Ciao a tutti,
il titolo del mio post è una frase scritta da Antoine de Saint-Exupéry, l’autore de “Il Piccolo Principe”.
Ho voluto titolarlo così perché credo che questa massima rappresenti al meglio una delle certezze più incontestabili e, in fondo, valide per qualsiasi essere umano.
Eppure, in questo mondo sta diventando sempre più difficile riuscire a coltivare le relazioni, a farle nascere, crescere e a farne tesoro.
Il fatto è che questa società, nonostante sia sempre più virtualmente interconnessa, non dà nessuna possibilità a chi non ne accetta i dogmi di superficialità di cui ne è intrisa; non concede niente a tutti quelli che non “si adattano”, che cercano qualcosa in più, qualcosa di “vero”, qualcosa che regali un’emozione semplice ma sincera.
Ecco, io probabilmente faccio parte dei “disadattati”, di questa categoria che non ha categoria: non amo il caos, non mi piace mettere in vendita un’apparenza e sono sempre alla ricerca di qualcosa non c’è.
Si, probabilmente ho molti difetti e la mia forma di ribellione sta diventando una forma chiusura al mondo e alle sue perversioni; ma non ci sto a dover sempre sgomitare per farmi largo in questa società e non ci sto ad accettare ogni tipo di compromesso per stare a galla in un mondo di sola apparenza e nessuna sostanza.
A 28 anni ho capito che questo non mi interessa.
Ma ho capito anche un’altra cosa: non sono solo come ho sempre pensato; i “disadattati” come me sono molti, moltissimi. Sono così tante le persone che hanno dentro di sé un mondo bello e grande che nessuno però ha il tempo e la voglia di scoprire….
Basta leggere tutti i post che vengono pubblicati qui dentro ma basta anche osservare meglio il proprio collega di lavoro, il proprio vicino di casa, chi siede vicino a noi in treno, ecc.
Tanti di “noi” sono abili nel mascherarsi (tra questi ci sono io, forse); sappiamo costruirci una corazza inespugnabile, conosciamo perfettamente i timori, le insicurezze, le paure, le emozioni, la rabbia, i sogni e le disillusioni che abbiamo dentro ma preferiamo tenere tutto al sicuro perché crediamo che nessuno sia veramente in grado di capirle ed accettarle. Spesso, molto spesso abbiamo anche ragione. Vorremmo fare il primo passo ma abbiamo paura.
Poi però capita di leggere dei post in cui molte persone, degli insospettabili “mascherati”, gettano via la propria corazza e accettano di comunicare al mondo (perlomeno quello virtuale) ciò che veramente sentono dentro, nel profondo.
Ed è in questo momento che ti rendi conto di non essere solo e che quello che stavi per scrivere tu l’hanno già scritto in tanti: “io sono così, sono questo. Esisto con i miei difetti, le mie insicurezze, le mie tante difficoltà, la mia sensibilità ma anche con tutta la mia voglia di relazioni umane uniche e sincere”.
Fino a ieri volevo scrivere semplicemente un post; oggi invece ho deciso di scriverlo per poter interagire con tutti quelli che lo vorranno.
Ciao.
F
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Categorie: - Me stesso - Riflessioni
Purtroppo viviamo in una societa` diventata fin troppo social…tutti sanno di tutto in qualsiasi momento, questo ha portato inevitabilemente alla rottura di tutti rapporti “faccia a faccia”..moltissime persone che conosco..anzi praticamente tutti sono riusciti ad adattarsi…magari esci vai al bar e mentre sei li tutti con il cellulare in mano a bocca chiusa…tutti degli automi a fissare uno schermo per osservare se qualcuno risponde…quando basterebbe guardarsi attorno e magari scambiare 4 chiacchere alla vecchia maniera.
capita spesso anche a me di sentirmi solo in moltissime situazioni e se sono arrivato qua..a sfogarmi su questo blog e` proprio perche` all`esterno non ho la possibilita` di dialogo…io non mi riconosco con questa societa`..non mi riconosco in questo tempo e a 30 anni arrivare ad ammettere questo non e` facile…chiudersi a riccio a volte e` l`unica soluzione che ci si presenta…col passare del tempo spero prorprio in un ritorno al contatto umano…e forse tutta questa crisi sia nel lavoro..nel mondo e nei rapporti interpersonali..servira` per farci tornare (almeno in parte) alle origini (sarebbe un bel risultato)
Hai perfettamente ragione in tutto, fratello.
Ma fino a che continuiamo a darci ragione “virtualmente”, il tutto muore qui.
È una buona cosa (meglio che senza) ma muore qui, nella materia virtuale attraverso la quale si trasmette.
Questa è la fregatura di questo tempo.
E gli effetti sono molto più profondi, dato che se anche ci conoscessimo realmente, o se – in generale – tutte le persone come te/noi disvelassero socialmente la propria sofferenza e verità soggettiva, ..forse non sarebbero/saremmo in grado di sostenerla in una presenza sociale “corpo a corpo”. La colpa e la vergogna sorgerebbero dalle finte ceneri. Perché ci siamo quasi dimenticati cosa sia veramente la coesistenza, nel senso di essere presenti vicino all’altro, nel bene e nel male. Metterci in gioco al di là dell’immagine.
M.
Ho appena trascorso una serata tra “conoscenti” e ne sono tornata talmente vuota e sfiaccata che sarebbe stato meglio se mi fossi chiusa in casa e isolata fisicamente dal mondo. Quello che non riesco a capire è cosa succeda nella mente delle persone, di quelle che mi circondano…di me stessa. Quando parlo con la gente io percepisco solo frasi di circostanza e parole di superficie…barriere, barriere ovunque. E sarà la timidezza, sarà che in fondo sono una disadattata, sarà che forse non sono abbastanza interessante o arguta o simpatica…ma questi muri di indifferenza che mi si parano contro mi fanno paura. Mi sembra che mi crollino addosso, in un turbinio di gelidi e distaccati mattoncini. Avete ragione : abbiamo disimparato a comunicare, a stare insieme, a condividere emozioni. Abbiamo dimenticato il linguaggio del cuore. Le parole che io sento, le espressioni che vedo negli altri e che io stessa ripropongo sono vuote, cave come alberi morti. Non ci interessa più…non ci interessa più chi abbiamo di fronte, cosa fa nella vita, chi è, perchè si trova accanto a noi, cosa ha vissuto e cosa ha perso, come è sopravvissuto alla vita che gli è toccata in sorte. Mi ritrovo a parlare con persone che sono più impacciate di me, che non sanno avvicinarsi, che non hanno voglia di esplorare il diverso. Mi trovo accanto a persone che forse, a differenza di me, non soffrono in questa condizione o che forse, esattamente come me, non sono in grado di parlarne. Parlare di cosa? A chi? A qualcuno a cui interessi, a qualcuno che parli la tua stessa lingua, ad un’anima affine? A ventun anni mi sento come se avessi perso la voglia, che prima avevo, di vivere ed esplorare il mondo riflesso negli occhi degli altri. E questa “voglia di relazioni umane uniche e sincere” io la sento, come credo la sentano tutti. E so darle un nome, e so di cercarli questi contatti umani, di rimpiangerli….ma ad oggi no, ad oggi non sono più capace di trovarli.
E il fatto stesso di parlarne virtualmente è di per sè una disfatta.
Ciao F.
Veramente significativo il tuo contributo. In questi giorni stavo riflettendo su una cosa che magari nell’immediato potrà sembrarti stupida e non c’entrare niente col tema da te proposto. Pensavo ai Neanderthal e alla loro sconfitta contro i Sapiens nella lotta dell’evoluzione. Non si conoscono ancora i motivi della loro estinzione, eppure risulta dai reperti archeologici che fossero una specie altrettanto valida in termini di forza, intelligenza, abilità sociali. Che ne sappiamo se magari erano buoni e gentili? Quali che fossero i loro pregi, non li hanno comunque salvati dell’estinzione. Darwin ci insegna che l’adattamento è l’unica chiave per la sopravvivenza di una specie, difatti in Natura non esiste il concetto di giustizia e ingiustizia, è stato l’uomo a coniare questi termini. In parole povere solo chi riesce ad adattarsi (e non importa come) sopravvive.
Alla luce di ciò, la percezione della realtà attuale che hanno quelli come me e te è paragonabile a quella che poteva avere un Neanderthal in un mondo colonizzato da Sapiens. Sappiamo che da soli non riusciremo mai a cambiare questa società “di sola apparenza e nessuna sostanza” come dici tu, perché sì siamo in molti, ma non abbastanza. La verità è che se non saremo almeno in grado di confonderci in mezzo agli altri, l’estinzione di quelli come noi sarà inevitabile.
Il problema nasce dal fatto che in pubblico non riusciamo ad esprimerci come vorremmo, per paura dei commenti della gente o di essere derisi. È vero che su Internet puoi essere chi vuoi…be siccome nella vita reale sono un invisibile agli occhi degli altri, ho scelto di essere me stesso qua…dove posso darmi un falso nome…ma esprimere i miei pensieri senza i vincoli o i dogmi che la società attuale ci insegna…una società dove tutti devono sapere cosa fai..dove sei..cosa mangi…alla fine il grande fratello di orwell si è realizzato in un certo senso.come ho già detto io mi auspico un ritorno alle origini…quando al bar ci si parlava…si rideva e si scherzava..quando gli approcci con le altre persone erano più semplici e bastava uno sguardo per “spogliare una persona” e non social network di frasi fatte per celare i sentimenti o quello che si sta passando nella speranza che qualcuno ci metta “mi piace” per farci sentire meglio..se questi sono i presupposti del futuro…preferisco essere un invisibile piuttosto che una pecora da gregge….
Che bel post!!
Condivido tutto
Bello leggere queste cose, almeno ogni tanto posso sentirmi una persona “normale” perchè nella vita di tutti i giorni faccio parte di quei disadattati invisibili che descrivi tu..mi sono autoemarginata da una vita che non mi corrispondeva, nello stesso momento rimpiango di non aver potuto fare quelle esperienze che magari molti ragazzi della mia età hanno fatto e credo che vivrò per sempre con questo rimorso..sono troppo chiusa, diffidente ormai per vivere nel mondo.
Delice, non si può vivere di rimpianti, io non conosco ne la tua storia ne quella di nessun’altro qui ma per esperienza mia ti dico che se non hai fatto alcune esperienze probabilmente è perchè in quei precisi istanti hai considerato anche te che era meglio non farle…rimanere col senno di poi non ti aiuta anche perchè vivere con quel pallino nel cervello fatto di “se” “ma” e “forse” non ti fa godere magari delle altre 1000 cose belle che ti circondano…e comunque non credo che sia troppo tardi per recuperare qualche cosa di buono.
Il mondo è grande e se non riusciamo a mischiarci con l’altra gente (o ad adattarci) non significa che dobbiamo abbandonare ogni presupposto per migliorare la nostra vita. Forza e Coraggio alla fine non saremo le persone migliori del mondo ma almeno non siamo degli automi come la maggioranza della popolazione.
uno.qualsiasi: si, hai ragione, però certe volte invidi la vita delle altre persone, ti sembrano tutti spensierati, felici, mentre tu sempre con le tue paure, con i tuoi limiti..che ti bloccano e troppo spesso ti impediscono di fare una vita “normale”.
Hai ragione comunque sei molto saggio..grazie per le tue parole..
le mie paure e i miei limiti spesso mi hanno salvato in diverse situazioni…non ti sentire mai inferiore agli altri…evidentemente non hanno avuto le tue stesse esperienze..la vita non è fatta solo di aperitivi risate e baldoria…alla fine tempo al tempo e atterreranno sulla terra anche loro..Lieto di esserti stato d’aiuto..
P.S. io saggio? ah ah no sono solo un tipo molto realista.