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Lettera pubblicata il 7 Gennaio 2010. L'autore ha condiviso 4 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore Plinio.
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@Saxa: in questi mesi sono successe tante cose. Ora non voglio più farla finita. Voglio vivere la mia vita.
Anche se penso che non sia vita, ma sopravvivenza. Ho proposto ad alcune ragazze di uscire con me, ma tutte rifiutano.
Di ragazze a cui piaccio nemmeno l’ombra, lo so per certo, e ho provato a frequentare un po’ tutti gli ambienti, ma niente.
Il mio problema è il viso, anche se tutti mi dicono che non è così, fisicamente sono 1 metro e 80, atletico, quasi perfetto.
Ma il viso, il viso è quello che rovina tutto e nessuna ragazza si è mai dimostrata interessata o ha semplicemente accettato la mia corte.
Proprio stasera ho incontrato una ragazza che mi piace, parecchio, a cui ho chiesto di uscire una settimana fa circa ma che non si è più fatta sentire.
Era imbarazzata, aveva un atteggiamento molto contratto, era tra amici e dopo un primo saluto praticamente mi ha dato le spalle.
A me questa situazione fa molto male, non ho problemi comportamentali o altro, mi rifiutano così, io penso sia per il mio viso, altrimenti non posso credere che avvenga senza motivazione.
Beh ottima scelta 😉 Per il problema “ragazze” a questo punto, visto che non sei uno sgorbio, ma sei pure un bel ragazzo (con m 1,80 proporzionato, a meno che tu non abbia 3 occhi e 2 nasi, ti fanno per forza un bel ragazzo) rimane una questione di atteggiamento! Sicuramente non sei sicuro, quindi non ti atteggerai da gran figo, ma ancora peggio se, come ti dicevo prima, passa dalla tua espressione e dal tuo modo di fare, un malessere interiore, insomma “qualcosa che non quadra”. Magari risulti tanto imbranato. Se fosse così bisognerebbe che impari a venderti meglio, però una precisazione: “mettersi in coppia” non è un dovere, nasciamo soli e in questo stato siamo perfettamente funzionali, viene dopo che incontrando qualcuno “compatibile” ci si attrae per sentirsi ancora più completi e soddisfatti e si percorra insieme, per un lasso di tempo estremamente variabile, un pezzo di strada della vita. Quello che voglio dire è che viene da sé, in maniera naturale. Il fatto che ancora non ti sia capitato effettivamente è insolito perché alla maggior parte capita prima, ma non è così tragico, arriverà! Prima concentrati su te stesso, definisci meglio chi sei, i tuoi interessi (per esempio solitamente ai concerti, magari di uno di quei gruppi di nicchia che potresti seguire, io credo che tu possa facilmente incontrare qualcuno “come te”), i tuoi ideali, altrimenti come faranno a scegliere di “condividere” con te il proprio tempo se non capiscono che hai dentro e quindi cosa ci sia da condividere? Per finire, non so come funzioni a Milano, ma certe volte le situazioni bisogna crearsele: un uscita di gruppo magari organizzata da te, un incontro casuale e non impegnativo magari per un interesse comune che coltivate e per il quale vi incontrate a prescindere da secondi fini… C’è da lavorare come in tutte le cose, per questo sono d’accordo con te che più che vita è sopravvivenza!
Non ho mai capito come possa trasparire un malessere interiore. Non sono per nulla impacciato, sono sempre sorridente, dalla battuta pronta, insomma non dovrei aver problemi.
Ho poi provato a frequentare un po’ di tutto, dalla gente da oratorio, ai discotecari, ai metallari… ma non ho mai trovato una persona che si trovasse in empatia con me.
Forse perchè io per primo non ero mai “in empatia” in nessun gruppo di persone.
Quello che so è che mi rifiutano sempre e ci sto male, e non c’è mai una persona interessata a me, che a detta di tutti ho molto da offrire e sono pure un bel ragazzo.
Ma nei fatti invece…
Guarda hai centrato il punto! Quello che traspare è il tuo disagio, infatti dici tu per primo che non ti sei mai trovato in empatia con nessuno di loro, e ci credo, come fai a passare da un chierichetto a un “devoto dei Black Sabbath”?! Poi capirai, i metallari sono dei fanatici della musica, conoscono tutto, ti avranno sgamato subito! Il tuo interesse (da condividere) deve interessare te per primo, ovvio no?
Comunque non può essere solo questo. Sbagli qualcosa nella tattica. Ti faccio qualche domanda
1- Quando sei in un locale e ci provi con una, se questa ti “respinge” ti fai vedere che ci provi con un’altra? Se lo fai è un grosso errore, non c’è niente di più offensivo e demoralizzante, fai vedere alla prima che non ti interessa per niente, ma stai solo cercando la prima che ci sta. (Si capisce che una donna apprezza un secondo tentativo, anzi lo esige)
2- Corteggi? Riservi delle attenzioni particolari a qualcuna? Gesti carini, inaspettati, disimpegnativi, continuativi? Per alcuni la tattica più efficace è l’insistenza (anche per anni!), da non confondere assolutamente con lo stalking!
3- Con chi esci? Magari fai coppia fissa con un tuo amico molto (però molto) “strambo”? La sua cattiva luce si espande fino te.
A mali estremi, estremi rimedi: ognuno di noi è un essere “interrelazionale”, nel senso che è il risultato dell’interazione io/altri. Se cambi gli “altri”, cambi anche l’”io”. Hai mai pensato di “decontestualizzarti” uscendo, magari solo per un po’, dal tuo ambiente? Se sei ancora uno studente potresti provare l’Erasmus, altrimenti un bel tirocinio all’estero. Di sicuro ti tornerebbe utile in ambito professionale, poi è una bella esperienza di vita e chi lo sa, magari, trovi un nuovo imput per sbloccare questa situazione!
Di solito non ci provo con le ragazze nei locali, non piaccio quando mi conoscono, figurati se posso piacere a delle sconosciute.
Corteggio, eccome, e sono anche bravo perchè quando consiglio qualcosa ai miei amici poi funziona, la stessa cosa con me invece no.
Esco con tante compagnie diverse e non faccio coppia fissa con nessuno.
Purtroppo il problema è evidente, talmente semplice e irrisolvibile che nessuno lo vuole ammettere.
Sono troppo brutto ed è dimostrato dal fatto che non c’è nessuna interessata a me cosa che invece ai miei coetanei accade.
Ciao,
io sono credente e non mi sento impotente senza l’intervento umano. Il rifiuto e il fallimento per me ci possono stare. Ti parla una persona che è stata sottovalutata. Di me, nella migliore delle situazioni, si è esaltata l’umiltà. La cosa mi ha amareggiato. Io fin dal principio mi sono trovata in una posizione privilegiata che non ho scelto io e constatare che la cosa non è stata riconosciuta mi ha amareggiato perché il mio compito è quello di essere persona. Tutte le altre pressioni hanno indebolito la mia salute. D’altro canto io non posso pretendere nulla. E’ chiaro che la persona che mi sta davanti mi può considerare solo in base alla dichiarazione dei redditi della mia famiglia e al titolo di studio. Oltre alla patente e alla conoscenza delle lingue straniere. Questo è chiaro. Ma se tutto fosse così schematico allora la persona che mi ha mandato intendeva mettermi in soggezione. Questo non lo so. Io non ho mansioni da svolgere. Non ho nessuna qualifica. Porto la mia presenza per quanto la cosa mi possa imbarazzare, soprattutto alla luce del fatto che sono stata messa in ridicolo e sono stata calunniata quando il contenuto delle mie giornate è molto chiaro. Se mi vuoi vedere così, a me va bene. Capito cosa intendo? La vita è bella perché possiamo scegliere da quale parte stare… in coscienza devo dire che, a parte il fastidio che ha avuto ripercussioni sul mio tato di salute, io non trovo colpa in chi non mi ha visto. Non mi sembra una forma d’indifferenza.
Il metro di valutazione (e quindi i parametri di giudizio) dipendono dai valori di quella persona. Il senso di emarginazione, dal mio punto di vista, nasce dalle nostre ambizioni. Sicuramente in me sono nate. Non voglio essere ipocrita. Ma ho saputo accettare il giudizio degli altri perché io devo stare tranquilla. O qua o da un’altra parte devo stare tranquilla. Alla resistenza preferisco il riposo.