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Lettera pubblicata il 27 Dicembre 2020. L'autore, stukas, ha condiviso solo questo testo sul nostro sito.
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》Beetle “Noto molte persone che per “giustificare” proprie “debolezze”, argomentano anche in modo molto efficace, ma come evidenzi anche tu, nel profondo qualcosa resta…” certo: il famoso tarlo. Di giustificazionisti qui ne ho trovato tanti, d’altra parte questo sito è il posto ideale per farsi le “proprie” ragioni, e tra tutti spicca chi di giustificazionismo ha fatto una ragione di vita, facendo le somme con una “matematica” tutta sua. Ma la vita è l’unico giudice attendibile, e non è affascinata dalle argomentazioni autoindulgenti, e i risultati che hai in mano sono quelli che contano.
Ripeto, nessun rapporto a due può sopravvivere in tre, puoi fare tutte le autoanalisi che si vuole, ma è solo tempo perso.
Ciao Acqua. Nel caso di Sally è emersa proprio quella visione della vita che cito spesso e che Adam mi rimprovera. Quando si è resa conto che sia il prima che il dopo con l’ex era solo un film, aveva due scelte: o continuare a “guardarlo” senza di me, o con me dopo aver letto i titoli di coda e aver accettato il The End. Lo ha accettato. CAPENDO.
Beetle, tutti giustifichiamo le nostre debolezze, sicuramente lo fai anche tu. Anche attribuire sempre le responsabilità dei problemi di coppia a “terzi”, è un modo per sentirsi sempre giusti e infallibili, o quantomeno, per sembrare tali.
Golem, tu non puoi sapere cosa tua moglie pensi davvero del suo passato, e non hai banchi di prove per verificare visto che il fantasma è morto e sepolto da tempo. Quindi, alla fin fine, pure tu potresti vivere nel favoloso mondo di Amelie che tanto detesti. Possiamo essere sicuri a malapena dei nostri pensieri, figuriamoci di quelli di un altro! Ennesima illusione anche questa…
Suzanne, non contesto che ognuno abbia le proprie debolezze, ma l’utilizzo di un linguaggio volto a far perdere spessore, in modo che quelle debolezze non siano attribuibili a terzi, ma a “nessuno”. In questo modo, non ci si sente infallibili, ma nemmeno responsabili di ciò che accade.
Tu stessa nei tuoi commenti appari piuttosto netta e orientata, probabilmente perché le debolezze che sono distanti da noi sono anche più facilmente condannabili?
Ritorno a quanto espresso da golem, se si vive in “tre” è perché si è scelta quella modalità oppure c’è qualcosa che non va. E se c’è qualcosa che non va c’è un problema.
Costruzioni verbali articolate, servono, a mio avviso, unicamente a confondere e confondersi, ma il problema resta.
Concordo con Suzy sul fatto che spesso siamo a malapena sicuri dei nostri pensieri e che quindi non possiamo far altro che fidarci di quello che ci viene riferito dai diretti interessati, per quanto riguarda i loro pensieri. Se, di fatto, nelle coppia si ristabiliscono un clima sereno e una comunicazione aperta, questo significa che quel “vincolo” col passato non esiste più o è passato in secondo piano o comunque non incide più nella relazione attuale.
Suzy, facendo quella considerazione sui pensieri di mia moglie, si capisce che non hai vissuto per un tempo sufficiente con una persona che ami. Dopo oltre trent’anni riusciamo a pensare le stesse cose nello stesso momento, e ad anticiparci a vicenda senza neppure parlare. Posso non conoscere un dettaglio di quello che ha in testa, ma il generale lo conosco, stai tranquilla. È una dote quella che mi fa capire cosa passa per la testa della gente, figurati di mia moglie. Se non avessi questa qualità non mi sarei accorto di quanto covava- “ingenuamente” diciamo- riguardo certe “visioni”.
Suzy, il mio “mondo di Amelie”, nel momento in cui mi ritorna il risultato che mi aspetto -relativamente alle azioni intraprese alla luce di un’analisi di una situazione- diventa la mia realtà, non so se mi sono spiegato. E “quella” situazione l’ho letta bene evidentemente: REALMENTE. Il fatto che poi l’abbia compresa anche lei, dimostra che non mi sbagliavo sull’intelligenza della donna, intuita da subito》
》per poi però scoprirne un lato che in mezzo secolo di vita non sapevo esistere nelle menti femminili, per quanto è assurdo. Quell’aspetto non conoscevo, ma nel momento in cui l’ho scoperto mi sono sforzato di capire il vero peso che aveva nella sua vita, con i risultati che sai. L’anno scorso in febbraio siamo andati in Portogallo, a Cascais, per un matrimonio, le ho chiesto serenamente se volesse visitare la tomba del “trapassato remoto” (per la verità ero curioso anch’io) ma non se n’è fatto niente. Acqua passata.
Vedi Suzy, tornando al core (ingrato) della discussione, quelle giustificazioni che alcuni si danno, spesso sono solo razionalizzazioni arronzate, fatte con argomenti che si sforzano di essere razionali ma spesso sono solo impulsi emotivi istantanei e inspiegabili con il tentativo di ingannare noi stessi e il caos in cui annaspiamo ogni giorno, fingendo un ordine che non esisterà mai, neppure tra le quattro mura di casa. Se si comprende il peso di questo nostro aspetto si fanno grandi passi avanti, sennò…Amelie and is wonderful World wait for you.
Beetle”spesso la voglia di libertà cela anche il desiderio di svicolare nei momenti cruciali, spesso vogliamo essere liberi, ma non digeriamo la libertà altrui”. È vero, ma la libertà è una condizione essenziale per chiunque e quindi bisogna lavorare su come migliorare questa “digestione” proprio partendo dal concetto che anche noi vogliami sentirci liberi, almeno per quanto riguarda “il pensiero”. Un tradimento emotivo di fatto non è controllabile/verificabile e quindi non vale proprio la pena di esserne “gelosi”. Meglio concentrarsi sulla cause e sul presente per colmare eventuali lacune nel rapporto che potrebbero aver innescato questi meccanismi di rifugio nel passato o nei meraviglioso mondi immaginari di Amelie.
La storia di stukas è esplicativa in tal senso. Entrambi trovano un equilibrio, lui può avere libertà, coltivare i suoi spazi e svicolare dai “doveri” che una relazione impone, lei può coltivare il suo rapporto speciale con Paolo. Il tutto entra in crisi quando la relazione “evanescente”, si trasforma in qualcosa di più concreto. Stukas sa che in quel caso sorgerebbero problemi.
Non a caso le amicizie speciali, i rapporti “atipici”, sono spesso legate a relazioni dai contorni sfumati, con tanta idealizzazione e poca quotidianità.
Suzanne,
concordo con il post 112. dipende dalla compagna di Stukas volere o meno allontanarsi da Paolo.
se le verranno poste pressioni, deciderà per la scelta d’insieme più adatta a lei, qualsiasi essa sia, mantenendo in se stessa, se lo vorrà, e fino a quando lo vorrà, i ricordi che preferisce e i sentimenti utili al suo equilibrio interiore, su cui nessuno ha diritto di esprimere valutazioni o giudizi.
ci sono stati uomini che hanno amato e condiviso la vita con una donna senza essere riamati e avendo ben chiaro di non esserlo. quanto è accettabile da alcuni non può essere adottato da tutti ma non può nemmeno essere negato a priori.
“dipende dalla compagna di Stukas volere o meno allontanarsi da Paolo….ci sono stati uomini che hanno amato e condiviso la vita con una donna senza essere riamati e avendo ben chiaro di non esserlo…”
E quindi? Fatti loro.
Se è per questo c’è anche gente che frequenta i cessi per incontrare altra gente sconosciuta e con questa accoppiarsi in loco. Non riescono a vivere senza soddisfare quei certi bisogni, ma fanno schifo. Se si vogliono vivere rapporti “particolari” lo si faccia pure, ma qui si sta parlando di “normali” relazioni di coppia uomo-donna, che convivono con un “morto” in casa, che “puzza” sempre di più. Non serve un genio della psicologia umana per capire capire quanto sia disfunzionale un rapporto del genere, e quanta “nevrosi” c’è nel comportamento di quella donna che si trascina nella vita il “cadavere” di un rapporto finito e lo piazza dentro un altro rapporto.
Che equilibrio è mai questo, quello del disagio forse, non del benessere.
È ovvio che quanto è accettato da alcuni può non esserlo da altri. È proprio questo che succede a Stukas.