi possiamo essere noi stessi a fabbricarci illusioni e a pretendere più di quanto gli altri possano dare.
Un abbraccio a te e a Fabrizio.
golem
posso dire che la storia più importante della mia vita è stata proprio con un uomo che non ha potuto corrispondere al mio amore per lui, o comunque non in uguale misura rispetto a quello che provavo io. eppure, insieme abbiamo vissuto una storia intensa e bellissima, per quanto fosse in molti tratti problematica, una storia in cui abbiamo condiviso anche cose importanti. non so fino a che punto lui non mi abbia potuto amare fino in fondo per via del mio modo di essere o di una mancanza di sentimento da parte sua. fatto sta che per me questa storia durata cinque anni ( bella e al tempo stesso sofferta ) mi ha DAVVERO aiutato a crescere, a capire CHI SONO, COSA VOGLIO E COSA NON VOGLIO. alla fine naturalmente ho dovuto arrendermi di fronte al fatto che da questa persona non avrei mai potuto ricevere di più di quello che mi aveva sempre dato, e ognuno ha preso la sua strada. Ma io la ricorderò sempre come la storia che, più di altre, mi ha segnato nel profondo, arrivando a modificare la mia personalità. In meglio, credo.
“è come se, visto che l’intreccio PERFETTO ed ETERNO è rarissimo, tutti gli altri sforzi e tentativi d’amare diventassero un nulla su cui sputare. per me non è così: ogni sentimento, sia che porti positività che negatività, va, se non apprezzato, almeno rispettato nella sua umana essenza. l’amore è miele e fiele. a pochissimi è concesso di avere soltanto il primo, e spesso nemmeno per loro merito.”
“Credo che il salto di qualità , nel vivere anche un “fallimento” non più come un lutto ma come un evento, facente parte dei possibili esiti , lo si faccia solo quando con onestà si ammetta che una relazione , ad un certo punto , non aveva più niente da dare . Perché remando in due direzioni opposte si rimane fermi e alla mercé delle maree .”
per l’ appunto … 🙂
Maria Grazia,
visto che mi citi, e stavolta non con sfumature critiche, posso scriverti che ho appreso con piacere che la storia “più importante della tua vita”, durata anni, nel bene e nel male, ti abbia dato TANTO. è bello che sia stato così e che tu così la possa ricordare!
Non ne dubito che molte donne ricordino gli amori non corrisposti come tra i più belli, anche la mia per quello che ho capito, nonostante il personaggio non le abbia dato niente per sua stessa ammissione . Infatti non è quello che si riceve, in questi caso, quello che conta, ma quello che si è dato, e l’intensa’ emotiva con la quale ci si è dati, che è SEMPRE superiore a quella di un amore SICURO. Non a caso quasi tutta la letteratura amorosa è incentrata su QUEL desiderio.
Dante ha composto i sonetti su Beatrice quando non l’aveva e Gozzano scrisse : ” non amo che la rosa che non colsi, non amo quello che poteva essere e non fu”.
Il desiderio e’ il grande motore di questo fenomeno, quello che ti fa patire, sperare, soffrire, ma non c’e ancora l’amore in quelle storie, ma solo la speranza di questo.
Se proprio vogliamo onorare questo fenomeno lo dovremmo assimilare ad una lunga fase di innamoramento, ma l’amore e’ tutt’altro, e’ costruzione, progetto, crescita reciproca, serenità. Non più adrenalina quindi ma ossitocina, l’ormone della TRANQUILLITÀ.
Cosi come per il maschio la brama sessuale e’ rappresentata dall’eccitazione da sfogarsi anche con la prima che gli capita per le mani, il corrispettivo femminile è indirizzato verso UN SOLO maschio, e se questo non corrisponde ( come si vorrebbe) ma attrae, si verificano quelle emozioni eccitatorie di cui parlavo, che lasciano traccia nella memoria molto più che un amore corrisposto. È la stessa sindrome che fa si che gli uomini inaffidabili, sfuggenti e non domabili siano così irresistibili per la maggioranza delle donne. È sempre più affascinante di un uomo di cui si possono prevedere le mosse. In fondo, banalmente e’ il motivo per cui si prova l’ottovolante o il tunnel della paura al luna park: l’eccitazione.
Sono sicuro che ci sarà stato qualche uomo che ti ha trattata meglio di quell’amore di cui parli, ma tu ricordi quell’altro come “the best”, perché? Non dovrebbe essere il contrario?
Come ho detto, ritengo che l’amore non corrisposto sia una questione di emozioni che non di sentimenti, perche’, come ho citato in altre occasioni, si vaneggia più per la vetta che non si è conquistata che quella dove si è piantata la bandiera. Anche se da quest’ultima, finalmente seduti e sereni, si potevano ammirare panorami sconfinati e respirare aria pulita invece delle sofferenze e dei dolori patiti durante la salita. Ma si ricordano queste ultime, nelle quali si intravede anche un po’ di compiaciuto masochismo
“Paradossalmente, chi ha PIU’ BISOGNO d’amore, maggiormente si sforza d’amare, più per ricevere che per dare.”
Ed è proprio vero!
“Perché remando in due direzioni opposte si rimane fermi e alla mercé delle maree .”
per l’ appunto … 🙂
Ed uno dei due finisce a-mare !
Da cui:” Finché la barca lasciala andare, tu non remare” !Perché senza accorgertene , potresti anche remare contro! Eh , Orietta, zitta-zitta, la sapeva lunga!