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Sofferenza… Chi? Perché? Come?

di Lei
Trovi il testo della lettera a pagina 1.
Lettera pubblicata il 16 Dicembre 2011. L'autore, , ha condiviso solo questo testo sul nostro sito.
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La lettera ha ricevuto finora 21 commenti

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  1. 21
    Leonardo88 -

    Valentina

    Dopo tutto sto casino, vorrei precisare un po’ la mia considerazione e renderla un po’ più personale, spero ti faccia piacere..
    Io pensso che a volte la sofferenza possa anche essere una scusa. Mi spiego: molte persone tendono ad identificare la sofferenza in un qualcosa di estrinseco a se, per poi potercisi sfogare come contro un demone.
    Nella mia attuale condizione (sono in un momento un bel po’ cupo della mia vita) mi sono accorto di questo: soffro tanto e a volte non capisco bene nemmeno il perchè. A volte ho bisogno di cercare un motivo (il migliore è la perdita dell’amore vissuta mesi fa) ma mi accorgo che in realtà è solo una raffigurazione sensata di qualcosa di più profondo. Altre volte dò la colpa alla solitudine, altre a me stesso e al mio modo di fare. C’è un continuo spostamento dell’obbiettivo, ma non cambia l’intensità e l’identità della sofferenza: è sempre lei, la stessa e medesima “cosa”.
    Dici che certe persone fingono di non vederla. Hai ragione, a volte sembra proprio così. Secondo me però questo problema è correlato ad un altro: certe persone fingono di non vedersi.
    Mi viene in mente, così per associazione, il problema dell’immagine: noi siamo la società dell’immagine e la nostra stessa autocoscienza è filtrata dallo sguardo dell’altro. Così facendo abbiamo più cura dell’apparire piuttosto che dell’apparirci, e credo che sia in questo senso che la gente si esonera dall’essere persona, e quindi dal soffrire.
    Sto facendo tesoro di questa mia condizione, di questa mia sofferenza, cercando di capire chi sono e cosa voglio essere. La sofferenza e la fatica per portarmi a compimento sono quindi tappe necessarie per la mia crescita.

    Quindi, in fondo, gridare la sofferenza credo sia un modo anche per ricordare che nella vita c’è da soffrire per potersi rinnovare sia come individui, sia come comunità.

    (e con questo ho voluto modificare la mia considerazione iniziale, un po’ troppo istintiva, in cui appunto dicevo che non ci fosse il bisogno di gridarlo…)
    In bocca al lupo per il lavoro

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