Il ciclo della vita, la fine del giorno e l’inizio della calma notte.
Sembrava tutto così normale, il lavoro che assorbiva le ore di luce, e il ritorno a casa compresso nel lento traffico.
Questa era da anni la sua vita, ma a lui andava bene così.
Il suo lavoro a dire il vero non lo privava di tante energie, ma lui di poche pretese, immerso nella routine quotidiana, era lo specchio della notte calma.
Ma quella volta così calma non fù.
Nella sua piccola casetta di periferia una cena leggera e una sigaretta di fronte al camino mentre una grappa forniva calore alla sua anima.
Si fece molto tardi.
Il tempo passava in fretta quando nei momenti di riflessione ripercorreva la sua vita fino a li.
Ormai stanco, sul punto di addormentarsi un rumore proveniente dall’esterno attirò la sua attenzione.
C’era da stare attenti, in un posto così isolato non era raccomandabile uscire fuori senza prima osservare dalla finestra.
Una strana nebbia immediatamente comparsa, celava ad ogni sguardo qualsiasi cosa in essa.
Prese in mano una torcia e un pezzo di legno, aprì la porta e fece per dirigersi verso la stradina.
Un intenso odore incrociò il suo olfatto, e seguendo i sensi vi si diresse incontro.
Due fari d’auto splendenti al massimo squarciavano la nebbia proiettando un’ombra sinuosa che ne interrompeva la lucentezza come fanno leU dense nuvole colpite dai raggi del sole.
I morbidi contorni di tanto in tanto spigolosi lo incuriosirono aprendo la sua mente e il suo cuore fino ai massimi consentiti dai suoi limiti umani.
Era una donna, ma la cosa straordinaria fù che si avvicinarono l’un l’altro senza dirsi nulla, senza sentire nessuna paura fino a formare un’unica ombra.
Ella comunicava attraverso le espressioni del viso e il muovere del corpo, mentre lui irraggiato da quella potente energia, in un attimo imparò allo stesso modo di lei quella comunicazione essenziale, come se lui fosse stato così, da sempre.
Si diressero verso casa.
Pochi minuti di sguardi e come fuori, i loro stessi corpi che prima avevano formato un’unica ombra divennero un corpo solo, un universo di estasi.
Quella gioia sembrava non finire mai, e di fatto nessuno dei due voleva che finisse, qualche momento per assaporare ciò che era avvenuto bastava ai loro occhi che incrociandosi chiesero ancora!
Era felice, al di sopra del mondo oltre ogni immaginazione, senza più alcun bisogno fisico.
Non fu più luce e avvolto nella pace della notte, la stessa pace che cercava trovò lui, dandogli tutto ciò di cui aveva bisogno.
Chi fosse o cosa rappresentasse quella donna poco importa, mille sere ancora tornò da lui e tutte le volte allo stesso modo venendo fuori dalla sua splendente luce, confine perenne tra l’immenso e la sua casetta di periferia.
MARCELLO
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bella storia, ben scritta, reale e surreale nello stesso tempo!