Egregio Direttore,
le presunte ortodosse regole di una alimentazione salutista, le reiterate urticanti diete, le infinite e sfinite corse nelle praterie della moderazione e del ritegno alimentare, temo ci stiano trasformando in malinconici forestieri, disancorati dal procace mondo della rutilante stupenda mappa della gastronomia italiana.
Stavo rimuginando su questo aspetto proprio oggi, ripassando il diario dei miei appostamenti a tavola.
Colazione: latte totalmente scremato, gallette bio di riso integrale senza glutine e senza libidine, marmellata di ciliegie nere ( saranno poi ciliegie vere? ) senza zuccheri aggiunti con 15 chilocalorie per 30 grammi ( giusti per i quotidiani melodrammi) .
Pranzo: prosciutto cotto da maiale anoressico, con grassi ineluttabilmente addomesticati. Il prosciuttino è stato rigorosamente confezionato in atmosfera protettiva, nello stabilimento con filiera ultraleggera. Sino allo sfinimento. Come è triste il calpestio della forchetta sul flebile nitrito di sodio : nella fettina, non un’ombra di bianca ciccetta.
Stracchino con un meno 30% di sale e con un meno 50% di grassi rispetto alla media del mercato dello stracchino.
Davvero il mercato delle vacche magre. “Apri qui : solleva e tira l’aletta”, recita la coloratissima confezione.
È un attimo : tiri l’aletta e voli verso la angelica assuefazione della montante inappetenza. E la fame assume le sembianze del fumo.
Cena: tortellini immateriali con fantasma di ripieno di carne. La pasta fresca è all’uovo disuovato. In buona sostanza, un uovo nel quale qualcuno ha insinuato il tarlo della fallace utilità del tuorlo. Cottura: 4 minuti. E poi alè, nel piatto la iattura.
Filettini di platessa decaduta, negli anni addietro contessa. Pescati nel mare del nord, senza additivi. Fonte di proteine, fonte di fosforo ma soprattutto fonte di iodio. Santo cielo, come iodio questo corretto stile di vita.
Per 100 grammi, 1, 9 di grassi. Un pianto nel plancton disadorno.
E per chiudere, urca, una bella mela annurca.
Il mio, egregio Direttore, è un grido di dolore.
Inodore, insapore ma dettato dal cuore.
Intanto l’intramontabile Sinatra, con la sua voce pastosa come una carbonara carica di passione, canta ” Strangers in the light”.
A tutto ci si adatta, anche alla progressiva involuzione delle beatitudini certificate.
CARLO CAVALLI
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Categorie: - Riflessioni
Vabbè, Cavalli. Io invece oggi ho pasteggiato da un mio amico in maniera semplice, schietta: una bella costata di uno della sua inclita Famiglia (la carne equina nella mia zona è ottima), insalata, vino rosso di casa un po’ mosso e poi narda a sgargarozzo da stendersi fino a sera. Fenomenale.
A cena brodino di dado di acido aspartobromobutirrico incartato in stagnola fenoftalata con qualche traccia di roba verde similprezzemolo e poi a letto.
Divertentissimo il suo canto del cigno culinario! Dopo una tazza piena di latte, cereali, cioccolato e nocciole mi ha messo di buon umore!