Buon giorno/buona pomeriggio/buona sera (a seconda dei casi) a tutti quanti. Sono una ragazza, sono una studentessa e sto riflettendo su una questione: la sofferenza. Sicuramente tutti quanti voi, nella vostra vita, avrete sofferto e/o starete soffrendo.. io vorrei chiedere a voi un contributo così ho modo di ampliare la mia meditazione, vorrei chiedervi, secondo voi:
– chi soffre?
– perché (questo chi) soffre?
– come sta soffrendo? qualcuno lo vede? qualcuno lo aiuta?
Se volete apportare degli esempi, fatelo pure, se avete visto, assistito, vissuto qualche episodio particolare, significante, vorrei che me lo raccontaste perché voglio veramente cercare di capire di più su questa condizione di dolore che riguarda moltissimi. La mia riflessione poi avrà un risvolto pratico e comunicativo perché voglio dar voce alla sofferenza, voglio scardinarla dall’oscurità e voglio gridarla a tutto il mondo, farò tutto questo utilizzando un mezzo comunicativo particolare: la fotografia. Voglio che voi, completi anonimi mi raccontaste la sofferenza (vostra, di altri, non ha importanza) voglio che venga espressa, voglio che si sappia che nel mondo non esistono soltanto le cose che ci vogliono far credere ci siano, (famiglie del mulino bianco, viaggi fantastici, fortune trovate magicamente sotto il cuscino) ma che nel mondo esistono persone che stanno male. Il fatto che il vostro contributo sia anonimo è significativo perché sta a significare che può essere chiunque a soffrire, che è una situazione non di pochi, ma di sicuro, di molti. Chi vorrà firmarsi potrà farlo senza problemi.
Grazie a tutti quelli che mi daranno una mano. Grazie ancora. Io sono Valentina.
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Categorie: - Riflessioni
Fai una foto ad uno specchio.
Ognuno di noi soffre guardandosi dentro, andando a fondo…ecco posiziona uno specchio in fondo un pozzo e fotografalo.
Sei mai stata di fronte al tuo io nudo e crudo?
La sofferenza può manifestarsi in vari modi, il più delle volte ci viene offerta dal mondo, quando fondamentalmente si perde l’amore, in tutte le sue variegate forme:
-perdita di un famigliare
-perdita sentimentale
-perdita dell’amor proprio
-perdita di un ideale
-perdita della propria identità
Ogni perdita, sia fisica che spirituale ti fa soffrire, ma l’angoscia che ci comprende tutti quanti è la coscienza dell’uomo della sua possibilità più propria: sapersi finito nell’infinità.
Questa consapevolezza è quella che ti porta a cercare la distrazione nel mondo. Nella solitudine ti riappropri della tua finitezza, del tuo se in continuo divenire, che ha il massimo culmine nella coscienza di essere finito.
Questa è la sofferenza primordiale per l’uomo.
(comunque credo che mai come al giorno d’oggi si soffra. E’ una forma di sofferenza più subdola perchè il benessere di cui godiamo ci esonera da sofferenze materiali con le quali si dovevano scontrare popoli lontani nel tempo. Non credo che ci sia il bisogno di gridare un qualcosa che si fa gia abbastanza sentire quotidianamente)
saluti
Ciao, senza fare inutile filosofia, vuoi sapere chi, perchè e come si soffre, si soffre davvero?
Ci vuol poco sai, davvero basta un niente, un nulla: entra in un Spdc (servizio psichiatrico di diagnosi e cura) e troverai la risposta alle tue domande, e capirai, altresì, come la filosofia non serve per comprendere la vita, la vita stretta nella morsa della sofferenza.
Servono sguardi, serve partecipazione, serve immedesimazione, e serve anche, a me, giovane psichiatra di 30 anni, ma a tutti, anche la compassione.
Tuttavia, Sartre nella Nausea ha scritto: ‘tutti hanno occhi ma non tutti hanno sguardi’…è forse questa la ragione della non comprensione della sofferenza…
Caro Alessandro…ringrazia la filosofia, altrimenti non potresti nemmeno parlare di psichiatria..
Non serve andare in un spdc, o mi stai dicendo che nella vita quotidiana di tutti i giorni non esiste la sofferenza? Beh sai, se fosse così dimmi in che isola vivi.
E’ con questo atteggiamento che si ignora la sofferenza, come se per sofferenza si dovesse intendere solo i casi limite.
E’ facile dire che la sofferenza sia solo cosa dei “malati”.
Ma guarda un po’, tutti soffriamo. Non esistono “vere” sofferenze ma diverse motivazioni per cui si soffre. E credo che ciò che Sartre dice lo si potrebbe estendere anche nella vita di tutti i giorni, dove anche la persona più insospettabile, se si guarda bene, potrebbe soffrire parecchio…
Ragazzetto ma quanti anni hai? 23? Quanti? Io non è che ne abbia molti più di te, ma mi sono sufficienti per dirti che le tue lezioncine preconfezionate da manuale di filosofia puoi risparmiarmele…
Prima di passare al resto, solo una precisazione: cosicché se non ci fosse la filosofia non ci sarebbe la psichiatria? Giovanotto, questo è sessantottismo d’accatto, ancora appiattito su questo stai?
Sono il primo a dire che la psichiatria è una disciplina e non una scienza, tra l’altro poi, seguendo un indirizzo fenomenologico, la filosofia la conosco bene, ma la prassi clinica, genio, è tutt’altra cosa.
Posso stare qui ore a parlarti di Danilo Cargnello, di Franco Basaglia, di Bruno Callieri, di Eugenio Borgna e altri, tutti psichiatri di orientamento fenomenologico e, nel caso di Basaglia soprattutto, travisati a tal punto da essere stati visti come filosofi e non come psichiatri, cioè medici, in prima linea sulla difficilissima frontiera della sofferenza psichica, tra le più atroci.
Però questo lusso hanno potuto concederselo quelli che ragionavano all’epoca, e ragionano ora, come te, quelli che giocano a fare i ‘filosofi’, gli ‘impegnati’, gli ‘intellettuali’…loro, voi giocate, mentre noi, io, vivo l’inferno di un Spdc dove, ragazzino presuntuoso, non c’è tempo nè modo né voglia di argomentare (sul) e (del) sofferente perché devi impiegare ogni energia ed ogni passione per parlare (col) sofferente se vuoi provare, da medico quale lo psichiatra è e non da filosofo, a salvarlo. Capito il concetto, ci sei arrivato o sei troppo preso a giocare?
La fenomenologia nasce come movimento filosofico ma la sua riflessione sconfina inevitabilmente nella psichiatria. E sono stati tre grandi psichiatri a dare i contributi più significativi alla definizione del suo impianto concettuale: Jaspers, Binswanger e Minkowski.
Partendo dal presupposto che non esiste una realtà data al di fuori di quella che l’Io sperimenta, la fenomenologia psichiatrica ne deduceva che allora non esiste più la follia , ma soltanto l’esperienza della follia: che non esiste una comparazione oggettiva tra ciò che è folle e ciò che non lo è, perchè niente ha significato se non nel vissuto di ciascuno. Secondo questa logica il folle è una persona che ha una data esperienza del mondo, come qualsiasi altra, ed oltre a questo non si può dire di più perchè il rapporto tra Io e mondo è irripetibile e si consuma nell’esperienza.
Qual è dunque il ruolo dello psichiatra? Può essere testimone entrando in relazione col sofferente, dentro il suo mondo di follia, ed allora in questo contesto, anzi in questa relazione i termini di psichiatra e paziente perdono di significato, perchè Io sono psichiatra nell’esperienza che faccio del paziente, ma per il paziente io non coincido con la mia identità di psichiatra, sono qualcos’altro, secondo l’esperienza che lui ne fa. E anche se cerco di capire questo ‘altro’, la mia comprensione sarà sempre limitata al qui ed ora, alla condizione in cui mi trovo.
Al fatto che Io provi dolore o gioia, al fatto che Io pensi di relazionarmi utilmente con lui o di danneggiarlo.
Lo psichiatra facendo questo non vive (la) follia ma vive (quel) folle, ed evita così l’oggettivizzazione dell’uomo, vera causa di disastri in psichiatria, salvaguardando la sua soggettività e quindi la sua identità, attraverso il rapporto con ogni singolo sofferente, e questo, stando alla fenomenologia, si chiama dasein, cioè un Io calato nel mondo, un soggetto, un uomo, una identità, un essere che è concepibile in quanto essere nel mondo.
Giovanotto, ma davvero pensavi di potermi dare delle lezioncine? Ovviamente, tutti questi concetti in un Spdc si fanno pressi, azione concreta e costante, e non venirmi a dire che senza la filosofia non esiste la psichiatria, per favore abbi rispetto dell’intelligenza delle persone. Come hai visto, una può essere funzionale all’altra ma non certo può diventarne elemento essenziale e imprescindibile, e quando entrano in gioco farmaci, contenzione, elettroshock e tutto il resto, beh allora dasein e relazione, Io e mondo e compagnia bella vanno a farsi benedire, purtroppo!
Quanto alla sofferenza fuori da un reparto psichiatrico, beh bellissimo, qui sei stato grandioso davvero…io non lo sapevo guarda, io a trent’anni non me ne ero accorto davvero di tutto il disagio, di tutto il malessere, di tutto il dolore che imperversa e impera nel mondo, nel mondo soggettivo di ciascuno di noi come in quello più lontano da noi ma, stando alle argomentazioni di cui sopra, sempre e comunque in relazione con noi…Grazie davvero genio!
P.S. Chiaro era no, che il parlare di un Spdc e delle sofferenza acuta e atroce che in un posto come quello si vive, era appunto per limitarci a quello, dove si raggiunge l’estremo, il diapason…
E mannaggia ai ‘filosofi’…troppo presi dalle loro astruserie che gli sfugge la realtà nella loro complessità e totalità…appunto: ‘solo occhi e niente sguardi’ !
P.P.S. Genio, giusto per essere più esplicito, devi sapere una cosa: guardando con occhi professionali, da psichiatra, altro non potrei concludere che siamo tutti, ma proprio tutti a rischio Tso in un reparto psichiatrico. E questo, dato che tu mi sembri un nostalgico ideologico (non generazionale), mi fa ricollegare ai moti sessantottini antipsichiatrici che dicevano: ‘da vicino nessuno è normale’, ed è vero…perchè, appunto, ogni cosa è relativa per la massa essendo soggettiva, ma totale ed assoluta per il singolo individuo, per il soggetto che così la sente, intende, avverte e vive…quindi…e questo per farti capire ancor di più, genio, che se non mi rendessi conto di tutta la sofferenza nel mondo al di fuori da un Spdc, sarei un emerito imbecille in doppia veste: di uomo e di psichiatra.
Amico, esci tu piuttosto dalla tua nuvola di fumo, poi quando avrai visto qualcosa di chiaro, netto e concreto, beh allora potrai pensare, con le tue parole preconfezionate da manuale di filosofia, di poter dare lezioncine, per ora…
Alessandro
Mi spiace di esserti sembrato arrogante, ma credo che non sia legittimo infangare una materia che ha radici ben più antiche. Non mi sembra di aver sostenuto che la filosofia potrebbe curare un folle, probabilmente è più utile ad un sano. Ho grande rispetto per le scienze e per le discipline applicate, non sono uno di quelli che critica per partito preso. Anzi…ognuno il suo ruolo. Però non puoi non considerare come anche hai ammesso che esiste una certa discendenza filosofica, e più precisamente fenomenologica, la quale è stata abile nel gettare un ponte tra il linguaggio filosofico e quello naturalistico.
Ma in ogni caso non è di mio interesse ne ho le capacità di intavolare un confronto.
Potrò essere sembrato troppo accademico, probabilmente sono molto influenzato dal mio mondo ambiente, ma ciò che ho detto è una considerazione personale, di me, un giovanotto di 23 anni che voleva dare un contributo ad un semplice post.
Sicuramente hai ottime conoscenze nel tuo campo e avrai più esperienza di vita di me in virtù della tua età, però un tuo certo modo di comunicare, anche se con perfette sconosciute entità virtuali, è notevolmente da rivedere. Ti auguro più serenità interiore e in bocca al lupo per il tuo lavoro.
saluti
Ti faccio umilmente notare che sei stato tu ad ‘attaccarmi’ con arroganza e saccenza. Tra l’altro io, nel mio primo commento, nemmeno mi rivolgevo a te ma, esattamente come te hai affermato, ho espresso il mio pensiero e basta, e con quell’espressione, ‘filosofia inutile’, non intendevo dire che la Filosofia in quanto tale è inutile (anche se un mio professore diceva: ‘la filosofia è quella cosa con la quale o senza la quale tutto rimane tale e quale’…e se vai ad un pensionato che ha fatto l’operaio o il contadino o si è usurato per una vita alla catena di montaggio voglio vedere se gli proponi gli arditi concetti di Essere e Tempo di Heidegger…), come vedi proprio nell’indirizzo psichiatrico che seguo fa la sua parte, volevo solo dire, molto semplicemente: ‘guardiamo al concreto, al reale, a ciò che risalta subito agli occhi’, tutto qua.
Tu hai travisato le mie parole e con arroganza hai pensato anche di impartirmi lezioncine quando hai detto: ‘ringrazia la filosofia, altrimenti non potresti nemmeno parlare di psichiatria’, ed allora io, rispondendo questa volte a te, ti ho fatto notare che per fare il maestrino saccente hai decisamente sbagliato destinatario….ora, per cortesia, non venirmi a fare l’umile perché forse ti sei reso conto che magari c’è chi la filosofia, pur non praticandola, forse la conosce meglio di te…può essere, ma lasciamo perdere questo.
Quanto alla serenità, ecco ancora arroganza e presunzione…non sarei sereno perché ti ho risposto a tono…amico, la serenità è sempre messe a dura prova in uno psichiatra, e se andassi in certi ambienti che io frequento da 7 anni, da ancora prima che diventassi medico e psichiatra, forse ti renderesti conto come uno psichiatra viva un concetto e il concetto di serenità in un modo del tutto sconosciuto a chiunque altro…non perché è un eletto o un dannato, ma perché l’ambiente in cui opera, agisce e si confronta è estremo in ogni suo espetto e punto di vista, perché l’uomo che incontra e con cui cerca di mettersi disperatamente in relazione, proprio nel senso di cui ti ho parlato, è estremo, spesso ridotto al limite della possibilità di esistere.
Quanto alla vita in genere, di tutti i giorni invece, stai tranquillo, sono sereno né più né meno che la massa, anche se ho un cancro a trent’anni e faccio la chemioterapia, sono sereno per quanto mi è possibile esserlo, come tutti.
Ragion per cui, dopo quanto detto, accantonata la filosofia, ti pregherei altresì di non darmi nemmeno lezioncine di buone relazioni virtuali ed anonime. Dì la tua che io dico la mia e basta, il resto, ad entrambi come a tutti, ce lo insegnerà la vita nel suo scorrere!
Grazie!
Alessandro,
la serenità te la auguro sul serio ma come me la auguro anche a me, e non sai quanto me la auguro.
Non venirmi a dire che ho travisato perchè è chiaro che ti riferissi al mio primo post..
Ma comunque, io come già detto non do nessuna lezione, quindi smettila di utilizzare un tono aggressivo nei miei confronti. Anzi mi spiace che tu ti sia adirato così tanto perchè mi sarebbe piaciuto chiederti qualche indicazione bibliografica sull’applicazione della fenomenologia in psichiatria.
Io sarò anche stato un po’ presuntuoso ma non mi sembra proprio di essere stato così esagerato, cosa che invece continui ad essere tu.
Si poteva certamente mantenere la discussione (tra l’altro fuori luogo in questa lettera, scusa valentina) con toni molto più pacati.
E se gli ho smorzati, i toni, nel mio ultimo commento non è di certo perchè volessi fare il finto umile. Trovo assurdo discutere in questo modo in questa sede, certo ci sta una discussione teoretica su qualsiasi argomento, ma deve essere un confronto col sorriso sulle labbra.
Quindi posso anche lanciare qualche frecciatina, ma senza esagerare..
Per il resto nulla di personale, anzi mi spiace per la tua salute. Però il carattere non ti manca e questa è gia una buona cosa!
Saluti
Scrivo perchè ho dato un occhiata a questo post,mi interessava e mi ha colpito una cosa. Alessandro hai delle ottime conoscenze nel tuo campo e mi sembra tu sia una persona di carattere e con valori,le cui idee ed esperienze sono molto interessanti..però se posso dirlo sembri molto arrogante e presuntuoso. Si leonardo nel primo posto ha un attimo alzato i toni,è vero,ha dato una risposta molto secca,però tu ti sei inviperito. Siamo su un sito di discussione ognuno puo dire la sua e con calma puoi contraddire e dire la tua,ma non c’è bisogno di scaldarsi cosi tanto. Non siamo tutti psichiatri nè medici,ma abbiamo il tuo stesso diritto di parlare. I termini ” ragazzetto”,”genio” e quel tono aspro e acido,puoi anche metterli da parte,danno davvero fastidio. Gentilmente ,per il buon discutere di tutto,ti chiedo se per te è un problema moderare un po’ il tuo fare.
Da fuori è questo che passa e non credo che sia funzionale in una discussione no?
Esagerato, saccente, presuntuoso ed anche terribilmente egocentrico!
‘Non venirmi a dire che ho travisato perché è chiaro che ti riferissi al mio primo post’…ma cosa ti fa pensare di essere stato al centro dei miei pensieri? Giovanotto, se avessi avuto qualcosa da dire a te direttamente te l’avrei detta, inteso?
Per il resto, appunto, ad andare fuori tema sei stato tu, perché io ho detto la mia in merito alla questione e tu hai voluto polemizzare, lanciandoti in lezioncine saccenti non sapendo con chi avevi a che fare…beh come hai visto, interagisci con uno che di filosofia, ma soprattutto di altro e su quest’altro mi ero soffermato, e parlo della mia esperienza di uomo e di medico, che ne sa molto più di te, solo non ho bisogno di venire qui a parlare con un linguaggio preconfezionato.
E poi, ripeto, ho ben contestualizzato e motivato quelle parole, ‘senza fare filosofia inutile’, che ti hanno tanto urtato, tu invece, ancora sei qui rancoroso e risentito. Amico, nella vita ci sarà sempre qualcuno più in basso e più in alto di te…ora accetta con serenità il fatto che non tutti sono così ignoranti da soccombere sotto i tuoi ‘arditi’ concetti, e smettila di travisare ad oltranza e di aggrapparti a tutto pur di non ammettere una palese realtà.
Smettila di travisare e cercare di sviare ora, forse perché consapevole di non poter competere, quindi chiedi anche scusa per una polemica che tu stesso, ripeto, ed i post parlano chiaro, hai fatto nascere.
Avresti potuto ignorare il mio primo intervento, o quantomeno evitare saccenza ed arroganza, perché con me sei cascato male.
Quindi, se questo piccolo, minimo e marginale episodio può farti e portarti a riflette di più prima di ogni azione, con umiltà sincera ti esorto a farne tesoro…
Detto questo, saluti a te!