Trovi il testo della lettera a pagina 1.
Lettera pubblicata il 26 Agosto 2012. L'autore, Lucy16, ha condiviso solo questo testo sul nostro sito.
Pagine: « Prec. 1 … 5 6 7 8 9 … 13 Succ. »
Pagine: « Prec. 1 … 5 6 7 8 9 … 13 Succ. »
Max 2 commenti per lettera alla volta. Max 3 links per commento.
Se non vedi i tuoi ultimi commenti leggi qui.
“Agua”. È interessante la maiuscola che utilizzi per quel “Lui”. È evidente che quel pover’uomo ha assunto dentro di te un ruolo simbolico nel quale trasferisci tutte le tue fantasie intorno ad una rappresentazione idealizzata della figura maschile e della visuale sessual-sentimentale a questa collegata. Ma forse neppure di quella. Sembra piuttosto proprio una “Shangri la” della mente. Il tuo “Paradiso Perduto”. Un luogo immaginifico nel quale rifugiarsi come “possibilità” di fuga dalla realtà.
Non credo proprio che sia una crisi “momentanea” come ti viene suggerito, ma piuttosto una reale forma mentis alla quale si tende a ricorrere.
Vent’anni di “permanenza” non sono il segno di una crisi ma di un “credo” che, a mio parere, non si concretizzerà MAI. Anzi, se non vuoi affrontare un percorso con l’uomo reale che hai in casa ti converebbe tenerti questo “mondo parallelo” per sempre, perché semmai dovessi davvero “conoscere” quell’individuo ricadresti certamente nella delusione della banalità, constatandone l’inevitabile “normalità” che è dotazione di tutti. Cosa mai potrebbe confermarti quel poveretto che non sa neppure per quale motivo tu ne sia ossessionata.
Non immagini quante similitudini trovo tra te e mia moglie riguardo l’immagine che si era fatta di quello che era veramente un poveraccio, ma che nella sua fantasia si era trasformato in un “mito”, e non perché lo fosse ovviamente, ma perché era lei ad averne bisogno di pensarlo. E “Lui” era perfetto per quel tipo di “costruzione”, perché NON lo conosceva in realtà, vittima com’era di un imprintig favolistico nato dall’adolescenza.
Quando finalmente lo ha “riconosciuto” nella sua “verità” oggettiva, si è resa conto che LUI, per lei, non era altro che un “tramite” per raggiungere la sua personale “Shangri la”. Che non esiste come sappiamo. E NON deve esistere se ci pensi bene.
Certo Golem razionalmente è proprio così , un paradiso perduto per perdersi all’occorrenza. L’uso della lettera maiuscola per “Lui” mi viene spontaneo. Nel mio caso il riconoscimento del “mito” non è stato sufficiente per allontanare questa mia tendenza a favoleggiare sulla realtà: avrei bisogno di scontrarmi frontalmente con esso per frantumarlo, ma so la probabilità che ciò avvenga è assai remota. Imparerò quindi a conviverci e a modulare questa illusione per renderla innocua per me stessa e per la mia relazione reale. Probabilmente se non avessi deciso di conferire a “Lui” questo valore simbolico, mi sarei cercata un altro “tramite” per transitare nel mio mondo parallelo. L’importante è esserne coscienti e non addentrarsi troppo in questo affascinante labirinto.
Acqua di rose.
“Probabilmente se non avessi deciso di conferire a “Lui” questo valore simbolico, mi sarei cercata un altro “tramite” per transitare nel mio mondo parallelo”
Puoi contarci. Se ti sei “invaghita” di uno sconosciuto è perchè quella tendenza è una tua caratteristica. Come lo era della mia inglese, che oggi può parlare, felice di questo, al passato.
Rossana, puoi chiedere a questa tua collega come ha fatto a “farsela passare”? Non guarirò, ma forse potrei riuscire a ricacciare questa persistente illusione nell’angolino remoto da cui è riemersa, la’ dove se ne è stata assopita per tutti questi anni fino all’ incontro scatenante. Certo, è naturale che se il mio rapporto reale andasse a gonfie vele non avrei spazio e tempo per pensare al passato o al futuro, ma mi concentrerei sul presente..
Suzy, tu hai qualche suggerimento per mitigare un desiderio quando sembra incontenibile? Vorrei che raccontassi anche un po’ più di te e della tua esperienza, per condividere possibili strategie di controllo.
Golem, tua moglie ha superato felicemente il suo smarrimento, ma è stata anche facilitata, correggimi se sbaglio, dal fatto che ad un certo punto il soggetto-oggetto delle sue fantasie se ne è’ fisicamente andato per sempre, sparendo dalla scena reale oltre che da quella mentale. Quindi tua moglie ha dovuto per forza elaborare un lutto, forse non solo a livello astratto. Certo è positivo che, poi, tua moglie abbia definitivamente capito, grazie al tuo aiuto, che questa sua innata tendenza era stata la causa delle vostre incomprensioni e che quindi abbia ritrovato la gioia del presente.
Ehi, ma Markus dove è’ finito?
Ma Angela che il tuo lui sia imbranato e rincoglionito stai tranquilla che si vede! Anche perché uno che non è in grado di depilarsi le sopracciglia non può essere che un imbranato….ma non sotto valutarlo…gli scemotti e i finti santarellini a volte sono mille volte peggio degli altri…quelli normali..
Quindi smetti di farti domande! Ti h
Ha tradito e allora mandalo affanculo!
Bon!
Acquafan.
Probabilmente durante le mie tediose descrizioni non è emerso con evidenza che per quanto riguarda la faccenda di mia moglie il “problema” NON era il tizio mitizzato, ma la sua personale tendenza alla mitizzazione. Caratteristica questa che accomuna tante dolci ragazze cresciute ed educate in un certo modo, e che naturalmente sono predisposte a credere più il sogno che la realtà. Come dire, è un eccesso di sensibilità alimentata da una sovrabbondanza di fantasia.
Per lei è stato importante capire questa semplice differenza per “svoltare” e cambiare pagina. Ma non facilmente, Acqua, ci sono voluti quasi tre anni di discussioni, sia pure occasionalmente. Ma non ho mollato sino a che non ho potuto e non ha potuto “capire” a sua volta.
Nel suo caso, quella eterea caratteristica utilizzava il “passato” come terreno sul quale sbizzarrire la fantasia e, come ho avuto modo di dire, tutta la retorica assorbita “sull’ammore” durante l’adolescenza si è cristallizzata intorno a quel soggetto, che, rimasto pressochè “sconosciuto”, si prestava benissimo ad essere “addobbato” di illusioni come fanno le bimbe coi vestitini di Ken, il bambolotto di Barby, alla quale lei curiosamente somiglia (ma non il de cuius a Ken).
E’ talmente legata al passato (oggi non più in quel certo modo) che casa nostra trabocca di fotografie e ricordi coi quali potresti ricostruire giorno per giorno la sua vita a partire dai quattro anni. Io al contrario butto via tutto. Per me esiste solo il presente e il futuro (e il gerundio dai). Il mio passato è come le scie degli aerei, che dopo un po’ si dissolvono.
>>>
>>>
Il decesso ha solo modificato il mito eroicamente, come si addice alle “tragedie” kareniniane, altro che lutto. Il tipo credo avesse tirato le cuoia almeno cinque anni prima che cercassi di capire cosa ci stava “dividendo”, nel momento in cui il rapporto dietro una apparente serenità (mai veri litigi per intenderci) si stava però spegnendo.
“Tolstoj infatti non vuole che il lettore commiseri i maltrattamenti di Anna, ma che riconosca la sua incapacità di impegnarsi davvero nella ricerca della felicità e della comprensione dei propri sentimenti, incapacità che la porta al suicidio”. E in un certo senso questo stava avvenendo, ci stavamo “suicidando”, per mancanza di comprensione dei sentimenti. Quelli veri da quelli “inesitenti”.
Il punto è che non si può vivere una relazione con la testa da un’altra parte, è inutile. Non si vive né l’una e neppure l’altra ovviamente, non si vive e basta. Prima o poi si perdono pezzi di realtà strada facendo, e con questi la direzione che si sta seguendo. Io ho voluto capire soprattutto se fossi stato solo una “seconda” scelta, e decidere quindi se proseguire o meno. In realtà ero e sono la VERA scelta, come lei lo è per me, c’è amore concreto e “crescita” tra noi, specie ora, ma quel particolare “mondo” è una cosa a parte, che proietta una realtà idealizzata utile come alternativa ipotetica alle inevitabili difficoltà della VITA VERA. Che però, volenti o nolenti, è l’unico luogo dove si può avere la serenità e qualche momento di felicità. La fantasia “abusata” in certe maniere può diventare una “droga” in tutti i sensi, e con i medesimi effetti di allontanamento dalla realtà.
Non so se la tua crisi è causa o effetto di quella tendenza al “sogno”. Nel caso della mia lei era la causa, perchè di fatto siamo “fully compatible”, ma io sono reale e come tale…”puzzo”. Capìta la metafora?
Acqua,
conosco abbastanza a fondo l’iter a suo tempo percorso dalla collega/amica con cui ho condiviso lavoro e ufficio per più di dieci anni.
la sua storia aveva accenti di grande sventura. aveva sposato un uomo di bell’aspetto, buono e socialmente positivo ma parecchio impositivo in privato (ad esempio, le vietava i pantaloni, passava un dito sui mobili e ne paragonava la polvere con quelli della casa materna, le impediva d’incontrare alcune amiche…). negli anni ’80 non era infrequente l’accettazione di questo tipo di supervisione.
le era successo di restare incinta prima del matrimonio e l’aborto era stato il passaggio obbligato per “evitare la vergogna” ma le aveva impedito la possibilità di avere altri figli. superati i 40 anni, la coppia era riuscita ad adottare una bimba straniera, che presentò fin dal primo anno di età seri problemi di salute.
è a questo punto che al marito fu diagnosticata un’inguaribile malattia, a lunghissimo decorso invalidante, e che ebbe l’amara sorpresa di scoprirsi non solo del tutto abbandonata dalla famiglia d’origine di lui ma anche di sapere che la malattia, già nota in embrione pima delle nozze, le era stata tenuta nascosta.
il tenero ricordo di un corteggiatore che, con il senno del poi, considerava a lei molto più affine del marito, e che aveva cullato negli anni, per meglio accettare la realtà di coppia concretizzata, svanì del tutto, all’improvviso. si rese conto che avrebbe avuto motivo di recedere dall’unione in quanto palesemente ingannata ma non ebbe il coraggio di farlo.
figlia unica, da sempre eccessivamente protetta, non se la sentì di affrontare il futuro da sola, per di più con l’impegno della bambina, che le avrebbe impedito di allontanarsi definitivamente dal marito. il rovello mentale durò più di un anno.
poi, a poco a poco, alla fantasia amorosa subentrarono gli antidepressivi. cancellò dalla mente passato e possibile futuro, concentrandosi sulla scelta che le parve obbligata.
Golem, certo che era perfettamente emerso che per tua moglie, come per gli altri casi esaminati e discussi incluso il mio, l’orgine del problema fosse la “tendenza a mitizzare” e non “il soggetto mitizzato”.
Confermo, almeno per quanto posso evincere dalla mia autoanalisi, che trattasi di caratteristica connaturata individuale- caratteriale, pertanto non eliminabile, ma solo controllabile.
Probabilmente quel che e’ accaduto nel vostro caso e’ che tua moglie, prima della svolta, non fosse assolutamente consapevole di questa differenza, ma fosse realmente convinta di essere innamorata di Ken. Nel momento in cui tu le hai aperto gli occhi, lei ha riconosciuto la vacuita’ dell’illusione ed il suo occulto potere nel logorare lentamente il vostro rapporto reale . Avendo avuto questa esperienza e questa rivelazione “improvvisa” e’ riuscita definitivamente a “liberarsi” dalla sua suggestione (anche se non potra’ mai cancellare del tutto la sua “tendenza a mitizzare” che come abbiamo detto fa parte della sua sensibilita’ individuale). Per quanto mi riguarda, invece, io da sempre sono perfettamente cosciente che trattasi di comportamento irrazionale ingiustificato e pericoloso e cio’ nonostante persevero con questo genere di gioco usandolo proprio come modalita’di fuga dalla realta’ e ricerca di appagamento alternativo. Ovviamente cio’ mi provoca una soddisfazione incompleta e solo apparente e, come succede al drogato, crea una forma di dipendenza che e’ allo stesso tempo piacevole e distruttiva, a cui non e’ facile rinunciare. Il racconto di Rossana conferma come, in certi casi, solo un evento veramente traumatico possa riportare la mente sui giusti binari. La storia dell’amica di Rossana presenta, tuttavia, delle connotazioni molto estreme e non ci trovo alcuna affinita’ con la mia che e’ (fortunatamente) assai piu’ serena e regolare, priva di disavventure e traumi che avrebbero rinsavito anche la sognatrice piu’ recidiva.
Per questo motivo vorrei ardentemente conoscere relamente il mio “soggetto mitizzato” , per smitizzarlo definitivamente e riportare il tutto alla realta’ , avere la dimostrazione che ,come lui stesso mi ha detto ,”e’ una persona mediocre” e “non ha nulla di speciale che meriti questa mia attenzione” o, come dici tu, Golem, che ” puzza” come tutti gli altri.
Meno si conosce, piu’ la fantasia trova spazio per viaggiare
D’altra parte pero’ sono consapevole che essendo io in una condizione di forte coinvolgimento emotivo e quindi di fragilita’, da un incontro potrei ottenere l’effetto contrario ovvero un’accentuazione di questa mia idealizzazione. Mi piacerebbe almeno avere con lui anche solo uno scambio epistolare via mail cosi’ potrei mantenere facilmente le distanze e forse mi stancherei presto, ma non posso proporgilelo mi prenderebbe per una pazza sghiandata… gia’ l’ho spaventato. Eppure sono una persona estremamente equilibrata.