I nostri bambini e ragazzi stanno morendo schiacciati sotto la pressione di un mondo competitivo che non lascia spazio ai tempi giusti, agli errori e alle pause.
Sono un mental coach e istruttore di mindfulness e lavoro moltissimo con i ragazzi: non per dare loro una diagnosi, per trovare il loro tarlo o per proporre una qualche terapia, ma “semplicemente” per accompagnarli spalla a spalla nel trovare la loro strada e perchè abbiano strumenti per viverla con la maggiore serenità possibile.
Sempre più spesso mi trovo a parlare con ragazzi stanchi, demotivati, frustrati e senza punti di riferimento.
Sono sotto pressione a casa, dove i genitori faticano ad essere presenti.
Sono sotto pressione nello sport, perchè se non sei un campione o non paghi, allora non giochi.
Sono sotto pressione a scuola, dove conta solo il voto che prendi, e il voto è l’unica cosa che interessa a genitori e professori.
Sono sotto pressione sui social network, sempre alla ricerca di una popolarità fasulla che conta più di molte altre cose.
Non va. Dobbiamo assolutamente tornare a un ambiente educativo in cui l’ascolto e la comprensione siano al centro, insieme a poche regole condivise.
Ma mi chiedo: è già troppo tardi? Cosa ne pensate?
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Categorie: - Riflessioni - Società
Io penso che sia una domanda ipocrita, perchè questo modo di affrontare la vita di tutti i giorni è frutto dell’andazzo generale tipico Italiano, perchè c’è da dire che queste dinamiche vengono soprattutto in Società dove i ragazzi non vengono educati a fare niente e soprattutto non ci sono strati sociali adatti a farli esprimere, in Scandinavia, Svizzera, Germania e mettiamoci anche la Francia, questo fenomeno, non è che non ci sia, però è estremamente limitato e specialmente c’è l’abitudine a far affrontare le conseguenze di ciò che si propone o delle situazioni, se un gruppo di ragazzi anche minorenni accerchia una coetanea e cercano di violentarla, questi ragazzi vengono presi e processati il più delle volte come adulti, per esempio negli Stati Uniti ed in Germania, qui in Italia, a parte non assicurare mai nessuno alla giustizia, ragioniamo per colpe e non per responsabilità: “che colpa ne ha, è figlio di buona famiglia” si giustifica tutto sempre e comunque.
…Ma non per ignoranza, o per cattiveria, ma semplicemente non ci sono luoghi dove i ragazzi facciano aggregazione e si parlino fra loro, senza per forza dover per forza pagare tipo un abbonamento alla squadra di calcio per potervi giocare. Poi fra generazioni c’è sempre l’affermazione “ma noi a quell’età non eravamo così”, certo che non lo eravate avevate gli oratori o altri posti dove vi incontravate e facevate amicizia e si facevano queste compagnie di ragazzi e ragazze, e stranamente fenomeni di babygang non si verificavano…
Tutto questo per dire che il livello di stress che c’è ultimamente è direttamente proporzionale al benessere percepito dalle persone, e siccome da molto tempo in Italia c’è la tendenza ad essere lassisti ed approssimativi in tutto ed in tutti i settori, le conseguenze sono quelle che vedi nei ragazzi, che sono come i licheni, indicatori dell’inquinamento ambientale, paramenti i ragazzi sono indicatori della bontà di valori della società.