Come si fa a stare in famiglia?
Mi spiego: io dopo un po’ di tempo che sto con una persona, un familiare o in convento et similia, mi stanco e comincio a non sopportarmi più da sola e a non sopportare più niente, e così fingo con una parodia della realtà iniziale che ho memorizzato, auto-imitandomi, perché l’altro o le altre, mi vogliono perfetta come all’inizio, ma io ormai non lo sarò mai più perché quel momento è passato e il mio vero io non è così perfetto, ma solitario, pragmatico ed anche scorbutico. Fingendo di essere la stessa, cerco conferme quotidiane che tutto sia ancora perfetto.
Io non so stare in famiglia cioè a contatto quotidiano e con confidenza familiare h24 con persone familiari. Non l’ho mai fatto. Come si fa?
Il mio problema è che ad un certo punto davvero non sopporto più neanche me stessa in compagnia, e niente della routine, e credo che anche per l’altro sia così. Io ormai fingo, perché ho perso la spontaneità e quindi tutto mi infastidisce perché la novità è passata e non devo più dimostrare nulla e tutto mi è di peso e grigio. Sto bene sola, con gente intorno, ma non è possibile perché in famiglia è necessaria la comunione spirituale per andare avanti nel migliore dei modi. L’altro o le altre se ne accorgono e soffrono. Portano pazienza per molto, ma poi … sono io che taglio ogni legame contro la volontà dell’altro, che, a quel punto, e da quel momento in poi, di me non vorrà saperne mai più niente.
Cosa ne pensate cioè che cosa mi succede? Perché divento così? Consigli?
Siate critici costruttivamente, senza offese e senza battute fuori luogo quanto inutili. Grazie.
Senti, non credo che la vita del convento faccia per te. Dovresti seriamente rivedere la tua vocazione.
Spiegati meglio. In monastero ci entrerò dopo la menopausa, comunque. Non prima dei 60 anni.
Neanche io lo credo, tuttavia, è appunto una chiamata e fai quello che devi fare con i mezzi che hai, perché sai che ti bastano.
Ora non è la mia vocazione, no. Ho altro da fare. Ma con lo sguardo del poi, lo è e verrà tutto naturalmente da sé.
Per ora, parlavo di famiglia. Vivere con una sorella, una amica, una zia, una nipote: vivere in famiglia, come ho intitolato il tema dell’argomento.
Tu a che cosa stai rispondendo?
ah, non ti riferivi alla vita in convento? ok ho capito male. riformulo: se stai in un posto dove non ti senti a tuo agio dovresti riconsiderare l’idea di cambiare posto e vivere altrove, con altre persone, oppure anche di vivere da sola.
per altri tuoi disagi emotivi di cui parli, credo ci voglia solo lo psicologo-psichiatra. vedi tu. noi non siamo dei dottori o dei medium che possono leggere nella tua testa.
La tua risposta va bene per tutte le tue problematiche. Infatti, tu ci sei già passata e ti serve solo il sacerdote, ormai: ne sine pauca periculi.
Ho posto una questione banale sulla convivenza quotidiana e questo è proprio il posto giusto, visto che parlate del niente dalla mattina alla sera, con virtuosismi degni dei deliri dei più vetusti manicomi.
La mia è una banale questione sul come vivere al meglio la grigia quotidianità rendendosi non noiosi ma gradevoli al prossimo – congiunto, ma forse tu non sai rispondere perché non la vivi in socialità, ed in convento A TE non potrebbero mai prenderti, perché accettano solo i sani di mente, per natura o per grazia!
Non è il posto a non garbarmi: è la routine che non amo! Ti è più chiaro ora, visto che l’empatia e l’intuito li usi solo per struggerti di passione, e qui fai la finta tonta!?
???
Esther, se hai questo problema affida pure a me la direzione della casa per giovani asiatiche che dobbiamo aprire a Putignano. Ho spalle grosse, io.
Il progetto è sempre lì che aspetta il nostro spirito imprenditoriale.
Hai una considerazione troppo alta di te stessa.Forse all’esterno c’è qualcuno che ti sminuisce e tu, per contrasto,ti metti su un piedistallo senza un motivo. Ci devi convivere con queste sensazioni negative dando come spiegazione la natura e trattandolo come un problema che viene da lontano (si dice che è l’aria)…se c’è qualcuno che t’insidia tra le persone vicine la verità, tardi o presto,verrà fuori. In alcuni casi è evidente. L’illusione della sopravvivenza ci porta a negare la verità quando è vero che per noi la vita è finita per motivi che riguardano l’inquinamento ambientale. Ovverosia, una persona che impone un progresso integrale negando le motivazioni morali che giustificano la separazione definitiva. Le persone vicine non vedono perché cercano di farti rinsavire. Chi ti vede da lontano intuisce il disagio anche a causa dei continui svenimenti che tu copri con le diete. Così comincia l’inferno.Perché le persone si sentono attaccate dal loro stesso progresso e si mettono sulla difensiva perché schiave della colpa antica.Difendono quella persona per difendere se stessi.Questa è l’origine del martirio, il resto è una discesa…non è più possibile effettuare nessuno sforzo.Le persone ti considerano una…
… ti considerano una lussuriosa perché vai avanti per opera e virtù dello spirito santo. Tu dovresti essere paralizzata. Cosa che è vera. Il movimento è falso. Tutta la tua famiglia cade sotto la croce. Che dire? Mi dispiace essere stata polemica. Sarò sempre grata agli amici di Roma e a tutte le persone amiche che mi hanno consentito di tornare a casa. Questo è il mio posto.
Rossella, tu che ne sai di quello che io faccio con le diete?
Nessuno mi sminuisce, anzi. Mi mettono troppo in alto o sono loro troppo in basso, e così mi esalto e poi precipito per risalire.
Sì, mi considerano una che ha troppi doni. Una che va avanti caricando a testa bassa fino alla fine.
Rossella, è la noia e la mancanza di cibo per l’emotività. Il tempo che sembra non finire. L’amore contraddetto dalle colpe. O l’amore che qui non esiste. Vivere è fatica finché tutto passa per sempre!
Voglio essere lasciata in pace. Il tormento dei senza Dio rischierebbe di indebolirmi. Inutilmente.
Sono troppo per essere come niente per l’ostinata stupidità volontaria a non credere. Mi riferisco agli uomini. Non ai deboli, vittime e in buona fede, volenterose fino all’amore plurimo.
Non è posto per me. Sono troppo in alto rispetto a chi vuole restare a terra! Mi dispiace.