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Lettera pubblicata il 14 Luglio 2008. L'autore, josh, ha condiviso solo questo testo sul nostro sito.
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A me è capitato di peggio. Per uscire dall’obblio Leggi (poi alle fine metto la fonte)
L’amore non sempre basta a tenere insieme una coppia, ci vogliono anche molta fiducia e impegno: è un impegno dire sì a quella persona e escludere tutti gli altri.Certamente l’amore è in parte anche responsabilità; e cosi pure è partecipazione, identificazione; ma il modo forse più sicuro di capire se si è più vicini al bruto o al saggio è di cercare l’opposto dell’amore: il potere.Se il tradimento viene perpetrato per vantaggio personale (per uscire da un luogo troppo ristretto, per colpire o sfruttare, per salvare la pelle, per ottenere piacere, per soddisfare un desiderio o una necessità, per ingraziarsi il NumeroUno) si può esser certi che l’amore l’ha spuntata assai meno del bruto, del potere.James Hillman sottolinea che “il perdono da parte del tradito, richiede l’espiazione da parte del traditore”, dove l’espiazione, viene sottolineato, non è un modo per mettersi a posto la coscienza, ma è una forma di riconoscimento dell’altro. “Se l’offesa se non è ricordata da entrambi gli interessati (e ricordata come offesa) ricade tutta su colui che è stato tradito […] Se è solo il tradito a percepire l’offesa, mentre l’altro ci passa sopra con razionalizzazioni, allora il tradimento continua, anzi si accentua”. Questa elusione in malafede di ciò che è realmente accaduto è, di tutte le piaghe, la più bruciante per il tradito. In questo caso il perdono diventa più difficile; il risentimento cresce perché il traditore non si assume la sua colpa e non prende con onestà coscienza del proprio atto. Jung ha detto che il senso dei nostri peccati è che dobbiamo assumerceli, ma bisogna prima riconoscerli, e riconoscere la loro brutalità.Il perdono, come l’umiltà, è solo una parola per colui che non è stato umiliato o offeso fino in fondo. Il perdono ha significato solo quando l’Io non può ne dimenticare ne perdonare; e i nostri sogni non ci permettono di dimenticare. Chiunque può perdonare un insulto di poca importanza, un affronto personale. Ma se si è stati coinvolti passo per passo in una situazione la cui essenza era la fiducia stessa, se la propria anima è stata messa a nudo ed è poi stata tradita profondamente, abbandonata ai suoi nemici, esterni o inferiori allora il perdono assume un grande significato.Dunque il perdono è cosi difficile che probabilmente ha bisogno di una certa partecipazione anche da parte dell’altro, cioè del traditore.
Con ciò voglio dire che il torto, se non è ricordato da ambedue le parti — e ricordato come torto,— ricade tutto sul tradito. Il contesto più ampio in cui si è verificata la tragedia sembrerebbe richiedere sentimenti paralleli da ambedue gli attori: essi sono ancora in rapporto l’uno con l’altro, nel nuovo ruolo di traditore e tradito. Ma se solo il tradito percepisce l’offesa, mentre l’altro ci passa sopra con razionalizzazioni, il tradimento è ancora in atto, è addirittura accresciuto. Questo schivare ciò che è realmente accaduto è, di tutte le amarezze, la più acuta per il tradito. Il perdono diviene più difficile, il risentimento cresce perché il traditore non porta la sua colpa e l’azione non è onestamente conscia.Psicologicamente portare un peccato significa semplicemente riconoscerlo e ricordarlo. Tutte le emozioni connesse con l’esperienza dei tradimento fatta da ambedue le parli — rimorso e pentimento nel traditore, risentimento e vendetta nel tradito — remono verso lo stesso punto psicologico: il ricordo.Il risentimento in particolare è una afflizione emotiva della memoria che il perdono non potrà mai reprimere completamente. Perciò non è meglio ricordare un torto, piuttosto che tentennare con ambivalenza fra l’oblio e risentimento? Sembra che queste emozioni abbiano lo scopo di evitare che un’esperienza si dissolva nell’inconscio. Esse sono il sale che preserva l’avvenimento dalla decomposizione: con l’amarezza ci ostringono a conservare la fede ed il peccato. In altre parole, un paradosso del tradimento è la fedeltà che il traditore e il tradito mantengono, dopo l’avvenimento, alla sua amarezza.Questa fedeltà ce l’ha anche il traditore: infatti se io sono incapace di ammettere di aver tradito qualcuno, o se cerco di dimenticarlo, sono nei guai, poiché il contesto più ampio di amore e fatalità della mia azione, dell’intero avvenimento, va perso. Non solo io continuo ad offendere l’altro, ma offendo anche me stesso, poche mi sono precluso la possibilità di perdonarmi. Non posso diventare più saggio, ne ho qualcosa con cui riconciliarmi. Per queste ragioni io credo che il perdono dell’uno probabilmente richiede l’espiazione dell’altro.L’espiazione, come il pentimento, può anche non essere expressis verbis, ma è forse più efficace se si manifesta in qualche forma di contatto con l’altro, in pieno riconoscimento dell’altro. E, dopo tutto, questo pieno riconoscimento dell’altro non è proprio l’amore? La fonte la metto nel…
Non è tanto il tradimento fisico quello difficile da superare, quanto quello MORALE, e questo non si cancella, mai. Per quanto ci si sforzi di rielaboralo.
fonti:
http://www.rivistapsicologianalitica.it/v2/PDF/2-1-1971-Il%20sogno/II-1-71-cap8.pdf
http://psicochiacchiere.blogspot.it/2014/12/puer-aeternus-tradimento-e-perdono.html
Maria, fisico o morale, chi si sposa non è scusabile.
Amico di Josh,
interessanti i post 111 e 112, con i relativi link. per quanto mi riguarda, soprattutto nelle loro implicazioni con il peccato e il perdono.
Diego, immagino che AmicodiJosh si riferisse sopratutto all’ adulterio, o comunque al tradimento di “coppia”. e in quei casi è legittimo sentirsi traditi. Non è invece logico sentirsi tali in un interscambio o in una “relazione” liberi, che non presupponevano alcun vincolo da parte di entrambi i soggetti “coinvolti” se non quello del “vivi e lasciami vivere e vediamoci come e quando ci va”. Oggi molte persone piccolo-borghesi vogliono fare i “rivoluzionari” e i “bohemienne”, ma non hanno veramente idea di cosa questo significhi, e così poi rimangono sconcertati di fronte a certe rivelazioni o certe scoperte. Dovrebbero invece vivere e fare scelte più consone alla loro natura di persone conformiste, senza meravigliarsi o sconvolgersi per chi invece ha deciso di vivere diversamente e non abbraccia la loro stessa filosofia.
Maria Grazia, nessuna donna è capace di “vivere liberamente”, quasi tutte illudono gli uomini di essere uniche e fedeli, arma viscida tipica dei vigliacchi, usata per accalappiarsi un pollo sentimentale, senza cui dovrebbero accontentarsi di continuare a “farsi usare” da tutti, così dicono loro rabbiosamente.
In sostanza gli uomini sarebbero ben lieti di accogliere la tua filo-sofia :)), le donne invece NO, loro vogliono il bastone della vecchiaia, e magari anche cornuto. Ipocrisia manifesta irreversibile.
Diego, magari alcune donne sono semplicemente stufe di essere considerate solo dei “buchi” di sfogo e vorrebbero trovare qualcuno che non le giudica, non si ferma alle apparenze e si prende la briga di conoscerle ANCHE come PERSONE. e questo, in un paese bigotto come il nostro, il genere non è possibile se, sessualmente, non fai segreto di avere “un certo curriculum”. Per voi uomini è facile parlare perchè per voi è tutto semplice: ve ne potete sco.... anche 5000 mila prima di incontrare quella giusta che nessuno tanto vi dirà mai niente! ma per noi donzelle è un pò diverso e, purtroppo, la nostra reputazione pubblica è il criterio principale con cui – ancora oggi – veniamo valutate come potenziali compagne di vita. Non c’è nessuna intenzione “lesiva” da parte della donna che non si espone circa un suo passato ( o presente ) “movimentato”, ma solo ed esclusivamente l’ intento di proteggere se stessa dall’ ignoranza e dalla cattiveria della società.
Maria Grazie, Diego,
qui non si sta parlando di “vivere liberamente” o “buchi di sfogo” o “reputazione” o di “libertà sessuale”. Ognuno è libero di fare quello che vuole. Il problema è la chiarezza e la trasparenza. Se io mi sposo (come è successo) con una donna, con la quale condividiamo “punti di vista”, “ideali” e “valori” allora il punto cruciale è prima di tutto l’amore ed il rispetto, poi la fiducia totale e l’impegno a rispettare i “vincoli” condivisi. Io per amore e rispetto, durante i 6 anni di fidanzamento con mia moglie non abbiamo mai fatto l’amore perchè lei non si sentiva di farlo prima del matrimonio (era ancora vergine…..e pure io). Allora, anche se a me avrebbe fatto piacere di farlo perchè ero convinto che era la donna della mia vita, ho rispettato la sua scelta. Nel 2000 arriva un suo nuovo capo. Io noto dei cambiamenti (eravamo colleghi di lavoro)…più attenzione al proprio look, abiti più “particolari”, un attenzione “particolare” per il suo nuovo capo (di 20 anni più grande) e cose simili. Io inzio, geloso come sono, a farle delle domande dirette perchè tra una coppia in cui c’è l’amore non devono esistere dubbi o equivoci. Solo onestà, amore e rispetto. Lei nega tutto rispondendo “che io mi faccio i film i tesa” – sue parole. Io per amore metto da parte la mia razionalità ed accetto. Nel 2001 io lascio l’azienda ma il succo non cambia.Intanto ci sposiamo, arriva il primo figlio. Tutto sembra bellissimo (almeno per me). Mi sembra di vivere un sogno, il mio sogno. Subito dopo la maternità, lei rientra a lavoro ed iniziano sempre più assiduamente le trasferte di lavoro fuori regione, a settimane intere. Io chiamo, cellulare “irragiungibile” fino alle 00:30. Voi direte “ma scemo ti sta mettendo le corna”. Cosa che ho pensato. Continuano le mie domande dirette ma le sue risposte sono le stesse…eravamo a cena perchè abbiamo finito tardi di lavorare…. Per amore e rispetto io accetto e cerco di convincermi che la mia gelosia è eccessiva (questo me lo diceva il cuore ma la mia razionalità diceva il contrario). Io cerco di dimenticare. E ci riesco. Me lo impongo per non imapazzire. Non indago, non faccio più domande perchè l’amo, la rispetto e ho piena fiducia in essa. Se avessi “indagato” sarebbe stata la fine perchè significava che non mi fidavo più di lei. Lei spesso mi dava il suo computer per eseguire la copia dei dati quando l’azienda le dava un nuovo portatile. (continua)