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L’unica forza siamo noi stessi

di Aik

È tutto mi rende un po’ confuso, certe volte mi soffermo a riflettere e mi chiedo come è possibile!? è proprio vero il pensiero è incontrollabile… pensi che tutto appartenga al passato e che lì possa stare, purtroppo alle volte non è così facile…
Non posso farci nulla è la mia natura, è inutile! Chi nasce amando è d’amor che vive e non conta chi o quanto ama…
Ne sono sicuro! lo ripeto a me stesso per non dimenticarlo mai “ne è valsa la pena” e quando mi chiedo “che mi è rimasto? ” la risposta è semplice: “tutto il resto!!!”
Per quanto una persona sia colma di difetti questi non esistono perché è di difetti e pregi che la rendono unica, che la rendono autentica; forte e fragile… e non mi interessa il perfetto questo lo lascio a chi non ha mai amato e mai amerà….
Ciò che mi auguro è condivisione, stima, sentimento e sincerità…
E se sbagli? me ne fotto! non posso avere paura di soffrire, non posso negarmi l’opportunità di vivere e sorridere… qualora sbagliassi allora piangerò ridendo…
Ciò che importa è percepire qualcosa, qualsiasi cosa! e mi sento diverso, sono diverso e sono sicuro che, che come ora e sempre più godrò della vita…

Lettera pubblicata il 23 Aprile 2012. L'autore ha condiviso 2 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore .
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Categorie: - Amore e relazioni - Me stesso

La lettera ha ricevuto finora 3 commenti

  1. 1
    Rossella -

    Il nostro impegno è importante. Un giorno qualcuno mi ha detto “verrà un giorno in cui avrete la forza”… questa cosa mi ha fatto riflettere. Da dove viene questa forza? Chi può darcela se non noi stessi? E così ho pensato agli anni più “bui” della mia vita. Tra virgolette. Perché il mio modo di essere mi ha portato a confrontarmi con persone più grandi della mia età perché non mi considero una “socialite” nel senso vero della parola. Ci sono persone che sono abili nel costruirsi una rete di contatti che hanno bisogno di restare vivi. La rete sviluppa un modello che esiste in natura… vabbè, questo è un altro discorso. Quello che volevo sottolineare è che prima di tenere vivo un contatto ho bisogno di sentirmi viva a mia volta per partecipare. Allora è successo questo… dopo il liceo dal punto di vista relazionale i miei punti di riferimento sono rimasti gli stessi di sempre… il punto è questo: io non riuscivo ad interagire con il mondo con quello spirito che ti porta minimizzare il problemi personali. Alla fine la scelta di trasferirmi è dipesa dal fatto che non accettavo di convivere con l’idea di essere una persona problematica. Ho dei problemi diversi dagli altri. Tutto qui. Il mio principale problema (in quegli anni) era il denaro… e per me non sarebbe stato possibile andare a lavorare part-time e vivere l’incontro come uno sfogo. Avrei dovuto cambiare vita. Questa è un’altra cosa difficile da spiegare.

  2. 2
    Rossella -

    Quando andavo a scuola trovavo la forza nella condivisione di piccole vanità… per questo per me è inconcepibile “la chiesa povera per i poveri”…. Praticamente era nostra abitudine ritrovarci tutte le settimane presso una galleria d’arte contemporanea (inoltre prendevo parte ad una serie d’iniziative culturali)… ma io avevo cominciato a sentirmi come divisa. La sera quando facevamo gli esercizi io non avevo la forza per prendere la parola, ma nel complesso (proprio perché sono molto espressiva) riuscivo a interagire con il gruppo, diventando a mia volta un punto di riferimento. Io mi sentivo passiva, ma ci poteva stare. Se avessi avuto la possibilità di poter andare dal parrucchiere o di guardare una vetrina con lo spirito di un potenziale acquirente. Era come se la città mi fosse crollata addosso… anche all’università non riuscivo a concludere niente. Il mio altrove è la casa. Il valore della povertà, detta in parole povere, mi porta fuori dal mondo in cui mi hanno portato le istituzioni, anche se quando ci sono entrata lo fatto di mia spontanea volontà (puntando sulla mia immaginazione). Anche l’uomo ha bisogno d’integrarsi… e sicuramente l’immagine (istituzionale) della coppia allo stadio non è esattamente un’immagine che strizza l’occhio alla civiltà del mondo moderno. Ma è bello vedere le famiglie allo stato. Anche le donne… nessuno dice il contrario. Per carità… io seguo le partite (m’informo) , ma si tratta dell’ennesima vanità.

  3. 3
    Rossella -

    Come simbolo non piace. Invece i miei fratelli dopo aver fatto le formazioni (o comunque dopo aver condiviso il gioco con antagonisti anonimi) si rianimano (perché si sono realizzati nel gruppo). Mio cugino ama la musica. Tanti sono gli interessi che contribuiscono a creare una rete di solidarietà familiare e sociale. Quando ti trovi in un ambiente accademico (es.) il tuo asse intellettuale sarà condizionato dalla vanità… anche dall’ultimo modello di cellulare. Che significa?

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