Sono troppo buono….me lo dico io e me lo dicono tutti. Inizio questo post di autoriflessione con questa frase simbolica. E vi chiederete: cosa c’è di male ad essere troppo buoni? Eh di male c’è nè e come! vi rispondo io. Sono cresciuto nella bontà e mi hanno sempre insegnato i buoni principi e le buone regole per rispettare le persone che ci circondano, a volte ho anche subito e taciuto in silenzio ma a lungo andare alla fine si finisce per diventare fessi….putroppo è vero, e lo ho capita tardi questa cosa….Il mio problema è che per mia natura molte volte non riesco ad essere diretto e deciso, è una cosa che va contro di me. Siamo circondati da un mondo di arroganti e villani, si sa, pronti a sfoggiare le loro doti negative su coloro che invece sono più buoni come me, e a volte l’ arroganza è contagiosa. Ma così si passa da un estremo all’ altro e si finisce per essere al pari di queste persone. Io sono molto combattuto, non so se faccio bene ad essere buono oppure a fare l ‘arrogante anche io a volte. Non riesco a trovare un compromesso. Oggi mi sono trovato in questa situazione: ho avuto un piccolo battibecco sul posto di lavoro con una persona la quale ripetutamente per molto tempo mi chiedeva dei piccoli favori, tipo “per favore prendimi questo al bar”, se passi da tizio digli che..” o “dagli questo…” e cosi via. Io a lungo andare ho cominciato a stufarmi e non riuscivo a dire a quest persona di arrangiarsi un pò da sola e che non ero mica il suo lacchè. Poi è un periodo in cui sono molto teso per varie cose e ho altro a cui pensare. Oggi ci sono andato quasi di mezzo e…non ci ho più visto: molto educatamente ma molto deciso gli ho detto che questo era l’ ultimo favore che gli facevo. Dopo averlo detto mi sono subito sentito un cafone, ma allo stesso tempo mi sono anche liberato. Questo è un esempio applicato a quanto ho descritto in precedenza….a volte è dura dire le cose in faccia alle persone, ma ,se non lo si fa, alla fine queste se ne aprofittano perchè siamo buoni! Sarà anche una cosa scontata, ma questa è anche la vita….spero che questa mia piccola riflessione sia un aiuto per me stesso ma anche per tutti coloro che la leggeranno e commenteranno.
Sono troppo buono… ma non va bene!
di
max79
Lettera pubblicata il 6 Dicembre 2012. L'autore ha condiviso 4 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore max79.
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sono grosso modo come te, ma cerco di curarmi anche io!
Ciao max79,
Per farsi rispettare, l’unica cosa che conta è essere onesti con se stessi. Cosa significa? Che dobbiamo essere disposti a prendere atto di quello che proviamo. Questa è l’unica cosa che conta: osservare noi stessi e la nostra reazione interna a una determinata situazione.
Questo vuol dire che quando ti troverai di fronte a un comportamento che reputi offensivo o poco gentile nei tuoi riguardi, semplicemente dichiari questa tua sensazione. Quindi ad esempio potrai dire: “questa tua richiesta mi pesa, non posso accontentarti”
L’importante è che tu dica molto spontaneamente quello che provi. Perché il vero dialogo deve avvenire prima di tutto con te stesso: se provi fastidio, accetti il fastidio. Non devi ignorare il tuo fastidio per accontentare gli altri. Ne prendi atto e lo dici al tuo interlocutore.
Tu definisci il tuo comportamento da persona buona. In realtà è un comportamento manipolativo, perché è finalizzato a ingraziarsi gli altri nascondendo dei pezzi di verità che tu conosci ma gli altri no (cioè nascondi il tuo fastidio). Questa è pura manipolazione, non è un comportamento da persona buona. Quindi devi smettere di fare così non solo perché nuoce a te stesso, ma anhe perché è eticamente e concettualmente sbagliato.
Un comportamento da persona buona semmai è fare qualcosa senza aspettarci nulla in cambio. Senza aspettarci approvazione o accettazione da parte degli altri. Sennò è solo un comportamento passivo-reattivo.
Meglio essere troppo buono che il contrario, no?
L’unico problema delle persone buone (e penso, spero, di esserlo anch’io) è che spesso siamo anche fessacchiotti/ingenui.
Va benissimo essere buoni, senza però farsi fregare (ehm, come la sottoscritta).
C’era una frase del Vangelo di Matteo che mi piace tanto, e penso sia una cosa da seguire il più possibile.
“Siate candidi come colombe, ma astuti come serpenti”.
Ovvero, io credo, essere buoni ma stare in guardia.
hai detto molte cose giuste kombo, però a volte, specialmente sul lavoro e in coppia, trovo che bisogna anche smussare gli angoli.
Chi apre bocca e gli dà fiato prima di pensare può anche agire da immaturo a volte, no ?
“Siate candidi come colombe, ma astuti come serpenti”.
Questa è una verità sacrosanta e andrebbe sempre tenuta a mente. Ora, non so quale sia l’interpretazione esatta, ma credo che sia questa: non sporcare te stesso nelle situazioni che ti trovi a vivere, non macchiarti di rancori, rabbia, invidia. Quindi rimani candido. E sii astuto, per trovare il modo per restare candido.
In pratica bisogna trovare un terreno neutro in modo da evitare il conflitto. Ma bisogna fare ciò senza capitolare, senza sottomettersi.
Colam’s, il fatto è questo: dentro di te, tu hai la cognizione del fatto che sia giusto o meno fare una determinata cosa. Comportarsi servilmente verso un collega è sbagliato e degradante. Acconsentire a una piccola richiesta di un amico, all’interno di un rapporto paritario di reciproco scambio, è in linea di principio giusto.
Noi dovremmo evitare di fare cose che riteniamo sbagliate, altrimenti danneggiamo la nostra autostima. Se invece c’è qualcosa che non riteniamo sbagliato, ma che non ci va di fare, dovremmo valutare i pro e i contro (per esempio: porto a cena fuori la tipa così me la dà). Se decidiamo di non fare qualcosa in base a questi criteri di scelta, allora lo diciamo in modo trasparente e sereno.
Ciao, che belle parole che avete scritto tutti, sembra di leggere un libro….Eh già dicevano anche i nostri antenati latini ” In medio stat virtus”. Ma non è sempre facile….faccio un piccolo excursus: è un periodo in cui mi sento esaurito per motivi di stress lavorativo, passo da un estremo all’ altro, non riesco a trovare la pace, un porto dove posso rifugiarmi quando sentro me è come se fosse un mare in collera. Vado in panico e in agitazione sopratutto quando mi sento incompreso, compatito, e quando mi sento preso per i fondelli da gente che si crede un Dio in terra e che non vuole prendersi le proprie responsabilità. Più che una candida colomba/ astuto serpente in questo periodo mi sento un serpente che deve tenere alla larga e tenersi alla larga allo stesso tempo da determinate situazioni. Quindi se vengo attaccato mi sento legittimato dalla mia coscienza a difendermi. Ma ho imparato ad usare il comportamento del serpente minaccioso ma a non mordere. Se mordo, sfogo la mia rabbia ( e non sapete quanto lo vorrei) ma alla fine passo io dalla parte del torto.Mi faccio vedere agguerrito e pronto all’ attacco così i nemici se ne stanno alla larga!! Penso sia una soluzione di compromesso….le prime volte è dura metterla in atto, ma la vita è dura e se non lo facciamo, subiamo!!
Giusto Katy, ottima citazione ! In pratica secondo me significa che bisogna avere un atteggiamento candido, ovvero di approccio semplice e logico, “si, si, no, no” senza troppi giri di parole, ricordandosi che “la verita’ vi rende liberi”. Ma bisogna anche essere astuti ovvero sapere che ti sta di fronte puo’ volerti male e tenderti tranelli di ogni tipo, percio’ bisogna essere coscienti che esiste molta malizia intorno a noi.
Kombo: giusto quello che dici, bisogna saperlo applicare con intelligenza pero’. Professionalmente ho conosciuto una persona che si vantava di “dire quello che penso” e di non essere “falso”, ma in realta’ a me pare un prepotente impulsivo che non riesce a vedere le cose a medio termine. Un minimo di “politica” la vedo fare da , credo, tutti quelli che hanno e mantengono responsabilita’.
Ti capisco, abbiamo un carattere molto simile. Per anni mi sono sempre comportato molto educatamente col prossimo tentando di essere sempre gentile e buono, anche nel male piu’ palese.
Da un un pò di tempo però mi sono reso conto che avvolte è meglio fare del male apparente per un bene reale, spesso negando qualcosa si da molto di piu’ insomma. Spero che queste poche parole ti confortino.
Il tuo primo dovere è di far felice te stesso. Quando sarai felice, farai felici anche gli altri. ( Feuerbach )
Kombo ha espresso un gran concetto. Anche io tendo spesso ad accontentare gli altri. E’ vero, in alcuni casi lo si fa per altruismo, in altri perchè non si è pienamente in grado di farsi rispettare.
Max, tra l’altro, cosa importante, per molte persone sono necessari bastone e carota, perchè è vero che di logica facendo un favore la gente dovrebbe apprezzarti, tuttavia se ci fai caso, alcuni ti chiedono favori ma studiano anche le tue reazioni, vedono fin dove si posso spingere e pian piano “si allargano”. A quel punto scatta un altro meccanismo, l'”essere “troppo buoni” viene interpretato come una mancanza di polso,come un’ incapacità di farsi rispettare e allora, proprio come nel tuo caso, diventi un galoppino, mandato a far le commissioni anche con tono arrogante. A quel punto devi far capire alle persone, che tu puoi essere altruista, ma devono meritarselo e rispettarti.
c’e’ effettivamente chi di carattere e’ meni rissoso e piu’ diplomatico, chi ha proprio un suo particolare senso etico e gentilezza d’animo. in effetti pero’ quando ho letto la lettera anch:io mi son chiesta cosa c:entrasse la bonta’ e che la domanda centrale fosse piuttosto “a cosa serve a ME comportarmi in questo modo piuttosto che in un altro?” o anche “da quale tipo di MIA paura o frustrazione cerco di proteggermi?”. Non sempre c’e’ un intento manipolatorio nel non dire di no (e magari pero’ poi lamentarsi di sentirsi o essere sfruttati) anche se condivido con Kombo che quella e’ uns dinamica frequente. A volte e’ l’immagine di se’ che si vuole dare a se stessi prima ancora che fuori, a volte il tentare, malamente, di evitare stress che si immaginano peggiori, a volte una forma inconsapevole di controllo sulle situazioni prima ancora che sulle persone. penso ad una mia amica totalmente incapace di delegare ma che si lamenta che a casa fa senpre tutto lei, ma si e’ comunque