Gentile direttore,
anche io ho scoperto per caso questo sito e vorrei esporle la mia storia.
Ho 42 anni e sin dall’ adolescenza sono sempre stato una persona timida, introversa, pensierosa, solitaria e taciturna, con esplosioni di rabbia e aggressività verso oggetti e i miei familiari. Non ho mai avuto una ragazza e gli amici, pochi, li ho abbandonati presto, isolandomi e chiudendomi in casa, anche per settimane intere. Sono seguito da oltre 20 anni da un servizio di salute mentale pubblico, ma il mio disagio non si è attenuato, anzi si è cronicizzato: da tutto questo tempo assumo psicofarmaci, faccio colloqui mensili con la psichiatra, ricoveri ospedalieri e gruppi di risocializzazione. Ho fatto anche psicoterapia individuale e di gruppo a mie spese. Ma vi posso assicurare che la situazione è davvero pesante, a volte è un inferno, sia per me che per la mia famiglia: due genitori ormai anziani e un fratello più “stabile” e inserito nella società di me (lavora), ma privo di relazioni affettive e sentimentali. Sono invalido all’80% e percepisco una pensione. Dallo scorso anno anno mi sono iscritto all’ Università, dopo un paio di anni trascorsi a casa in seguito al mio licenziamento volontario. Lo so che molti sono nella mia situazione, anche con diagnosi più gravi, eppure mi rendo conto di non riuscire a vivere davvero e a godere delle cose belle della vita. E’ come se fossi precipitato in un pozzo senza fondo. Ho tentato di suicidarmi due volte e anche in giornate nere come questa ci penso spesso.
Le poche persone che mi conoscono dicono che ho anche delle qualità come la sensibilità, profondità e una buona dose di intelligenza: ho letto moltissimi libri durante questi anni per riempire il vuoto delle mie giornate, mi piace molto la musica e sto studiando uno strumento musicale. Ma mi creda, per me uscire di casa è difficile, devo prendere i farmaci per ridurre l’ansia; mi sento sempre giudicato e criticato dagli altri, quando ho queste esplosioni di rabbia ho paura che qualcuno possa chiamare le Forze dell’Ordine, come è già avvenuto in passato e temo di essere osservato dai vicini. Ma non sono cattivo, non aggredisco i miei per cattiveria, quando mi calmo chiedo scusa e il tormento che provo nell’averli picchiati mi perseguiterà per sempre. Quando ho i miei periodi di serenità (apparente) so essere allegro e affettuoso con loro, perché gli voglio bene, ma sono l’angoscia e le frustrazioni di una vita come la mia che mi rendono rabbioso.
Quello che più desidero in questo momento è innamorarmi di una donna, che nonostante le apparenze e le etichettature di “psicosi” veda oltre quel termine e i pregiudizi ad esso associato, e possa ricambiare il mio affetto e il mio amore.
Non ho mai avuto rapporti sessuali, neanche a pagamento, perché avrei timore di essere deriso dalla prostituta, ma anche perché l’idea di un sesso senza dolcezza, tenerezza e passione non mi piace…ma forse mi sbaglio e non tutte si comporterebbero così.
Per realizzare questo desiderio, che è ciò che tutti cercano nella vita, non basta volerlo, ma si deve anche agire nel perseguirlo, ma questo è un’altra delle mie difficoltà: passare dal pensiero all’azione, in fondo è molto più facile e comodo non solo per me, ma anche per altri, sognare ed immaginare una donna che cercare di conoscerla veramente ed instaurare un rapporto vincendo la timidezza e la goffaggine.
Ora con i social network tutto sembra essere più semplice, ma quando ero un ragazzino io non esistevano e quando ho iniziato a stare male avevo delle amiche e un amico “di penna”, ma anche da quando sono iscritto alle chat le poche amicizie virtuali sono rimaste tali e io continuo a vivere nella solitudine, che forse non mi avrà reso uguale alla massa, anzi mi ha distaccato da essa, ma ha procurato grande sofferenza a me e alla mia famiglia.
Ringrazio chi leggerà questa lettera e soprattutto chi vorrà commentarla.
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Categorie: - Me stesso
il tuo problema con le donne potrebbe essere questa aggressività. forse stai facendo le cure sbagliate, ma ti assicuro che nessuna donna vuole stare con uno che la può picchiare nei suoi momenti no. è questo che dovresti risolvere.
Tu non hai niente di sbagliato rispetto a molti altri. Semplicemente, sei più sensibile (e dunque non mediocre) e più fragile.
Questa vita è ingiusta, sporca, fangosa.
E’ durissima. E non so neanche se ha una ragione. Ma, se ce l’ha, chi più ha sofferto, troverà modo di recuperare il tempo perduto e di vedere chi pretendeva di essergli superiore con la stessa condiscendenza. Questa è la mia speranza, caro fratello.
No sono come te…ho sempre avuto ragazze, amici, una vita sociale…ma per una cosa sono come te. Sono sensibile. Fragile. Ho problemi con il lavoro. Ora di amici ne ho pochi. Ho una bellissima ragazza che però mi fa soffrire molto spesso. Quelli come noi devono fare i conti con i nervi e il cuore scoperti, siamo di cristallo…sinceri, puri ma delicati. Troppo delicati. La gente preferisce usare i bicchieri di vetro normale,modi poco valore. Quelli di cristallo sono troppo delicati.come noi.
Vivi la vita fratello, non avere paura. Posso capire quando parli di avere paura del giudizio delle persone, lo capisco veramente. Fregatene, tanto di norma chi giudica è peggio di te.
Hai una situazione più grave della mia e percui non posso sapere come ci sente sotto psicofarmaci, ma segui il mio consiglio. Non avere paura.
Le prostitute non deridono proprio nessuno: sono come un panettiere, se chiedi il pane ti danno il pane, mica si mettono a ridere se chiedi il pane all’olio o alla cipolla. Basta che paghi, perché se non paghi si arrabbiano: quindi anche in questo caso non si mettono a riderti dietro.
Prendi 400 euro, mettiteli in tasca e vai appena oltre confine a Villach. Su internet trovi tutto. Lì non ride nessuno, eppure tutti si divertono assai.
@ATON
C’è sempre una sottile ironia in quello che dici (scrivi), eppure lo dici (scrivi) serissimamente…
Il paragone delle signorine e del pane alla cipolla è incredibile
🙂
Il mio consiglio e’ banale, ma cerca di non guardare indietro, alle possibilita’ che non c’erano, tipo la rete, quand’eri ragazzo. Non ti serve. E non immaginare un mondo per forza tanto piu’ scafato o con meno ansia sociale o relazionale di te. Tu sei dentro te stesso e conosci le tue paure, ma persone apparentemente molto piu’ sicure o meno “problematiche” di te stanno comunque dietro uno schermo o hanno paura anche quando devono chiedere un etto di prosciutto al supermercato, provano ansie nell’intimita’ piu’ vicina. Con cio’ non intendo minimizzare ne’ i tuoi problemi ne’ il tuo vissuto o le difficolta’ della tua quotidianita’, intendo solo dire che in questi anni di lotta con le tue difficolta’ anche ti conosci e questo non e’ un male. Al contempo pero’ il primo che rischia di incastrarsi nelle etichette e nella relativizzazione con come sarebbero gli altri e cio’ che tu non saresti sei tu. E’ sempre piu’ difficile stare nei propri panni che nel guardare gli altri all’esterno di se’. Chi ha il diabete o altre cose con cui fare i conti non e’ il suo diabete, anche con le implicazioni psicologiche e emotive cheha. Esempio improprio, forse, e non riesco a spiegarmi temo. Ma intendo dire: non chiederti di essere un altro, ma di trovare un tuo equilibrio rispetto a chisei. Molto piu’ delle diagnosi e delle etichette, anche se un supporto farmacologico ti serve come a un diabetico la sua insulina o a chi ha un problema alla tiroide o altro una terapia.
Io penso che chiederò la pensione d’invalidità; la mia depressione non mi fa uscire da casa da più di 10 anni.
Quanto percepisci di pensione d’invalidità?