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Lettera pubblicata il 8 Gennaio 2012. L'autore, Asdrubale10, ha condiviso solo questo testo sul nostro sito.
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Mary è la classica donna che sfida la sorte per vedere se riuscirà a cambiare il suo lui. perchè il riuscire in questa sfida dentro di lei rappresenta una conferma del suo valore come donna. di storie così se ne vedono a migliaia ogni giorno, pure su questo sito. naturalmente in questi casi l’ amore NON CENTRA NULLA. da parte di entrambi i partner viene messo in atto un meccanismo perverso. nel caso di lui, egocentrismo e narcisismo alimentati dalla presenza di una donna succube, e nel caso di lei, il dedicarsi al fidanzato lestofante da redimere in una sorta di guerra contro il fato, per i motivi che ho detto prima. nelle donne come Mary questi comportamenti e queste scelte hanno origine nell’ infanzia, il più delle volte in un rapporto difficile con la figura paterna. in questi casi, se ne può uscire solo se l’ altro ci lascia in modo brutale e traumatico. A quel punto la donna – a meno che la sua prigione mentale non sia davvero radicata – è COSTRETTA a prendere coscienza dei castelli di carta che si era costruita e a venire a patti con la realtà. anche se, come possiamo vedere anche nel forum, nella maggior parte dei casi le donne come mary ( quelle che accettano rapporti malati e sbilanciati ) preferiscono continuare a nutrirsi di illusioni ANCHE DOPO la rottura del rapporto.
Mary,
la fragilità emotiva e un carattere debole non sono una colpa ma spesso soltanto il frutto di una particolare genetica oppure di esperienze infantili a cui non si è stati in grado di reagire.
l’importante è che ora ti sia resa conto senza più alcuna ombra di dubio che quell’uomo non ti ama e che tu decida, di conseguenza, di sforzarti di allontanarti definitivamente da lui il più presto possibile. spero tu abbia parenti o amici che possano esserti di sostegno in questo momento di sofferenza e di grande difficoltà.
un abbraccio.
Mary,
chi sei, se va bene, lo sai a malapena tu. non ti curare delle diagnosi a distanza di esperti di una clinica inesistente.
sii te stessa, sempre, e non avrai mai niente da perdere o da rimproverarti.
La fragilità di per sè non è una colpa, certo. Ma lo diventa nel momento in cui le nostre vite – direttamente o indirettamente – vanno a condizionare quelle di altri ( figli, congiunti, persone vicine, ecc.. ). Una madre di famiglia che non è in grado di ribellarsi ad un marito violento, causerà ai suoi figli danni incalcolabili, così come un padre-marito che è totalmente succube di una madre invadente e in malafede nei confronti della nuova famiglia che costui si è creato. Gli anelli deboli in un contesto comunitario o familiare non sono semplici presenze di contorno, sono anzi spesso coloro che causano tutti i problemi maggiori. Ma anche ammesso che una persona fragile conduca un’ esistenza solitaria, nella quale non sono seriamente coinvolte altre persone, è comunque un dovere verso se stessi avere la capacità e la forza di reagire agli abusi o alle proprie debolezze.
Golem, chi dice di disprezzarci in realtà ci ammira svisceratamente! 😉