Una papà per nemico (Cosmo de La Fuente)
Un amore si spegne e una coppia si divide.
Dopo la separazione dal marito Damiano, ad Alba vengono affidati i due figli che per ragioni di privacy chiameremo Piero e Melissa.
Damiano, viene colto da sentimenti di vendetta, da subito non rispetta i patti e decide arbitrariamente di non collaborare finanziariamente al mantenimento dei figli e, senza alcun rispetto della loro vita piomba in casa quando vuole esercitando controlli e pressioni su Alba affinché non esca e non abbia contatti con amiche e parenti. Sfrutta al massimo il suo potere discriminatorio dicendo in giro che l’ex moglie è ‘pazza’. Dapprincipio si pensa ad un uomo deluso e disperato che altro non ha se non fare questi giochetti dettati dalla sua amarezza. In realtà Damiano spesso dimostra di essere un uomo violento e immaturo.
Alba comincia una vita costellata da problemi finanziari. Disperata, confusa e preoccupata per quello che i suoi figli stanno vivendo, perde il lavoro, è sul lastrico.
L’ex marito non si occupa dei figli e, successivamente, malgrado sia libero di vederli quando vuole, lo fa molto saltuariamente, sempre di meno. La situazione è critica e Alba, non potendo offrire nessun tipo di agiatezza ai bambini, fa violenza a sé stessa, nel loro interesse. E’ conscia del fatto che il padre dei suoi figli dispone di una bella casa e delle possibilità economiche per provvedere alle necessità dei ragazzi, chiede in via giudiziale la modifica delle condizioni di separazione in modo che i due minori vengano affidati al Comune con collocamento presso il padre. L’ex marito non accetta di buon grado l’invasione in casa da parte dei suoi cuccioli.
Contrariamente a quanto succede nella maggior parte delle coppie che si separano, questi due ex coniugi lottano affinché i figli vengano affidati all’altro. Ma Alba lo fa nella speranza che i suoi figli possano stare meglio e che si possa monitorare la qualità di vita dei due ragazzi.
Il Presidente del Tribunale nel 2003 affida i figli al padre assegnandogli anche la casa coniugale. Non importa a nessuno, che Alba sopravviva con uno stipendio d’indennità di mobilità pari a poco più di 500 Euro.
Damiano, pur vivendo in un’altra abitazione dove può accogliere i figli, chiede l’abbandono immediato della casa da parte di Alba e presto si presenta con l’ufficiale giudiziario per godersi la “cacciata” della sua ex.
La donna comincia a subire quello che vivono la maggior parte dei papà separati, quello che nessuna persona dovrebbe subire in caso di separazione. Non avendo dove andare e non potendosi permettere un albergo, come succede a tanti uomini, dorme in auto per circa una settimana.
Cosa importa alla nostra società di quale sia la fine di questo esercito di disperati, milioni di uomini e alcune centinaia di donne che non sanno dove battere la testa, infragiliti e impotenti di fronte all’amore per i propri figli. Vittime del sistema freddo e implacabile, che non è capace di valutare ogni persona per quello che è ma che si limita ad applicare regole generiche, come se tutti fossimo fatti con uno stampo. Alba a fatica riesce a vedere suo figlio, perché il padre, con mille scuse, non glielo permette, tipico atteggiamento vendicatorio di alcuni coniugi affidatari.
I bambini non reggono bene il clima di lotta che si è venuto a creare tra i genitori. Sono le vittime innocenti, come al solito, nei loro occhi si legge la tristezza e l’incertezza del futuro. Per Piero la scuola diventa troppo difficoltosa e sempre più spesso il suo vocabolario si arricchisce di parolacce. Ce l’ha col mondo e quel linguaggio si trasforma nella sua protesta contro tutti. Melissa dorme poco e di notte piange, ha notato che suo padre ce l’ha con lei, si dimostra freddo e distante. Damiano, d’altro canto, è nervoso, vive tutto questo come una punizione e si comporta in maniera aggressiva con Melissa. Arriva a picchiarla e a riempirla di calci dopo averla insultata. Non accetta che lei possa avere un suo pensiero e, ancor meno, che non provi odio per la propria madre. Un tentativo di plagio che nessuno nota. Alba non ne può più , si preoccupa seriamente per i figli, e, dopo l’ennesima violenza perpetuata sulla ragazza, presenta una denuncia. Alla fine il padre caccia di casa Melissa. Da quel momento Damiano non cercherà più la propria figlia, nemmeno per chiarire le incomprensioni o per tentare di ricucire il loro rapporto.
Quante volte abbiamo sentito queste cose? In questo caso è la mamma a vivere una storia senza senso. Chi decide che i propri figli debbano soffrire così non è un genitore che possa fregiarsi di essere chiamato ‘papà’ o ‘mamma’.
La mamma, disperata per le condizioni psicologiche in cui versano i figli, con l’aiuto di un avvocato chiede con urgenza un’istanza al Giudice, supplicando di riavere l’affidamento dei suoi figli. Valutando il comportamento dell’uomo e, venuto meno lo scopo dell’affidamento al padre, cioè quello di migliorare la qualità di vita dei minori, il Giudice, giustamente, riaffida i figli al Comune collocandoli presso la madre, demandando il monitoraggio della situazione ad un consulente esterno.
La consulente opera in maniera strana, esige le risposte che piacciono a lei e, come spesso accade, assume un atteggiamento duro e molto astioso nei confronti del genitore controllato. La CTU, malgrado Melissa abbia più volte espresso il proprio disagio nel vivere col padre, ritiene che lei debba stare con lui. “Prontuario” alla mano liquida la questione ritenendo che tale comportamento sia soltanto un sistema educativo scelto dal genitore. Ma non si è detto in molte occasioni che è estremamente dannoso esercitare una violenza fisica e psicologica per educare? Insomma, nei metodi educativi è previsto anche quello d’insultare e prendere a calci i figli per poi metterli alla porta?
Morale della favola: Piero, nove anni, viene affidato al padre e a Melissa, sedici anni, che non ascolta ragioni, viene concesso di stabilirsi provvisoriamente dalla madre a condizione che la stessa aiuti la figlia ad accettare il rapporto con il padre.
Il piccolo matura un atteggiamento sempre più aggressivo, sembra più grande della sua età, soffre d’insonnia e la “bestemmia” diventa il suo linguaggio, numerosi tic s’impadroniscono del suo volto di bambino, perdendo l’allegria e la spensieratezza tipiche della sua età.
La ragazza disperata scrive al Giudice chiedendo di non essere più affidata al padre . Malgrado ciò viene modificata nuovamente l’ordinanza e dispone che la ragazza torni a vivere dal padre. Motivazione di tale ordinanza: – La mamma non si è adoperata per costruire un rapporto padre-figlia e la ragazza parla così perché plagiata dalla madre.
Ora, appurato che tutto corrisponda a verità, e non ho motivo di credere il contrario, stabilito che il padre abbia effettivamente le possibilità economiche per provvedere ai figli , consci del fatto che anche se la storia non fosse reale, in ogni caso potrebbero esistere migliaia di vicende simili a questa, , cosa si fa? : -Niente! – E le stelle stanno a guardare.
Non importa a nessuno cosa provino questi ragazzini, nemmeno si tiene conto che un uomo sia stato condannato in sede penale per lesioni fisiche nei confronti della moglie dimostrando la sua indole violenta.
Quest’individuo compie atti tipici dettati dalla rabbia, come alcune donne assetate di vendetta post divorzio. Arriva a prendere a calci l’auto della ex coniuge con i figli a bordo. Se vogliamo essere coerenti è giusto che si parli anche del comportamento di un uomo di questo tipo, proprio perché facendo questo isoleremo la parte ‘cattiva’ del meraviglioso universo paterno. Vogliamo che il mondo sappia che il padre è un’importante figura nella crescita dei figli e proprio come additiamo quelle mamme sconsiderate dobbiamo anche farlo per quei padri indegni. Tutto questo dimostra ancora una volta che il Sistema è fragile, che le istituzioni possono anche sbagliare e che raramente vengono prese in considerazione le necessità vere dei minori: amore e sicurezza. Voglio dire, provato che i figli non sono stati plagiati, bisognerebbe ascoltarli.
Ancora una volta ci sono errori di valutazione e leggerezze imperdonabili. Non si può costringere un figlio a stare con un padre accusato di maltrattamenti “accertati”.
Padri e madri uniti nell’interesse dei bambini. Penso che non debba accettare che a pagarne le conseguenze siano i minori. Nessun padre e nessuna madre deve assistere alla violenza, anche se solo psicologica, sui propri figli. Nessun uomo e nessuna donna deve arrivare a dormire in strada perché non importa a nessuno se quel genitore ha i mezzi di sostentamento e le possibilità di vivere decorosamente.
Ma chi siamo, dove viviamo? Quante Alba ci sono? Aiutiamo tutti questi ragazzi, perché un giorno possano dire: – ci sono padri e padri-; ci sono madri e madri -affinché non cadano anche loro nel luogo comune che vede il padre come la figura meno sensibile della famiglia.
Questo tipo di padri sono i veri nemici delle nostre associazioni pro padri separati, sono loro, con il loro atteggiamento, a contribuire a gettare fango sulla figura del “papà”.
Tuteliamo il padre quando è degno, ma isoliamolo, come il virus dell’influenza, quando dimostra di non essere tale. Perché noi amiamo i nostri figli, proprio come li amano le madri! Noi padri abbiamo il dovere di dissociarci da quanti, con il loro comportamento, dimostrano di essere padri a cui non importa nulla del diritto alla bigenitorialità dei minori, esattamente alcune donne fanno.
Alba ha lo stesso diritto del padre di stare con i suoi figli e di vederli crescere.
Scritto da Cosmo de La Fuente
I nomi dei protagonisti sono di fantasia. Per interagire si può scrivere alla email di Cosmo de La Fuente
cosmo@cosmodelafuente.com
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Categorie: - Famiglia
Storia davvero terribile, ma non tanto chiara (perlomeno a me). Mi sembra troppo di parte. Io non credo che nelle situazioni il torto possa essere al 100% da una sola parte. Chi sei tu rispetto a questa coppia? E perché Alba non ha chiesto l’applicazione delle regole della separazione e quindi il versamento coatto degli alimenti? E perché ha perso il lavoro? non ha la sua famiglia di origine, degli amici che la possano aiutare? Onestamente ho i miei dubbi che le cose siano andate proprio tutte così. Anche io non amo le assitenti sociali e so che danni possono fare, ma mi par strano che se ne sia uscita così…Per avere l’opinione degli altri sarebbe meglio spiegaredi più i fatti e commentare di meno. Comunque mi dispiace molto per questi poveri bambini
Cosmo de La Fuente, oltre ad aver scritto un libro sulla bigenitorialità, in maniera imparziale ha dimostrato una buona sensibilità, non solo per gli uomini, ma proprio per i bambini. Io ho chiesto che se ne occupasse e scrivesse qualcosa sulla mia vicenda e dopo aver avuto contatti con lui ha espresso, con parole sue, quello che è successo a me.
Vorrei rispondere alle tue domande. Il lavoro l’ho perso perchè l’azienda per cui lavoravo ha chiuso ed ha lasciato a casa tutti, circa 250 persona.
Ho chiesto si il versamento coatto degli alimenti: rifiuto totale. Il padre dei miei figli recita la solita tiritera: “sono disponibile, mi prodigo in ogni modo, ecc., ecc..”. E’ sempre la stessa nenia con le lacrime, che funziona ma non ha fondamento. I fatti lo smentiscono, le denunce e le condanne a suo carico sono state ignorate. Insomma, la situazione è inquinata e alla fine lo stanno facendo passare per vittima.
Siamo tutti “matti e bugiardi”: io, i miei figli, il mio consulente psicologo, il mio avvocato…l’unicapersona “normale” è lui. Lui viene tutelato da CTU, da giudice e dagli assistenti sociali che stanno proteggendo soprattutto i suoi interessi economici. Ho chiesto un momentaneo contributo al mio ex marito, fintanto che non trovo un lavoro stabile e mi è stato Negato.
Motivazione?: “La signora non ha dato prova di essere nell’impossibilità di reperire una stabile occupazione”.
Per quanto riguarda gli amici e i parenti, hanno già la loro famiglia e i loro problemi. Ho imparato qualcosa da questa esperienza.
– non credo più nella giustizia;
– capisco per quale motivo tanta gente non ha fiducia nei servizi sociali eCTU; quando sei in difficoltà, anzichè aiutarti, ti affossano. E che non mi vengano a dire che “lavorano per tutelare l’interesse dei minori”..
Di quello che pensano e desiderano i miei figli a loro non importa nulla (perchè “sono manipolati dalla mamma”, e preciso che faccio fatica a vedere il mio bambino più piccolo perchè il padre con scuse ridicole, non me lo permette). Si, l’ho fatto presente ai servizisociali…lo giustificano. I suoi metodi repressivi “sono metodieducativi”, per quanto riguarda le visite,riferiscono al giudice Solo la versione del mio ex marito.
Non ho le manie di persecuzione, credimi, e non sarei l’unica ad averne in questo caso. La situazione è davvero INQUINATA..devo ammettere che ha due avvocate che pur di vincere non guardano al benessere dei bambini..
Ciao, Alba.
Un’altra regina ha concesso che il padre possa vedere i propri figli, un’altra padrona ha emesso il suo verdetto senza bisogno dei giudici.
Roma, 11 ott. (Adnkronos) – ”Quando Al Bano tornerà dall”Isola dei famosi’, troverà la casa vuota a Cellino San Marco: io non ce la faccio più, me ne vado con i bambini”. E’ il clamoroso annuncio che Loredana Lecciso affida, scritto di suo pugno, al prossimo numero di Gente, in edicola domani. La decisione arriva, come spiega la stessa showgirl, dopo la recente, dura, intervista rilasciata dal cantante, prima della partenza per Samanà, ma pubblicata solo la settimana scorsa: ”Dopo aver letto l’ultima sua intervista, pubblicata nei giorni scorsi, mentre lui era già ai Caraibi, è ormai chiaro che non ha più senso stare insieme; nemmeno per amore dei bambini. In fondo, in quell’intervista, lo dice lui per primo che non siamo più una coppia, una famiglia, ma solo due persone che più o meno casualmente si incontrano, di passaggio, nella stessa casa. Nella quale, ospite indesiderata e ingombrante, aleggia ancora l’ombra di Romina Power”. Per Loredana è una resa che giunge dopo il suo tentativo di mettere ordine nella vita familiare, prendendo le distanze dagli impegni di lavoro. ”Quasi nessuno ha creduto che facessi sul serio. Nemmeno lui. Invece, questo periodo di calma mi ha restituita a me stessa”. E ancora: ”Se mi chiedevo: ‘Lo ami ancora?’, la risposta era: ‘No’. Se mi chiedevo: ‘Ma gli vuoi bene?’, la risposta era: ‘Si’, bello o brutto che sia, abbiamo costruito un rapporto’…”. Poi, quell’intervista. ”A me, quelle frasi hanno cambiato la vita. E ho dovuto leggerle nella settimana in cui, mentre tutti gli davano addosso, io lo difendevo pubblicamente”. Ma Loredana chiarisce anche: ”Non intendo assolutamente sottrarre i figli ad Al Bano, li porto con me perché non voglio che vivano più in quella casa, per tante ragioni; ma lui potrà vederli, starci insieme tutte le volte che vuole, senza bisogno dell’ordinanza di un giudice”,
Cara Alba, mi dispiace per tutto quello che stai passando, ma la tua situazione, e quella dei tuoi figli, continua a non essermi chiara. Non capisco per quale ragione dovrebbero tutti (giudice, assistente sociale, servizi sociali) dare ragione a tuo marito e torto a te. I giudici, in particolar modo, sono persone spesso preparate e intelligenti e sicuramente chiederebbero alle due parti le loro rispettive ragioni. In Italia non si condanna né si decide chiedendo a una parte sola. Non siamo in dittatura. Scusa, ma non mi convince. La chiudo qui perché non voglio entrare in polemica con nessuno e rispetto la tua sofferenza e quella dei tuoi bambini, che davvero sono innocenti e mi fanno molta pena. IN BOCCA AL LUPO. Fiore
Padre per sempre
Padre per sempre
(Da : “Ancora una volta ho perso il treno” di Cosmo de La Fuente)
Non so quante siano le donne che in un momento di rabbia dopo la separazione decidano di penalizzare i propri figli danneggiando non solo l’ex coniuge ma anche, e soprattutto, i propri figli. Figli che diventeranno adulti e probabilmente capiranno la violenza a cui sono stati sottoposti. Volenti o nolenti il padre sarà padre per sempre.
La mamma è la persona più importante per un essere umano ma quando scompare un padre che è stato molto presente, una figura dal carattere forte, i figli improvvisamente capiscono che è giunto il loro turno d’incamminarsi lungo la tortuosa strada della vita, da soli. Orfani della sicurezza del proprio genitore e un po’ sbatacchiati nel vivere giornaliero, si avventurano come incerti tigrotti incoraggiati e spinti dalla madre per la prima caccia della loro vita.
Mio padre era un uomo molto attivo, lo ricordo sempre intento a fare qualcosa, mi sembra di rivederlo tanti anni fa in Venezuela intento a tagliare numerosi strati di stoffa per realizzare giacche che poi vendeva ai suoi clienti proprietari di “tiendas” del centro popolare di Caracas. Le enormi forbici nere le conservo ancora, fanno parte di lui, erano il prolungamento della sua mano destra.
Io e mia sorella ringraziamo Dio per averlo avuto durante gli anni della nostra infanzia, il suo amore e la sua protezione ci hanno fatto crescere sani e sicuri, ringraziamo soprattutto nostra mamma che, sebbene anche lei come tutte le madri avesse la possibilità di far valere il suo potere sui figli, non ci ha mai privato dell’amore di nostro padre, dolcissima e intelligente nel capire che l’amore è sempre amore.
Quando papà tornava a casa gli correvamo incontro e buttandogli le braccia al collo urlavamo felici : -papà- anzi, alla venezuelana: – papato-. Se cucinava lui era una festa e il sapore che dava ai piatti era diverso, ci piaceva moltissimo.
Nessuno potrà mai cancellare quei momenti che ha saputo donarci .
Qual è il significato della morte? Non lo conosco, lui è vivo più che mai, presente nelle cose di tutti i giorni e nelle decisioni difficili, riesce sempre a farci giungere un segnale , nascosto in un ricordo, come un intricato rebus da risolvere.
Siamo figli fortunati perché ci è stato concesso di conoscerlo a fondo e di godere dello speciale amore che un padre può dare. Chissà che sogni aveva quando diciottenne emigrò,osservo spesso la foto in cui è su quella nave che lo stava portando in quel paese dove saremmo nati noi.
Mi torna in mente quando andavo in auto con lui per le strade di Caracas, sulla Ford Firline 500 azzurra, prova di aria condizionata, il caldo era soffocante, sentivo l’odore della finta pelle dei sedili sul punto di fondere, lui era sempre assorto nelle guida, chissà a cosa pensava. Dal finestrino osservavo le solite scene di vita venezuelana, tantissimi negozietti d’abbigliamento e cafetines, marciapiedi semi distrutti, tanta gente ferma ai chioschi per un dissetante succo di frutta tropicale o per una empanada, voci, note musicali di salsa e merengue provenienti dalle radio delle altre auto e dagli hi fi transistor che i passanti tenevano in mano. Era curioso vedere tutte quelle persone ondeggiare al ritmo di Cuando salì de Cuba, la bellissima canzone di Celia Cruz.
Come vorrei rivedere il mio genitore scomparso mentre si arrampica sulla palma di cocco in spiaggia, – com’è forte il mio papà, sembra spider man – pensavo, quando ritornava giù era tutto graffiato nelle gambe ma cercava il mio sguardo per godersene l’ammirazione.
Otto a mamma e otto a papà (Cosmo de La Fuente)
Gabriele era nato all’interno di una bella famiglia, almeno, agli occhi degli altri sembrava un gruppo familiare fortunato. Spesso veniva definito ‘figlio di papà’, in realtà, pur vivendo nell’agiatezza, dimostrava essere un ragazzino che non si era mai montato la testa. Aveva chiesto di frequentare le scuole statali e non quelle private perché non voleva abbandonare gli amici di cortile.
Un ragazzino intelligente e allegro, non sapeva cosa succedeva alle sue spalle e che i suoi genitori stavano decidendo di separarsi per incompatibilità di carattere.
Quando i genitori si separarono Gabriele aveva solo dieci anni, e visse nella maniera più triste questa separazione. La sua adorata mamma, la persona che amava di più, si era trasformata in una fiera e, non accontentandosi di togliere economicamente il più possibile a suo padre, era riuscita ad allontanarlo completamente dal figlio,senza nemmeno chiedersi se al piccolo, invece, avrebbe fatto piacere continuare a vedere il suo “eroe”, il suo papà.
Oggi Gabriele è un uomo affermato, quando mi parla degli anni della sua adolescenza, i suoi occhi diventano tristi. Amava sua madre e non capiva perché gli faceva un danno così grande. Spesso si chiedeva come faceva quella donna, che lo aveva cullato e coccolato, a non rendersi conto che gli stava procurando un dolore atroce?
Gabriele è cresciuto senza il suo papà. A quel povero padre sommerso di false accuse e miseri giochi legali è stato negato di frequentare il bambino. Quel ragazzino però non ha dimenticato mai il suo papà, lo scorgeva in lontananza quando come un ladro il pover’uomo andava a vedere suo figlio all’uscita dalla scuola.
L’amore che Gabriele provava per la mamma presto cominciò ad avere due facce: una era il sentimento che lega un figlio alla propria madre, l’altra faccia, invece, si colorava del rancore che sarebbe esploso più in là negli anni.
Compiuti diciott’anni Gabriele fece la valigia e, prima di uscire di casa, disse a sua madre queste testuali parole: “ cara mamma, non discuto il fatto che tu e mio padre vi siate separati, non voglio nemmeno sapere se lui era un poco di buono. Per me era un padre affettuoso e mi hai fatto troppo male, ora, che posso, me ne vado e se otto anni sono stato lontano da mio padre, otto anni starò lontano da te.
Gabriele decise questo e lo fece, andò da suo padre che lo accolse a braccia aperte.
Oggi lo raccontano facilmente e quando si parla di bigenitorialità narra la sua storia in piena libertà. Conosco anche il padre e me ne parla apertamente, mentre la madre, che ho avuto modo di vedere, conserva, nello scrigno della sua coscienza, questo peccato.
Cos’ha ottenuto la mamma di Gabriele? Credo che il rancore del figlio non si assopirà mai! Ha goduto del mantenimento del suo ex marito e ha vietato a un essere umano di veder crescere il proprio figlio. Che tristezza!
Care signore che decidete per la vostra vita, per quella dei vostri ex e soprattutto per le vite dei vostri figli, commettete un crimine contro l’umanità. Dittatrici e ignoranti, crudeli e venali, vendicative ed egoiste, imparate dai vostri figli e da quelle donne che intelligentemente si rendono conto che un figlio è una persona a sé, quelle donne dotate di sensibilità che non infieriscono sui bambini privandoli del padre. Un figlio ha una mamma e ha un padre, domani vi ringrazierà di non avergli amputato una parte di cuore.
Cosmo de La Fuente
http://www.newsletter.it/categorie/sub_lista.asp?idlista=10095
C’è molta retorica in tutto quello che scrivi, amico mio. Se tu riferissi solo i fatti sarebbe tutto più chiaro.
Questa donna ha sicuramente fatto gravissimi danni al figlio e all’ex marito, ma non credo che si sarebbbero potuti evitare denigrandola, accusandola e dicendo le cose che dici tu alla fine rivolgendoti “alle mamme” in generale, ma si sarebbe potuta aiutare ascoltando innanzitutto il suo stesso dolore e la sua soffernza. Io credo che dietro ogni comportamento “cattivo” ci sia un dolore. Sarebbe stato meglio coinvolgere i servizi sociali (psicologa del CPS). Di tutto quello che hai raccontato comunque mi è rimasto impresso soprattutto il dolore di questo ragazzo, dolore talmente grande da diventare vendetta. Uguale al dolore della madre: anche questo dolore, infatti, è diventato vendetta (contro il padre, ma è ricaduta purtroppo anche contro il figlio). analogamente questa VENDETTA, che il figlio esercita contro la madre, in realtà si esercita anche contro il figlio stesso (deve essere un gran dolore non vedere la propria madre per 8 anni: la madre rappresenta la metà di noi). Insomma tutto questo tuo racconto è sicuramente toccante, ma molto retorico e privo di un’analisi seria.
Ciao
Hai già il mio indirizzo, altrimenti scrivimi qui: è per l’altro discorso che non voglio parlarne sul forum.
Sicuramente, sono concorde, il figlio ha fatto violenza su se stesso, segno che ha ricevuto il male.
Questo si chiama “pensiero corto” e, aggiungo, inadeguato.
Ti ho scritto più di una ventina di righe piene di interessanti riflessioni e ho detto cose serie e tu mi rispondi così? Questa non è una risposta, amico mio, è uno SPOT. E io non ragiono a spot.
Tu sì, però.
Maschi violentati dalla società femmina
Sono anni che si parla di libero giornalismo italiano, la libertà di parlare di argomenti che soltanto un decennio fa erano tabù, soprattutto nel nostro paese.
Oggi possiamo affrontare temi come l’omosessualità e l’aborto. Fino a pochi anni fa le donne vittime di violenze sessuali tacevano e seppellivano nella loro anima questo orribile atto compiuto da esseri che alla fine la facevano franca. Una certa mentalità, che affondava le sue radici nell’ignoranza e nei luoghi comuni, inconsciamente attribuiva la colpa alla donna che da vittima diventava colpevole di tale violenza. Anche la stampa non sviscerava il vero problema e permetteva che questo pensiero si propagasse attraverso l’opinione pubblica. Chissà quante di queste violenze sono rimaste ignote per tutti noi e per i nostri genitori e nonni. La donna era costretta a tacere. Grazie a Dio questo stato di cose, anche se non del tutto annientato, sta cambiando. Sappiamo che purtroppo esistono persone, che non voglio definire, colpevoli di questi atti, oggi la stampa nazionale ne parla e punta il dito su di loro. Qualcuno potrebbe pensare che su milioni di donne nel mondo che hanno denunciato abusi sessuali potrebbe essercene magari una che sia stata quanto meno, se non colpevole, complice di tale violenza. Anche se fosse sarebbe comunque l’eccezione che non fa e assolutamente non deve fare testo. La donna va difesa e l’abusatore punito severamente, sempre in maniera esemplare. Finalmente abbiamo smesso di fare di tutta l’erba un fascio e noi uomini siamo i primi a condannare i colpevoli. Finalmente i giornalisti parlano apertamente di quanto accade .
Una cosa simile accade ai padri separati. Mi spiego. Il giornalismo italiano, la stampa, la radio e la tv ha uno strano e inspiegabile bavaglio di fronte al tema della bigenitorialità. Malgrado esista una legge, nei tribunali non viene applicata. Una vera ingiustizia perpetrata all’uomo padre. E’ vero che esistono uomini che non ne vogliono sapere dei propri figli e che si sono comportati male con le loro ex donne, ma anche in questo caso si tratta di una minoranza che non dovrebbe far testo eppure la stampa, la radio e la tv tace. Siamo ancora in pieno tabù psicologico, la nostra società femminilizzata non prende in considerazione il sentimento paterno e nemmeno l’importanza che ha un padre nella crescita dei figli. Sappiamo tutti che quasi sempre,dopo la separazione, i figli vengono affidati alla madre e sono molte quelle donne che, approfittando del potere di fatto, allontanano i figli dal padre. Lo Stato rimane inerme. Nonostante sia stato ribadito più volte il danno che provocato ai figli cresciuti senza figura paterna. Si segnalano problemi psicologici e aumento della tossicodipendenza tra i figli di separati che non hanno contatti con il padre. I giovanissimi vittime di questo stato vivono in un mondo completamente femminile che apporta danni alla psicologia dei figli sia maschi che femmine. In questi bambini per anni viene sollecitata soltanto la parte femminile, mentre quella maschile, utile per un giusto equilibrio, rimane sepolta.
Lo Stato si è sostituito al padre. Cos’accadrà se non cominciamo a pensarci ora? Si pensa come fare per deviare la rotta dell’asteroide che nel 2036 potrebbe distruggere la Terra; e cosa stiamo pensando di fare per riportare alla normalità il rapporto di pari genitorialità? Combattiamo l’estinzione di alcune specie animali; si lotta contro l’ignoranza, gli abusi di potere e il razzismo; tutte cause nobili e giustissime, ma, mi chiedo, per la specie ‘padre’ cosa pensiamo di fare?
Come mai giornalisti, politici, avvocati e giudici, pur essendo padri, pur vivendo drammi come quelli vissuti da milioni di uomini non si muovono in tal senso?
Abbiamo conquistato finalmente la parola ‘omosessualità, pronunciata persino dal papa e fino a ieri non era immaginabile che lo facesse, chi parlerà di ‘paternità’ da platee almeno nazionali? Il diritto del padre di allevare, crescere e seguire la vita dei propri figli consci del fatto che un padre ama come una madre?
Questa è violenza contro il padre in quanto uomo, questa è violenza della società sempre più femminile. La politica si astiene per il momento. Per il momento.
Cosmo de La Fuente
cosmo@cosmodelafuente.com