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Lettera pubblicata il 12 Agosto 2010. L'autore ha condiviso 4 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore albanascente.
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i miei figli hanno 37 e 38 anni, sono laureati e lavorano con buone posizioni.
Ho consultato un’avvocatessa ma abbiamo rimandato il tutto a settembre, mi ha detto di non provocarlo perchè il caldo fa cattivi scherzi, considerato il tipo.
Può essere logico come figli mantenere equidistanza e salvare l’immagine che hanno del padre e della madre, questo li fa soffrire meno, credo, anche per loro è stato un fulmine a ciel sereno (ma dov’erano quando subivo ingiurie e manipolazioni? erano presenti ma loro, come il padre sostengono che ha ragione chi vince e non si lascia mettere sotto i piedi, mi hanno sempre vista combattere di fronte ad un muro e poi lasciare perdere con molta tristezza)
Vorrei, data la loro età che riflettessero sul piano dei rapporti uomo-donna anche se si tratta dei loro genitori.
Io ho ricevuto ascolto (ma non si è schierata) da parte di mia figlia e condanna per la mia disperazioe da parte di mio figlio,
“Se non riesci a perdonarlo lascialo”.
Questa è stata la massima comprensione.
Intanto avrei dovuto perdonarlo senza averne avuto la richiesta?
Ho detto loro che rifiuto che la questione sia messa sul piano della mia capacitò o meno di perdonare perchè ciò che ha fatto, come si è comportato, la volontà di umiliare tirando fuori questo capolavoro del tradimento, il modo svalutante di trattarmi, mettono giù di per sè la conclusione di questa storia. Non voglio giudizi sulla mua capacità o incapacità, è una semplificazione che serve a non scalfirlo affatto, infatti per tre mesi nessuno dei due gli ha parlato, il danno l’ha fatto lui e lui ha messo così la parola . Per tre mesi nessuno dei due gli ha parlato, solo dopo che mia madre ha detto loro che io soffrivo tropp
Lui parla coi figli con voce suadente, è falso, mistifica, posso anche capire che si sentano disorientati.
Però sono uomo e donna e mi preoccupa il fatto di sentirli riportare i classici stereotipi sull’uomo e sulla donna e penso che le donne facciano male a riportare queste considerazioni anche se realistiche perchè concorrono a confermare posizioni poco dignitose. Anche le mie amiche lo fanno e pure persone emancipate, io dico che non va bene, bisogna esprimere invece giudizi negativi su chi si comporta così Gli uomini non sono tutti così, dobbiamo riportare esempi diversi e valorizzarli. Non credo che qui siano utili le considerazioni sociologiche che generalizzano confermando questi comportamenti e non danno giusto risalto a chi porta rispetto nella coppia.
Rossana, ti ringrazio molto, sei gentile. La mia lucidità, spesse volte penso, è anche la mia maledizione, come tutte le cose forse. Se non c’è altro che ti salvi intanto, che ti dia felicità, la lucidità in un certo modo ti ammazza: vedi le cose, le persone, e non puoi fare niente. Spesso non ti ascoltano, spesso non hai alcun potere di fare niente, spesso hai tu così tanti problemi che… è difficile spiegare.
Albanascente (e Rossana, e tutti se vogliono), mi hai detto una cosa, come anche Rossana, sulla lucidità. Me lo disse una volta mia madre e ancora me lo ricorda a volte: Ma come hai fatto a capirlo? E avevo solo cinque o sei anni, Albanascente. Io sono figlia di separati, Albanascente. Tuttavia non posso assicurarti che tutti i figli di separati possono capirti come io ti capisco.
Venne mio padre un giorno a trovarci. Mia madre mi racconta che io quando lui quel giorno se ne andò, tornai a casa (ero fuori a giocare) furibonda. Le dissi: Papà non ci vuole bene! Papà non è venuto per noi! E’ venuto per te! Lei rimase di stucco: era vero. Era molto imbarazzata. Cosa può dire una madre a un bambino? Hai ragione, tuo padre non ti vuole bene?
Ma… Mi raccontava, tu come cavolo facevi a capire sempre tutto? Capivi cose, proseguiva, che nessuno degli altri miei figli capiva: ed ero la più piccola. Così affamata di amore, di affetto, di attenzioni.
In ogni caso, noi tutti fummo solidali con lei, detestavamo mio padre e lo attaccavamo, perché lui attaccava nostra madre.
Non era bello comunque, ma era più giusto.
Questo infatti è sempre stato uno dei miei crucci nella vita: che non c’è giustizia a questo mondo.
Sì, Albanascente, forse potrò ancora aiutarti. Se lo senti, come lo sento io, io ci sarò. Non sono infallibile, sono solo un essere umano, ma sono molto sensibile e ho sofferto, e soffro ancora, molto.
Ho visto morire tanto tempo fa una persona, una giovane, che pensavo che avrei potuto aiutare, se solo avessi potuto parlarle, ma non è stato possibile, e questa cosa, tra le tante, mi accompagnerà sempre. Sempre.
Tornando ai tuoi figli, Albanascente, vorrei riflettere con più calma, tra ieri notte e oggi sono state giornate molto pesanti per me, e forse la tanta rabbia che avevo mi ha fatto essere troppo severa con loro. Ho intanto letto la tua prima lettera e penso di avere più o meno l’età dei tuoi figli, forse sono un po’ più grande (ora non ricordo di preciso).
Per ora devo calmarmi un po’, e intanto con Rossana ti dico che in effetti non è per niente facile per i figli.
Grazie,
vi sento molto vicine e ciò mi conforta molto. Grazie del tuo parere, Rossana. Sono d’accordo che i figli non devono immischiarsi nelle trattative tra padre e madre ma una loro posizione devono pure averla senza per questo rompere i rapporti, per chiarezza. Si sa, i figli amano anche i genitori che li hanno abbandonati da piccoli. Spero che tu possa leggere gli altri miei post e ti ringrazio.
Perchè tanta rabbia, Aura e ancora tanta sofferenza? Scusami se te lo chiedo, non è per curiosità, vorrei che anche tu mi sentissi vicino. Cosa fai per allontanarla?
Vi abbraccio, buonanote.
Gia’ ne so qualcosa che per i figli non e’ facile.
Su per giu’ credo che noi figli vorremmo che i nostri genitori rimangano insieme e superino le loro divergenze per il bene della famiglia tutta, e di noi in particolare.
Personalmente per me il divorzio dei miei e’ stato come un tradimento, l’ho preso molto sul personale. Per me voleva dire che ad un certo momento tutti e due si sono detti “si caxxi dei figli, se capiranno bene senno’ chissene, io mollo”.
Credo che in passato invece i genitori facevano carte false (dunque anche sotuazioni ipocrite, false, blablabla) perche’ innanzi tutto vi erano i figli e il matrimonio, se si riusciva anche a stare bene tra coniugi tanto meglio, senno’ amen.
Da figlio di divorziati confermo percio’ che ho e mantengo rancore verso ambedue i genitori, tanto tutt’e due si sputtanano a vicenda..
Albanascente, ho letto solo ora il tuo ultimo intervento. E anche la seconda lettera che avevi scritto. Ieri dopo averti scritto ero andata a leggere la prima, con la storia della tua amica…
Lo sai? Tra ieri notte a oggi ho avuto una notizia per me terribile. Non voglio parlarne qui, ma sappi solo che con un uomo con cui stavo molti anni fa, quando eravamo molto più giovani, e di cui mi ero innamorata, ci siamo scritti. Mi ha rivelato che lui non mi amava in realtà, amava un’altra che voleva dimenticare, io in un precedente distacco gli ero mancata, e aveva pensato di essere innamorato di me, ma non era così, in realtà era innamorato sempre di quell’altra di cui io non sapevo niente. Ma la cosa più drammatica è stato un fatto che non racconto qui, e in più, l’altra cosa che mi ha rivelato, che la mia migliore amica di allora, che non ti sto a raccontare quanto fosse diventata strana quando mi vide fidanzata a lui, ci provò con lui. E tutto questo sapendo tutto quello che avevo appena sofferto, che non racconto qui, e in cui sempre lei aveva avuto un ruolo. Questo solo per accennarti di una coincidenza tra noi. Ho letto la tua lettera, e tra la notte e il giorno dopo (oggi) ho saputo la stessa cosa.
Leggo ora dei tuoi figli. Concentrati e distogliti un momento da loro. Tu stai seguendo la tua logica, che è ferrea, molto simile in certo modo alla mia.
Se io vedo qualcuno che fa violenza a un altro in mezzo alla strada, dividendoli, posso forse dire a quello che picchiava ad esempio una donna: siete inconciliabili? Oppure, se non riesci a perdonarlo, allontanati? A maggior ragione se quella donna è mia madre! Non m’importa se l’uomo che picchia la donna è mio padre! Sono concetti, Alba, per noi basilari: per altri, la maggioranza, no.
Ma veramente pensiamo che esista, per esempio, la violenza sulle donne, perché c’è SOLO UN UOMO bestia, che picchia quella donna? O pensiamo che siamo TUTTI responsabili di questo?
Quando i giornalisti chiedono ai vicini di casa, come era quella famiglia in cui si sono massacrati a colpi di accetta?
Ma veramente… Una famiglia normalissima… Rispondono.
Ma non è così.
Lì dentro, in quella casa, si soffriva come bestie: TUTTI sapevano. TUTTI! I vicini può essere che non fossero in confidenza, o che fossero abbastanza distanti e non sentissero le urla.
TUTTI sapevano DENTRO la casa, e i vicini più vicini SAPEVANO, ma non potevano fare niente.
E perché nessuno faceva niente? Perché nessuno metteva bocca.
Spesso sono quelli DENTRO casa che non vogliono far sapere a quelli fuori, sminuiscono per questo: si vergognano, si dispiacciono, sono impotenti, oppure sono piccoli, sono bambini, o sono grandi, ma già nevrotici, e tante altre cose.
Mi preoccupa l’affermazione della tua avvocatessa: l’estate fa brutti scherzi, CONSIDERANDO IL TIPO?
Alba, ascoltami. Se tu hai qualche sentore, o qualche certezza, che lui sia una persona violenta, o potenzialmente violenta, pensa bene a tutto quello che fai.
Se lui è violento, i tuoi principi, la tua logica, vanno a farsi benedire. Non c’è logica che tenga con una persona che NON SAI come potrebbe reagire.
Dovresti darmi altre informazioni o almeno rassicurazioni, al riguardo.
Ti stai avviando a voler vivere ACCANTO a lui, ACCANTO a lui FISICAMENTE, anche se in altra casa: ricordatelo. Pensaci bene. Vivrai ACCANTO a lui di casa, con un’entrata addirittura, se ho capito bene, comune.
Che lui abbia preso possesso delle due case, facendo come fosse a casa sua, nelle due case, deve già dirti qualcosa.
“Io posseggo tutto. Qui è tutto mio. Anche mia moglie. E’ una mia proprietà e io faccio quello che voglio”.
Non voglio in alcun modo spaventarti, può essere che lui non sia poi così malvagio o violento potenzialmente, ma con un soggetto così, e con i tuoi figli che non possono o non vogliono (ci penserai poi, a loro, adesso non devi accumulare sofferenza, eventuali amarezze, con pensieri che li riguardano) aiutarti più di tanto, devi provare a pensare con LA SUA LOGICA: se lui ti ha fatto tanto soffrire, se lui pensa che sei un suo OGGETTO, se lui ti sminuiva ecc. (e invece sei una gran donna, leggendoti dalla prima lettera), tu devi pensare che non avrai NULLA (andandoti bene) da lui, al massimo NULLA, la PACE forse. Quale sarà questa pace? Che lui non abbia alcun potere di farti del male, in nessuna forma, e soprattutto fisica, perché lui, tra qualche tempo saprà che potere psicologico, su di te, non ne avrà più.
Può fartene in due modi: usando i figli o facendoti qualcosa o facendo di tutto per toglierti la casa o restandoci in qualche modo o disturbandoti.
Mio padre un giorno ha sfondato la porta di casa. Lo sentivano in tutto il palazzo. Avevo sei anni. Credevo che avrebbe ucciso mia madre, oppure tutti noi. Piangevo e urlavo terrorizzata. Mia madre urlava, chiedeva aiuto, che qualcuno chiamasse la polizia, dal balcone: e nessuno ha fatto niente. Niente. Silenzio di tomba.
Quindi devi pensare a tutto. A tutto.
albanascente,
effettivamente, alla loro età, i tuoi figli avrebbero dovuto, se non altro, almeno dimostrare più comprensione nei tuoi confronti. non si può, però, neppure giudicarli troppo severamente (soprattutto se ancora non hanno avuto importanti esperienze di coppia) perchè, essendo cresciuti alla scuola del padre (“ha ragione chi vince e non si lascia mettere sotto i piedi”), non possono aver sviluppato in ambito familiare una grande capacità di corretta analisi.
spesso è errore anche della madre mediare troppo in positivo fra i figli e il padre, come anche non mediare affatto, che mi sembra di più il tuo caso. acquisiscono concetti da piccoli, che si rafforzano con il tempo, e che è poi molto difficile scalzare, in particolare se il comportamento del padre appare formalmente positivo nei loro confronti.
sono sorpresa, invece dal rinvio dell’avvocato, che non mi sembra un granchè professionale: a mio avviso, non si lascia una donna in questo tipo di difficoltà, con questo tipo di uomo, a bagno per più di un mese, con una semplice raccomandazione di stare tranquilla a motivo del caldo… sei sicura che è valida e capace nel suo mestiere? specializzata nel settore e tendenzialmente dalla parte delle donne? anche questa scelta non è facile…
quanto al resto, invece, ammetto di essermi con il tempo un po’ “seduta” anch’io: non ho più molta voglia di lottare contro i mulini a vento. forse anche perchè, bene o male, ho constatato che vivere è difficile sempre, sia in coppia che da soli. almeno per me!
cerca la situazione più adatta a te, con l’augurio che ti sia il più possibile propizia.
Dunque, io vorrei puntualizzare che quando i miei genitori si separarono io non misi bocca: non avevo nemmeno cinque anni e mi dissi “sono cose loro”, ma riconosco che ne vedo pochi di figli che pensano così. E’ mia idea che nei sentimenti degli altri, o dei loro problemi (nel senso di avere la pretesa noi di decidere per altri e dei loro sentimenti), di buttare giudizi facili, dicendo ad altri “lascia”, “tieni”, “fai questo, fai quello”, non sia una cosa giusta. Mi spiego: se uno mi chiede un parere, bene, quella è un’altra cosa. Io non vado da mio padre a dirgli “tu non ti devi separare”, non vado da mia madre a dirle “separati”. Può darsi che io non abbia fatto in tempo a sviluppare più consapevolezza (ero troppo piccola) e abbia avuto la fortuna di essere stata messa di fronte al fatto compiuto? Può darsi che se fossi stata più grande avrei messo bocca nella loro separazione? Non lo so, ma molti comunque, di fronte al fatto compiuto, non reagiscono come reagii io: rispettai, semplicemente, la loro scelta. Erano cose loro. Non dubitavo che loro sarebbero stati comunque sempre i miei genitori. Io reagivo, semmai, con mio padre, perché lui disprezzava perennemente mia madre, con o senza la sua presenza: e tutto ciò, badate bene, AVENDO TORTO MARCIO. Come si permetteva! Ma il problema era che era pazzo: anche questo lo capivo, e quindi reagivo, ma tenendo conto che lui comunque era pazzo, c’era poco da fare. La sua pazzia, inoltre, si è aggravata con un (probabile inconscio) senso di colpa: aveva costruito nella sua testa tutto un mondo, pieno di persone che avevano cospirato, tutte insieme, contro la nostra famiglia. Manie, paranoie, ragionamenti contorti, offese a mia madre e mai uno spiraglio, mai una qualche leggerezza tra noi, una qualche gioia, uno svago che potesse andare oltre certe tematiche. E tutto questo per altri bei venticinque anni, nonostante fossero separati e nonostante mia madre si sia spezzata la schiena di lavoro, facendo una bella vita di m…a. La rabbia, Albanascente, non si allontana. Se l’allontani, la tappi da una parte, esce da un’altra, in altra forma. Bisogna sapere che si ha la rabbia, capire perché la si ha e trasformarla in positivo, e io non ne ho il modo: perché sono a un punto morto della mia vita. Le cose, nonostante l’impegno, sono andate male. Avevo dei talenti, ma Dio o chi per lui, questi talenti li ha messi dritti nell’inferno, dicendomi: e ora vediamo che sei capace di fare. Be’, mi sono stancata.
Quelli di fuori mi dicevano: non devi assolutamente rinunciare a questo talento! Ma la facevano un po’ facile, non sapevano o non potevano aiutarmi: quelli di fuori non sapevano che io dovevo lottare fuori e dentro casa. Sì, perché mia madre che ho amato, ammirato e sostenuto, come ringraziamento, senza nemmeno rendersene conto, e solo negli ultimi anni mi sono messa ad analizzarlo, ha fatto le sue belle (brutte) differenze tra figlio e figlio, sbagliando, tra l’altro, valutazione. Mia madre aiutava più alcuni e meno altri. Perdonava alcuni e non altri. Passava sopra a ingiustizie che mi riguardavano, facendomene così subire altre. Bel ringraziamento per le ingiustizie che aveva dovuto subire lei e per il mio sostegno, eh? Inoltre, adesso vedo più chiaramente, adesso che il danno è fatto, altre cose: essenzialmente lei voleva, pretendeva, con tutto il suo carico di fallimenti e infelicità, di influenzarmi “positivamente”. Dietro la sua aria moderna e democratica, voleva decidere che cosa dovevo fare nella vita (e francamente non aveva sufficienti strumenti per valutare cosa io avrei potuto fare), e questo in tutto: dai sentimenti, alle amicizie, alla formazione, al lavoro.
Che chiamasse un professore d’università per complimentarsi con me (io non c’ero, parlò con lei) non contava niente, che io fossi stimata fuori come una persona di talento da altri, non contava niente. Che tutti, proprio tutti, mi dicessero, là fuori: come sei brava, non rinunciare mai a questa cosa, non contava niente. Contava quello CHE VOLEVA LEI. Che io mi adattassi in tanti lavori per essere indipendente: non contava niente. Io non avevo MAI fatto niente, in tutta la mia vita, Albanascente. A un certo punto, sono stata costretta a tornare a casa: e questo, sotto sotto, li allevia, così siamo tutti infelici e contenti nella m…a.
Così, quelli che lei ha agevolato, sono al pari mio nella m…a. Se io ce la facevo invece, vuoi che ai miei non avrebbe dato fastidio? Certo che sì: e fa male saperlo da tutta la vita.
Vuoi che io non abbia rabbia, Albanascente? La mia vita è finita a trentanove anni, certo che ho rabbia. Dovevo stare a occuparmi, capire, di problemi di grandi da quando avevo cinque anni, l’ho fatto, mi sono presa il mio carico, cercando al contempo di fare la mia vita, e di andarmene, non pensavo che si pretendesse da me non so cosa, di tornare indietro, di continuare con questa storia d’infelicità in eterno, quando ne avevo già piene le tasche da quando ero nata.