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Lettera pubblicata il 1 Febbraio 2016. L'autore, Sono un fallito, ha condiviso solo questo testo sul nostro sito.
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Alessio,
concordo: “NON C’É NE UNO IN QUESTO MONDO CHE SIA REALMENTE FELICE O APPAGATO dalla propria vita.”
chi dichiara di esserlo, può farlo con onestà in termini di serenità, che già è molto ma che non rientra comunque nella felicità.
a mala pena, se tutto va bene, si riesce, forse, a ricavare una manciata di anni “felici”, nel senso di privi di grandi pene o difficoltà, in una qualche stagione della vita (spesso, nell’infanzia o nella pre-vecchiaia).
tutto il resto è lotta, più o meno estenuante, con se stessi o con qualche particolare aspetto del prossimo o dell’ambiente circostante.
ed è verissimo, anche, che il dolore psichico, spesso più persistente di quello fisico, può essere, al pari di questo, sia formante che distruttivo. provare per credere!
“Alessio,
concordo: “NON C’É NE UNO IN QUESTO MONDO CHE SIA REALMENTE FELICE O APPAGATO dalla propria vita.”
Tralasciando la retorica della frase, io non sono d’accordo. Io lo sono intanto, e quella sembra più la classica scusa del perdente mentre il vincente si preoccupa di trovare una soluzione al problema.
Invito tutti all’ottimismo, e non a perdersi dietro alle sterili giustificazioni vittimistiche, perché i guai arrivano per tutti prima o poi.
Caro Golem non dirlo agli altri che sei felice dillo a te stesso. Non ho bisogno di scrivere qui né di mostrare niente a nessuno. Delle mille sfumature della vita non ne parlerò qui . Mi sento solo schifato e indignato di gente nel 2017 si diletta ancora a vedere un proprio fratello malato, angosciato sprofondare nella disperazione. Per la tua felicità sono contento per te non posso essere che contento sempre meglio d’altro. Grazie a tutti e scusate ancora.
Non l’ho detto pe schernirti ma per farti sapere che la serenità (più che la felicità) è alla portata di tutti. Con tutto il rispetto per la tua vita, se ho raggiunto una certa condizione dell’anima è perché l’ho trovata lottando per cambiare quello che si poteva cambiare e accettando quello che non si poteva cambiare. Non sono nato col culo nel burro, e ho avuto tragedie forse peggiori della tua. Perché tu sei vivo, mentre io ho visto morire una persona che amavo che aveva 25 anni. E non è l’unico “schifo” di questa vita che mi sono pelato. Anche perché ho più del doppio dei tuoi anni.
Puoi cambiare la tua vita in un momento se lo vuoi. Ma devi volerlo.
Alessio,
mi dispiace che qui non sia più possibile nemmeno lo sfogo virtuale, in anonimato.
e non sono indifferenti e aggressivi a sproposito solo i ragazzini… purtroppo da alcuni anni sono aumentati gli utenti che non si rendeno conto dell’aggravio gratuito di sofferenza che arrecano…
un abbraccio.
Ma basta scirocca, le pezze calde non servono a niente. Il pietismo, non sveglia la gente, è un palliativo inutile
La sofferenza, l’aggravio. Tutti abbiamo i guai e tutti si lotta. A 24 anni non ci si DEVE arrendere, non si può. Nenche a 100.
proprio non mi riesce di comprendere perché mai dovrei pensare con la mente di altri e agire in contrasto con le mie esperienze e il mio temperamento…
“Rifletto un momento. Vinto, sia pure. Ma che male c’è, ad essere vinto? Dalla società? È un onore. Dalla malattia, dalla vecchiaia? È la natura. Da un nemico? È un soffio nel vento della morte, la vita è fatta di questo. “ (H. de Motherlant)
esisto, ragiono e mi esprimo, a modo mio, a mio piacere e beneficio! proprio come fanno tutti gli altri esseri umani, più o meno sereni o più o meno felici…
Pure io. Infatti la retorica lacrimosa mi fa venire l’orticaria.
Quest’ultimo di “H di Terramadre” è terribile. Terribile.
i miei messaggi sono indirizzati al SOLO interlocutore a cui mi rivolgo.
farsi i cavoli propri, rinunciando a inserire, almeno di tanto in tanto, commenti di supervisione, inappropriati alla politica libertaria del sito, sarebbe un bene, dal più al meno per tutti.
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“Eccolo il vincitore, come ha sempre sognato di essere, non importa se contro un toro, un verme o una donna o contro la vita stessa e la libertà!” (Simone de Beauvoir)
nel contesto umano la superiorità non è mai data: ridotti alla loro soggettività, e privati di vanagloria, gli uomini sono tutti uguali, cioè NIENTE!
scrivimi su insta ti prego parliamone ho bisogno di parlare con te – mascetta.italo