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Tirocinanti senza tutela e sostegno

di Asia R.

Gentilissimi,
Vorrei parlarvi di un problema del quale non ho sentito discutere nessuno in questi mesi di emergenza, i tirocini formativi o di inserimento lavorativo dei giovani laureati, che oltre ad avere molte problematiche in generale, in questo periodo storico stanno rivelando alcune enormi falle che è necessario colmare.
Prima di tutto, pur chiamandosi tirocini di inserimento lavorativo non ci sono garanzie ne tantomeno obblighi per le aziende di assumere effettivamente i tirocinanti una volta conclusi questi percorsi, percorsi che dovrebbero consentire una via facilitata per l’inserimento lavorativo dei giovani laureati e che in questi periodi di attività vengono pagati da 1 a 4 € l’ora, lo stato stabilisce minimo 300€ lordi mensili (le aziende possono essere più generose e le diverse regioni si adeguano in maniera diversa, ma i minimi risultano comunque molto bassi e non includono assolutamente permessi, ferie, malattie). Oltre alla poca flessibilità che questi contratti offrono e che non sono in alcun modo allineati a quello che è effettivamente il mondo del lavoro, non prevedono il versamento di alcun minimo contributo, di conseguenza pur esistendo un contratto fra le parti assolutamente legale, non si contribuisce a maturare nessun capitale utile al futuro della persona.
Ma la cosa peggiore di questi contratti, alla luce dell’attuale periodo storico di emergenza sanitaria e conseguente crisi di moltissime aziende, è che chi non ha potuto continuare a svolgere la sua attività in smartworking si trova a casa senza percepire nemmeno 1 €, e senza sapere se rientrerà al lavoro, vivendo quindi una situazione di totale incertezza che non è minimamente tutelata (aldilà di questa eccezionale situazione) in quanto non sono previsti tempi minimi di preavviso e tantomeno motivazioni particolari (chiaro che in questo momento tutto è legato al coronavirus, ma in un qualsiasi altro momento ordinario di normalità il tirocinante si può trovare a casa da un giorno all’altro, e senza alcun indennizzo o possibilità di disoccupazione, qualora non abbia svolto in precedenza altre attività lavorative – poiché durante il tirocinio bisogna essere disoccupati).
Quello che io mi chiedo è come si pensi che sia possibile costruirsi un futuro a queste condizioni? Non siamo persone che vivono ai margini della società, siamo persone che in molti casi non svolgono questi tirocini nei propri luoghi di residenza, quindi paghiamo degli affitti, paghiamo i mezzi pubblici per recarci al lavoro e costruiamo delle vere e proprie vite lontane dai nostri luoghi di origine, contribuiamo quindi al funzionamento di una città, di una regione, dello stato, che però ci abbandona nelle situazioni più difficili.
Questi contratti prevedono misure ai limiti del legale e ai limiti dell’umano, si innescano dei meccanismi per cui si verifica un vero e proprio paradosso: il non laureato può chiaramente essere assunto con diverse tipologie di contratto, ma il laureato che ha passato molti anni a studiare un “mondo” nel quale si vuole addentrare, ha una possibilità in più, e fin qui tutto bene, se non fosse che questa opzione in più è davvero svantaggiosa per il laureato, ricordiamoci che si tratta di persone specializzate in un’attività, che deve chiaramente essere meglio appresa a livello pratico (ma qualsiasi lavoro deve essere appreso nella pratica, e il fatto che un giovane laureato per 6 mesi possa percepire 300 € senza contributi – e senza ammalarsi – è una presa in giro poiché un’attività che si è studiata a lungo può essere appresa in molto meno tempo), gli scarsi controlli di come questi contratti vengono avviati e di come si svolgono consentono alle aziende una via troppo facile per prendere veri e propri lavoratori (chiamandoli tirocinanti), oltretutto specializzati, e pagarli cifre davvero ridicole con le quali nessuno sarebbe in grado di vivere.
Bisogna assolutamente cambiare qualcosa, prima di tutto rendere più chiaro ciò che il tirocinante deve andare a fare, nessuna azienda paga qualcuno, seppur poco, per stare a guardare, tutti i tirocinanti possono affermare che hanno svolto in concreto attività necessarie al funzionamento di un’azienda, come non è previsto dal contratto, ma come è assolutamente nell’aspettativa dell’azienda ospitante, dei capi e colleghi che collaborano con questa persona, soprattutto nel caso di periodi di tirocinio fino a 6 mesi: se i compensi devono essere bassi bisogna prevedere maggiori controlli e restrizioni, poiché i tirocinanti e appena laureati sono il futuro, ma sono persone deboli che stanno provando a costruirsi una vita inserendosi legalmente nel mondo del lavoro, bisogna incrementare quindi i controlli, garantire che le attività in atto siano realmente svolte in modo formativo e mai sostituendo il carico equivalente a quello dei lavoratori subordinati; ma bisogna inserire anche compensi un po’ più alti e che prevedano al loro interno formule un pò più complete che rispecchino almeno lontanamente quella che è una qualsiasi altra tipologia di contratto di lavoro, rispettando dei limiti minimi realmente adeguati al costo della vita, 1€ in una realtà come la nostra non vale niente, un’ora di attività di una persona che ha studiato tra i 3 e i 5 anni non può equivalere all’incirca ad un caffè (ormai almeno 1,10€).
Sono una giovane laureata in storia dell’arte, ho 25 anni, ero tirocinante in un archivio della città di Venezia, dopo due mesi di proroghe della mia attività, mesi durante i quali non ho percepito assolutamente nulla da parte dell’azienda con la quale avevo firmato un contratto di tirocinio, la mia sospensione temporanea è diventata interruzione a tutti gli effetti, non ho diritto ad un preavviso, secondo il mio contratto, e non ho diritto ad indennizzi o compensi economici in alcuno di questi casi.
In questo momento non sono tutelata da alcuna legge e vengo quindi trattata come una lavoratrice in nero, liquidata dall’oggi al domani, eppure non vivo e non ho mai vissuto ai margini della società, anzi, ho sempre contribuito al funzionamento del sistema più di tanti ragazzi della mia stessa età che hanno contratti decisamente più soddisfacenti da un punto di vista economico e sicuri da un punto di vista normativo, che però vivono a casa con i genitori e contribuiscono più che al funzionamento dei servizi che fanno crescere una città da un punto di vista sociale e culturale, al puro e semplice consumismo.
So che il consumismo è la nuova religione, o la nuova dittatura, dipende dai punti di vista, ma se davvero siamo felici del fatto che la natura abbia recuperato un pò in questa situazione di crisi per noi, se davvero reputiamo importante che le acque di Venezia rimangano pulite, che si vedano le stelle, che i pesci e gli animali continuino a procreare, penso che sia importante cambiare le nostre vite, iniziare a rispettare un po’ di più la vita di tutti quanti, quella degli animali, ma anche quella degli esseri umani più deboli di noi, se è vero che in una situazione come questa tanti “ricchi” come tanti “poveri” si sono ritrovati a casa, è anche vero che sono state rivelate, in altri casi, situazioni di totale imparità ed ingiustizia, persone che hanno continuato a svolgere il loro lavoro, così come previsto dai loro contratti e dai loro settori, sono state premiate con dei bonus, persone che non hanno potuto continuare a svolgere il loro lavoro, così come previsto dai loro contratti e dai loro settori, sono state private delle proprie attività e non sono stati previsti minimi aiuti per loro.
Vorrei che in questo momento non ci fosse alcuna generalizzazione, i giovani non sono tutti persone viziate e senza sogni, valori o credenze, non siamo tutti fannulloni, non siamo tutti pronti a fare il minimo sforzo in cambio di una massima resa, non pensiamo tutti di aver diritto alla pappa pronta, molti di noi si rimboccano le maniche e accettano di fare la tanto decantata gavetta che tanti adulti ci augurano, c’è chi come me, ha studiato molti anni qualcosa che amava, spostandosi dal proprio nido sicuro per comprendere il territorio e fare esperienze di vita diverse, ho sempre lavorato regolarmente e mentre studiavo lavoravo per cercare di non dipendere totalmente dai miei genitori dato che vivevo in una città diversa da quella di origine, ho continuato a lavorare dopo la laurea, ottenuta con il massimo dei voti, e l’università non ha contribuito minimamente al mio inserimento lavorativo, ho intrapreso la strada del tirocinio perché seppur avessi altre possibilità di lavoro, queste non prevedevano che io esercitassi un’attività per la quale ho studiato e che è quella che invece continuo a vedermi cucita addosso, nonostante pochi credano nel merito di alcuni di noi, e pochissimi credano al merito di alcuni di noi tanto da investire (veramente) nei nostri percorsi, c’è chi non molla e va avanti per la sua difficile strada, scegliendo l’esperienza invece che l’immediato denaro, perché infondo il denaro non fa la felicità giusto? Peccato che non per tutti denaro vuol dire shopping online e investimenti in borsa, per qualcuno vuol dire semplicemente affitto e spesa alimentare, quindi, se davvero i giovani sono il futuro di domani, non è necessaria la sola tutela, è necessaria l’educazione che avviene anche con il buon senso ed il buon esempio dello stato e delle aziende, e soprattutto con il rispetto non solo dei diritti scritti nero su bianco, ma anche un esercizio nell’onestà dei propri doveri.
Asia

Lettera pubblicata il 2 Maggio 2020. L'autore, , ha condiviso solo questo testo sul nostro sito.
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Categorie: - Lavoro - Salute

La lettera ha ricevuto finora 8 commenti

  1. 1
    Yog -

    Asia, ho letto la tua lunga lettera e ne condivido in parte i contenuti, MA…
    dal punto di vista giuslavoristico, le regole sono quelle che hai ricordato e che possono piacere o meno: sono state però pur votate da una maggioranza, di che colore lo trovi su internet, quindi il pacco a suo tempo qualcuno lo ha scientemente tirato al momento del varo dell’Euro, quando eri alla materna.
    Se vuoi cambiarle devi partecipare al dibattito politico, non c’è altra strada, e puntare all’Italexit altrimenti la compressione dei salari continuerà, con l’aggravante che nel post-Covid ci saranno oceani di disoccupati in giro.

  2. 2
    Esther -

    Io non mi meraviglio di loro, che vi sfruttano, ma di voi, che vi prestate a questo schiavismo come dici tu “legalizzato”!

    Hai analizzato molto bene la situazione,

    e perché non hai preso – per tempo – una strada che ti permettesse di assecondare le tue passioni, coniugandole con l’affitto e con il denaro da guadagnare, per assicurarti il tuo futuro?

    Qui in Italia non c’ è niente!!

    Questa gente, questi signori italiani, sono poveri, e corrotti;

    oltre che poco intelligenti e saggi.

    Lo hai capito, o no?! È alla portata di tutti questa evidenza, e senza tutta questa retorica, che svia dal punto della situazione.

  3. 3
    Yog -

    Esther, hai ragione, però solo in parte.
    Dici che in Italia non c’è nulla: non è affatto vero, te lo garantisco, il tessuto produttivo è notevole, girano molti più soldi che in altre nazioni e se uno vuole “sul serio” lavorare uno stipendio “vero” lo porta a casa già a 18 anni e pure con i contributi.
    Il mercato del lavoro dipende – in quanto mercato – dalla legge domanda/offerta: per espurgare pozzi neri 8 ore al giorno ti danno 2000 € fin dal primo mese e non si sognano nemmeno di proporti stage o tirocini. Un medico viene pagato decorosamente già da quando entra in specialità, gli infermieri e gli OSS vengono presi dalle graduatorie a stipendio pieno fin dal primo giorno.
    Il fatto è che ci sono lavori che servono e altri che sono praticamente inutili, UNO NON VALE UNO, se incappi nei secondi chiaro che poi ti avviti in stage, tirocini a 1 €/ora, etc. etc.: a scuola, feudo della sinistra, per motivi ideologici non te lo dicono e quando te ne accorgi… è tardi e resti fregata, MOLTO fregata.

  4. 4
    Asia R. -

    Nel mio caso specifico il problema è che il settore culturale è entrato in un meccanismo di funzionamento completamente errato. Non possiamo affermare che il settore culturale sia inutile se pensiamo che cinema, teatri, musei, ma più in generale biblioteche, archivi storici, letteratura, studio della geografia, turismo, siano inutili, tutt’altro, sono probabilmente più utili di quanto è utile la moda dei pantaloni strappati in pieno inverso, se parliamo di necessità vere e proprie, è chiaro che nessuna delle due serve a respirare, ma il benessere psicologico deriva dall’arte in tutte le sue forme, che migliorano il quotidiano. Il problema è che per dirne una, la Biennale, non è sicuramente una non-profit, eppure prende volontari e stagisti, quando avrebbe la possibilità di pagare decentemente i laureati e offrire un servizio migliore ai visitatori, insomma, non è che non ci sia lavoro in questo settore, ma è veramente troppo facile aggirare le regole.

  5. 5
    Esther -

    Capito. La sinistra impera e dove tocca distrugge. Mi studierò il problema. Tra pozzi neri e fare il medico o simili, sceglierei la prima, ma lo stipendio è ancora troppo basso, e in più sono ipocondriaca, quindi nemmeno per 20mila euro mensili netti. Devo studiarmi il problema cancroso della sinistra.

  6. 6
    Yog -

    Asia, continui a non capire.Tu hai ragione, certe cose nobilitano lo spirito e sono divertenti ed edificanti. Lo sappiamo.

    Però intendiamoci: a casa tua non è la stessa cosa se si introppa la fogna o se il soprammobile etrusco non è ben sistemato nella teca. UNO NON VALE UNO.
    Per spolverare il soprammobile si può dare 1 €/h a una bella ragazza con la quinta (non parlo di scuola superiore) in topless, laureata con tesi sull’alfabeto bustrofedico della stele di Gortina, per la fogna invece cacci 500 € a un becero in canotta con l’autopompa e gli fai pure un inchino di gratitudine dopo che ti ha riempito il salotto di odor di mirra.

    Questa cosa la sapevi prima di scegliere il corso di laurea, perciò un po’ ha ragione Esther, te la sei cercata: se vuoi fare l’archivista (piacerebbe tanto anche a me, anche se io spalo mirra solo in termini metaforici), te ne stai a 300 € al mese, se te li danno.
    Sei gratificata da un lavoro che ti piace, ma mangiarci è un’altra cosa, lo so.

  7. 7
    Esther78Myself -

    Sì, bisogna anche mangiarci con la passione.

  8. 8
    Rossella -

    La mancanza di sostegno dipende dal fatto che è tutto vanità. Ci sono poche eccezioni. In media la realizzazione è a “casa”. Cosa puoi sperare? Vuoi essere la regina Elisabetta? O ti fai monaca o sopporti le angherie delle sorellastre di Cenerentola in attesa dell’arrivo dello Sposo, che non è il principe azzurro,ma non è neanche il presidente Conte. E’ Cristo Giudice. Questo per me è il punto finale. Non si può aspettare Godot. Determinate stravaganze si possono sviluppare attraverso la movida e il divertimento. Penso che “abbiamo fatto bene” a giudicare dalle richieste che sono state avanzate dai cottadini in tempo di corona virus. Movida. Ci piace. La città sembra quasi pronta. Il resto lo chiamiamo avidità e ci puace nella misura in cui ci fa vendere. Allora arrivano anche gli aiuti da parte dello stato. Prima dobbiamo prendere sembianze di uomini. E’ apparenza, ma chi ci crede?

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