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Lettera pubblicata il 6 Dicembre 2010. L'autore ha condiviso 2 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore uqbardeva.
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“Non si può nemmeno negare che, poco o tanto, si sia tutti malati, derivando i nostri malesseri dall’assurda rincorsa, competitiva, di un eccesso di benessere materiale a scapito dei sentimenti (chi non arriva al traguardo sociale ritenuto valido è un perdente – parola e giudizio orrendi – senza tener conto che siamo tutti diretti alla stessa fine, senza poter portare nulla con noi). La vita potrebbe essere molto più semplice, se non fossero troppo spesso gli individui a volersela complicare!”.
Rossana. Oh, ecco… Cominciarlo a dirlo: che siamo un po’ malati, eh. Se non lo ammettiamo nemmeno, di curarci non se ne parlerà manco mai.
E allora ti faccio un esempio… Il mio ex sta in una situazione molto “malata”. Lui lo sapeva, e non ne poteva più… Si era creata in sé l’idea, la convinzione, che se solo avesse trovato la persona giusta (mai trovata) avrebbe potuto finalmente fare il SALTO. E fare una vita più sana. Curarsi, insomma.
Con me ha fatto un pezzo di strada, convintissimo che ero “la persona giusta”, ma poi si è scontrato con tante cose… Anche dentro DI LUI. LIMITI, o scelte, suoi.
Finché poteva dire che non aveva potuto fare mai le cose che DESIDERAVA, che SENTIVA, che AMAVA, che aveva sempre VOLUTO, andava “bene”: addossava la colpa alla ex moglie, a incompatibilità, alle forti responsabilità, e in precedenza a un genitore, in particolare, che ha avuto pretese di ECCELLENZA, senza badare a ciò che uno SENTIVA, o VOLEVA, dentro.
Con me ha scoperto l’amore: te lo dico io.
Quello che niente e nessuno TI IMPONE. Ha provato a resistere, ma non ce la faceva. Le resistenze sono cadute e ci si è abbandonato, rassegnato a ciò che SENTIVA. Ma dopo, la maggiore esperienza, che significa DECENNI, a vivere in un certo modo: nascondere le emozioni, reprimersi, condannarsi, punirsi, mancare di coraggio…
Quindi la ritirata… Ancora all’interno della relazione… Rossana, e la paura, immensa, di perdermi, e di perdersi, al contempo. La paura a quel punto, di perdere la sua IDENTITA’, per quanto fragile, perché basata su cose esterne, false, non vere, non sentite, lo ha spinto ad aggrapparsi a ciò che aveva… PRIMA.
Allora tutte le cose belle che io rappresentavo prima, la forza che gli veniva dall’avere seguito ciò che SENTIVA (e che non lo tradiva: perché io non l’ho mai tradito, in nessun senso), ora erano cose che facevano paura, erano IL pericolo, qualcosa da cui allontanarsi, anche in modo violento, se necessario.
Si è scontrato col fatto, non indifferente, che poi, alla fine, anche con la “persona giusta”, tu non ce la fai… E allora non puoi più dare colpe a ex mogli o lavoro o responsabilità… E allora cominci a dare la colpa a me, Rossana: che tu non ce la fai, o non puoi, o non te la senti più, o non vuoi.
E non ho manco il diritto di saperlo. Devo dedurlo. Già: perché tanto l’idea, la costante, è che io sono sensibile e intelligente, giusto? Capirò. E tanti saluti.
E quindi mi si butta giù dalla torre: posso morire, ma lui non ci pensa. E’ ancora terrorizzato per sé, per sé e basta. E mentre da una parte mi spinge col braccio giù dalla torre, con l’altro mi riprende, Rossana: sa che sta facendo male, a me, a lui, a tutto quello che stava costruendo (finalmente), e non ce la fa a rinunciarci.
Così si prepara, mi butta giù dalla torre e dice: se lei ce la fa, io la voglio ancora, me la tengo, non la lascio.
Comprendi Rossana? Voleva l’impossibile e io sarei morta. E in un certo senso sono morta per davvero.
Mi comprendi tu, Rossana, di che cosa ha fatto?
E in più mi addossava le cose: ciò che stava precisamente facendo lui, lo stavo facendo io. Perché la sua “razionalità” non accettava che stesse facendo lui questo.
Io, dopo essere quasi impazzita e morta (come avrete potuto notare), mi “risveglio”, perché ho un blocco qui: non vivo più, in realtà. E allora devo fare ciò che non ho potuto, quando stavo tanto male e potevo essere focalizzata, sul minimo delle forze, su mia madre solamente.
Quindi lo affronto: lo devo a me, e al nostro amore. E devo capire, fino in fondo.
E’ perso. E’ finita, andata, è un altro. Mi inventa persino cose mai esistite (tipo che io volessi SPINGERLO in una qualche direzione: che è falso; io attendevo che lui trovasse in sè la MOTIVAZIONE, stando AL SUO FIANCO; lui invece pretendeva – implicitamente – che gliela dessi io, e come? Lo prendevo a martellate? Come la “principessina” ex moglie?). E’ rientrato nella SUA gabbia. Quella che si è costruito LUI, con le sue mani. Perché lui, a differenza mia che ho altri problemi, aveva tutte le possibilità per uscirne, e insieme a me. Ma ha deciso di no. Solo lui, ma credo nemmeno lui, sa perché. O i perché.
Io, per parte mia, so che ci sono due mezzi cadaveri sulla strada. Altro non so.
So che ho amato, e non gli è rimasto niente.
Dice che gli sono rimasti i ricordi. Pensa. Vive di ricordi. Avevamo una vita da vivere ancora, e lui ora vive coi “bei ricordi”. Follia.
Cara Verità, i tuoi fluviali post denunciano un’anima offesa che ha tutta la mia comprensione, e sono certo che, pur sentendo solo la tua versione, tu sia in buona fede, quanto lo è Giampaololo e Maria Grazia per la vicenda che ha raccontato in un messaggio precedente, seppure questa con un atteggiento diverso rispetto alla visione del suo futuro.
Quando parlavo di come mi compirete se mia moglie mi lasciasse inopinatamente, non stavo facendo quello che la prende con filosofia, specie dopo vent’anni di convivenza. Mi sembrava logico che si immaginasse una richiesta di spiegazioni corredata da litigare e momenti di disperazione. Ma una volta di fronte al fatto compiuto in un modo o nell’altro dovrei farmene una ragione. Ma una cosa e’ certa, se ho sposato quell persona e ci ho convissuto per due decenni, devo PER FORZA chiedermi il PERCHÉ sia artivata a tanto. E in questo perché deve esserci inevitabilmente una revisione del mio comportamento nei suoi riguardi. Se, come sembra dai racconti di Giampaolo se ne esce ” non colpevole”, sempre che non si sia voluto autoassolversi, cosa non infrequente, cosa di può fare? Si è stati traditi, in tutti i sensi, ma accade anche questo nella vita e non resta che accettarlo. Come quelli che passando sottomuncornicione si beccano una tegola in testa e crepano in piena salute.
Ma io non sono sicuro che in un modo o nell’altro NOI abbiamo contributo a quel l’evento che ci vede parte lesa. Quando dico ” abbiamo contribuito” non intendo dire che non eravamo in buona fede, ma semplicemente non PIÙ. corrispondenti all’immagine che colui che ha abbandonato il progetto aveva o immaginava di avere di noi. Non so se mi sono spiegato. Oppure, banalmente, NON CI AMA più. È dal momento che proprio qui abbiamo scolpito nella roccia che non si può sapere come, quando è perché ci si innamora, lo stesso vale al contrario? Quindi? Che’ si fa? Io potrei incazzami con la mia inglese se tornasse dal redivivo portoghese, potrei gridare che avevo visto giusto, che mi ha mentito per tutti questi anni e che ero l’alternativa che ho pensato di essere. Oppure cadere dalle nuvole come Giampaolo e sentirmi vittima di un’ ingiustizia, pensando che ” la maggior parte” delle inglesi alla fine non sono affidabili. Ma sarebbero solo pezzuole calde per lenire la botta. Ma alla fine, che faccia autocritica e scopro che si, forse qualche ragione l’aveva, oppure no, per come mi sono comportato con lei non aveva motivo di farmi…
Più condivisibile quello che dice Maria Grazia: fin che sei in ballo balla come si deve, e se non ti va più non dirmi
Neanche il perché. Ma anche queste sono aspirazioni più che esigenze che potranno essere soddisfatte. Chi lascia ha già perso quell’ eventuale rispetto che aveva per il partner, e a volte non ritiene necessaria questa cortesia.
È questa sensazione di mancanza di rispetto che ci fa reagire nel modo che osserviamo, ma solo perché quella persona ha ancora un ruolo nella nostra vita, altrimenti se l abbandono del progetto, per coincidenza fosse contemporaneo, questi forum sarebbero deserti. Ciao
Golem
“Giampaolo, Gesù Cristo non se l’è fatta quella domanda perchè ne aveva anticipato la possibilità durante l’Ultima Cena come sai.”
Ma che significa ? Che risposta è la tua ? Il mio era un modo ironico per farti capire che un tradimento è un tradimento. E che Cristo non poteva aver fatto nulla di male per far sì che Giuda lo tradisse. Il fatto che ne avesse anticipato la possibilità cosa ci azzecca con quello che stavo (vanamente a questo punto) cercando di farti capire ?
Golem, forse non riesco a farti comprendere il concetto, il succo di quello che ti sto dicendo. Io non sono nato “il giorno della sgrulllata” e sapevo (e so) benissimo che nel mondo esiste la possibilità che qualcuno voglia fregarti o ti possa tradire. I tempi non sospetti ero paradossalmente accusato di non fidarmi nemmeno della mia ombra.
Ma credo che, a volte (pochissime), nella vita, possa capitare di fidarti ciecamente di qualcuno, e di credere ciecamente in lui/lei. Mia moglie era un caso, così come lo sono i miei genitori. Se vieni accoltellato alle spalle da chi proprio non te lo aspetti, credo sia umano starci davvero male. E avere tanto veleno in corpo. Non ti viene, te lo assicuro Golem, di dire “Ok…era una possibilità, poteva accadere”. No Golem, non ti viene questo pensiero quando vieni tradito da persone a cui dai immensa fiducia. Così come scrive Verità, non credo proprio che tu riusciresti ad essere così freddo al punto da dire “Bè ha scelto !”
D’altra parte, già te l’ho scritto in merito alla possibilità che tua moglie torni con l’idiota. Vorrei vederti Golem.
Un certo Giulio Cesare dovrebbe farti capire meglio quello che vanamente cerco di farti intendere: “Tu quoque, Brute, fili mi”. E certo che il condottiero romano proprio sprovveduto non era. E forse si aspettava tra le tante possibilità, di venire ucciso e/o tradito da qualcuno. Ma non certo da Bruto
2. “Poi non dimenticare che temo che la tua lei abbia avuto delle ragioni che hanno a che fare con quello che sei tu, anche se non te lo spieghi….”
Poi me la spieghi questa cosa Golem, che non l’ho capita. E siccome non ho capito evito di commentare.
Maria Grazia, commento n. 1216.
A questo punto ci sono solo due possibilità:
O sei estremamente sfortunata in amore, o ti poni male e c’è qualcosa in te che forse, senza rendertene conto, fa scappare, dopo un po’ gli uomini che frequenti.
In tutta franchezza, se avessi a fianco una donna che ha tutte le qualità che dici di avere, oltre all’avvenenza fisica, io certo non me ne andrei.
La terza possibilità non la vedo.
Fino a quando i propri progetti verranno fatti sugli altri, la fine della storia sarà sempre uguale.
Ognuno dovrebbe occuparsi solo di se stesso, e capire che i sentimenti sono liberi, mutevoli, e finiti.
Capire che le persone si affiancano a noi per un po’ di tempo, e poi si allontanano.
Questo periodo di vicinanza andrebbe vissuto liberamente, inteso come crescita personale, senza fare castelli in aria, da soli, o in due.
I legami infiniti sono una ipocrisia, una facciata.
M.
verità
in merito ai tuoi post n. 1221 e 1222 posso rispondere una sola cosa:
NOVANTA MINUTI DI APPLAUSIIIIII !!!!!!!!!!!!!!!
quanto è sacrosanto e vero, mia cara, ciò che affermi ! uomini meschini, vigliacchi, abituati a vivere fingendo, abituati a vivere nella perenne ipocrisia. abituati a RECITARE UN RUOLO PERCHE’ NESSUNO – PRIMA DI INCONTRARE ME E TE – LI AVEVA MAI AMATI E ACCETTATI PER CIO’ CHE ERANO ! invece io e te ci eravamo riuscite a dargli quello che dicevano di andare cercando da tutta una vita, ma che non trovavano: l’ amore puro e incondizionato, l’ amore autentico e vero, senza falsità e macchinazioni.
Ma come dici tu… quando per tutta la vita hai mangiato trippa, dopo diventa difficile apprezzare le carni nobili o il salmone affumicato. e poi… perchè mai un bel salmone rosa avrebbe dovuto preoccuparsi di loro ( ragazzoni allevati a trippa e bucce di patate … ) ? eh no !!! DOVEVA ESSERCI PER FORZA QUALCOSA SOTTO, non poteva essere vero ! dovevamo PER FORZA ESSERE DISONESTE ! anche a me verso il finire della storia erano state attribuite colpe del tutto assurde e campate in aria, solo perchè lui non aveva il coraggio di ammettere a se stesso che al contrario di me non era in grado di liberarsi DA QUELLA GABBIA SOCIALE in cui si trovava: “io sono veneto, tu una povera “terroncella” che vive al nord, quella razzista di mia madre non approverebbe. tu sei una femminista emancipata , mentre qui le ragazze da marito sono tutte ebeti e mongoloidi e non frequentano i bar e sai com’è tesoro passerei per cornuto, tu sei VERA, io sono FINTO, e potresti mettermi in imbarazzo.. TU SEI INTELLIGENTE, IO SONO UN co......, E NE USCIREI SMINUITO. e poi tutti mi conoscono come un “duro”, che figura ci farei se dicessi a tutti che per me non sei stata solo un buco… eh no! non sia mai ! INNAMORATO E PER GIUNTA DI UNA DONNA DI CARATTERE ? ho una reputazione da difendere!….quindi, molto più sicuro rinunciare a priori alla felicità, piuttosto che correre il rischio che non sia vera ! ….”
Cara Maria Grazia, non credo affatto che tu sia “tremenda”, nel senso di cattiva, tutto il contrario. Come ti avevo già detto, io vedo in te un “candore”. Inoltre penso che tu sia una persona molto dolce. “Tremenda” era per scherzo. Volevo dire, a battuta: guarda Maria Grazia che in quel modo tu ti incasini… Naturalmente lo dico con tutto il rispetto, e a maggior ragione sentendoti estremamente aperta di testa. Intendevo dire, prova a immaginare questo: io, se sono con un uomo che amo, gli dico “ti amo”, e basta. Tu, Maria Grazia, gli dici: “ti amo, ma finirà”.
O no? Be’, se fai questo, sappi che sin da quell’istante, tu sposti l’attenzione, di quella persona che tu ami, dal “ti amo”, al “finirà”. Ti sconsigliavo, semplicemente, di fare questo.
Non ha senso, Maria Grazia. Per me, ovviamente. Se ami, ama e basta, senza dire “finirà”.
Golem, scusami, ma ho la sensazione… Che tu abbia la sensazione, nettissima, che io non accetti la fine del mio amore. Okay. Allora ti dico questo: ci sono “fini”, evidentemente, o storie d’amore, che sono alquanto complesse. Io non volevo un amore complicato, ti assicuro. E nemmeno andare fuori di testa, Golem. Quindi… Le ragioni che io cerco sono legate alle conseguenze psicologiche di… Altro. E vale a dire di comportamenti “complessi”, che tu, oltre alla fine di un amore, DEVI capire: se non vuoi uscire pazzo. Ho diritto alla mia sanità mentale? Sì? E allora. Mi ha lasciato con un malloppo di lavoro da fare, lui: bel regalino, eh? E non era ROBA mia, Golem, mi spiace. Io mi prendo le responsabilità per la mia parte, stai tranquillo. Come mi prendevo la responsabilità di voler risolvere i problemi: che lui non voleva risolvere. Ma non diceva: non li voglio risolvere, non ti amo più, o quel che gli pare, Golem. Diceva: che io non li volevo risolvere. Comprendi?
C’è da diventare pazzi. E io, nemmeno per uno che amo, o ho amato, voglio diventare pazza. E lui, una parte di lui: desidera invece fare del male e fare impazzire gli altri. Con tutta evidenza, ora: a saperlo prima! Me la davo a gambe levate, eh, dopo il primo caffè.
Aggiungo: l’ho lasciato io. Mi ha costretta a farlo. Lo amavo e non volevo lasciarlo. Mi ha messa all’angolo, mi ha sfinita quando sapeva che ero a pezzi ed ero preoccupata per mia madre, mi ha accusata, mi ha inseguita, eccetera.
Mi ha detto “ti amo” fino all’ultimo. Non mi ha mai detto “non ti amo più”. Non ho mai detto a lui “non ti amo più”.
Tutto questo senza mai presentarsi qui, in persona, mentre piangeva, si disperava, e non due giorni, Golem, ma più di due mesi. Non è venuto qui, né a dirmi, abbracciandomi forte “ti amo”, né a dirmi, stringendomi la mano in caso, “non ti amo più, mi spiace, ma è così”.
Ha continuato a dire che mi amava, sempre. E anche nell’ultimo chiarimento (in cui ovviamente ora era più “distaccato”, come è quando non parli con una persona da tempo), comunque pacato, e nonostante vi ho detto “è perso, è andata, finita”, LUI ha detto che in certo modo “non finirà mai”. Questo sentimento, intendeva. Poi mi ha confidato, ricercandomi, alcune cose, d’impulso.
Mi cercava, Golem, e si ritirava. E aveva che era… “Bloccato”, pure lui, guarda un po’. E io che cosa dovevo pensare, scusa, se non che forse si era imposto una cosa, ma mi amava ancora, come io lui?
Allora ho cercato un incontro, diretto: perché o che chiudevamo, stringendoci la mano, o che riaprivamo, se non era mai finita, lo avremmo potuto sapere solo VEDENDOCI. Ma ha evitato: aggrappato, ora, al suo – si vede precario – equilibrio ritrovato, senza di me. Buttando via TuTTO.
Benissimo. Non ho insistito. Anzi gli ho detto che va bene così. Che ora ho capito più cose. Che lo lascio andare. Che… Buona vita.
Poteva finire lì, e invece, d’impulso, insiste, risponde, e ributta là cose strane, che lui ci sarà sempre e che sarei io ad averlo allontanato e bla bla bla.
Tu Golem, chiudevi a cuor leggero, con tua moglie, dicendoti lei fino all’ultimo che ti amava? Eh? Dimmi un po’. Non uscivi pazzo, o quasi. No, eh?
Quindi, lui, ha ricominciato, che mi doveva ributtare la palla (responsabilità), e gli ho risposto a tono, che lui può andare a raccontarla a sé, ad altri, ma non a me: che io c’ero, lì, Golem. E completamente. Era lui che aveva qualcosa che non voleva, non andava, casini pregressi ecc. Liberissimo.
Ma non puoi insistere a dire che è finita perché lo volevo io, Golem: perché io questo sì che non lo accetto. Così sì che diventerei pazza, scusa.
E dopo la mia replica, finalmente, si è stato zitto. Visto che io, Golem, non sono mai stata in vita mia con qualcuno PER FORZA. E non lo stavo inseguendo. Stavo solo “raccogliendo” segnali che lui mi mandava.
Poi, magari, in un’altra vita magari, mi spiegherai come avrai fatto a chiudere tu, con tua moglie, dicendoti lei che ti amava, e solo alla fine-fine, che lei “era cambiata”.