Buonasera direttore.
Questa è la storia di un uomo di 33 anni, ovvero il sottoscritto che non sa dove sbatterci più la testa.
Da quando ho compiuto 20 anni, ho sempre e solo lavorato nell’attività di famiglia e, anno dopo anno, ho assistito alla costante e lenta decadenza della stessa, nonostante i continui sforzi, sacrifici, e una buona dose di adattamento dato che non sono il tipo di persona che ben si configura nel barbaro (e barboso) mondo del commercio.
La mia famiglia aveva un Bar Pasticceria, divenuto poi Tabaccheria, in seguito ad una decisione pratica di mio padre che verso la metà degli anni 90, annusò la possibilità di un settore piuttosto garantito. Una buona intuizione, ma non bastò poiché si separò da mia madre poco prima della fine del secolo, lasciando lei e tre figli con un, ormai Bar Tabacchi. Mia madre è stata aiutata dai suoi genitori, i miei nonni, nel condurre l’attività. Sarà per ignoranza, sarà perché l’onestà non paga in determinati ambiti, mi sono ritrovato capo e collo tra responsabilità varie, e una montagna di debiti avvilente, da saldare.
Non avendo sviluppato mai un qualcosa che sia stato veramente mio, ne tantomeno proseguito gli studi, nonostante non mi sia mai mancato né la sostanza né l’acume, la vedevo come la mia possibilità e destinazione in un paese precario, quindi mi ritengo anche fortunato rispetto ad una grossa fetta di popolazione che giorno dopo giorno combatte per la pagnotta quotidiana.
Un trampolino di lancio anche per fare il salto ed andare via da un posto che fin dall’infanzia non mi ha mai fatto sentire a mio agio. Sarà stata l’educazione e la cultura impartita dai miei, ma proprio non mi è mai garbato e, ironia del destino ne sono rimasto ancorato.
Negli anni le cose sono andate peggio, neanche la possibilità economica di una rinnovazione dei locali e una malagestione con varie parti che ne hanno approfittato da ciò, poi la pandemia, la guerra in Ucraina e il conseguente rincaro dei costi in ogni settore mi hanno portato alla drastica decisione di chiudere la parte storica del mio locale, ovvero il bar tenendo viva soltanto la parte della tabaccheria. Volturno la licenza a mio nome e chiedendo un piccolo prestito, tutto ciò non mi è bastato per provare a respirare. Sono finito con l’indebitarmi sempre di più, ho arretrati e pendenze di svariata forma, non so che pesci prendere. Con la mia compagna non mi permetto neanche più una pizza decente, e neanche possiamo avere una casa nostra. Sto ANCORA sotto al tetto di mia madre con un altra mia sorella, che neanche lavora, e ho mutuo arretrato.
Vorrei urlare, ma non vengo ascoltato. Al contrario, mi si accusa, in particolare mio padre che, nonostante l’intelligenza spiccata e un ferreo raziocinio è come se mancasse di empatia e comprensione per la mia situazione. Non ho vizi, non ho mai fatto spese folli, né tantomeno mi sia permesso una vita al di sopra delle mie possibilità. Anche la moto mi sono venduto. Anche il vizio del fumo mi sono levato. Non ho neanche la possibilità di stare in intimità con la mia compagna senza essere disturbati.
33 anni.
Un uomo distrutto. E so che non dovrei paragonarmi agli altri, ma tra parenti amici ognuno ha costruito qualcosa, mentre io qui sono rimasto fermo, bloccato.
E vorrei piangere. Non considero vita, questo schifo che pare non farmi respirare, dove neanche una persona cara ti comprende, e dove un padre ti fa sentire sempre da meno, mentre una madre che nella sua eccentricità ha fatto errori, vorrebbe risolverli creando danni ulteriori.
Sarò costretto anche a dover licenziare una persona domani.
È la rovina. Un paese, una società che porta i propri figli a questo non è degna di avere un nome. Se la nostra terra è un po’ la nostra madre, la vedo una Medea e non un Italia.
Perdonate lo sfogo, ma ormai non so come ne uscirò.
Ci ho provato per anni, ma ormai la nave ha imbarcato troppa acqua, non riuscirò più a tenerlo a galla a lungo.
Buona vita e grazie per l’attenzione.
Un lento fallimento, non so più dove sbattere la testa
di
Harlock89
Lettera pubblicata il 4 Marzo 2023. L'autore, Harlock89, ha condiviso solo questo testo sul nostro sito.
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Da ciò che scrivi sembra che tu ti senta solo a gestire tutto, ma non dovresti sentirti solo, i tuoi familiari, padre, madre e sorella dovrebbero quantomeno aiutarti nell’attività di famiglia, magari turnandovi, così che tu possa, insieme a tuo padre, parte evidentemente in causa occuparvi della vostra attività, oltrettutto a 33 anni, mandare avanti un attività “storica”, senza che vi sia l’ausilio della gestione precedente, in questo caso tuo padre e tua madre è un impresa ardua, ti sono solidale, e capisco che sia dura, perchè in una situazione del genere, evidentemente avete subito una disaffezione da parte della comunità, che in ogni caso, ha bisogno di un servizio di tabacchi, pensa alle ricariche, pagamenti vari, se voi spariste sarebbe una difficoltà in più per le famiglie. Quindi hai bisogno dei tuoi genitori, non solo per aiutarti, ma perchè rappresentano la la gestione storica, senza questa “transizione” avrai più difficoltà a proseguire l’attività.
Altro punto di riflessione sono i debiti, che possono essere rinegoziati, se per qualche motivo ti manca la liquidità necessaria, tutte le aziende subiscono periodi di secca di liquidità, non pensare che sia per forza dovuta ad gestione malevola, o che gli altri ti debbano imputare responsabilità a te, poichè erano decisioni da prendere a livello familiare.
Se è necessario licenziare qualcuno, lo devi fare, magari assumendolo di nuovo quando i tempi saranno più favorevoli, sarebbe da affrontare il discorso con tua sorella, perchè non ti aiuta nella vostra attività, ma pensa comunque di goderne i frutti, visto che è la vostra fonte di reddito? Se devi tagliare dei costi ovvio che un dipendente estraneo costa molto di più, di una familiare stretta, tra l’altro non andrebbe nemmeno pagata, perchè gode già del reddito derivato dall’impresa familiare, quindi già una voce di spesa si potrebbe contenere in questo modo.
Ma come hai fatto a fare tutti sti buffi con un tabacchi? Il prezzo è fisso e imposto, quindi non hai concorrenti al ribasso, in più i tuoi clienti stanno a rota.. non è possano fare a meno di ciò che vendi! mah, a meno che non hai un locale sovradimensionato di brutto, non si capisce!