Bene, sono arrivata qui googlando un sinonimo… volevo sapere quale termine si potrebbe usare per descrivere la pena che ti dà il desiderio… Nel mio caso pensavo ad una persona lontana.
Quanto male ci fa il dolore fisico che ci procura l’agognare qualcuno che amiamo. E nell’ istante stesso in cui per la prima volta dopo un anno di agonia ti è dato di guardare infine negli occhi l’oggetto di codesto desiderio… non riesci a vedere altro che un abisso oscuro. Perdersi in quello sguardo vuoto, di quegli occhi che troppe volte hanno visto altri occhi spegnersi. Troppo amore ci vorrebbe per colmare quell’ abisso, ed il mio, per quanto io pensassi fosse infinito, non è sufficiente.
Tutti si lamentano di aver amato troppo qualcuno che non lo meritava. Forse per una volta eccone una che crede di aver avuto la presunzione di amare troppo, ma che ha scoperto che tutto il suo amore non è nemmeno sufficiente ad illuminare quegli occhi di un riflesso stanco. Nulla, come un sassolino buttato nell’oceano, nessuna reazione, il vuoto.
Questo è quel che mi ha lasciato questo incontro. Dopo un anno che lo aspetto che ritorni dalla guerra, lui non mi vede neppure. Era il mio solo pensiero e desiderio, per lui ho cambiato nazione, lavoro, casa, amici, tutto, per uno che mi ero illusa di poter amare ma che mi ha aperto una porta che non avevo mai saputo di avere dentro. Un abisso di solitudine, la certezza che si nasce soli e si muore soli, qualcosa che non avevo mai compreso, ma in quello sguardo c’erano mille anni di morti, tutti gli amici e i nemici e tutti gli anni e i sogni di tutte le vite che si erano spente di fronte a quegli occhi. E se realizzaste che tutto questo dolore è stato buono a nulla, si proprio a nulla, è stato buono a farmi conoscere il nulla.
Da allora non sono più la stessa. Non ho più desideri, vivo giorno per giorno senza essere capace di emozionarmi, come se mi guardassi da fuori e tutto sembrasse solo temporaneo e falso. La vita come la conoscevo non ha più senso per me, adesso mi sento come se fossi nelle mani di un burattinaio che si diverte a giocare con noi tutti e quello che non chiamiamo il libero arbitrio non esiste di fronte all’abisso di quegli occhi sono pietrificata… mi dispiace per le persone che mi vogliono bene, ma in fondo li invidio, e vorrei tanto non aver guardato in quell’abisso.
È passato un anno, ma non riesco a svegliarmi da questo torpore che somiglia alla morte.
A J John O, per quel che mi ha dato.
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Categorie: - Amore e relazioni - Riflessioni
Credo che quel sinonimo potrebbe essere la parola struggimento. L’amore è la più alta facoltà del cuore, ma non va mai sprecato perchè non è funzionale alla risposta che ottiene ma è innanzitutto una sua insopprimibile esigenza d’espressione. Come il calore per il sole o lo sciabordio delle onde per il mare. E come la natura segue i suoi cicli e le sue vie, ma dopo ogni inverno in cui tutto sembra morto ed inerte con il tempo un piccolo tepore può dare vita ad un nuovo germoglio, spetta a noi saperlo coltivare al meglio..
Auguri