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Lettera pubblicata il 10 Settembre 2007. L'autore ha condiviso 9 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore Cantautore.
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Sono Silvia,ho scritto qui tempo fà,una cosa molto breve e priva di dettagli personali. Più che altro era una sorta di domanda che faceva pressione dall’interno:”Cosa spinge a lasciare un proprio pensiero qui?” Di tanto in tanto ho continuato a leggere i pensieri delle persone. C’è chi espone il proprio pensiero timidamente,ed in modo terribilmente dolce riesce a raccontare un dolore intimo e profondissimo. Al contrario, c’è chi in maniera quasi prepotente si mette le vesti del giudice, giusto il tempo di comporre un periodo,e tenta di argomentare la validità o meno di decisioni che intimamente gli risultano incomprensibili.C’è poi chi, magari come me, ha barrato la casellina “avvisami quando arrivano nuovi commenti” e di tanto in tanto è passato a leggere i pensieri altrui e tra riflessioni, commenti e qualche battibecco non ha più scritto nulla.
Io torno a scrivere perchè c’è una cosa che mi ha colpito e volevo lasciare la mia opinione. Qualcuno ha tirato in ballo gli animali domestici, in particolare i cani, come una sorta di appiglio per andare avanti in caso di pensieri di suicidio. Non mi si fraintenda,io comprendo questo pensiero più di quanto non si possa pensare, mi spiacerebbe però qualcuno pensasse di risolvere i propri problemi di insoddisfazione nei confronti della vita prendendo un cane. Chi ha lavorato con i cani conosce bene le potenzialità di questi splendidi animali, anche nel campo della pet-therapy, ma sa anche quanto ciò sia impegnativo. Un cane è un essere vivente, ed è VIVO, ha energia fisica da spendere e bisogni mentali da soddisfare per essere equilibrato. Un cane equilibrato può essere davvero un’amico impareggiabile, ma non bisogna mai dimenticare che un cane non può sostituire i rapporti umani.
Un cane sul quale si riversano frustrazioni e stati d’animo negativi, come un cane costantemente ricoperto da troppo, troppo di tutto, dal cibo all’affetto (come ad esempio tutto l’affetto che accumuliamo dentro ma che non riusciamo a spendere verso i nostri simili) sarà un cane che con alte probabilità svilupperà disturbi comportamentali dovuti in buona sostanza a noi.
Se qualcuno mi chiedesse: un cane ti può salvare dal suicidio? Io direi si, può salvare dal gesto. Ma non può salvare dal pensiero sulla vita.E la differenza tra chi si è trovato almeno una volta nella vita a meditare il suicidio e chi invece non ha mai preso minimamente in considerazione la cosa sta tutta qui: pensiero sulla vita(diverso).
Silvia
Simone,grazie del commento,ovviamente cerchiamo di lenire sofferenze(per quanto sia possibile quì),di aprire uno spiraglio di luce,di allontanare idee terribili appunto il suicidio.Ti posso dire che nel ’96 quando tentai tre volte il suicidio avevo fissazioni religiose rivolte soprattutto alla dannazione…In effetti agitare lo spauracchio di punizioni divine tremende manda in tilt la poca ragionevolezza di momenti di immenso dolore e disperazione,specie se hai perduto il grande amore e capisci all’improvviso che è stata colpa tua.Si entra in un meandro pazzesco.Vili i suicidati…ma dove?Eroi di guerra,pugili,combattenti della vita,idealisti,Yukio Mishima,i kamikaze…oppure eroi nel piccolo di ogni giorno come me e te?Quell’imbecille ha per caso una macchinetta per valutare eroismo e viltà…Sì perchè uno che si permette di parlare di viltà e coraggio non può essere che un grosso imbecille…oppure un talebano,in questo caso biglietto di sola andata (si consiglia)per un accampamento talebano.Questa è forte,poi uno che dice “guardate me cosa ho passato io).Il fatto è che ci sono più fanatici esaltati qua che in tutta Teheran!!!!!
Oltretutto un povero disgraziato al culmine della sofferenza…”E’vero sono un povero vigliacco non merito altro che di morire…”ed ecco che gli stregoni come Marco raggiungono al contrario il loro intento…
X SUSI: tu hai altri fratelli? anche io ero molto molto legata con mio fratello… e lo so che sembra scontato dirlo,ma era veramente una persona buona e avanti x questa società… poi c’è stato un cambiamento improvviso…come un lato oscuro che lo stava invadendo… come se visto che il mondo fà schifo e non posso cambiarlo,allora mi adeguo ad esso… xò io ho fatto mesi ad odiarlo… mi ha lasciata qui sola… ha scatenato un putiferio in famiglia (i miei erano separati) e io sono nel mezzo di tutto… incosciamente,penso ancora che lui nn è morto,e che il corpo che hanno trovato era di qualcun’altro x far credere alla sua morte… è assurdo ma io ci spero ancora! che lui sia vivo….
Sono un lettore che ha attraversato un simile tragico momento e credo che la tua pertinente domanda sia dovuta solo ad ignoranza profonda (non conoscere) dei tragici momenti che preludono tale scelta.
Né uno né l’altro di quelli che tu citi, semplicemente il desiderio profondo di mettere fine ad una sofferenza diventata enorme, spaventosa, ingestibile, insopportabile; questa non è arrivata all’improvviso, ma viene da molto lontano ed è tremenda… le ragioni: moltissime e tutte importanti.
Per quanto riguarda la tua seconda domanda, è programmata nei minimi dettagli, non vi è spazio per alcuna improvvisazione… Ogni passo succedutosi, non fa che avvicinarti a tale traguardo. Ma c’è un pericolo, maggiore della morte stessa… se sbagli, pagherai conseguenze devastanti, senza alcun aiuto.
La gente, i medici, la società, non comprende, non è attrezzata per comprendere e iniziano a classificarti, oppure ad allontanarsi, creando il problema ancora maggiore, devastante. Parlano di depressione, di stress, a volte persino di malattia… in parte è vero, ma nessuno ti aiuta a rimuovere il vero problema che ti ha portato a vedere come unica soluzione tale determinazione. Capisci allora che sei solo, che non c’è nessuno che potrà aiutarti e questo, non fa che peggiorare di molto le cose.
Il suicidio, qualsiasi sia la ragione che ti porta a decidere di farlo, è sempre la stessa: trovare una via di fuga estrema per sconfiggere il terrore che ti opprime e ti demolisce.
Michael Hutchence cantante degli INXS scrisse “Suicide Blonde”,canzone di grande successo.Anni dopo si suicidò per la tragica separazione dalla sua compagna Paula Yates.Due anni dopo Paula morì per overdose.Lucy Gordon attrice inglese si suicidò il giorno prima del suo compleanno,alcuni suicidi sono talmente tragici che mi hanno colpito particolarmente.
il suicidio non è né coraggio né viltà ma l’ultimo o forse il solo grido disperato atroce di un esistenza ai limiti dell’affetto, ai limiti della società, ai limiti di tutto quanto c’è da sopportare.
Un gesto che rende visibile a tutti quelli che ci circondano il dolore che ci ha oppresso, che allo stesso tempo in un attimo ci libera dalla morsa di angoscia, solitudine e masochistica riflessione compulsiva che stringe ogni istante di una vita che non si sente più propria. un vita divenuta prigione, condizione immutabile e tanto insopportabile da non aver più nulla o nessuno per cui voler rimanere e combattere.
non c’è coraggio ne viltà nel decidere di morire ma solo un inspiegabile sofferente e dolorosa solitudine.
A MIA SORELLA DANIELA
mi manchi angelo mio
@ GIANLUCA : Concordo su tutto quello che scrivi, anche per me è così. Il suicidio è l’ultimo, estremo grido di solitudine e contatto che si vuole instaurare con gli altri per comunicare loro quanto la vita ci ha fatto male, in una misura che va oltre, ben oltre alla capacità o possibilità di comprensione da parte dell’essere umano. Soltanto chi vive questo desiderio può capire. A tutti coloro che giudicano parlando di viltà o coraggio vorrei dire che nessuno ha capito niente. Ciao
Il suicidio è un atto di questa vita e come tale va considerato,una persona secondo me deve essere giudicata per come vive e non per come muore(tranne atti di altruismo o di aiuto verso altre persone,di sacrificio).Per quanto riguarda i bigotti che urlano citando l’inferno,posso rispondere che l’amore di Dio supera l’universo stesso e che Gesù sulla croce gridò al Padre “Padre perdonali perchè non sanno quello che fanno”e questo parlando religiosamente penso valga anche per l’estrema disperazione e tormento di un essere umano.Io ho tentato tre volte il suicidio e la prima volta infilzandomi con le forbici,e non avrei mai parole per spiegarvi il mio senso di tragedia e di fuggire verso la luce.Ebbi coraggio in un momento quando mi ferivo e pensavo che sarei morto,un attimo dopo quando vidi il sangue cadere nel lavandino chiesi di non morire.E non sono morto.Ero vigliacco oppure coraggioso?.Nessuno delle due,avevo amato la donna dei miei sogni inutilmente.Ero solamente un ragazzo distrutto.
Suicidio. La mia scelta è obbligata, unica ed ultima; non ne sono neppure dispiaciuto, il tempo di mia competenza si è esaurito. Sono mesi e mesi che sono dentro a questo incredibile, estenuante calvario. Ho solo amarezze… essere caduto senza riuscire più a rialzarmi come avrei desiderato, senza un miserevole aiuto per poterlo fare !
Alcuni dicono che ci vuole più coraggio a vivere che cessare di farlo…
Si mettano al posto di coloro che si trovano di fronte una simile scelta, poi, forse, ne potremmo ridiscutere su basi egualitarie… Essi ignorano totalmente l’infinita disperazione, sofferenza, solitudine, senso di inutilità, che si prova e si percepisce in ogni istante di vita che scorre inutilmente; non rimane che il solo desiderio di porre fine ad una angosciante situazione ove non si scorge nessuna mano d’aiuto, nessuna possibilità fattiva ed utile, solo un tunnel buio e tremendo che sconvolge ogni giorno di più. Ti corichi e sei distrutto dalla disperazione più profonda. Ti svegli, ti alzi e non vedi davanti a te alcun cambiamento, solo un peggioramento della situazione, sempre maggiore, demolente, distruttivo… sino a non avere più alcuna volontà nel proseguire oltre un cammino divenuto impossibile e senza alcuna via uscita. Rimandi, attendi, speri, ti esaurisci sempre di più, sino a non riuscire più a gestire le cose più semplici, solo con l’assillante domanda: ma si rendono conto che così non puoi andare avanti ? Non ne hai le risorse ?
No, non se ne rendono conto, sono presi dal loro incredibile egoismo senza neppure immaginare che, in un qualsiasi momento, loro stessi potrebbero cadere in un tunnel così angosciante, per una qualsiasi delle centinaia di ragioni che potrebbero sopraggiungere inaspettatamente.
La vergogna, l’ingiusta ragione che mi ha portato a vivere una simile degradante esperienza, mi regalò così tanta solitudine e sofferenza, ma esisteva ancora la speranza di un domani “possibile” fatto di piccoli aiuti pratici, stimoli, di ascolto… Ma è più facile parlare che ascoltare…
Il devastante rendermi conto che nessuno voleva provare ad offrirmi una possibilità per provare a rialzarmi… l’assistere incredulo all’unica e possibile soluzione che si ripresentava continuamente davanti senza un attimo di tregua… vedere esplodere in mille rivoli la fiducia negli altri, in me stesso, nella società… uno scenario demolente, immane, distruttivo… un’apocalisse della razionalità… uno scenario d’immane sconfitta.