Sono un ascoltatore patito di Radio 24, tutti i giorni mi sintonizzo per almeno quindici minuti durante il tragitto casa-palestra, è il mio momento di relax e mi piace ascoltare “La Zanzara” in santa pace mentre sfreccio in tangenziale ammirando le belle morette e le ottime biondine che fanno mercimonio di sé a bordo carreggiata, ci sono ragazze di tipo C e di tipo D, mai una di tipo A, è da quando sono uscito dall’adolescenza che ad ogni donna affibbio un voto da A ad E, è il sistema anglosassone, il più gentiluomo, se dicessi a una tipa: Tu vali un cinque scarso, sono sicuro che quella se la prenderebbe, ma se le dicessi: Sei una D giusta giusta, quella sarebbe capace di ringraziarmi e magari mi risponderebbe che lei porta la quarta.
Qualche volta, ma solo se sono di buon umore, mi fermo e attacco discorso e c’è sempre quella che abbocca, Che lavoro fai?, mi chiede, Il consulente fiscale, rispondo io.
Un buon 90% storce il muso in una smorfia di disapprovazione, del resto la mia boria si taglia con il coltello, l’altro 10% dilata leggermente le narici e aguzza occhi puntuti, come a voler fare una TAC a quest’uomo benvestito e ancor meglio automunito che – l’avreste detto? – è un vero consulente fiscale. Eppure, la verità è che io non voglio né disgustare né fare colpo.
La mia è una risposta furba, in primo luogo poiché a replicare semplicemente “consulente”, ci si deve attendere che la conversazione venga deviata su un binario morto, lei chiederebbe: Consulente di che, vuoi dire che ti pagano per consultarti?, E a te non ti pagano per portarti a letto?, dovrei rispondere io di rimando, Mio fratello ha un officina che non usa da dieci anni e vorrebbe trasformarla in…., No, lascia stare, non è il mio ramo di consulenza, non mi occupo di industrial consulting, Mia sorella vorrebbe anche lei battere ma teme che…, Basta, non mi occupo di queste cose da consulenza imprenditoriale, Mi suggerisci almeno se investire in obbligazioni decennali o in un fondo azionario, Nahhh… quelle sono cose da consulenti finanziari!, Ma tu allora sei un consulente del c***o!, questa sarebbe l’ovvia conclusione, e anche la passeggiatrice meglio intenzionata se ne andrebbe scuotendo il capo e la mia autostima tenderebbe a soffrirne.
“Consulente fiscale” mi evita tutto questo, pone la passeggiatrice in un cul de sac, costretta a ragionare con la testa e ad escludere di potermi porre quesiti che possano risolverle un problema. Il fisco, le tasse… La maggior parte delle volte vengono prese dal panico, vorrebbero non aver mai attaccato bottone e guardano in lontananza per vedere se arriva un altro cliente: il fatto è che loro le tasse non le pagano, a che può servire in questo caso un consulente fiscale se non a complicare ulteriormente delle vite di per sé già abbastanza difficili?
Ma c’è anche una ragione più importante che spiega compiutamente questo mio vezzo di rispondere: “Consulente fiscale”, la verità è che in fondo l’espressione è abbastanza esoterica da nascondere una amara realtà, perché io, e questo mi rattrista, sono davvero un consulente del c***o.
Consulente fiscale. Voi onesti lettori di LaD, penserete: ecco un altro come Carrere, parlo dello scrittore, che – quando non si esalta, ovvero pressoché sempre – indulge nell’abominio della finta auto-commiserazione, alla vieta psicologia del rendersi splendidi per contrasto. No, non è così. Semplice onestà intellettuale.
Il lavoro è incasinatissimo nella sua apparente linearità. Una ditta, che solitamente si presenta come La Ditta Vincente (ma non dicono mai di che premio, adesso poi con l’Expo tutti vincono almeno una medaglia in silver plate), telefona al nostro ufficio nella persona di una donna solitamente molto petulante e molto piena di sé, 99 casi su 100 è l’amante del titolare. Dice: dobbiamo pagare meno tasse di quello che ci chiedono perché se no non pago i nostri operai e tu, consulente fiscale [detto sibilando la esse di “fiscale”], devi risolvermi questo problema perché io il prossimo mese me lo passo in Florida e non ho tempo di seguire queste cose, e neanche il Dottore [lo dice con la D maiuscola, non so come si faccia a pronunciare una lettera maiuscola, ma tant’è, lei pare lo sappia fare benissimo] che poi è quello che mi paga il viaggio in Florida e quindi mi tocca portarmelo, e che a te non ti avrebbe mai chiamato perché lui non usa le Pagine Gialle, neanche su internet, Va benissimo, rispondo io, illuminato d’immenso alla prospettiva di un contratto di lavoro di almeno un mese e la saluto affabilmente.
Alle 20.45, dopo essermi tornito i muscoli in palestra, torno a casa e devo ricoverare la mia splendida auto in un garage al secondo interrato (non la lascio certo in mezzo alla strada!) e lì di solito iniziano i guai.
Radio 24 comincia a sfrigolare e poi, appena avanzo un po’ lungo la corsia che corre sotto il palazzo condominiale in cui risiedo, compare la scritta “MEMO” sulla finestrella OLED dell’autoradio e la mia emittente preferita si zittisce definitivamente.
Aziono il telecomando e, nemmeno il tempo che impiega il portone del box per risalire, inevitabilmente mi ritrovo la radio sintonizzata su Radio Maria. Di solito c’è un rosario in corso, altre volte c’è un prete che commenta con voce soave qualche passaggio altrettanto soave delle Scritture. Io posso resistere al massimo quindici secondi, non oltre: conosco me stesso.
Beffa delle frequenze FM! La mia mano scatta con la velocità di un cobra sulla manopola della sintonia, ma niente: di solito sono memorizzate almeno una ventina di potenti stazioni radio, ma solo Radio Maria riesce ad attraversare metri e metri di cemento armato, per il resto si capta solo qualche ronzio elettronico e i soliti sfrigolii.
Quanti dubbi di elettronica ho risolto e quante cose di cui non ero a conoscenza ho imparato da quando mi capita questo fatto: sono diventato un consulente fiscale esperto di radiopropagazione, ma inutilmente, Radio 24 nel secondo interrato non si capta, è per questo che alla mattina, quando accendo il motore della mia auto, evito di inserire la radio, aspetto di arrivare in superficie e di incrociare onde herziane a me più gradite, del resto già l’inserimento serale di frequenze estranee nel mio garage mi sta facendo fare dei passi avanti verso la dannazione (ogni volta tiro giù di quei saracchi da paura), anche se – sia ben chiaro – alla fine non ho sperimentato alcun reale orrore acustico in quell’autorimessa scolpita nel cemento grigio due piani sottoterra, dove spesso aleggia una nube verde acre e accecante e si odono conversazioni immaginarie con voci contraffatte che lasciano intendere che oggi potrebbe essere il giorno in cui passa l’Italicum.
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Categorie: - Riflessioni
va beh..
Yog: hai talento. Ma lo sapevi.
E quindi?
sì, cosa avresti voluto dire oltre a illustrare che ami classificare le donne con una raffinata metolodogia “anglosassone”, evitare prevedibili loro noiosi approfondimenti sul tuo lavoro, e che preferisci Radio 24 a Radio Maria, con tutto quello che ne consegue, collocazioni logistiche incluse?
a mio avviso, ottimo esercizio di scrittura ma succo scarso…
Credo che il senso sia quello di descrivere la “strada della dannazione”, come dice il titolo. O magari è un senso chiaro solo a chi si ritrova molto in questo genere di accumulazione descrittiva apparentemente non-sense. Ovviamente mi ci ritrovo. E ovviamente mi sembra di aver capito e non capito al tempo stesso. 😉 e in ogni caso Rossana ha ragione, bell’esercizio di scrittura.
L’elzeviro non è solo un “bell’esercizio” di scrittura, è un raffinato esercizio intellettuale. Piero Chiara era un elzevirista come pure Pietro Citati, e come loro molto altri. L’elzeviro è “fuori tema” per sua natura, e chi lo conosce lo riconosce.
Ma è più interessante scoprire che si “capisca” l’involontario dadaismo patafisico- surreale di Rossella e non si “intuisca” il neorealismo hertziano di Yog.
RossPi,
ho riletto il testo e l’ho trovato divertente, forse proprio per la chiave d’interpretazione d’ “accumulazione descrittiva apparentemente non-sense” che hai fornito.
simpaticamente ironico e auto-ironico, oltre che scritto molto bene, come già apprezzato a suo tempo… non è uno stile nemmeno lontanamente nelle mie corde ma con un minimo d’impegno, e uno stato d’animo diverso dal momento della prima lettura, gli riconosco volentieri più di un pregio.
Golem,
non vedo che interesse tu possa avere nel valutare quello che capisco o non capisco, quello che conosco o non conosco, quello che mi piace o non mi piace… non è che sono gusti e fatti miei, che niente dovrebbero avere a che fare con te?
non citi il mio nick ma vai reiterando questo tipo di considerazioni, che mi coinvolgono, da parecchio tempo ormai. non sei ancora stufo? io, sì, e credo anche altri…
post n. 6 salvato!
Puoi aggiungere Biancabianca alla querela e Andrea the Original, e in parte anche RossPi. Fate una class action comune e risparmiate.
Ma soprattutto fatti dire che in quel post non c’è altro che una considerazione che tutti possono constatare, citando chi, come Yog, scriveva con quello stile. Compresa quella su Rossella, che in tre “capiscono” e in cento no, mentre la prosa di Yog, a mio “parere” è non solo comprensibile ma intelligente. Non posso dirlo? Non è un “offesa” a chicchessia spiegare il perchè di quel bellissimo post. Questo lo pensi tu. In questo senso potrei dirti che “mi è parso” di vedere diversi richiami al sottoscritto come quelli che lamenti tu, in diversi thread, ma non potrei dimostrarlo, esattamente come è per te. Io peró non mi faccio prendere dal certe sindromi persecutorie Ro.
Ricordati che sto raccogliendo i thread nei quali ti riferisci a cose che hai saputo di me nello scambio avuto in privato, minacciando di riferirle. Sai come si chiama questo? Ricatto psicologico. Potevo citarti? Credo di si. E c’è di mezzo il VERO privato.
Raccogli anche quelli? Fallo. Io lo farei. Ma giusto per vedere il senso di tutta questa menata.
Rossana, qui tutti incontrano chi è d’accordo e chi non lo é con quello che si dice qui sopra. Servono proprio a questo questi luoghi. Il virtuale contiene questa “immunità” garantita dall’anonimato. Ma frequentando periodicamente giudici è avvocati, so che sono pieni di di cause “condominiali”, pieni da scoppiare, ma questo condominio NON esiste, e la giurisprudenza non lo contempla ancora come reale.
Quindi adesso quando scrivo mi devo preoccupare di immaginare che tu possa rivederti in una qualunque mia generica considerazione, come quando ho avuto la sfortuna di dire che gli amori non ricambiati -per ME- non sono amori, ho spiegato dettagliatamente il perchè scrivendo 50 volte che mi riferivo alla mia esperienza, e tu…ti sei OFFESA? Ho parlato di quello scioperato dell’artista “incompreso” che frequentava Sally, (nome che hai reso noto tu) e tu… ti sei OFFESA, manco fossi mia tu moglie, che invece non se ne fregava niente. E ti sei straoffesa perchè io, un pirla qualsiasi, non ti riconosceva la tua “visione” dell’amore, che puoi avere come meglio credi che non si offende nessuno. Ti rendi conto per favore che siamo nella commedia dell’assurdo con questa storia?
Io scrivo senza pensare a te, dó OPINIONI MA NON RIFERITE A NESSUNO CHE NON CONOSCA. E se mi è richiesto un giudizio lo dó solo al NICK GIUSTO
Rossana,
vorrei tanto che ti lasciassero in pace una volta per tutte ma temo che non lo faranno.. come vedi continuano a raccontare una versione dei fatti completamente falsata e distorta. Sono d’accordo con te in questi mesi suddetti utenti hanno continuato a stalkerarti in ogni thread e a rivolgersi continuamente a te nonostante tu li ignorassi.
Spero che le vie legali ti diano il supporto che meriti. altrimenti prova per l’ennesima volta a ignorarli totalmente o a cambiare nick. Non abbandonare il sito perché per me e tanti altri è sempre un piacere leggerti per il tuo garbo, gentilezza ed empatia verso tutti. Non darla vinta a questi soggetti, lasciali cuocere nel loro brodo.
un abbraccio