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Lettera pubblicata il 5 Giugno 2007. L'autore ha condiviso 2 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore uomotriste.
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VALE: chi lo dice che le persone dal passato ‘promiscuo’ non riescono a dare al nuovo amore quanto al precedente? Questa è un’idea della gr, non è un’incontrovertibile, assoluta verità. Però chi la vede così pensa di ‘possedere’ questa verità assoluta, per quanto gli causi frustrazione e disagio anche fino al dolore. E’ il ‘bello’ è che pensa di possedere una sua verità che però starebbe in qualcun altro. ‘io SO che TU’. In realtà gli individui non sono un’indistinta massa di persone che, a seconda abbiano avuto relazioni sessuali o sentimentali, funzionano TUTTE allo stesso modo. E peraltro c’è anche chi non sa dare e darsi al suo amore pure fosse l’unico da sempre e su un’isola deserta. Il gr nega l’esistenza anche di un’educazione sentimentale che un’individuo può vivere e conoscere nel corso della sua vita, acquisendo e non perdendo pezzi di sè attraverso esperienze. Anch’io vivo l”idea della coppia e dell’amore come i nonni e i genitori ma l’esclusività non è un concetto retroattivo. Se parliamo del fatto che non starei con una persona che REALMENTE fa dei confronti, palesa dei sospesi, ti do ragione. Però il concetto che hai espresso in senso generico è da gr. Perché non si basa sui fatti, sul rapportarsi con una specifica persona e il modo in cui si rapporta con il suo passato ma su un’idea precostituita.
Fa piacere risentire “Uomotriste” a distanza di 5 anni con un ritrovato equilibrio emotivo. Mi ritrovo in quello che ha scritto, in quanto a mia volta credo di aver trovato lo stesso equilibrio, per la necessità e il desiderio di voler “vivere”, che in fondo, in maniera differente accomuna tutti i partecipanti a questo forum,altrimenti non ci ritroveremmo qui a parlare, anche a lamentarci, ma tutto sommato a vedere tra le righe di queste decine di post se si intravede una luce in fondo al tunnel della GR.
Uomotriste ha “accettato”, come io stesso ho fatto e sto facendo con il passato sentimentale della mia compagna, ma non ne sono uscito indenne, non sono più quello di prima, e non so se anche per l’iniziatore di questo forum sia la stessa cosa.
Si esce come da un “lutto”; in parte rassegnati e in parte induriti e anche un pò più cinici, ma in definitiva più maturi e realisti, dopo che “l’idealizzazione” del partner scompare, per far posto al fatto che non si potrà essere “l’unico” per nessuno in fondo.
Vale ha citato una piccola ma significativa frase,nella quale io mi ci ritrovo e, penso, anche voi se ci pensiamo bene, che cita grosso modo così:” quanto è stato dato in precedenza dal proprio attuale compagno/a, ad altri partner, non può essere dato a noi, e comunque non nello stesso modo”.
Questa “privazione” noi Gr, o post GR, che si sia, la sentiamo in maniera evidentemente esasperata, ma la sentiamo, e da lì parte l’ossessione.
Di recente ho scritto su un mio “diario”, che un giorno la mia donna leggerà, che ha fatto bene a non parlarmi, all’inizio del nostro rapporto (peraltro nato con un “colpo di fulmine) di quella sua storia nei termini che io, poi e per caso, ho scoperto nella sua intensità, perchè probabilmente mi sarei sentito nell’impossibilità di muovere i suoi sentimenti sino a quegli estremi; dove accettava cioè un uomo che non la voleva ma che lei voleva,il quale, approfittando vigliaccamente di questa sua “debolezza”, le ha mortificato l’identità di di donna e di persona, soprattutto dal punto di vista della dignità morale oltre che di quella sessuale. Un errore, qualunque fossero stati i motivi che la spingevano verso quell’individuo, figura paterna o altro che fosse.Infatti lei ha glissato con me “solo” su quella “storia” e non sulle altre due, dove c’era reciprocità nel rapporto.Infatti non posso sentirmi geloso di chi,in qualche modo, le ha voluto bene. Verso questi, paradossalmente, lei ha sentito meno trasporto, tanto che quando finivano queste storie era sempre “lui” che cercava.
Uomotriste ha ragione nel dire che il GR è in fondo un perfezionista, lo è soprattutto verso il proprio partner, nel quale proietta gli ideali di “perfezione” del proprio oggetto d’amore, non sopportando,(nel mio caso per esempio) che sia stato umiliato, squalificato, da qualcun altro. Non so se per U.T. e per voi vale la stessa logica che ho espresso.
Provo molta tenerezza per Wind, che col suo candore nel dichiarare di “non capire” >>
gli astrusi concetti che a volte si esprimono su questo forum (i miei più degli altri, temo) a dimostrazione di quanto la mente GR elabori pensieri forse più di quanto dovrebbe. Qualcuno ha detto che il geloso trova più di quello che cerca, e forse la causa sta proprio in questa architettura della mente GR.
Wind però mi trasmette con quelle sue parole e con la sua modestia nel dichiarare che “recupererà”,una grande e giovanile voglia di vivere. Una energia che,quando avrà superato,accettato sè stessa per quello che è e che vale (che mi pare tanto)sarà in grado di godere pienamente il suo rapporto con l’uomo che ama, perchè mi appare come una giovane donna che vuole e sa dare tanto.
Wind, io sono riuscito a “liberarmi” dagli artigli della GR proprio lavorado su me stesso, l’ho già detto, e mi permetto di ribadirlo perchè ne vedo gli effetti. Certo, ho detto anche che non sono più lo stesso Blu di prima, ma il cmbiamento è una costante della nostra vita. Forse mi manca un pò il “caciarone” che ero prima, ma le caratteristiche fondamentali sono sempre quelle. Sono un pò più smagato, più cinico, sicuramente più realista, ma sicuramente e finalmente sereno ed è un enorme traguardo.
Come dice della sua compagna U.T., anche la mia compagna è una donna stupenda e come dice lei, il merito della sua crescita sta principalmente nell’amore, la stima e l’ammirazione che le ho dato in tanti anni di convivenza, ampiamente da lei ricambiati.
Il fatto di aver scoperto che ha vissuto una storia con un uomo che non ha saputo amarla,non è stato in grado di vederne la “bellezza” umiliandone l’amore che lei le offriva, può offendere il mio orgoglio di “maschio” ma non scalfisce la stima che come uomo ho di lei. Lei con me ha trovato un terreno fertile, e i “semi” che metaforicamnte vi abbiamo piantato hanno dato frutti ricchi e “saporiti”. L’altro era il “deserto” e tale è rimasto. Lo compiango, per aver buttato via un tesoro, che invece ho trovato io.
Spero sia così anche per voi un giorno.
Un abbraccio a tutti.
Blu
BLU, la tua è una chiara e sentita dichiarazione d’amore e tu hai fatto un percorso importante. Credo anche, da quello che ho capito, e se ho capito bene cosa le è successo, che tu abbia avuto e abbia accanto una donna capace di guardarsi dentro, forte e coraggiosa. Perché incontrare ‘un deserto’ e probabilmente la molestia morale e psicologica è innanzitutto un trauma da riparare e rielaborare in se stessi prima ancora che il problema della gr e dell’orgoglio maschile ferito nel partner. Comprendo, per quel che posso, da ciò che scrivi, come tu avevi interpretato il suo passato, il senso del suo passato PER TE anche nell’autoreferenzialità della gr. Capisco che, amandola, hai fatto un percorso per comprendere lei, non solo la tua gr. Tuttavia non posso fare a meno di empatizzare con lei (non in quanto donna, ma persona) per aver forse dovuto combattere due battaglie, spero non contemporanee. Ignoro infatti a che punto del suo percorso fosse lei, rispetto alla sua complessa e faticosa rielaborazione di una situazione traumatica vissuta mentre la tua gr girava il coltello, mettendola, involontariamente, sotto una luce nella quale lei aveva il bisogno e il diritto di non sentirsi.
Chi vive un’esperienza come quella della tua compagna ci guadagna a guardare l’esperienza ‘violenta’ e ‘desertica’ non in un’ottica di passività e colpa, o ‘mi meritavo di, perché’ o ‘ciò mi ha tolto la dignità perché’ bensì sotto una luce diversa in cui anche il concetto di ‘co-responsabilità’ non è in un’ottica lesiva, colpevolizzante, bensì semmai, rivelando certe dinamiche si integra perfettamente con il diritto all’integrità della sacrosanta autostima. Vedi blu, come tu affronti qui il tema e il punto di vista della gr io da anni in questo forum, anche, affronto il tema della molestia morale, emotiva e psicologica, dinamica complessa al di là dei classici luoghi comuni anche sul perché le persone possano ritrovarsi, anche inaspettatamente e al momento inspiegabilmente ad ‘amare troppo’. Ma in realtà quel libro che ti citavo spiega molto bene certi meccanismi, ‘assolvendo’ in parte le “vittime” pur in una costruttiva visione di ‘co-responsabilità’. Spesso la difficoltà sta proprio nel riuscire a mostrare, spiegare, a persone in forte confusione e sofferenza, i confini tra dinamiche e responsabilità e un significato costruttivo e ‘liberatorio’ di questo termine.
Ciao Luna,dovrei ringraziarti, e lo faccio volentieri, per avere finalmente usato il termine più appropriato per definire un rapporto affettivo “sbilanciato” e a senso unico, come una forma di molestia morale e psicologica, forse una delle più odiose. E se ci pensiamo bene è anche una delle cause che innescano la GR quando “guardiamo” retroattivamente il percorso sentimental-erotico dei nostri partner. Perchè, in fondo, è “l’uso” che “altri” hanno fatto di una persona che oggi amiamo; ma è anche quanto questa si sia lasciata “usare”, più o meno coscientemente. Per questo motivo non mi sento di assolvere completamente la cosiddetta “vittima” di questo sottile gioco sado-masochistico, travestito da passione amorosa, dove si preferisce “non vedere” per evitare quelle analisi di se stessi che potrebbero risultare “antipatiche” relativamente ad aspetti del nostro IO, che ci sorprenderebbero, quanto meno, rispetto all’educazione e alla morale che ci è stata impartita. Pochi vogliono vedere il Mr Hide che alberga dento di noi. Di tutti noi, aggiungo. Ma è solo guardandolo in faccia che si può aggiustare il “tiro” nelle scelte che la vita ci impone frequentemente.
I fattori psicologici che entrano in gioco quando ci piace una persona sono un cocktail inestricabile di imprinting infantili, esperienze pregresse,stereotipi e… scariche ormonali, difficili da leggere singolarmente; ma la mente, il senso critico e l’oggettività di una condizione esistono; solo che,in certi casi, si “vuole” non ascoltarli e non vederla, quindi c’è una volontà, ancestrale quanto si vuole, nell’accettare condizioni di sottomissione se non addirittura di “cattività”.
Eric Fromm scrisse un bellissimo libro che ha formato la mia prima giovinezza: “Fuga dalla Libertà”. Tratta di come spesso si preferisca rifugiarsi in “sicurezze decise da altri”,quali, per esempio, la religione (vista in senso integralista), i fanatismi politici,persino la fede sportiva, la carriera professionale,e, perchè no, un partner “padrone” che ti “evita” le scelte imponendole.
Tutte pseudo “sicurezze” prese, già bell’e confezionate, dal “supermercato dell’oblio” di questa nostra moderna cultura del “consumo e dell’apparire”, dove i “prodotti” sono tali e tanti che non si sa mai se quello che si sceglie è quello che realmente si vuole, ma scegliendone uno, ci “rifugia” comunque in una “sicurezza”,che sia o non sia nostra non importa: si “ha” un’identità,inserita in un contesto riconosciuto da molti, e questo basta a tanti per… “essere”. Questo succede anche in “amore”.
Non posso dimenticare una frase che lessi sui diari della mia donna, mentre cercava in tutti i modi di “guadagnarsi” il suo campione, che si contendeva nei confronti di una rivale :”…non possiamo esserci sbagliate in due”. Uno dei valori del personaggio veniva dato dalla “domanda”, come succede nel mercato di qualunque bene. Quindi, se è così cercato “significa” che vale. Poi era uno spiantato, un ladruncolo, uno sfaticato >>
>> un bulletto di periferia che, a sua volta, perdente com’era, al di la della sua ostentata sicumera, ha cercato rifugio nella più tragica delle false sicurezza: la droga.
La mia compagna è sicuramente una donna coraggiosa, che io stimo ed ammiro per mille motivi, ma non certo per aver dedicato anni e anni dietro un “divoratore di energie” altrui, ma quando parla della sua storia non mostra nessun risentimento verso il suo “aguzzino”.
Ne è uscita non perchè l’abbia voluto veramente, ma solo perchè il suo “padrone” si è lentamente ma inesorabilmente perduto nella droga, abbruttendosi(ulteriormente)sia fisicamente che psicologicamente. Nel perverso gioco “servo-padrone” che si era venuto a creare in quella relazione,la mia compagna si sentiva più realizzata che nei rapporti più equilibrati che ha “sfiorato” durante la alternante frequentazione del suo “capo branco”; per il semplice motivo che nel rapporto equilibrato doveva prendere decisioni che non le venivano imposte, e alle quali non era abituata. Perchè è questo il problema di “quei” rapporti, non ti fanno “crescere”, ti tolgono autonomia, ma tu non lo sai perchè NON sai cosa voglia ancora dire essere “autonomi”, non hai esperienza in merito. E se ti avvicina qualcuno che, amandoti veramente, dà per scontato che tu sia finalmente tu, ne sei spaventato, preferendo INCONSCIAMENTE, rifugiarti nella “tana” che il famoso padrone ti ha costruito.
Con me la mia donna è cresciuta ed io con lei, tantissimo, con gli sforzi e le sofferenze che ogni “cambiamento” ogni nuova conoscenza del proprio Sè comporta. Oggi è una donna completa, affascinante e colta oltre che molto bella. Ma dentro di sè non ha mai disconosciuto il suo vecchio “padrone”, nè voluto mai vederlo nella veste di volgare “sfruttatore” quale coscientemente è stato, perchè seppure al prezzo della perdita della “libertà”, LEI in LUI trovava una “sicurezza”. Perversa, nevrotica, malata quanto si vuole ma era una sicurezza, che “allontanava” il tarlo del “dubbio”,della “scelta” che sono i primi passo verso la ricerca della PROPRIA, VERA libertà.
Scusatemi tutti se sono stato complicato come temo,e grazie per avermi concesso la vostra attenzione, essendo pronto a chiarire qualunque dubbio inmerito a quanto ho scritto.
Un grande saluto a Luna e tutti voi.
Blu
BLU, grazie a te per la risposta. Non conoscevo quel saggio di fromm. Vero quel che dici sulla fuga/rifugio e vero che quelle relazioni non fanno crescere, e hai fatto tutte osservazioni interessanti, e naturalmente la persona e la situazioni la conosci tu. Vedi, però, io leggendo quella frase ‘non possiamo essere sbagliate in due’ non avrei letto tanto la questione della domanda quanto mi avrebbe colpito la parola ‘SBAGLIATE’. Mi ripeto, Blu, non conosco la tua compagna, non sono in lei, non ero nella sua storia, però se è vero che in noi esistono molte parti esiste anche la manipolazione. Il discorso, certo, è molto complesso. Io non mi sento di passare di ‘assoluzione’ perché non vedo le cose sotto un’ottica gr. E so per esperienza (la mia, certo, e di molte persone che conosco) che
che chi vive quelle esperienze nella maggioranza dei casi deve proprio assolversi da una serie di colpe fittizie che non ha. E fa anche molta fatica a riconoscere di aver subito delle violenze e manipolazioni, a individuarle. Ciò non significa assolutamente rinunciare all’autocritica costruttiva. Ma una persona che funziona in un certo modo, cioè chi ha una certa dinamica molesta, funziona così di suo. E non ha bisogno di incontrare una persona masochista o che vuole perdere tempo per incasinarle la vita. Di base no. Anzi. A volte il problema sta in un’invidia inconscia per le qualità e la solarità e sensibilità che l’altro o altra ha. La persona non si ‘usa’ ma si tenta di distruggerla, convincendola di essere straordinariamente mancante e quindi colpevole e inadeguata. E l’inganno dell’uso è una trappola. Da cui in realtà la persona paralizzata e disorientata tenta di liberarsi. Mettendo in luce un anche più ‘logico’ piano di sensibilità che è però proprio quello che il molestatore non sa gestire. E’ la ricchezza dell’altro a spaventarlo, non è che lo coglie sfigato e usabile. Quello è l’inganno, innanzitutto della sua nevrosi (o psicosi) basata sul controllo. – io son ZERO masochista. E il mio ex è andato in tilt dopo dieci anni. Nella mia vita ho sempre coltivato e guardato avanti. E la mia storia era normale. Lui è andato in tilt per paure e traumi legati al suo vissuto famigliare. Lui ha avuto il terrore di crescere ancora, non io. Certo che pure io mi son guardata dentro, eccome e vedo i miei perché. Ma vedo anche che mi ero trovata di fronte a un suo problema ogettivamente più grande di me
Cara Luna, ho molto apprezzato la tua disamina psicologica della situazione che la mia compagna può aver aver vissuto, vista dalla parte delle donne. Ho spesso richiesto il loro punto di vista in questo forum,essendo, esse, spesso le principali protagoniste di vicende come quella che ho descritto, “vittime” o schiave” inconsapevoli di un amore senza sbocchi.
“Donne che amano troppo”, come il titolo del libro che tu hai citato nel tuo precedente post. Purtroppo però, per motivi non del tutto chiari a noi “maschi”, c’è in loro un’insondabile istinto che le spinge ad occuparsi del destino di quegli individui che ne mortificano il bellissimo sentimento che sono pronte a regalargli. La splendida canzone di Mia Martini, “Minuetto”, descrive mirabilmente questo enorme amore che offrono a uomini che non ne sanno cogliere la grandezza, mai. La dedizione, che forse può apparire masochistica nei confronti di questi ladri d’amore,è vista da questi ultimi come una forma di “debolezza” e non di grandezza (come un uomo con i veri attributi coglierebbe) non rassegnandosi a constatare la pochezza dell’uomo di cui si credono innamorate, e così facendo ne fomentano l’egoismo e l’arroganza. Amano troppo, appunto.
Capisco bene e condivido la tua tesi della invidia inconscia che questi mentecatti provano verso chi “dà” tutta se stessa in cambio di vederli felici, ma non si può chiedere di riconoscere un diamante a chi conosce solo pezzi di vetro: non noteranno mai la differenza, e se qualcuno di questi, per caso, riesce ad intuire che in quella donna c’è qualcosa di più che non l’egoismo cui loro sono abituati, preferiscono “chiudersi” nelle loro famose egocentriche sicurezze, NON volendo crescere. Purtroppo troveranno qualcun’altra “donna che li amerà troppo” che sostituirà la loro ultima “balia” se questa dovesse abbandonare la lotta di farsi…amare da loro.
Quali siano i motivi profondi per cui magnifiche donne (perchè di solito questo sono) perdano spesso anni della loro vita dietro questi pezzenti, è qualcosa che ancora non sono riuscito a comprendere, e forse mai ci riuscirò. La mia lei, come ho già detto, non me lo ha saputo dire perchè fosse continuamente attratta da un individuo così palesemente vuoto; solo poche tessere del metaforico mosaico di quella “storia” sono emerse: “era una missione, era come un fratellino”; “tessere” dalle quali mi sembra di intravedere una forma di istinto materno, di voglia di dedizione per riportare il suo sfuggente amato sulla via dell’equilibrio, lontano dalla droga e dallo “sbando”. Forse per sentire di “guadagnarsi” qualcosa che si deve avere con fatica, quasi come una sorta di espiazione di chissà quali colpe. Non so,e mi piacerebbe capirne di più.
Non trovo scuse invece per i “molestatori morali”, perchè sanno lucidamente di “rubare”, e sono dei vigliacchi perchè lo fanno verso chi gli apre il cuore “gratis”, con fiducia. Non sono nè mai saranno uomini, ma trovano donne pronte a sacrificarsi perchè lo diventino. Blu