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Lettera pubblicata il 10 Settembre 2007. L'autore ha condiviso 9 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore Cantautore.
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gli altri, al centro di ogni richiesta di aiuto o di ascolto abbiamo il bisogno dell altro. Ma gli altri si salvano, gli altri vanno via perchè è giusto che sia cosi. La solitudine, l’inconsolabile vuoto che abbiamo intorno lo scegliamo anche se non ce ne rendiamo pienamente conto. Quello che voglio dire è che non possiamo anche se è più facile dare la colpa agli altri, non vi è mai capitato di scappare da situazioni altrui difficili? A me si tante volte. E altrettante scappo da me stessa chiudendomi in casa l’unico luogo dove posso essere chi sono e non avere gli attacchi di ansia o di panico. Vedete, non è cosi tremendo per un pò stare fuori dalla società che ti vuole in un dato modo, che conta su di te perchè sa che da te può ottenere cose piacevoli. alle volte di essere piacevole non mi importa affatto. Il primo passo per uscire da alcuni tunnel è accettare che ci siamo dentro, ed è tutto sommato anche abbastanza fisiologico. Chiunque di noi ha i suoi momenti di non vita anche se esternamente vive. Non si è immuni dal dolore, dalle perdite e neppure dalla vita fatta di pianti e di disperazione, però è vita. Io non voglio ergermi a paladina della vita a tutti i costi ma ho trascorso un mese in ospedale con la persona a me più cara e ho capito quanto fosse essenziale combattere per lei accanto a lei. Ho capito che cosa significa sentirsi in colpa perchè quel giorno hai lavato i capelli e la tua chioma passa nel reparto di oncologia e l’attesa li non è per il parrucchiere ma per la terapia. Forse la vita va apprezzata, che dite? perchè nessuna depressione può giustificare il vuoto che lascerebbe la vostra morte. ma avendo perso un fratello suicida sono anche la meno adatta per far finta che si possa vivere essendo sufficiente il sorriso. Ci vuole di più magari chiedere l’abbraccio, sentire che si ha bisogno di qualcosa e cercarlo… ovunque.
Cara Giulia,una vera tragedia,mi dispiace,credimi.
per david… no, non è una tragedia… non lo è mai. E’ solo la vita e tutto ciò che si può fare è accettarla.
Secondo me è un atto di coraggio,ma pochi riescono a compierlo..molti hanno paura del dopo, di lasciare la via vecchia per la nuova..e quindi si rimane intrappolati nella vita con le catene che ci sopprimono
Uffy hai ragione,però secondo me è nella maggior parte dei casi è disperazione.Per chi resta l’amore/dolore per gli scomparsi.Ai miei tempi la morte era temuta,oggi l’esaltazione le droghe,l’alcool,il bisogno di adrenalina,come quegli stupidi antagonisti no tav.
Da 10 anni soffro per l’abbandono di mio marito, per la morte di mia madre, deceduta …..alla vigilia , x mia figlia che non vedo da 2 anni.e ad oggi il mio compagno rischia la galera …e io dovrei vivere…….ho 52 anni sono senza lavoro e senza un soldo….e tutto questoEr volere bene al prossimo…..
Suicidio Non è vigliaccheria….è non avere più niente e nessuno per cui vivere…vegeto…
Cara Aurora, non so cosa dirti, perché mi sentirei forse un idiota a darti consigli, specie perché proverrebbero da un ragazzo di 30 anni che ha sofferto tutta la sua vita e sta ancora soffrendo come un cane, a causa di genitori iperprotettivi e, soprattutto, di una società e amici che lo hanno privato della sua stessa personalità. Posso solo augurarti tutto il meglio e sperare con te che quest’anno nuovo ti porti qualche soluzione alternativa ALMENO a QUALCHE problema dei tanti che hai e che stai vivendo. Di più non posso fare, ahimè. E in ogni caso, resto anch’io fermamente convinto che il suicidio non sia affatto un atto di vigliaccheria, ma una scelta: se non sentiamo di farcela più, vuoi perché la società non ci fa più vivere, vuoi perché siamo noi a non sentirci più in sintonia con essa, è giusto che a noi stessi sia concesso il diritto di decidere cosa farcene della vita. Un abbraccio e sii forte. Da un ragazzo che per Capodanno era seduto al tavolo dei suoi genitori, con i loro amici, immaginandosi impiccato a un albero tutto il tempo. Ciao
Nè coraggio né viltà.
Le motivazioni possono essere moltissime.
Basta leggersi il trattato di Durkheim.
Il problema è che le leggi di molti stati non consentono a chi si è semplicemente stancato del diuturno teatrino quotidiano di togliere il disturbo in punta di piedi, ma lo costringono a buttarsi dal balcone o sotto la metropolitana, causando disagio alla circolazione stradale, o a fare fracasso e imbrattare il pavimento utilizzando armi da fuoco, invece di poter inoltrare una semplice richiesta di una iniezione letale in un ambiente sterile ed asettico.
Vorrei ringraziare Cantautore che con la provocatoria domanda iniziale penso avesse sana intenzione di aprire ad uno spazio opportuno di vissuti testimonianze ascolto sull’argomento SUICIDIO. Il tema proposto favorisce a confidenze autentiche perché chi sa di cosa si sta parlando,libero da scudi protettivi che non ha più bisogno, può parlare di sé in modo autentico.
Da me, lontano suicida non andato a ‘buon fine’, di poi successiva depressione e psicanalisi,ecc, che sono ora per altri vissuti nel bisogno e desiderio di ascolto di esperienze e vissuto di altri, vorrei condividere il mio sentire:
– penso che si possa cercare il suicidio quando la sofferenza ci sembra troppa, traboccante la capacità di propria sopportazione
– quando viene la disperazione, ritengo che per me non c’è e non ci sarà più speranza
– per consapevolezza della solitudine: chi è precipitato così tanto nel baratro da avervi toccato il fondo, vi ha maturato cupa consapevolezza della tua Solitudine che nessuno, nessuno mai potrà arrivare a comprendere, perché l’hai conquistata con sofferenza su sofferenza (laddove la parola sofferenza nemmeno rende il senso dell’interiore tormento dilaniante che con essa parola si vorrebbe dire). Ho letto-ascoltato tutti i vostri-nostri post… Come spero che Antonio (prendo lui ad es. di tutti che si sentono al limite) potesse leggermi, significherebbe che qualcosa di inatteso è accaduto, che è ancora con noi che faticando andiamo avanti nella vita.