Ritorno con la memoria al dibattito tenutosi qualche giorno addietro nell’aula del Senato in merito alle già note questioni Visco c/ GdF.
Ah, se si fosse in un Senato in cui si prende un problema che tormenta e divide e se ne possa discutere come se si fosse realmente tra persone politicamente responsabili, come di un problema vero, per quello che è, per quello che ci appare, per quanto ci preoccupa e ci tormenta.
Ovviamente, non è il caso e non lo è, purtroppo, perché una cornice mediatica immensamente più forte di un manipolo di senatori e di parlamentari, in genere, sta intorno ad un argomento come il caso Visco ed il comandante Speciale ed impone a tutti (politici ed opinione pubblica) di affrontarlo fintanto questa cornice mediatica lo vorrà, perché questa è la condizione dell’Italia in questo momento. Nulla è cambiato da questo punto di vista tra un’elezione e l’altra, tra un periodo e l’altro.
Chi qualche giorno addietro ha avuto modo di assistere in TV alla puntata di Porta a Porta tutta incentrata sull’argomento che stiamo trattando, si sarà convinto che ci sono servitori dello Stato e servitori.
Il servitore e padrone di casa nella trasmissione citata, travestito da moderatore, incalzava, come un accusatore implacabile, i protagonisti Violante e Russo Spena e se, per caso, persone tutt’altro che leggere nei loro interventi, come i senatori Schifani e Castelli, dimenticavano una data o se scivolava un argomento, prontamente il moderatore interveniva dicendo che era già successo due volte o che era accaduto anche prima. Probabilmente era ben conscio dei verbali, delle lettere, di tutti i particolari, insomma, così da poter incalzare da vero ufficio stampa dell’unico potere per il quale gli onorevoli Senatori hanno disquisito per una intera giornata, fino al voto. In vero, lo aveva deciso colui che già 24 ore prima del dibattito in aula, aveva lanciato lo sciopero fiscale: bisognava colpire la persona, insomma, l’uomo del fisco tornando, ipso facto, alla libertà incondizionata del condono.
Se ciò non fosse vero, mi piacerebbe allora sapere perché non ha destato scalpore e scandalo il licenziamento arbitrario, in tronco, a mezzo raccomandata con ricevuta di ritorno, di Enzo Biagi, avvenuta senza neppure che il licenziatore ne avesse un potere diretto. E’ bastato che da Sofia il Presidente Silvio Berlusconi dicesse che Biagi aveva commesso un atto criminoso, che il suo giornalismo – quello di uno dei più grandi giornalisti italiani – era criminoso; è bastato quello perché il DG Rai passasse al licenziamento. Vorrei dunque sapere dove erano nascosti i difensori della libertà quando Enzo Biagi fu licenziato; dove erano assiepati quando ha ricevuto la raccomandata con ricevuta di ritorno.
Ho seguito con molta attenzione l’intero dibattito in Senato fino all’intervento del Ministro Padoa Schioppa e mi sono sempre più convinto che il tutto era frutto di un’invenzione mediatica, creata perché questa operazione doveva esserci, si doveva fare. Dal momento che i cittadini purtroppo credono – ma per fortuna non è vero! – che vi sia uno scontro tra le Forze Armate ed il potere politico in Italia, si ricordi al leader della CdL ed alla pletora dei suoi accoliti che anche il Presidente Bush (recentemente ospite in Italia) non ha esitato un solo istante a rimuovere dal loro incarico (e lo ha fatto per ben sette volte, in Iraq) i generali in disaccordo con gli indirizzi tracciati dal Presidente degli Stati Uniti d’America senza che ciò creasse un problema né per la democrazia americana né per le Forze Armate.
Io credo che garantire autonomia alle Forze Armate non significa, per il potere politico, ritirarsi in buon ordine come nella marea così che, se ad un certo punto il mare preme di più, le spiagge si ritirano. Tutt’altro: il potere politico è il solo che conta, perché è eletto. Questa è la democrazia.
Oltre alla cornice mediatica di cui sopra che, fra l’altro, ha imposto a molti politici di recitare un copione poco nobile, c’è da dire che esiste un pescaggio profondo di una situazione malata.
Basti citare un libro recentemente pubblicato “The italian letter”, in cui è narrata la storia di tutte le menzogne e falsità nate nei Servizi e Para-Servizi italiani e trasferite, anche se inconsciamente, anche senza che lo sapessero gli interessati, con il giudizio drammatico delle fonti di intelligence americane.
Quanto ivi si racconta è accaduto nel corso dei cinque anni alla cui Presidenza del Consiglio sedeva l’attuale leader dell’opposizione: cinque anni di servitori indegni che hanno preparato quella che viene chiamata, per l’appunto, “The italian letter” che altro non vuol dire se non prove false di eventi falsi, come falso è il problema Visco c/ GdF. Basti citare, all’uopo, quanto si leggeva in un articolo del Corriere della sera e che riporto testualmente:
“Nell’archivio segreto del SISMI, l’agente Pompa, conservava anche un nuovo dossier contro l’attuale Premier: atti giudiziari di tutte le inchieste contro Prodi, anche se archiviate, e suoi discorsi come Presidente della Commissione Europea, con annotazioni negative. Vincenzo Visco, il viceministro che ha perso la delega sulla Guardia di Finanza per il caso Speciale, è il primo politico della lista dei 45 nemici da neutralizzare”
Come si può ben vedere, quindi, il pescaggio è profondo …. E …. chi vivrà, vedrà!
Ai posteri …
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