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Lettera pubblicata il 6 Dicembre 2010. L'autore ha condiviso 2 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore uqbardeva.
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Camy, in bocca al lupo. E non dire “crepi”, perchè, tanto per non smentire il mio stile aneddotico, questa frase la si pronunciava come augurio di migliori cure, visto che erano quelle che la lupa riservava ai suoi cuccioli quando, prendendoli con la bocca, li trasportava in un luogo più sicuro, e non invece come oggi intendiamo quel gesto. Ciao
riprendo i concetti espressi da Golem e da Andrea nei post 331 e 332 per aggiungervi un tassello, a mio avviso, abbastanza importante.
per comodità espressiva lo riprendo un testo anonimo, pubblicato più di vent’anni fa:
“Chi si sposa (oggi, in Occidente) sposa un individuo malato, si dispone a convivere con un essere anormale, atossicato dall’ambiente dentro e fuori, che ingoia farmaci, amputato d’anima fin dall’infanzia. Meglio saperlo e non prepararsi assurdamente a convivenze di buona salute. Si va a curare e ad essere curati, a tollerare e a essere tollerati. Dopo un po’, quasi sempre si comincia a dar calci ai muri della clinica e ad impugnarne le sbarre, in una sfrenata perdita di reciproca pazienza, scoprendo nell’altro malato una crescente incapacità d’intendere perfino le parole più comuni che balbettiamo.”
spostando l’osservazione dal matrimonio al rapporto di coppia, il risultato appare oggi persino peggiorato. in sede medica appaiono di continuo nuove diagnosi di disturbi vari, apparentemente di scarsa importanza ma in realtà sempre perniciosi per relazioni sane e serene.
rossana
il quadro che descrivi è alquanto pessimistico e desolante, anche se in molti casi corrispondente alla realtà. bisogna però ammettere che restano ancora numerose le coppie felici, e sono di solito costituite da individui semplici, umili, di mente aperta e di buon cuore, che sanno adattarsi alla vita con spirito positivo e sanno vivere l’ amore con gioco e non solo con il senso di pesantezza del dovere. il non adattarsi alla complicata vita di oggi porta spesso a conseguenze tragiche ( divorzi violenti, femminicidi ). L’ amore dev’ essere un sentimento spontaneo verso l’ altro e al tempo stesso uno spontaneo star bene, non la sopportazione di cose che non ci piacciono. altrimenti, tanto vale andare nelle missioni o fare del volontariato, dove c’è realmente bisogno di “soccorso umano”. purtroppo tanta gente – persa nella folle logica del consumismo sessuale che la libertà di oggi permette – ha un senso esagerato del sè, è affetta da un’ insoddisfazione perenne perchè ogni volta che trova un partner, è convinta di poterne trovare subito dopo uno migliore, e non ci si ferma mai in questo meccanismo eterno e infernale. sono dei poveretti/e, gente destinata all’ insoddisfazione perenne e al vuoto, un giorno soffriranno e moriranno da soli ( oppure accanto a qualcuno che hanno scelto solo per apparenza, perchè rispondeva a certi canoni dettati dalla società ); persone piccole, fallite, il nulla materializzato in individui in carne e ossa. meglio non curarsene.
Cara Rossana, oggi spesso siamo così alienati e disturbati dalla cultura (o sottocultura se preferisci), di cui ho ampiamente parlato nei giorni scorsi, che è persino difficile convivere con sè stessi, immaginiamoci cosa significa farlo in due.
Spesso si arriva a “conoscersi” quando ormai è troppo tardi. E comunque per riuscire in questo intento è necessario anche possedere un bagaglio di nozioni, cultura e esperienze, ben organizzate dentro la propria testa, in maniera da riuscire a comprendere veramente per cosa vale e cosa non vale la pena di vivere.
Siamo bombardati da troppi “suoni” che ci disturbano per “ascoltare” la nostra voce interiore.
La libertà fisica che l’uomo ha conquistato con secoli di lotte e sofferenze della schiavitù che proveniva dalla “povertà”, è stata sostituità da un’altra schiavitù ben più perversa e subdola, che ci proviene, attraverso i mass media, dalla cultura di cui accennavo, che si nutre delle nostre vite, facendoci credere che le scelte che facciamo siano veramente ciò che desideriamo.
Se pensassimo a cosa serve veramente durante un’esistenza per vivere da “uomini”, credo bastino le dita di una mano per ricordarcelo: la salute, un lavoro (che piaccia possibilmente) una casa, del cibo sano in un ambiente analogo, e gli affetti, amore compreso. Cinque, non di più.
Ma questa società crollerebbe se avessimo questo atteggiamento di sobrietà, per le cose come per l’amore. Non è neppure il caso di sottolineare che incentivare in modo subliminale la promiscuità e la compulsività sessuale in termini di consumismo, al maschile e al femminile,più o meno usa e getta, è uno di più grandi
business che si conosca. Se non si riuscirà a percepire la differenza tra quel sesso di cui sopra e l’erotismo, i mezzi per “lavorare” intorno alla coppia, già ulteriormente provata dalle odierne difficoltà economiche, mancheranno definitivamente. Ci sarà una società occidentale di “soli”, prodotti dal “divide et impera” del duemila, fagocitata dalle culture di recente immigrazione, con legami famigliari discutibili ma saldi nelle regole. Mentre noi, come già successo circa 1700 anni fa, declineremo come fece l’Impero Romano, ormai rammolito dagli agi e dalla corruzione. Il tutto mentre i barbari scendevano dalle fredde e inospitali lande nordiche e saccheggiavano Roma Caput Mundi.
Ce ne sono di parallelismi con quello che accade oggi, non trovi,?
ciao Golem,
sì, i parallelismi ci sono quasi tutti. l’Europa si avvia alla fine, come accadde in precedenza a tanti altri imperi. tutto inizia e tutto finisce…
mi ritengo fortunata di aver vissuto la gioventù e la maturità in uno dei momenti migliori del dopoguerra. tutto era più semplice e più stabile, rapporti di coppia inclusi.
vero, anche, che oggi è già parecchio difficile cavarsela da soli, sia a livello materiale che psichico. le coppie armoniose e serene ci saranno comunque sempre, anche se, come sempre, rarissime. oggi, forse, meno durature di ieri…
Meno durature per via delle dinamiche economiche di cui abbiamo già accennato. E’ inevitabile che la moltiplicazione delle “possibilità” che l’attuale società apparentemente offre, creano situazioni di crisi per le relazioni che, non dimentichiamolo, vengono lette sempre con una visuale istintivamente “egoistica”. Laddove una unione non sia approdata ad una fusione spirituale dei due partner, l’eventualità di un “miglioramento” intravisto attraverso una delle tante occasioni che oggi possono presentarsi, sia di natura sessuale quanto economica, apre le porte di una possibile crisi. Ma poichè quell’opportunità è in realtà frutto dell’illusione che questa cultura prospetta, secondo il “sistema” della creazione surrettizia del desiderio e delle aspirazioni personali, il fallimento quasi sempre è duplice, sia per quanto riguarda quello che si lascia che quello cui si va incontro, in quanto in entrambi i casi la “visuale critica” della situazione è alterata dall’illusione.
Un segnale inquietante di questo condizionamento di cui parlo, lo trovi ben rappresentato dall’infinito thread “sul pene piccolo”. Non ci vuole Freud per capire come queste persone che dibattono da anni sull’argomento, siano vittime di questa cultura dell’apparire, immaginando di delegare alle “dimensioni” di uno strumento la loro capacità di essere uomini. Esagerando, è come se uno scultore si lamentasse dello scalpello se non sa scolpire. Ma questa gente sembra convinta che sia così. E se questa non è una sindrome legata alla spersonalizzazione indotta attraverso le ragioni che ho cercato di spiegare, qualcuno mi dica da dove arriva, visto che NESSUNA cultura ha mai delegato la virilità alla lunghezza del pene. Anzi, già in epoca ellenistica le grosse dimensioni di questo erano indice di animalità. I Bronzi di Riace lo confermano.
E’ un grave problema quello della alterazione della realtà cui stiamo assistendo, che tocca la qualità delle relazioni umane come pure quella del singolo con il proprio sè. Probabilmente gli storici del 2100 la collocheranno più precisamente nelle cause del fallimento di questa società. Per il momento abbiamo due possibilità: quello di esserne ignari, immaginando di vivere nel migliore dei mondi possibili, salvo non comprendere il perché della continua insoddisfazione che pervade le nostre esistenze. Oppure aver capito l’inganno e soffrire ugualmente mentre si cerca di rimanere sè stessi in un mondo che ti vuole massificare. Non c’è scelta.
Un caro saluto.
Caro Golem,
concordo sull’analisi a livello macro, lucida ed esaustiva, e soprattutto sulla chiosa conclusiva:
“Per il momento abbiamo due possibilità: quello di esserne ignari, immaginando di vivere nel migliore dei mondi possibili, salvo non comprendere il perché della continua insoddisfazione che pervade le nostre esistenze. Oppure aver capito l’inganno e soffrire ugualmente mentre si cerca di rimanere sè stessi in un mondo che ti vuole massificare.”
un abbraccio.
Maria Grazia ma quando la finirai di contraddirti ?
Ma un filo logico nel discorso di come intendi il rapporto di coppia lo vorrai seguire prima o poi ?
Giampaolò,
secondo me, non è che Maria Grazia si contraddica negli aspetti di fondo della questione: l’intento mi sembra ottimo; è la strada per raggiungerlo che mi appare tortuosa e sviante.
d’altronde, ognuno a modo suo! e con l’ausilio o la difficoltà del temperamento che si ritrova…
Rossana facci caso: leggiti i post in cui Maria Grazia ha parlato del rapporto di coppia uomo/donna…..in realtà non si capisce come lei lo intenda. Fa un mischia mischia di tutto, dice tutto e il contrario di tutto. Una volta è contro il rapporto tradizionale, una volta no ! Fa un gran casino. Ma glielo ho sempre detto, sin dai suoi primi scritti !
Ciao