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Lettera pubblicata il 8 Gennaio 2014. L'autore, racheleluna, ha condiviso solo questo testo sul nostro sito.
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Bè i pomposi accostamenti o le citazioni sono oggettivi, non me li invento io, mentre le tue, come di altri, convinzioni, sono appunto vostre, quindi discutibili se non ti disturba.
Ho detto nel post precedente che il contenuto della lettera è banale se non sbaglio, ma il merito no, non lo è, perchè l’oggetto della questione è presente quotidianamente nelle nostre vite, da vittime o da carnefici, dipende.
Il punto è che le vittime spesso non si rendono conto di essere state loro ad aver armato la mano del carnefice, e fintanto si sentiranno “solo” traditi, non capiranno mai perchè è successo. Altro che empatizzare coi traditori, sia che siano semplicemente assillati dalla crescita del “coso” del loro amante o che abbiano motivi più seri e strazianti. La differenza sta solo nella qualità del soggetto e come questo manifesta il tradimento, ma le ragioni possono nascere dagli stessi motivi.
Comunque riassumo il mio pensiero. La prima cosa che deve fare il traditore è capire perchè è arrivato a tanto, e quello che deve fare il tradito è scoprire quanto ha concorso perchè venisse tradito, perchè, credimi: una cosa è conseguenza dell’altra.
E fammi chiudere con una banale verità, e cioè che si è sempre in due a recitare nelle tragedie, ed ognuno fa la sua parte, e anche se il pubblico simpatizza per le “vittime”, quasi mai sono completamente innocenti.
Golia, certo, il dubbio. E allora? Se uno ha dubbio di non amare più il convivente o il marito o la moglie, esprima il suo dubbio al diretto interessato. Viceversa, se ha il dubbio ma agisce eccome… Fingendo di avere dubbi… Scusami, ma a casa mia questa si chiama viltà, doppio gioco, ipocrisia, doppia morale… Altro che dubbio. Su, non prendiamoci in giro. Impariamo a chiamare le cose col loro nome. Il tradimento esiste perché si tradisce un patto, un matrimonio, ecc. Si tradisce una scelta che si è fatto. Quindi, per cortesia, non raccontiamocela. Io posso cambiare, dubitare, non amare più. Ma prendere in giro qualcuno, ignaro, non è corretto. E’ una scelta per due, è una scelta sulla pelle di un altro. Comodo. Altro che dubbi. Sai quali sarebbero invece i dubbi, che il vile si guarda bene dall’evitare? Il dubbio di lasciare qualcuno di cui poi ci si potrebbe pentire di avere lasciato. Questi sono i massimi “dubbi” che può avere un vile. Altri non ne ha. Di cosa sia bene, male, giusto, sbagliato, corretto, scorretto, non gliene frega niente. E molto spesso fa la commedia, quando si confida con gli amici, per dire: oddio, mi sono innamorato/a di un’altro/a, che tragedia che MI capita… E ora che faccio? CHI scelgo? Cosa MI conviene? QUANDO mi conviene separarmi e mettermi con l’altro? Quando DIRE TUTTO (quando sono un po’ più certo, eh eh…). Oppure no, aspetta, mi tengo tutti e due… Finché si può… Ecco i dubbi. Sai che dubbi scientifico-filosofici…
E certamente “Tra queste persone non ci sono solo i volgari personaggi che le vostre descrizioni vorrebbero far apparire come tali, ma individui che cercano delle soluzioni, anche sbagliando, perchè non tutti hanno la “fortuna” di avere le dogmatiche certezze che avete voi”, certamente.
Penso di avere fatto dei distinguo, infatti. Un conto è che uno o una entra in crisi per un’altra persona, e in breve cerca una soluzione, un conto è chi comincia a tradire, poi sai… Da cosa nasce cosa… E tradisce per anni (e credo di sbagliare di poco, credo, nell’affermare che nella maggioranza dei casi: o si solleva, in breve, il problema, o si finisce in certe situazioni per anni… Facendoci finire gli altri).
Dogmatiche certezze io non ne ho. Arrivo a comprendere un tradimento in lunghi matrimoni o convivenze, pensa te, come sintomo di una crisi che però si deve voler risolvere, e in due (e casi ne esistono tanti… Di tradimento, in lunghi matrimoni, e risoluzioni), ma infatti, quando un tradimento è vissuto veramente come una crisi, o una tragedia dal traditore stesso, stai tranquillo che il tradito se ne accorge e credo che ne tenga in conto (penso che siano i casi in cui avviene più facilmente il perdono, non credi?).
Ma di chi tradisce senza alcun problema, con totale leggerezza e con usuale frequenza… (solo finché non sia tradito lui…), che si deve pensare, scusa? Che qualcuno lo ha obbligato a sposarsi, convivere, fidanzarsi, con reciproco patto di fedeltà? (perché così funziona solitamente, sai? c’è un patto. E se non si prova più amore vi è il patto di dirselo, altrimenti va da sè che non vi sia alcun tradimento, se i patti erano altri).
Chi obbliga quella persona a restare con quell’altra? Nessuno. E chi obbliga, scusa, il tradito a stare col traditore? Non ti pare che sia il traditore, che non parla (ma fa…) a obbligare il tradito a stare comunque con lui…? Quindi, chi obbliga chi? Chi TOGLIE la libertà a chi? Fatti un po’ di queste domande… Fatti venire qualche dubbio…
Poi, se vuoi negare una evidenza, fai pure eh? Il tuo cervello è tuo e puoi usarlo come credi.
Rimani pure nelle tue certezze. Anzi, scusami, dubbi…
Golia
tu sei uno di quelli che dice: “se ti ho tradito è colpa tua!”. no, si può anche chiudere un rapporto se non va, se dopo aver provato a risolvere i problemi non si riesce comunque ad andare avanti. è questione di responsabilità delle proprie scelte e non tutti sono in grado di prendersele, quello sì.
le tentazioni ci sono nella vita, ma non si può seguire i propri istinti autogratificandosi senza tenere in minimo conto chi è coinvolto come nostro partner. comunque forse non lo sai ma con il tradimento si spezza la fiducia che molto difficilmente si recupererà in quella coppia. ovvero il tradito difficilmente potrà di nuovo fidarsi del traditore, seppure a parole possa dire il contrario, che lo ha perdonato ecc.. sono cose istintive, non ce la si fa. da quel momento il rapporto di coppia muore definitivamente secondo me. altro che le colpe si dividono in due! certo che lo si fa ma non con le coltellate alle spalle, ma discutendone, arrivando a un punto, a una soluzione se c’è, che può essere anche di lasciarsi. insomma secondo me il tradimento uccide l’amore e questo è istintivo nel tradito.
comunque sia chi sente il bisogno di tradire allora non ama già più il partner, e quindi informarlo di questo sarebbe più corretto prima di porre in atto il tradimento. poi ognuno sceglie come comportarsi nella vita: se essere corretti o essere scorretti, fa parte della propria etica, non c’entra nulla l’istinto che vuole essere soddisfatto come dici tu.
Golia, a parte il tuo vedere un rapporto di amore solo come un rapporto tra vittima/carnefice, il che già dimostra una tua visione abbastanza (per essere gentile) ristretta, assoluta, nonché falsata di una realtà molto più ampia (ti ricordo ancora, sommessamente, che siamo 7 miliardi di persone, e che le relazioni di amore non sono quelle di vittima/carnefice; relazioni sadomasochiste, ammazzamenti, tradimenti seriali ecc., ma che esistono ancora persone che hanno rapporti direi “normali”, nel senso di una scelta comune, concordata, matrimonio, convivenza, fidanzamento, ognuno a casa sua con libertà di andare a letto con chi si vuole ecc., e tutto senza problemi o tragedie. E’ lecito poi pensare che queste persone siano anche forse la maggioranza, dal momento che se così non fosse, il mondo che già a moltissimi appare come un inferno, lo sarebbe sul serio… Significherebbe uscire di casa e vedere cadaveri per strada…).
Ma va bene, mettiamo anche, per assurdo, che al mondo ci siano solo questi rapporti di amore (!) vittima/carnefice; traditore/tradito, e prendiamo per buono che, come tu scrivi, “La prima cosa che deve fare il traditore è capire perchè è arrivato a tanto, e quello che deve fare il tradito è scoprire quanto ha concorso perchè venisse tradito, perchè, credimi: una cosa è conseguenza dell’altra”, ma qui stai sottintendendo che già il traditore (bontà sua) abbia rivelato il tradimento, oppure che il tradito (magari dopo anni…) abbia aperto finalmente gli occhi e abbia scoperto tutto (urlando, peraltro: mea culpa mea culpa!).
No, perché, dico: mi va benissimo anche prendermi parte di responsabilità, per assurdo, di essere stata tradita: purché me lo si faccia almeno sapere. Come faccia io a prendermi la responsabilità di essere stata tradita se nemmeno lo so, solo Dio lo sa.
Ma ti prego, non rientrare dicendo che i traditi, tutti i traditi (per te tutte “vittime”, con colpe, si capisce) sanno perfettamente di esserlo e fanno finta di niente, perché ti anticipo che sì, alcuni lo sanno e fanno finta di niente e altri proprio no. E questi ultimi, sono proprio quelli che più facilmente chiudono (hai presente? Mai sentito parlare di tutto ciò?) la relazione, quando hanno ricevuto la grazia di venire a sapere… E senza nemmeno stare lì tanto a fare le vittime.
Golia,inutile che cambi nickname,era meglio Plutone.Spero ti renda conto che le tue assurde ed esilaranti teorie sul tradimento universale le concepisci solo tu e quelli come te,che purtroppo sono sempre molti; questo dovrebbe farti riflettere.Puoi cambiare mille nomi qui dentro,non cambierai invece la realtà dei fatti: il tradito sarà anche un ingenuo,ma il traditore è e resterà sempre un infame (cit).Io so bene a quale schiera voglio appartenere,perchè come ti ho scritto prima,oltre ad essere un essere vivente voglio avere anche una mia coscienza che esuli,o perlomeno cerchi di frenare,l’istinto che tanto acclami,prerogativa di cani,gatti e scimmie.
Verità, Camy. E’ assolutamente comprensibile il vostro atteggiamento, ancora risentito dalla disillusione che nasce da una aspettativa tradita. Ma dobbiamo fare subito un distinguo, altrimenti parliamo di aria fritta: il tradimento è tale quando uccide un “vero” rapporto d’amore, ma quando alla base non c’è questo fondamentale dettaglio non si dovrebbe chiamare tradimento, ma la logica conseguenza di un “fraintendimento”. Non so se mi sono spiegato.
Mentre chiarisco che il binomio “vittima/carnefice” era riferito solo all’immagine della tragedia e non ai rapporti sentimentali tout court, vengo a spiegare quanto ho dichiarato nel primo capoverso, riguardo la qualità del tradimento cui accennavo.
Molti di noi affrontano le relazioni con l’altro sesso con aspettative completamente differenti. Quello che passa per la testa di un maschio medio è lontano anni luce dalle aspettative di una donna media. Stiamo parlando di relazioni che si svolgono nell’ambito di culture latino mediterranee, dettaglio non indifferente per i risultati relazionali in argomento.
L’atteggiamento di questo genere di maschi, cui mi identifico a mia volta per un certo periodo della mia vita, risente di un imprinting che una volta si chiamava “il latin lover”, nel quale convergono migliaia di anni di patriarcato maschilista, che è diventata quasi una componete genetica, tanto è automatica la sua applicazione nella periodica necessità di affermare la propria “maschiezza” (perdonate il neologismo cacofonico). In parole povere, molti di noi maschi, NON riescono a fare quasi mai il salto di qualità nell’amore VERO, presi come sono da questo bisogno di confermare a sè e agli altri la propria virilità, e in questa ricerca di conferme virili, sapete benissimo dove vanno a “pescare”, e con quali conseguenze.
In questo senso, la gestione “dell’harem” rientra in questa perversa logica da capobranco che soddisferebbe il bisogno di una sicurezza che nasce da un impulso principalmente istintivo, che evidentemente è l’unico che quel soggetto SENTE.
Se lo stesso soggetto, dovesse un giorno scoprire che il rapporto con la partner è soprattutto gestito dall’amore VERO, cioè dal bisogno di darle rispetto, protezione, fiducia, affetto, insomma volerle bene, quindi “DARE” non “PRENDERE”, le cose prenderebbero un’altra piega. Ecco che un tradimento che nascesse da quelle basi avrebbe un peso diverso dal primo, perchè quest’ultimo nasce da un’ignoranza “in buona fede”, seppure odiosa a sua volta.>>>
>>> Verità, Camy. Io credo che i tradimenti nascano principalmente da un malinteso, quindi da una mancanza di comunicazione tra le parti. Ma non durante l’episodio, ma prima, già dalla nascita del rapporto. Entrambe i partner si avvicinano alla relazione, compiono anche atti importanti come il matrimonio, per esempio, ma non è assolutamente detto che stiano “trasmettendo” sulla stessa lunghezza d’onda, e lo ripeto, tutto questo può avvenire ANCHE in buona fede, dove quest’ultimo termine non esclude la mentalità “mediterranea” di cui parlavo in precedenza.
Quindi, quando accennavo alle responsabilità di entrambe i protagonisti del tradimento, mi riferivo a questa situazione, nella quale ognuno di due svolge una parte, e trasmette certi messaggi, che l’altro interpreta in maniera soggettiva rispetto al vero senso della comunicazione, fino a non…SENTIRSI più.
La maggior parte dei tradimenti arriva da queste premesse, dove il traditore sta cercando di farsi “ascoltare” da qualc’un altro, anche se i motivi sono puerili, e l’azione è sleale per quanto riguarda gli accordi “sottoscritti”.
Tuttavia quasi mai si vuol ferire colei (in questo caso) che si sta tradendo, ma solo alimentare il proprio ego, e quando si è in questo stato di bisogno di “AVERE”, non si è in condizione di poter amare, ma si vuole essere amati, riconosciuti.
Insomma, quando accennavo a voler riconoscere le responsabilità della coppia nel fenomeno tradimento, intendevo proprio quella necessità di individuare i limiti del rapporto da entrambe i lati, anche constatando che si aveva a che fare con un cialtrone sopravvalutato, perchè, se così fosse, sarebbe un’altra dimostrazione di una cattiva comunicazione tra le parti che non poteva che dare i risultati di cui parliamo.
Spiace dirlo, ma i tradimenti nascono sempre da un sentimento frainteso, immaginato, desiderato, ma non effettivo, seppure, ripeto, anche in buona fede. Quando però si dovesse scoprire l’amore vero, anche con la stessa persona tradita (càpita, credetemi) non si tradisce più; e finchè quell’amore dura si sarà leali, perchè se il rapporto è VERO, se si ama veramente, essere leali verso l’oggetto del proprio (VERO) amore diventa naturale, automatico.
Il problema è scoprirlo quell’amore, perchè non succede a tutti. Così come la maggior parte delle persone non vive ma esiste e basta, così molti di noi pensano di amare ma recitano, senza saperlo, solo una parte. Ma non si può recitare per sempre, e allora…patatrac.
DonovanBis, se invece di sparare cazzate da isterico ispettore Poirot, argomentassi le tue ragioni come fanno le donne di questo forum, ti sarebbe più utile per capire quello che ti è successo. E anche se fossi stato minimamente ingenuo, come ritieni di poter essere stato, sarebbe comunque una tua “ingenua” responsabilità riguardo quanto ti è accaduto, sennò se continui a baccagliare senza costrutto càpita di essere mandati a quel paese, che dici.
Golia, prima di tutto vorrei sgombrare il campo dall’idea che una persona che interviene in una discussione, esempio io, debba essere necessariamente “colpita” dall’argomento in quanto “colpita” in prima persona: a me piace discutere, e in generale, e dei più vari argomenti. Detto questo, sinceramente dei tuoi ultimi interventi ho capito poco bene, un po’ sarò io stanca e meno lucida, un po’ sarai stato tu più lungo e meno preciso, ma non ho capito tanto bene. Provo a riassumere: secondo te il tradimento nell’uomo (del genere maschile) tradisce per questioni, diremo così, più “naturali”, e si tradisce, in generale, per un difetto di “comunicazione”. Io potrei anche essere, per taluni casi, d’accordo con te con la seconda affermazione: che ci sia stato, sin dall’inizio, un “difetto” di comunicazione. Però, resta da dimostrarsi, di come sia possibile che due esseri capaci di intendere e volere, maggiorenni, che si sposano, non abbiano “comunicato” tra loro che sposandosi volessero, poi, non si sa che cosa. Dunque, di nuovo, si avvalorebbero i miei atroci dubbi all’inizio, quando sgomenta mi domandavo se per caso non ci siamo involuti, tornando, più o meno, all’essere animali, dal momento che ci sposiamo (fidanziamo ecc.), ma poi non siamo CONSAPEVOLI di ciò che facciamo/avremmo fatto. La seconda tua idea, sempre se ho capito bene, su una “differenza” tra uomo e donna, diremmo, naturale, biologica (di predisposizione al tradimento), è abbastanza diffusa ed è per me un luogo comune, una “credenza”. Tant’è che, vorrei domandarti: a parte che siamo in una lettera di una donna che agisce con la stessa identica “leggerezza” dell’uomo cavernicolo (naturalmente traditore) e che ciò cui stiamo assistendo, più in generale, è che in questo senso non vi sia ALCUNA differenza tra genere maschile o femminile, ma che mi dici del (secolare) CONTROLLO maschile sulla donna? Era, insomma, tutta una invenzione? Che bisogno c’era di richiudere la donna, affibbiarle ruolo di madre e sposa e buttarla in gattabuia per secoli, scusa? No, perché, quanto a “natura”, sappi che la femmina, dopo avere avuto posto sicuro per sé e i suoi cuccioli… L’istinto alla riproduzione riparte, eh? Come esiste il desiderio del “piacere”, al di là della riproduzione… Anche negli animali. Coccole e bacetti, infatti, esistono anche tra i leoni…