In questi tempi grami in cui ci dobbiamo recuperare, scovando in noi l’essenza della vita, mi sono sorpreso a guardare le rondini che volteggiano nel cielo, all’alba e al tramonto, con quel volo rapido e leggero, le ali a cuspide, dedite al compito che la natura loro, come a tutte le altra specie, affida: la riproduzione e la cura dei piccoli. La poetica del loro volo è così seducente che nell’azzurro del cielo, e nella luce radente, sembrano volerci comunicare la semplicità del vivere e l’inutilità dello sforzo. Eppure l’uomo, ha fatto la storia. Sente il bisogno di lasciare traccia del suo passaggio. Ineluttabile è la morte, ma, ciononostante, l’uomo avverte, nel profondo della sua coscienza, il bisogno di segnare il suo agire. Proprio come il cane che lascia traccia di sé ad ogni canto della strada. Nel procedere dei secoli, l’uomo ha compiuto atti eroici e sublimi, ha fondato Civiltà e poi le ha distrutte, ha fondato Nazioni e poi si è seduto per riposarsi. Ecco, a me pare che noi stiamo attraversando la fase di riposo, dove molti non hanno più voglia di fare nulla e pensano che sia normale pretendere qualsiasi cosa non facendo niente per meritarsela. E così abbiamo innescato il meccanismo della corruzione, che è una fase subliminale della presunzione di intelligenza, dove i valori relazionali non hanno più peso e quel che conta è associarsi per essere più forti, per raggrupparsi, per negare agli altri i propri diritti, raggiungendo il potere senza averne diritto. Si, il diritto morale è il diritto dei diritti perché rappresenta il diritto alla formazione, al lavoro, alla vita. Chi nega questi diritti non può gestire la cosa pubblica e deve essere sanzionato in modo che comprenda il male gratuito che compie in nome di un concetto astratto di potere personale che, invece, è solo l’anello della catena di schiavitù che lo lega all’anello superiore.
Natale Barbone
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Categorie: - Riflessioni
A’ bummolo, sembra ammia cu mentre taliavi li rondoni cu cabravano e vultiggiavano, beccasti pure una solana granna e vastasa.
Riguardassi.
A Yog
A’ Yogghe, Iu nun sunnu sicilianu ma datu chi ti si ammucciatu ti dicu rintra a to lingua: riguardassi a tia.