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Lettera pubblicata il 27 Dicembre 2020. L'autore, stukas, ha condiviso solo questo testo sul nostro sito.
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Stukas, però anche tu non mi sembra abbia le idee molto chiare, anche perché gli equilibri di questo rapporto li avete creati entrambi. Nei tuoi scritti vedo tanta analisi sulla tua compagna e ben poca su di te. Spesso i problemi degli altri sono la scusante per non affrontare i propri.
Suzy, è logico, tutti quelli che scrivono qui fanno come Stukas, hanno delle esigenze soggettive e cercano di vederle in maniera oggettiva. Lui vuole solo capire in quante scarpe vuole mettere il piedino “Paola”, visto che se a te sembra normale che una donna si trascini negli anni la “mummia” di una storia, normalmente non lo è. Per esempio, io non so come faccia a tollerare ancora, dopo tutto questo tempo, una situazione come quella che vive con quella donna. Io, come ebbi modo di dire a suo tempo, se nella mia pur differente situazione relazionale, avessi scoperto che mia moglie non poteva fare a meno del cadavere lusitano come riferimento della sua identità sentimentale, l’avrei accompagnata da lui, lasciata con qualcosa di soldi per i primi tempi, e oggi starei bene, come sto con lei, ma per altri motivi. Le “multi proprietà” non mi hanno mai convinto.
Qualche tempo fa ti ho chiesto come reagiresti se il tuo lui si dedicasse settimanalmente, per anni, alla cura di una “Paola” del passato, nel presente. Puoi dirlo?
No, vabbé Golem, ovvio che questa situazione non sembra normale nemmeno a me, visto che in primis viene vissuta come limitante o comunque scomoda dagli stessi protagonisti. Però a Stukas andava bene un rapporto a distanza, con parecchi spazi di evasione e non troppo coivolgimento, per questo dico che le dinamiche del rapporto sono state decise da entrambi.
Sicuramente una situazione proprio uguale a questa non l’accetterei, ma non sono una persona molto gelosa, quindi non risulta un problema mantenere un legame con donne “ex”, sempre se sono sicura di ciò che il mio compagno prova per me. Anzi, mi sono pure trovata ad incentivare la sua vicinanza all’ex in un momento di lutto e in generale non mi ha mai causato problemi il fatto che si sentissero o vedessero.
Suzy, un lutto può giustificare un momentaneo riavvicinamento all’ex, (specie se il morto è l’ex, hahaha), ma il caso di “Paola” è da psicosi, e con una situazione emozionale come quella non si va da nessuna parte. Io qui sono stato maltrattato per la situazione di Sally, ma ripeto, se si sono fatti dei progressi nel nostro rapporto è solo perchè lei ha saputo ridimensionare quella figura, che poi è realmente morta, anche fisicamente. Tu non sei gelosa, e vabbuò, però se le “esigenze” dell’una creano problemi nell’altro, la papera non galleggia. Sally ha un amico storico, sposato e che vive a San Diego, col quale si sente periodicamente, lui è stato da noi e noi siamo stati da lui, senza problemi, ma SI CAPISCE che è solo amicizia, e pur essendo un bell’uomo non c’è gelosia. Diverso era col de cuius, verso il quale c’era una parte di quei “sentimenti” di accudimento di cui ha parlato Stukas per il suo caso. Quelli sono fardelli nevrotici, come lo era probabilmente il rapporto tra i due quando era “ufficiale”.
Resta il fatto che ciascuno di noi deve liberarsi da solo dei propri fardelli emotivi. Poi, se si ha il mio carattere per indole in contrapposizione perenne, una forzatura non farebbe che spingermi ancor di più verso il mio impasse psico-affettivo.
È chiaro che se ci ci si libera da certi fardelli lo si fa da soli, altrimenti è solo una farsa. Tutti i nostri VERI cambiamenti sono voluti. Ma spesso non basta volerlo, che è la prima condizione fondamentale per il cambiamento, serve anche il supporto di qualcuno che ti offra un motivo è un punto di vista differente della situazione.
Il mantenimento nella vita di figure “totemiche”, sono “rifugi” psicologici troppo comodi per rinunciarvi.
Un partner che cerca chiarezza nella relazione che contiene una figura terza non credo che imponga alcunchè; una reazione come quella che paventi tu appare più puerile che matura.
Suzanne,
concordo sull’enunciato che ciascuno di noi, QUANDO ne sente l’esigenza, deve “liberarsi da solo dei propri fardelli emotivi”.
qualsiasi aiuto proposto in tal senso non dovrebbe essere che di stimolo a reagire e di eventuale supporto se questo viene colto, SENZA resistenze.
diffido delle terapie fatte in casa, dove sussistono coercizioni, dirette o indirette, di vario genere, così come respingo analisi psicologiche e profili elaborati on line, sia da specialisti che da profani del settore. semplici deduzioni comuni, che confondono con estrema leggerezza termini e malesseri.
fra l’altro, se si conosce a priori lo stato di cose in cui si trova il partner, diventa a mio avviso pretenzioso che nel tempo questo possa evolvere a proprio favore. ognuno ha i suoi equilibri e i suoi tempi. non basta essere “esperti” in relazioni amorose per conoscere, comprendere e voler modificare le realtà interiori ed esteriori altrui.
Impasse psico-affettivo. Nostalgia del non vissuto.
Desiderio vivere più vite e di moltiplicare la realtà.
Concordo con l’intervento 64 di Golem. Infatti, a parte casi di gelosia patologica, si capisce istintivamente se c’è qualcosa che non quadra. Rapporti che cambiano radicalmente quando uno dei due o entrambi si fidanzano, esclusività per cui il partner nuovo non può conoscere quello vecchio, legami definiti borderline ecc..
Quando si percepisce reale amicizia o che un rapporto tra ex si è esaurito, si è anche rilassati verso quel rapporto, è quando ci si sente minacciati che si vive sotto perenne tensione.
“…diffido delle terapie fatte in casa, dove sussistono coercizioni, dirette o indirette, di vario genere, così come respingo analisi psicologiche e profili elaborati on line, sia da specialisti che da profani del settore. semplici deduzioni comuni, che confondono con estrema leggerezza termini e malesseri…”
La giustezza di un’azione la si valuta dagli obiettivi che si sono prefissi e dai risultanti che si sono raggiunti. Se i due punti coincidono è stato un successo. Il resto è solo retorica che riempie la bocca, ma nello stesso tempo la lascia asciutta di concretezza. “Facta sunt potentiora verbis».
P.S. oggi altra speranza delusa.