IL FATTO.
All’alba del 07 febbraio 1985, a Castellaneta in provincia di Taranto, decedevano, strappate all’affetto dei propri cari, mamme, papà, sorelle fratelli, insomma 34 persone travolte dalle macerie per il crollo di un intera ala dello stabile di viale Verdi nr 6,
IL COMITATO.
Familiari e sopravvissuti con piena fiducia nella giustizia intrapresero la lunga e penosa via processuale, consapevoli che qualsiasi esito essa abbia conseguito, non avrebbe sicuramente riportato indietro i propri cari.
Data la complessità del caso e la genetica inefficienza dell’ordinamento giudiziario italiano dopo venticinque anni, tra rinvii e annullamenti di sentenze, non è ancora possibile scrivere la parola ‘’iniziò’ del procedimento civile” di questo tragico accadimento.
DOPO 25 anni.
SENTENZE PENALI
Con la sentenza n. 2233 del 31 ottobre 1991 – dopo sei anni – la Corte Suprema di Cassazione IV Sez. Penale confermava le sentenze in favore dei familiari delle vittime, sentenza n. 592 emessa dal Tribunale penale di Taranto il 4 maggio 1989 e sentenza della Corte di Appello di Lecce n. 431 del 1 marzo 1991.
Con la sentenza della S. C. termina l’iter penale a favore dei danneggiati sia in relazione al decesso dei propri congiunti sia in relazione alla perdita dell’immobile e a quanto contenuto con risarcimento del danno patrimoniale, morale e biologico
SENTENZE CIVILI
Tribunale di Taranto, II Sez. Stralcio, sentenza n. 428/2003, in seguito appellata dall’amministrazione comunale.
Con la suddetta sentenza furono quantificate le somme dovute – a titolo di risarcimento del danno – ai parenti delle vittime e ai proprietari sopravvissuti.
A proposito di questa sentenza, è doveroso sottolineare che l’ultima udienza per la precisazione delle conclusioni si è tenuta l’otto giugno del 2000, solo a seguito di sollecitazioni e rimostranze da parte del Comitato dei Familiari delle Vittime 7 febbraio 1985, ad aprile 2003, dopo tre lunghi anni fu depositata la sentenza.
Ma come accadde, la corte di appello sezione di Taranto ritenne nulla la sentenza nr 428 ed eccoci a continuare il penoso iter giudiziario che dopo 25 anni è diventato un calvario, almeno per noi che eravamo dei ragazzini, nel frattempo numerosi familiari non hanno potuto, e, non vedranno mai scritta la parola fine.
CONCLUSIONI.
Giovedì 19 novembre 2009 recandoci in tribunale a Lecce apprendiamo che Il procedimento è stato rinviato d’ufficio, motivo: l’ingente carico del Giudice istruttore imponeva di differire le cause iscritte a ruolo in epoca più recente.
(come se un quarto di secolo di attesa sono da considerarsi: ‘’EPOCA PiÙ RECENTE”) Praticamente slitta ancora la prima udienza del nuovo processo civile, il nostro procedimento trattato nello stesso giorno insieme ad altri 54 procedimenti.
Ai pochi sopravvissuti, del crollo della giustizia e degli anni che passano inesorabilmente, piacerebbe ricordare i propri cari, con un fiore al cimitero, e non nelle aule dei tribunali…
PER QUANTO TEMPO ANCORA?
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Non ho parole! Anzi vomiterei di insulti contro quella giustizia che, si è preoccupata e ha trovato il tempo di processare e condannare un Fabrizio Corona qualsiasi (non perchè voglia difenderlo, solo per sottolineare)e dopo un tutti questi anni non riesce a mettere non solo la parola fine, ma neanche quella inizio a delle disgrazie come quella sottolineata, e tantomeno dare un nome ai responsabili di stragi (vedi Piazza Fontana a Milano)