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Lettera pubblicata il 6 Dicembre 2010. L'autore ha condiviso 2 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore uqbardeva.
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…non bluffato mai.
E ci sono sempre stato, sempre e comunque. Anche quando c’erano problemi di salute e altro. Sempre presente. E anche lei c’era, mica posso negarlo.
Ma il tuo ex dov’era?
Giampaolo,
scusa se mi intrometto tra te e Verità ma questa affermazione: “non era la parola “figlio” che mi impauriva, quanto il fatto di sentire che sarei dovuto tornare a vivere in città.” mi sembra troppo importante per lasciarla scorrere sotto silenzio.
avevo intuito che la tua idiosincrasia per la vita di città aveva una sua importanza nelle difficoltà di coppia ma non avevo capito a fondo quanto questa potesse pesare nella prospettiva di un figlio, da crescersi con l’aiuto di nonni.
il quadro generale non cambia ma qualche accento in più si può mettere: tua moglie ha mutato nel tempo obiettivi fondamentali per un rapporto a due; forse non ha mai capito bene quanto fosse importante per te non abitare nella grande città ed era probabilmente ancora troppo legata ai genitori per vivere serenamente una vita più autonoma; genitori che da ambo le parti si sono intromessi più del necessario nel vostro ménage, ma la ragione predominante che ti ha fatto esistare tanto a lungo da farle perdere le speranze di poter condividere in armonia la scelta di mettere su famiglia, è stata la ragione apparentemente meno importante ma in realtà più determinante, soprattutto per te.
spero che ora tu possa essere più consapevole degli intoppi esterni che hanno turbato i vostri equilibri di coppia, portandovi gradualmente alla separazione, e che ti sia possibile (se non subito, fra breve) non bollare totalmente in negativo il bene che avete comunque condiviso, di qualsiasi natura esso possa essere stato, per il tempo in cui avete potuto entrambi assaporarlo, indipendentemente da tutto il resto.
un abbraccio.
Giampaolo
Il mio ex ha dimostrato che tra noi era “un grandissimo amore” finché LUI aveva problemi e io gli ero al fianco ed ero (relativamente) forte e felice di ogni scelta. Al momento che io ho iniziato a non farcela più (ingerenze della ex moglie, figli usati come strumenti per crearci problemi, problemi miei nella mia famiglia d’origine) e sono crollata, lui è a sua volta crollato, come un bimbo debole e viziato: aspettava solamente che io mi risolvessi i problemi da me, e che tornassi da lui, povero cucciolo… Peccato che ho avuto problemi dei miei famigliari per sei mesi. Non gli è neppure passato per l’anticamera del cervello di venire a vedere qui come stavo. *Questa* inevitabile circostanza, nonché uno sbilanciamento che si era creato e che io avevo cercato di riequilibrare (trovando ben poca collaborazione e trovando anzi notevoli e per me soprendenti… *resistenze*) ha fatto decadere il suo “grande amore”. Fine della storia.
Torno a te. Vedi bene che i “nodi” ci sono eccome, da sciogliere, da capire, ed eventualmente prendere atto che erano questioni *irrisolvibili*. Vedi che ragionando, venendo fuori cose, ora cambia molto… Personalmente adesso ho un quadro diverso (come già acutamente notato dalla nostra Rossana, che saluto).
Vedi che il rapporto ha iniziato a *incrinarsi* con una notevole ingerenza di fondo della famiglia di lei (come nel mio caso la famiglia di lui). Loro, molto probabilmente, da chissà quanto tempo, non avevano mai accettato che la loro *bambina* fosse lontana da loro, che avessero un domani un nipotino lontano. Eccetera.
L’hanno influenzata pesantemente. Ovvio che il problema è di lei, e di una sua immaturità di fondo: hai messo su famiglia, le decisioni le prendi con tuo marito, punto.
Ma queste situazioni sono molto, ma molto diffuse, specie in Italia.
Una persona come la tua ex moglie non è una “indipendente” con la testa: di conseguenza avrà sempre comportamenti opportunistici, di “comodo”, non appena sia in “crisi”, o non si senta sicura di qualcosa ecc.
Era una persona *influenzabile*: prima l’hai influenzata tu, con le tue idee, la tua personalità, il tuo amore, poi i suoi genitori e un altro uomo (che aveva le condizioni “come genitori volevano”, si vede), e domani chissà.
Vedi che cambia, e non poco, adesso, la interpretazione della fine del rapporto, nonché delle cause? La questione del figlio ora diventa veramente SECONDARIA. Anzi, ti dirò di più: se tu avevi una qualche riserva, come vedi, lei non solo non ti ha aiutato, ma ti ha creato un problema LEI. L’associazione (mentale) “faccio un figlio e devo cambiare completamente vita, una vita per me ORRENDA”, te l’ha creata lei, e per un SUO preciso LIMITE. Vedi che questa persona NON ti aiutava a superare tuoi limiti, ma anzi te ne creava di nuovi?
Tu sei stato chiaro, sia su dove vivere sia che non volevi un figlio. Inoltre sei stato pronto a cambiare idea sul figlio: ma lei ti metteva all’angolo. Ti imponeva, implicitamente, TUTTE le condizioni.
Diventa così: con i deboli…
Non basta più, da un certo punto in poi, “andare loro incontro”. Non basta più nulla, Giampaolo. Ti risucchiano con le loro “richieste”, per giunta implicite, perché nemmno le esplicitano con onestà: si vede che è molto “sgradevole” per loro dire “questo non mi riesce”, oppure “ho paura di questo”.
Poi c’è tutto il “copione” finale: in cui loro, *perfetti* e *brave persone*, ne devono uscire *puliti*, rovesciandoti addosso tutte le colpe… Anche questo modo è *coerente* con l’infantilismo di cui ti dicevo.
Infine: ti rendi conto che lei, per staccarsi da te, ha avuto bisogno DI UN ALTRO? E non è bastato… Ancora non ce la faceva. Ha avuto addirittura bisogno di TEMPO (in cui teneva il piede in due staffe). Ti rendi conto che lei ha USATO quell’altra persona per staccarsi da te? Ti rendi conto della debolezza di questa persona?
E io credo che tu te ne rendess così tanto conto… Che l’hai difesa pubblicamente davanti agli altri… Le hai fatto da SCUDO UMANO per le cose che ha combinato lei… Ti accorgi che la PROTEGGEVI in maniera esagerata? Che la aiutavi a NON prendersi le sue responsabilità? Questo era un grosso *nodo* che c’era, secondo me, tra voi.
Verità, anche io dovrei capire meglio la tua storia. Da quel che posso evincere mi pare di capire che ci fossero dei bei problemi già all’inizio. Una ex moglie con dei figli non é cosa da poco. Mi piacerebbe sapere perché é finito il suo matrimonio.
Detto questo, rispondo a te e a Rossana.
Credo di aver commesso un grosso errore, quello di aver creduto che lei avesse potuto capirmi. Eppure eri stato chiaro per tanti anni, in città non volevo più vivere. Avevo capito che, paradossalmente, mi stava troppo stretta. Ci stavo davvero male per pensare di continuare a viverci per altri 40 anni. Per di più con moglie e figli. Ho creduto, ho sperato che conoscendo una donna che asseriva di pensarla come me avrei potuto risolvere il problema. Invece no. Non avevo fatto i conti con i genitori. Lei che si allontanava sa loro. Eppure avevo visto altre donne fare una cosa del genere: mia madre, sua madre e tante altre. Ma già, loro erano spinte dalla necessità. Io non potevo farlo, il lavoro lo avevamo in città. Per cui o segui la logica del vivere dove lavori o lasci stare. Invece ci ho creduto. Già, il nodo era quello, non il figlio. Se avessi sciolto quel nodo tempo prima forse oggi non starei qui a scrivere perché sarei felicemente insieme alla mia compagna con dei figli e con magari altri problemi. O forse no. Fatto sta che ancora oggi non si cosa sia balenato bella testa di lei.
Certo é che i suoi genitori non avevano mai digerito la cosa. Eppure non l’avevo mica portata nel Congo. Ma a nemmeno un’ora di macchina da loro.
Ho sbagliato nel credere che avrei potuto creare un mondo fatto di me e di lei.
Ci ho creduto davvero ed e’ per questo che ci sto male.
Io sapevo ciò che volevo. Ed anche lei pensavo. In fondo poi con i suoi genitori sono sempre andato d’accordo. In fondo anche mio suocero la pensava come me anche se a differenza di me era riuscito ad adattarsi alla vita di una città che oltretutto neanche era la sua. Ma io no.
D’altra parte tutti abbiamo dei limiti. I miei sono stati messi in risalto e alla merce’ di tutti. Ma quanti hanno paura di qualsiasi cosa?
Ora é evidente che tante cose non mi sono chiare. Si la questione figlio esisteva, ma credo sia stata marginale. Altrimenti avrebbe fatto il passo indietro. Così come l’ho fatto io perché amavo lei. E perché in fondo avevo capito che con un figlio ci avrei saputo fare. Anche se rimaneva in realtà il “nodo città”. Infatti non ero preoccupato per il figlio. Quel nodo lo avevo sciolto. Ci stavo lavorando da tempo. E come dici tu Verità era davvero secondario. Secondario al fatto di non riuscire a vivere in una realtà dispersiva, caotica e stressante ( per me) come quella della mia città, dove fin da bambino mi son sentito un pesce fuor d’acqua.
Immaturità la sua? Non, non lo so. Forse é quello che vado ripetendo da quando sono entrato in questo forum: il non conoscere realmente se stessi e il non sapere cosa si vuole e cosa realmente piace.
Io a tutt’oggi sono sempre più convinto di sapere cos’e’ che mi piace e cosa no. In fondo sono sempre rimasto ne stesso nonostante tutto. E ho sempre saputo che nella vita bisogna rimanere se stessi. Ma oggi vive il motto del “cambiamento”. Perché in realtà non si sa cosa si vuole.
Le ho fatto da scudo Verita’? Su certo, volevo proteggerla. Proteggerla da chi avrebbe potuto attaccarla. Perché in fondo non credevo che potesse aver sbagliato in mala fede. Ho solo pensato che avesse sbagliato. Ma uno sbaglio si può perdonare e metterci una pietra sopra. In fondo, avevo pensato, che forse un minimo di colpa potessi averla anche io. Invece no. La cosa più brutta, quella che mi ha fatto più male, forse più del tradimento, é stato il fatto di aver giocato in modo meschino con il mio scudo. In modo da uscire pulita e creare il mostro: io. Questo si che mi ha fatto davvero male.
Giampaolo, appunto, facendole da scudo, tu sei diventato il “mostro” e lei ne è uscita “pulita”. Sai Giampaolo, in un litigio per via scritta, il mio ex mi disse a un certo punto: ok, ma sappi che dirò che sei stata tu a lasciarmi, è stata una decisione tua. Io gli risposi di dire ciò che voleva, a CHIUNQUE: non me ne importava nulla. Solo questo lo portò (un attimo) a ragionare, e quindi riprendemmo la comunicazione. Giampaolo, ma che mi importa degli altri? Io amo uno, sto male, e questo se ne esce in una discussione su problemi nostri, che lui in caso dirà che è stata una decisione mia? Questo ti dà il segnale (ambiguo) che la persona, una parte di sé, non c’è nella relazione.
La tua ex, se ha predisposto le cose per “fare bella figura”, mentre stava con te, era già a pensare come doveva fare per uscirne. Comprendi? Come hai detto: questa è meschinità.
Mi sono fatta un’idea abbastanza precisa, ora, del matrimonio del mio ex, ma sarebbe storia lunga. Direi, in sintesi, che è stato un tipico matrimonio “inconsapevole” (per quello credevo che lui fosse stato semplicemente sfortunato: nella vita si può sbagliare, non è che si deve essere condannati a vita per questo, soprattutto se certi errori si fanno quando si è relativamente giovani), sempre sulla base dei dati che ho, ossia il racconto di lui. A quanto ne so loro erano molto diversi e, sempre per ciò che diceva lui, in me vedeva la persona finalmente con cui aveva affinità e con cui fare le cose che aveva sempre desiderato e che non aveva potuto fare. Sì, i problemi, a causa della ex moglie, ci sono stati subito. Ho sottovalutato quanto, sia perché lui o sminuiva, o nascondeva, i problemi, per non farmi preoccupare o altro, sia perché mi sentivo entusiasta, forte, e credevo che fossimo veramente uniti.
In realtà, poi, la ex moglie, ha attuato varie strategie, di cui io non mi rendevo ben conto. Prima gli ha fatto una guerra esplicita e aggressiva (ovviamente mettendo in mezzo i figli e usandoli per disturbare la nostra relazione) poi, non riuscendo a interrompere la relazione appena nata, lo ha indebolito (ci ha indeboliti) in modi molto più raffinati e punitivi, costanti.
Ovviamente, al di là di lei e dei figli, io ritengo che il problema sia di lui, e di conseguenza il problema è diventato NOSTRO. Tra noi.
Si è evidenziato, con il tempo, un po’ come capitato a te, che ciò che prima andava benissimo e lo si desiderava (sogni, progetti ecc.), dopo non più.
A un certo punto, Giampaolo, io mi sono sentita, IN CASA MIA, NOSTRA, come di troppo. Mi sono sentita che non era più casa mia, nostra, non era più la vita che noi, entusiasti, avevamo costruito. C’erano delle ombre pesanti sulla nostra vita, e dentro la nostra casa. Non ho fatto altro che andarmene, perché era inutile restare. Restando solo (ma non feci nulla di “programmato”, in tal senso: è successo e basta, ed è successo quando io a casa di mia madre, ho avuto un crollo, e mi sono trovata con grossi problemi dei famigliari, tutti insieme) avrebbe potuto comprendere ciò che realmente desiderava. Ha pianto, si è disperato, ma non ha fatto un chilometro per venire da me. Si è compreso benissimo, alla fine, ciò che voleva, o poteva, nella sua vita, e nella sua vita con me. E tiro le tue stesse conclusioni: non sapeva ciò che voleva. Tutto ciò che ha detto che voleva era “immaginazione”, null’altro. Quindi ora so ancora meglio perché è finito il suo matrimonio. E’ sempre stato in un certo modo. Prima aveva la scusa della ex moglie che era troppo diversa e lui era una “vittima” di lei (lei a sua volta continua ad attribuire ogni responsabilità a lui del fallimento della sua vita: di lì la sua sete, folle, di “vendetta”), ora che aveva trovato me… Non andava bene lo stesso. Quindi? Quindi interminabili SCUSE, giustificazioni. La costante, quindi, era la stessa di allora: manca la sostanza, manca il sentimento e manca il volersi prendere la responsabilità di un sentimento. Lui e la sua ex moglie si assomigliano molto: sono due che non hanno idea dei sentimenti e non hanno idea delle responsabilità. Quando uno/una ha un sentimento lo dimostra, si impegna, ci crede, e non si deve vergognare di niente. Io sono stata buttata dentro qualcosa che non mi riguardava minimamente, e infatti me ne sono andata non appena ho capito, quei due, che casini facevano. Io quando amo amo e quando non amo più non amo più. Loro sono tutto quello che io ho evitato nella mia vita, da sempre, e figuriamoci se potevo tollerare una “storpiatura” della nostra vita insieme e del nostro amore. Non ho mai permesso a nessuno di entrare nella mia vita sentimentale, fin da giovane, né a mia madre, né ad amiche, né a parenti, né a nessuno, e figuriamoci a una ex moglie o a figli usati come strumenti. Figli che ormai sono “rovinati”, Giampaolo, perché sono già come i loro genitori, purtroppo: ciò però è cosa loro e dei genitori, non mia.
Verità,
secondo me, più che centrati e pertinenti i tuoi post 1463 e 1464. sottolineo, soprattutto, due passaggi, che hai saputo esprimere meglio di quanto sia stata capace di fare io nell’interscambio privato che ho avuto con Giampaolo:
– “Era una persona *influenzabile*: prima l’hai influenzata tu, con le tue idee, la tua personalità, il tuo amore, poi i suoi genitori e un altro uomo (che aveva le condizioni “come genitori volevano”, si vede), e domani chissà.”
– “Poi c’è tutto il “copione” finale: in cui loro, *perfetti* e *brave persone*, ne devono uscire *puliti*, rovesciandoti addosso tutte le colpe… Anche questo modo è *coerente* con l’infantilismo di cui ti dicevo.”
essere umano, quindi, con parecchi limiti, come tutti. alcuni accettabili, per qualcuno; altri meno, e magari ce ne si rende conto tardi, quando sono almeno in parte svaniti i fumi dell’innamoramento, che falsa tutto, e spesso non per pochi mesi soltanto…
a quanto sopra aggiungo un’osservazione di massima: è bello e giusto dare ma distinguendo, con il proprio raziocinio, gli individui con cui lo si fa. personalmente non mi aspetto mai niente in cambio da nessuno ma ho imparato da tempo a distinguere un tipo di persone dalle quali mi riservo la facoltà di allontanarmi: sono quelle che esercitano il vampiraggio psico-emotivo per mestiere o per evidente bisogno di aiuto clinico, di cui però non riconoscono la necessità. quando le richieste sono eccessive e continuative, non ci si può far divorare vivi da esseri che dovrebbero sottoporsi a cure mediche o che dimostrano carenze di maturazione tali da rendere impossibile sia il dialogo che il confronto.
diversa la bellissima storia dell’amore per Dostoewsky da parte di Anna, la sua seconda moglie, una giovane donna, che gli ha regalato amore disinteressato a piene mani, curando con l’affetto e la comprensione i suoi seri disturbi psichici e rendendo sereni, anche economicamente, i suoi ultimi dieci anni di vita. sono esistiti e di certo ancora esistono amori così (magari pure sbilanciati o unilaterali), di cui però solo pochissimi sono capaci…
un abbraccio sia a te e a Giampaolo.
Giampaolo,
“Ho sbagliato nel credere che avrei potuto creare un mondo fatto di me e di lei.
Ci ho creduto davvero ed e’ per questo che ci sto male.” – NO, NON ha sbagliato tu: quando ci si unisce in coppia è la coppia che deve prevalere su tutto il resto. altrimenti, meglio restare ognuno a casa sua!
“il non conoscere realmente se stessi e il non sapere cosa si vuole e cosa realmente piace.” – il nodo è quasi sempre tutto qui. a cui si aggiunge, a volte, un tentativo di adattarsi all’altro, che spesso poi non si è in grado di mantenere nel tempo. come tutte le promesse e i giuramenti, da NON tenere mai in alcuna reale considerazione. può capitare, invece, di cambiare,soprattutto se ci si unisce troppo giovani, quando la propria personalità non è ancora abbastanza consolidata.
“Ma uno sbaglio si può perdonare e metterci una pietra sopra.” – questo è amore VERO e PURO, molto RARO, di cui dovresti andare più che orgoglioso.
—
Verità,
“Io quando amo amo e quando non amo più non amo più.” – questa sì che è forza emotiva e chiarezza mentale, da apprezzare a tutto tondo. si dovrebbe essere sempre consapevoli di quello che si fa e del motivo per cui lo si fa…
—
buon pomeriggio, a tutti e due!