Cari lettori, questa è la prima lettera per me.
Sono un ragazzo giovane, ho appena 22 anni. Un ragazzo con molti amici al vedersi, che tuttavia si sente solo ed incompreso in un mondo che non gli appartiene. Che non gli è mai appartenuto a dirla tutta probabilmente. Scrivo, perché trovo questo sia il miglior modo per mettere in ordine i miei pensieri. Pensieri che continuano a intorpidirmi la mente, soprattutto la sera, quando i fardelli che mi porto appresso si fanno più pesanti… E’ allora infatti che mi tornano in mente tutte quelle occasioni mancate, che avrebbero potuto rendermi più maturo, più solare, più “esperto” della vita, più… felice. Occasioni perse, a causa della mia indole altalenante, di quel mio strano modo di essere che da sempre m’ha posto ad un livello differente da chiunque mi stesse attorno. Occasioni mai più riavute. Occasioni che non si ripresenteranno perché vi era quell’unica circostanza che le rendeva plausibili. Sussurra .
Vedo scelte sbagliate, le quali hanno fatto sì che allontanassi da me molte persone. Troppe direi. Ho perso lei. Lei che ora è, per così dire, comunque vicina a me. Ma in realtà, così lontana. Sussurra .
Ed in realtà non m’interessa neanche più l’amore… Ed ora mi restano solo amici che mi hanno deluso, che ho perdonato, ma con i quali non riesco più ad aprirmi come facevo prima. Forse il fatto è che non voglio più farlo. Per non far trasparire le crepe di quell’armatura di ceramica che mi son costruito tutt’attorno. Quell’armatura che tuttavia tiene lontano da me le paure e quel desiderio di coraggio, che non mi appartiene. Sussurra .
Credo ancora nell’amicizia, nell’amore ed in molti altri valori. Ma ho perso la fede. La fede non intesa come credo religioso. La fede in qualsiasi cosa, la fede nella vita stessa… Perché la vita non ha più alcun significato per me. Ma vi rimango attaccato consapevole che a tenermi aggrappato ad essa ormai è solo il mio istinto di sopravvivenza. La vedo in modo troppo scientifico forse. Ma ora che è così non riesco più a tornare indietro. Vivo cioè in modo meccanico, perché devo vivere. Da un po’ ormai vedo le cose in modo diverso e non so spiegarmi il perché. Sussurra .
Paragono il mondo ad un purgatorio in cui devo smaltire le mie pene con gli altri condannati. Un luogo in cui non colgo che tristezza, odio ed incomprensione. Una realtà in cui anche la più bella visione, il più bel gesto mi sfuggono di fronte a tutto il male che li ha preceduti, che li accompagna e che li seguirà. Non so a cosa credere dunque. E non so nemmeno se valga la pena voler credere a qualcosa. Io che vivo in questo mondo così meccanico. Di giorno in giorno sostituendo pezzi della mia anima con parti di freddo metallo. Avvicinandomi sempre più ad un’apatia, che pian piano sta tramutando il mio cuore in un freddo blocco di ghiaccio. E non c’è nessuno accanto a me ormai.E tuttavia qualcosa in me sussurra ancora: Sussurra Categorie: - Me stessoAltre lettere che potrebbero interessarti
Stasera siamo compagni di viaggio. Seduti vicini in un vagone diretto chissà dove. O forse è il mondo a muoversi e noi invece stiamo fermi. Ad ogni modo … ti scrivo perché parliamo una lingua simile. Parli di sussurri e io ti ripeto ciò che sentivo e che sento adesso, come un’eco: sentirmi strano, lontano da tutti, non aver più fede in nulla…bé, ora vado. Chissà: magari ci ‘rivedremo’